eugenio
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venerdì 3 dicembre 2021
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e'' arrivato fuuber!
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Tu hai un ruolo che nella nostra economia è diventato fondamentale: mettere in relazione la domanda con l’offerta. Il delivery manager, imprenditore di se stesso, è una delle figure più controverse e meglio sfruttate del nostro presente odierno, talmente assurdo a volte, che scatura in una amara distopia. Una volta detti “consegna a domicilio”, questi lavoratori non più giovani operano con spirito di sacrificio e determinazione per salvare i nostri pranzi e cene, spesso a discapito della qualità di vita sempre più precaria.
Lo spunto della fragilità economica e la mancanza di tutele sociali, animano il futuro della nuova commedia di Pif di Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, regista e attore della commedia, che indaga con piglio intelligente e sagace occhio critico i nostri tempi, caratterizzati dallo strapotere della tecnologia e dalla sempre più pervicace presenza degli algoritmi a scandire il ritmo della nostra vita.
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Tu hai un ruolo che nella nostra economia è diventato fondamentale: mettere in relazione la domanda con l’offerta. Il delivery manager, imprenditore di se stesso, è una delle figure più controverse e meglio sfruttate del nostro presente odierno, talmente assurdo a volte, che scatura in una amara distopia. Una volta detti “consegna a domicilio”, questi lavoratori non più giovani operano con spirito di sacrificio e determinazione per salvare i nostri pranzi e cene, spesso a discapito della qualità di vita sempre più precaria.
Lo spunto della fragilità economica e la mancanza di tutele sociali, animano il futuro della nuova commedia di Pif di Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, regista e attore della commedia, che indaga con piglio intelligente e sagace occhio critico i nostri tempi, caratterizzati dallo strapotere della tecnologia e dalla sempre più pervicace presenza degli algoritmi a scandire il ritmo della nostra vita.
Ne sa qualcosa il manager Arturo (Fabio De Luigi) che perde il suo lavoro a causa proprio di un software da lui stesso progettato, un programma di ottimizzazione delle risorse talmente efficace da renderlo superfluo nell’azienda in cui lavora, tale da rompere persino il legame affettivo con la sua compagna Elisa (Valeria Solarino).
Così costretto a reinventarsi a 48 anni, senza alcuna possibilità di essere assunto in altre aziende perché “troppo vecchio”, diviene quello che oggi chiameremmo, con un inglesismo nocivo e esasperato, un rider, assunto da una fantomatica società “tecnologica” Fuuber, in un programma “infinity” dove non esiste riposo e dove la schiavitù sembra non essere mai stata abolita.
Riuscirà il “medio-man” Arturo a trovare una via d’uscita ad un cul de sac apparentemente senza fine, fatto di ordini con consegna immediate, asperità climatiche, incidenti e tanta, tanta umanità cinica e dolente? E, soprattutto, i sentimenti vituperati e osteggiati da un algoritmo, hanno ancora senso di esistere in una società che sembra averli piegati e programmati ai suoi scopi?
Al terzo film, Pif, qui co-protagonista nel ruolo di un professore a contratto di filologia romanza, coinquilino di Arturo, che arrotonda come hater sul web, si inventa un genere quasi fiabesco contaminando la commedia con tanta fantascienza che sa di cinema americano (Her nell’amore tra un uomo e un robot, tanto caro alla letteratura da Aasimov a Philip K. Dick) e rende E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, un elogio eloquente della solitudine umana e dello sfruttamento compulsivo.
Arturo è solo, avvinghiato a un mondo in cui non ha scampo, perennemente in contrasto contro i propri demoni, innamorato di un ologramma, “il fuuber friend” dal costo esasperato di 199 euro a settimana (col volto di Ilenia Pastorelli) che non si rassegna a credere sia “finto” e che cerca in tutti i modi di conquistare, di vedere contro ogni logica, convinto a credere, alla stregua di Truman Show che ci sia un corpo fisico oltre ogni pensiero. Anche oltre un algoritmo.
Ne consegue, come in un vecchio forse dimenticato film di Nichetti (dal cammeo di rider nel film), Domani si balla!un prodotto incredibilmernte fresco e non scontato che gioca con scene dal forte umorismo caustico -come l’asta del volo di un low cost di una classe low cost con relativo viaggio metà seduto, metà appeso come abito-, alternate da frasi da karma urbano di big tech pronte a irretire il dipendente con tante buone parole (dalla filosofia orientale all’importanza dell’autonomia del proprio lavoro per vivere felici con sé stessi) salvo poi finire per essere miseramente sfruttati da una logica tecnologica voluta in fin dei conti dallo stesso uomo.
Pif offre numerosi spunti, realizzando un film ambizioso che vive del volto “sfigato” dai tempi di Mai dire Goal, di Fabio de Luigi, coniugando tempi comici azzeccati, complice una fotografia con grattacieli e monopattini a definire il volto di un’umanità mica tanto lontana, a una sana disamina dei vizi di tempi immemori che paiono quasi essere universali e immortali: la perdita della propria dignità lavorativa, l’inquietante regressione sociale fatta di pigrizia come suggerisce il titolo, di festini in cui si gioca con i simboli immolandoli alla superficialità, di false promesse, di lovers e haters ma anche di voglia di ribellarsi.
Un appello e monito a non rimanere fermi, a guardare fermi qualcosa che sappiamo già accadere, ma che proviamo a modificare con tutte le nostre forze. Disperate. Come l’amaro finale sembra suggerirci ma col cuore colmo di una parola che ogni algoritmo non potrà mai decrittare: l’amore.
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[+] scatura?!?!
(di ernesto de maio)
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felicity
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lunedì 20 dicembre 2021
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un film coraggioso
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E noi come stronzi rimanemmo a guardare è una commedia drammatica dalle forti riflessioni. Partorito dalla mente intelligente e eclettica di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif e presentato alla Festa del cinema di Roma 2021, questo film presenta spunti non troppo distaccati dalla realtà in cui viviamo, alternando momenti di comicità a momenti drammatici, non tanto per le sequenze ma per la rappresentazione di quella realtà distopica che però, in parte, ci rappresenta.
Con un insolito Fabio De Luigi nel ruolo del protagonista un po’ sfortunato, una Ilenia Pastorelli che sembra riecheggiare gli anni sessanta e un Pif alla regia, ma anche nel ruolo di un personaggio secondario importante, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è un prodotto insolito per essere italiano che segue, molto più rispetto che alle precedenti opere di Pif, la falsa riga delle opere anglosassoni di questo tipo.
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E noi come stronzi rimanemmo a guardare è una commedia drammatica dalle forti riflessioni. Partorito dalla mente intelligente e eclettica di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif e presentato alla Festa del cinema di Roma 2021, questo film presenta spunti non troppo distaccati dalla realtà in cui viviamo, alternando momenti di comicità a momenti drammatici, non tanto per le sequenze ma per la rappresentazione di quella realtà distopica che però, in parte, ci rappresenta.
Con un insolito Fabio De Luigi nel ruolo del protagonista un po’ sfortunato, una Ilenia Pastorelli che sembra riecheggiare gli anni sessanta e un Pif alla regia, ma anche nel ruolo di un personaggio secondario importante, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è un prodotto insolito per essere italiano che segue, molto più rispetto che alle precedenti opere di Pif, la falsa riga delle opere anglosassoni di questo tipo.
Quello che però rende ancor più dinamico l’insieme del prodotto sono le tematiche: una commedia drammatica dai tratti distopici come finora, almeno in Italia, non si era mai vista, che affronta problematiche che dall’esterno possono sembrare surreali ma che, se si analizzano con occhio e spirito critico, si possono ben ricondurre a tematiche molto attuali e delle quali siamo vittime inconsapevoli. O forse no.
Insomma, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è un film davvero coraggioso sia per il modo in cui è stato affrontato da Pif, che da regista fa sempre un ottimo lavoro, sia per la narrazione delle vicende, che prendono lo spettatore e lo trascinano in profonde riflessioni sulla quotidianità della società in cui vive. Molto suggestivo anche l’abbattimento della quarta parete verso il finale del film con annessa riflessione che tende ad annullare tutta la comicità apportata fino a qualche istante precedente.
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marce84
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sabato 6 agosto 2022
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un futuro distopico non troppo lontano
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Arturo Giammaresi è un manager che viene licenziato a causa dell’algoritmo da lui stesso creato e che viene lasciato dalla fidanzata a causa di un’app che giudica le compatibilità. Scartato da un sistema che esclude gli over 40 dalla ricerca di un nuovo lavoro, ad Arturo non rimane che diventare un rider della multinazionale Fuber. Tra ritmi disumani, algoritmi che penalizzano chi non si adegua al sistema e slogan filosofico – motivazionali che nascondono la realtà dello sfruttamento, ad Arturo non resta che provare l’ultima trovata tecnologica: un’ologramma che incarna la persona di cui si ha necessità in quel momento.
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Arturo Giammaresi è un manager che viene licenziato a causa dell’algoritmo da lui stesso creato e che viene lasciato dalla fidanzata a causa di un’app che giudica le compatibilità. Scartato da un sistema che esclude gli over 40 dalla ricerca di un nuovo lavoro, ad Arturo non rimane che diventare un rider della multinazionale Fuber. Tra ritmi disumani, algoritmi che penalizzano chi non si adegua al sistema e slogan filosofico – motivazionali che nascondono la realtà dello sfruttamento, ad Arturo non resta che provare l’ultima trovata tecnologica: un’ologramma che incarna la persona di cui si ha necessità in quel momento. La ragazza si chiama Stella ed è l’unica luce in un mondo che va a rotoli, peccato però che dopo la settimana gratuita, non possa permettersi di rinnovarla.
Ambientato in un futuro distopico non troppo lontano, è il terzo film da regista di Piefrancesco Diliberto, in arte Pif. Il film ha il merito e il coraggio di trattare tematiche molto attuali, rese ancora più urgenti dalla pandemia: la spersonalizzazione, il distacco sociale, l’abuso di app che ci facilitano solo apparentemente la vita. Ma soprattutto è una grande riflessione sullo sfruttamento sociale che ci vede complici di scelte che pensiamo siano distanti da noi, quando in realtà tutti ci siamo dentro. Un mondo che ci imbonisce di slogan filosofici e che ci attrae come qualcosa di luccicante, ma che nasconde non troppo celatamente una perdita di umanità in cui noi tutti ci troviamo coinvolti direttamente o indirettamente. Una commedia amara che fa sorridere e riflettere e che ha il merito di affrontare un genere, il sci-fi, piuttosto inedito nel panorama italiano. Uno dei punti di forza del film è l’interpretazione di Fabio De Luigi, ormai affrancatosi solamente dal solito ruolo e abile anche nell’interpretare questo tipo di disperata ma autentica umanità. Meno riuscito invece il ruolo di Pif, troppo piatto e che non aggiunge molto alla storia.
Il titolo prende il nome da una frase di Andrea Camilleri: non sappiamo con chi ce l’avesse il padre di Montalbano, ma sappiamo benissimo a chi si riferisce Pif
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jonnylogan
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martedì 1 novembre 2022
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più fuber per tutti
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In un futuro non troppo lontano app e algroitmi decreteranno le scelte della nostra vita e quindi anche quelle della nostra professione. Lo sa bene Arturo, manager di una multinazionale nella quale ha introdotto un algoritmo destinato a capire chi sia superfluo all’azienda.
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In un futuro non troppo lontano app e algroitmi decreteranno le scelte della nostra vita e quindi anche quelle della nostra professione. Lo sa bene Arturo, manager di una multinazionale nella quale ha introdotto un algoritmo destinato a capire chi sia superfluo all’azienda. Sarà proprio l’algoritmo a decretare il licenziamento di Arturo e l’inizio di una vita da rider piena di precarietà economica e affettiva.
In un futuro degno delle perversioni di George Orwell le applicazioni per i cellulari, le zone cittadine eco-friendly e gli ologrammi che sostituiranno persone e relazioni in carne e ossa, saranno il pane quotidiano con il quale dovremo sfamarci. Unica eccezione a queste novità imposte dalla digitalizzazione, l’uso di rider, umani e sottopagati, per la consegna di cibi a domicilio.
Basandosi sul Candido, romanzo di Guido Maria Brera, dirigente d’azienda e autore de I Diavoli, romanzo autobiografico trasformatosi nella serie omonima targata SKY, Pif alla sua terza opera, dopo aver trattato i problemi della mafia, fa la morale alla nostra contemporaneità facendoci immergere nella vita di un ex dirigente di successo e di mezza età che si ritrova improvvisamente senza lavoro e con problemi economici quasi impossibili da risolvere. Vittima, lui come tutti, di scelte irrazionali decretate da algoritmi punitivi per cui non ci sono molte spiegazioni plausibili. Protagonista indiscusso Fabio De Luigi, nel ruolo di Arturo, affiancato dallo stesso Pif nella parte di un coinquilino con cui dividere le spese di una casa acquistata per compiacere una fidanzata pronta a lasciarlo causa le scelte pressoché insindacabili di una app. Pellicola che si beve tutta d’un sorso e che se vista per le iperboli fin troppo attuali: l’uso esasperato delle app, l’affidarsi ai computer. La frenesia con la quale ci muoviamo e con la quale vogliamo tutto e subito, può strapparci più di una riflessione sempre però declinata con un sorriso estremamente amaro. De Luigi estremamente convincente e abile nell’incarnare l’uomo medio caduto in disgrazia. Pif anch’egli perfetto non solo in regia, ma anche come complemento del protagonista.
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enzo70
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mercoledì 21 dicembre 2022
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pif coglie nel segno un''altra volta
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Pif utilizza Fabio De Luigi come fosse un fattorino di Amazon o un corriere di Just eat per dare un messaggio importante su quanto sta accadendo nel mondo del lavoro. Ma grande merito a Pif e a De Luigi per aver proposto un film così, semplicemente, disarmante. De Luigi interpreta Arturo Giammareresi, un uomo di quasi cinquanta anni che perde il lavoro per una riorganizzazione interna; frutto di un algoritmo che lui stesso aveva scritto. Ma Arturo ha voglia di lavorare, è ancora giovane, il mercato del lavoro gli garantirà sicuramente il ruolo che gli spetta. E, invece, Arturo scopre che per quel mercato lui è vecchio e l’unica offerta che gli arriva è quella di Fuuber.
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Pif utilizza Fabio De Luigi come fosse un fattorino di Amazon o un corriere di Just eat per dare un messaggio importante su quanto sta accadendo nel mondo del lavoro. Ma grande merito a Pif e a De Luigi per aver proposto un film così, semplicemente, disarmante. De Luigi interpreta Arturo Giammareresi, un uomo di quasi cinquanta anni che perde il lavoro per una riorganizzazione interna; frutto di un algoritmo che lui stesso aveva scritto. Ma Arturo ha voglia di lavorare, è ancora giovane, il mercato del lavoro gli garantirà sicuramente il ruolo che gli spetta. E, invece, Arturo scopre che per quel mercato lui è vecchio e l’unica offerta che gli arriva è quella di Fuuber. Un’applicazione come Justeat o ubereat in cui il proprietario si presenta come un benefattore che ha trovato il modo per rendere migliore le sorti dell’umanità. Arturo ci prova, compra lo zaino per le consegne e scorrazza per Roma per consegne sempre molto difficili ma che gli consentirebbero di scalare le posizioni previste dall’algoritmo. L’unica consolazione è Stella, un ologramma che viene offerto in prova da un’altra applicazione che poi diventerà a pagamento. La vita di Arturo, di Stella, e dello stesso Pif che incarna un professore universitario precario costretto ad arrotondare facendo l’hater è caratterizzata da questi algoritmi che sono semplici programmi informatici deputati unicamente a massimizzare gli utili dei giganti del web. Distruggendo vite, tradizioni e cultura. Noi come stronzi stiamo rimanendo a guardare, è proprio così, entusiasti di modelli che ci levano la vita e che ci siamo fatti piacere. Grandissimo Pif.
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