Anno | 2021 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Pif |
Attori | Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli, Pif, Valeria Solarino, Maurizio Marchetti Eamon Farren, Maurizio Lombardi, Orazio Stracuzzi, Enzo Casertano, Diletta Innocenti Fagni, Yonv Joseph, Riccardo Marinari, Rishad Noorani, Ettore Scarpa, Sergio Vespertino. |
Distribuzione | Vision Distribution |
MYmonetro | 2,97 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 31 maggio 2022
Un uomo perde il lavoro e si reinventa come rider. Avrà anche un nuovo amore ma è un ologramma creato da un'app... In Italia al Box Office E noi come stronzi rimanemmo a guardare ha incassato 37,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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In un futuro prossimo possibile, Arturo Giammareresi ha creato un algoritmo per aiutare i dipendenti della sua società a lavorare meno e lavorare meglio, ma l'algoritmo gli si ritorce contro e decide che è superfluo, così l'azienda lo licenzia in tronco. Anche la ricca ed esigente fidanzata lo lascia perché un altro algoritmo ha deciso che il loro indice di affinità di coppia è negativo. Infine un ennesimo algoritmo lo esclude dalla possibilità di rientrare nella forza lavoro perché gli over 40 sono fuori mercato. Ad Arturo non resta che diventare rider per la multinazionale Fuuber: farà consegne secondo un meccanismo di incentivazione che premia o penalizza chi non sta alle regole del gioco.
La sua unica consolazione è Stella, l'ologramma che incarna (si fa per dire) tutte le sue preferenze, come se lo conoscesse da sempre. Peccato che, a prova gratuita terminata, Arturo non possa più permettersi la sua compagnia, e lei sparisca dal suo già limitato orizzonte.
Alla sua terza regia Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, attinge a molto cinema internazionale, da Play Time a Her, citando Ladri di biciclette e Hair (con la canzone Ain't Got No, I Got Life versione Nina Simone), e riportando alla memoria molti altri titoli che hanno a che fare con l'alienazione lavorativa, fra cui Tutta la vita davanti e Sorry We Missed You.
Ma il suo merito, assai raro nel panorama della commedia italiana contemporanea, è quello di partire da un'idea e declinarla fino in fondo (la sceneggiatura è sua e di Michele Astori), creando continue svolte narrative che ramificano e allargano la prospettiva invece di fermarsi allo spunto iniziale.
Pif, già reporter investigativo e divulgatore televisivo, è documentato su realtà contemporanee visibili a tutti ma poco elaborate cinematograficamente, e usa un linguaggio audiovisivo che appiattisce l'immagine ma senza sciatteria o approssimazione, anzi, con una cura pignola che solo superficialmente può passare per faciloneria. La sua branca di commedia è dolorosa e crudele, e mette in piazza molti dei mostri della contemporaneità: la globalizzazione, il lavoro deumanizzante, la latitanza dei sindacati (e degli sportelli bancari), il cannibalismo tecnologico, l'obsolescenza della forza lavoro (il rider sa che sarà sostituito dai droni che lo sorvolano mentre corre contro il tempo), l'obbligo ad acquistare gli strumenti necessari per fare il proprio mestiere, l'illusione del "lavoro autonomo", il ricatto impari della valutazione dei clienti.
Non sono molti i film contemporanei che parlano di tutto questo, men che meno quelli che lo fanno in forma di commedia, dove sia lecito ridere ma impossibile non riflettere e non sentirsi a disagio davanti ad una festa in cui gli ospiti fanno il saluto romano vestiti da nazisti, o davanti a un rider quasi cinquantenne a bordo di un monopattino (rubato) da bambina. Pif si muove fra la battuta e lo strazio, con un quantum di "paraventaggine" che lo conferma figlio dell'(in)cultura che denuncia e la coazione a raccontare l'immaginario collettivo che l'ha formato, che imita e condanna nello stesso respiro.
La sua commedia è piena di spunti e di agganci di attualità, racconta l'alienazione e l'isolamento (soprattutto quella distanza dei corpi che la pandemia avrebbe reso esplicita a riprese finite), espone all'umiliazione di un'asta per aggiudicarsi un lavoro sottopagato, rivela i nostri "arrotondamenti dell'arrotondamento", parla di linee aeree low low cost e della corsa collettiva verso l'annullamento. Sarebbe più equo se, quando mette in ridicolo gli hater, ricordasse che ce ne sono tanti anche a sinistra, sarebbe meglio se non ci mettesse un'ora e mezza per far dire a qualcuno "Non è giusto"; così come sarebbe utile che il suo film terminasse come Il laureato, invece che con uno spiegone moralista.
Ma in E noi come stronzi rimanemmo a guardare si avverte una disperazione vera e un'impotenza strutturale, e la scelta di veicolarle attraverso una commedia dove comunque si ride, con tre protagonisti (De Luigi, Pastorelli e Pif stesso) da grande pubblico, denota una voglia di dare la sveglia a tutti prima di arrivare al punto in cui non avremo "casa e scarpe, soldi e classe, amici e istruzione, abiti e lavori". E il cinema americano forse ne farà un remake, perché ciò che Pif racconta è universale, purtroppo.
E noi come stronzi rimanemmo a guardare è una commedia drammatica dalle forti riflessioni. Partorito dalla mente intelligente e eclettica di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif e presentato alla Festa del cinema di Roma 2021, questo film presenta spunti non troppo distaccati dalla realtà in cui viviamo, alternando momenti di comicità a momenti drammatici, non tanto per le sequenze [...] Vai alla recensione »
Tu hai un ruolo che nella nostra economia è diventato fondamentale: mettere in relazione la domanda con l’offerta. Il delivery manager, imprenditore di se stesso, è una delle figure più controverse e meglio sfruttate del nostro presente odierno, talmente assurdo a volte, che scatura in una amara distopia. Una volta detti “consegna a domicilio”, questi lavoratori [...] Vai alla recensione »
Pif utilizza Fabio De Luigi come fosse un fattorino di Amazon o un corriere di Just eat per dare un messaggio importante su quanto sta accadendo nel mondo del lavoro. Ma grande merito a Pif e a De Luigi per aver proposto un film così, semplicemente, disarmante. De Luigi interpreta Arturo Giammareresi, un uomo di quasi cinquanta anni che perde il lavoro per una riorganizzazione interna; frutto [...] Vai alla recensione »
In un futuro non troppo lontano app e algroitmi decreteranno le scelte della nostra vita e quindi anche quelle della nostra professione. Lo sa bene Arturo, manager di una multinazionale nella quale ha introdotto un algoritmo destinato a capire chi sia superfluo all’azienda. Sarà proprio l’algoritmo a decretare il licenziamento di Arturo e l’inizio di una vita da rider piena [...] Vai alla recensione »
Arturo Giammaresi è un manager che viene licenziato a causa dell’algoritmo da lui stesso creato e che viene lasciato dalla fidanzata a causa di un’app che giudica le compatibilità. Scartato da un sistema che esclude gli over 40 dalla ricerca di un nuovo lavoro, ad Arturo non rimane che diventare un rider della multinazionale Fuber.
E dopo venti minuti ho guardato altrove. Una commedia totalmente priva di ritmo, aggrappata ad un'unica idea consumata subito in un dialogo (la storia dell'algoritmo che esclude il superfluo e si ritorce sul suo inventore), dove l'intento sarebbe di parlare del presente ma l'intero contesto (l'aziendona, gli impiegati sulle scale, la voce dall'alto nella reception.
non c'è via d'uscita dalla direzione del futuro digitale, sono state oltrepassate le soglie di non ritorno. E Pif descrive nel migliore dei modi ciò che ci aspetta, come monito da non ignorare. Il film è riuscitissimo, anche grazie al cast che è completamente indovinato. Molto potente il finale.
Il titolo del film (che poi verrà spiegato alla fine) non m'ispirava per niente ma poi guardando tra gli interpreti ho visto che c'era Fabio De Luigi, un attore che mi piace tantissimo per la sua aria bonacciona, simpatica, per il suo gradevole sarcasmo, per il suo essere un anti-personaggio, come fosse il collega della scrivania accanto.
Una commedia divertente che affronta i temi del nostro tempo, connessi alla rivoluzione digitale. il film ironizza bene anche sul mondo della new economy e sui guru del digitale, rappresentati in modo efficace dal giovane manager di Fuubee, che si dice impegnato nell'ecologia ed in altri ambiti sostenibili, ma in definitiva interessato solo al guadagno ed al "ribasso" della dignità. [...] Vai alla recensione »
Personalmente non comprendo proprio perché qualcuno decida di fare un film delgenere. Non mi è per nulla piaciuto, né l’ho trovato divertente. che messaggio vuole lasciare? Per me sconsigliatissimo
Povero pif con la sua ironia stupida , sciocca , insensata, ottusa , balorda , gira un film insulso, vuoto , becero , meriterebbe zero stelle , anzi meno 5 stelle, povero cinema Italiano come si e' ridotto ad avere come regista una nullita' come pif
Non c'è come l'appellattivo "moderno" per indicarti che un albergo è vecchiotto. Così non c'è come il tema "digitale" per mettere in evidenza quanto siamo rimasti indietro in tutto, anche nell'accorgerci che da almeno trent'anni è cambiata la musica. Rispetto al film di Pif, "Io e Caterina" di Alberto Sordi (1980...) [...] Vai alla recensione »
Diciamo che il nuovo film di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, porta la recensione già iscritta nel titolo: "E noi come stronzi rimanemmo a guardare". In effetti me lo merito: soffrendo un po', anch'io sono voluto arrivare alla fine dei 108 minuti per vedere dove sarebbe andata a parare la storia. Presentata alla Festa di Roma e adesso consultabile su Sky (ma "stronzi" è diventato "st***zi"), la [...] Vai alla recensione »
Arturo inventa un algoritmo che però gli fa perdere il lavoro. Lasciato anche dalla fidanzata, l'unica consolazione è Stella, un ologramma ottenuto gratuitamente in prova per una settimana. Ma l'abbonamento costa troppo, anche se lui non riesce più a farne a meno. La schiavitù e i pericoli della tecnologia, sotto la lente di Pif, ma non solo. Una commedia nera che guarda con pessimismo al futuro comandato [...] Vai alla recensione »
Dopo La mafia uccide solo d'estate (2013) e In guerra per amore (2016), Pif torna dietro la macchina da presa con E Noi Come Stronzi Rimanemmo a Guardare, presentato alla Festa del Cinema di Roma come Evento Speciale. Una satira che lo stesso autore - sempre lui, insieme a Michele Astori - descrive come "una critica della società moderna in cui la tecnologia controlla la nostra vita", ma che non sembra [...] Vai alla recensione »
La solfa è sempre la medesima (ma sono pochissimi i film italiani ad averla imparata): «È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo». Il che significa, Realismo capitalista di Mark Fisher alla mano, che l'unica distopia possibile oggi è semplicemente la realtà che abbiamo intorno, con al limite un paio di caratteri esacerbati ed esasperati.
E noi come stronzi rimanemmo a guardare è il nuovo film di Pif, all'anagrafe Pierfrancesco Diliberto. Targato Sky Original, prodotto da Wildside, Vision Distribution e I Diavoli, è presentato quale Evento Speciale alla XVI Festa del Cinema di Roma. Scritto da Michele Astori e Diliberto, liberamente ispirato al concept Candido e la tecnologia del collettivo I Diavoli, è interpretato da Fabio De Luigi [...] Vai alla recensione »
La vista della Cupola di San Pietro di notte. Una serata romantica o piena di solitudine. Potrebbe essere un ologramma o l'immagine di un luogo ancora vivo. La rivoluzione soggettiva dello spazio e del tempo è al centro di E noi come stronzi rimanemmo a guardare, terzo lungometraggio diretto da Piefrancesco Diliberto. Dopo essere stato lasciato dalla fidanzata Lisa (Valeria Solarino) e aver perso [...] Vai alla recensione »