l.maraucci
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domenica 22 febbraio 2015
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statv senza pensier!
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Il clan dei Savastano, con al comando il boss Don Pietro (Cerlino), è in guerra col clan guidato da Salvatore Conte (Palvetti), per possedere il controllo sulle attività illecite dell'area periferica napoletana. Al fine di intimidire e far comprendere al rivale la propria forza, Don Pietro ordina ad uno dei suoi uomini migliori, "L'immortale" Ciro Di Marzio (D'Amore), di incendiare la casa della madre del rivale. Infuriato per l'accaduto, Conte manda i suoi scagnozzi alla ricerca del responsabile dell'incendio. Ciro viene trovato in un bar, si compie un vero e proprio attentato, ma "L'immortale" riesce a salvarsi. A questo punto, il boss dei Savastano non ha più dubbi: Conte e tutti gli uomini del camorrista rivale vanno sterminati.
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Il clan dei Savastano, con al comando il boss Don Pietro (Cerlino), è in guerra col clan guidato da Salvatore Conte (Palvetti), per possedere il controllo sulle attività illecite dell'area periferica napoletana. Al fine di intimidire e far comprendere al rivale la propria forza, Don Pietro ordina ad uno dei suoi uomini migliori, "L'immortale" Ciro Di Marzio (D'Amore), di incendiare la casa della madre del rivale. Infuriato per l'accaduto, Conte manda i suoi scagnozzi alla ricerca del responsabile dell'incendio. Ciro viene trovato in un bar, si compie un vero e proprio attentato, ma "L'immortale" riesce a salvarsi. A questo punto, il boss dei Savastano non ha più dubbi: Conte e tutti gli uomini del camorrista rivale vanno sterminati. L'operazione va a buon fine, ma Conte riesce a sopravvivere e fugge in Spagna. Siamo solo all'inizio: la guerra è ben lontana dalla conclusione.
Gomorra - la serie è un capolavoro su tutti i fronti. La trasformazione, nel corso degli episodi, fisica e psicologica di Genny (Esposito), figlio di Pietro Savastano, è incredibile e terribilmente affascinante. Donna Imma (Calzone), madre di Genny e moglie di Don Pietro, pur portando con sè una straordinaria femminilità, l'amore verso le persone care e un pizzico di altruismo, dimostra più di una volta di essere in grado di gestire la malavita senza timore. Salvatore Conte è furbo, cinico, paradossalmente religioso e senza giri di parole, fa paura. Ciro Di Marzio, il protagonista, è un killer senza pietà, sembra non provare alcuna emozione, se non in rarissime circostanze e se per un attimo si comincia a "tifare" per lui, il secondo successivo si cambia idea. La regia di Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini è impeccabile e curata nei minimi dettagli. Da un'idea di Roberto Saviano, Gomorra - la serie, pur trattando argomenti e dinamiche simili al romanzo e al film di Garrone, è qualcosa di completamente diverso. Non ci sono buoni. Ogni personaggio rappresenta sfumature più o meno forti del male. E tutto questo, ovviamente cinematograficamente parlando, è geniale. Fotografia, scenografia, musiche e sceneggiatura ammirevoli. E se ovunque si vada, continuamente vengono pronunciate frasi e citazioni di questa serie, l'obiettivo di tutte le persone che hanno lavorato a quest'opera è stato raggiunto. Ci troviamo di fronte alla miglior serie televisiva italiana di sempre: "Statv senza pensier".
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(di imma.calandrelli)
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dave san
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sabato 5 luglio 2014
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spaghetti gangster
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Gomorra – la serie, ripropone le stesse atmosfere del film omonimo. Il lungometraggio indugiava meno su certe azioni e dinamiche interne alla cosa nostra partenopea. La pellicola era pressoché verista nel rappresentare luoghi e tempi. Appariva più riflessiva e formativa. Nella serie è concesso maggiore spazio alla scena del crimine: i malavitosi alla ribalta. Sulla scia della tradizione gangsteristica e dello stesso Romanzo Criminale, i registi si sbizzarriscono tra interni carcerari, loschi figuri e boss tirati a lucido. Imboscate, scontri a fuoco, relazioni d’affari tra affiliati e non. Perlopiù con le videocamere in casa Savastano. Alcuni detrattori ritenevano, ad esempio, che Romanzo Criminale, avesse fatto spettacolo di assassini.
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Gomorra – la serie, ripropone le stesse atmosfere del film omonimo. Il lungometraggio indugiava meno su certe azioni e dinamiche interne alla cosa nostra partenopea. La pellicola era pressoché verista nel rappresentare luoghi e tempi. Appariva più riflessiva e formativa. Nella serie è concesso maggiore spazio alla scena del crimine: i malavitosi alla ribalta. Sulla scia della tradizione gangsteristica e dello stesso Romanzo Criminale, i registi si sbizzarriscono tra interni carcerari, loschi figuri e boss tirati a lucido. Imboscate, scontri a fuoco, relazioni d’affari tra affiliati e non. Perlopiù con le videocamere in casa Savastano. Alcuni detrattori ritenevano, ad esempio, che Romanzo Criminale, avesse fatto spettacolo di assassini. Nella serie Gomorra il meccanismo rappresentativo sembrerebbe simile. Si attua una sorta di straniamento al contrario. Anche per il pubblico che non si rispecchia espressamente nei criminali, la serie semplicemente ti assorbe. Senza suscitare condiscendenza verso nessun personaggio. Perché questi sono il tentacolo duro della piovra (a ognuno la sua allegoria). Si tratta comunque di conterranei con caratteristiche e valori, buoni a sapersi. D’altronde neanche Scarface, si presentava come agiografia di (quei) bravi ragazzi. Anche la nostra serie non ha rinunciato a un alto grado di verosimiglianza socio ambientale. La Napoli ritratta è quella suburbana. Le town immigratorie e la periferia non turistica. Già descritte nell’omonimo lavoro di Saviano, giustamente multi-medializzato. Si propone al grande pubblico, un serial grezzo, teso e a suo modo godibile. Con un occhio di riguardo all’intrattenimento. Savastano ora scatenerà l’inferno?
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fabio57
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giovedì 12 maggio 2016
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folcloristico troppo
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Dopo aver letto il libro, visto il film, poi l'opera testrale e infine la serie, la prima parte,ma è già uscita la seconda ed è in cantiere la terza e poi forse si farà anche la quarta, ebbene ci si chiede, al di la dei meriti di tutti, registi,sceneggiatori e attori,senza ombra di dubbio eccellenti, ma perchè si continua a sguazzare in questo genere? Capisco le ragioni commerciali,ho letto che i diritti sono stati venduti in tantissimi paesi,ma è possibile che Napoli e la provincia debbano essere esportate all'estero, sempre come cartoline di malaffare,criminalità e degrado?Tutto molto pittoresco, ma quanto aiuta alla nostra gente, che vive e convive con queste realtà, diffondere solo messaggi negativi? Peraltro non si dimentichi che la criminalità non ha precise latitudini e longitudini,la trovi dappertutto, come la cronaca attuale sta dimostrando.
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Dopo aver letto il libro, visto il film, poi l'opera testrale e infine la serie, la prima parte,ma è già uscita la seconda ed è in cantiere la terza e poi forse si farà anche la quarta, ebbene ci si chiede, al di la dei meriti di tutti, registi,sceneggiatori e attori,senza ombra di dubbio eccellenti, ma perchè si continua a sguazzare in questo genere? Capisco le ragioni commerciali,ho letto che i diritti sono stati venduti in tantissimi paesi,ma è possibile che Napoli e la provincia debbano essere esportate all'estero, sempre come cartoline di malaffare,criminalità e degrado?Tutto molto pittoresco, ma quanto aiuta alla nostra gente, che vive e convive con queste realtà, diffondere solo messaggi negativi? Peraltro non si dimentichi che la criminalità non ha precise latitudini e longitudini,la trovi dappertutto, come la cronaca attuale sta dimostrando.Detto questo non si può non sottolineare il valore tecnico e artistico dell'opera.Però penso che ormai è arrivato il momento di fare qualcos'altro
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