Titolo originale | A bout de souffle |
Anno | 1960 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Jean-Luc Godard |
Attori | Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet Van Doude, Claude Mansard, Jean-Luc Godard, Richard Balducci, Roger Hanin, Liliane David, Gérard Brach, Michel Mourlet, Guido Orlando, Jacques Serguine, Virginie Ullmann, Emile Villion, José Bénazéraf, Michel Fabre, André S. Labarthe, Jean Herman, Jean Douchet, Jean Domarchi, Jean-Louis Richard, Jacques Siclier, Raymond Ravambaz, Philippe De Broca. |
Uscita | lunedì 4 ottobre 2021 |
Tag | Da vedere 1960 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,96 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 febbraio 2023
Il protagonista è un eroe "nero" dei nostri giorni senza ideali, senza il romanticismo di un Humphrey Bogart o di un Jean Gabin (cui il regista continuamente allude in fulminei fotogrammi). Il film è stato premiato al Festival di Berlino, In Italia al Box Office Fino all'ultimo respiro ha incassato 90,3 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Michel Poiccard ruba un'automobile a Marsiglia e poi uccide un poliziotto che lo stava inseguendo. Arriva a Parigi e rivede Patricia, una studentessa americana di cui è innamorato e con cui vorrebbe condividere la sua vita spericolata. Intanto le forze dell'ordine gli danno la caccia e lui capisce che gli stanno alle costole dopo che la sua foto compare su "France Soir". Cerca di così di fuggire cercando di portare con sé la ragazza in Italia. Patricia però decide di non seguirlo e alla fine lo denuncia alla polizia.
Ci sono film nella storia del cinema che segnano una svolta decisiva e restano immortali. Fino all'ultimo respiro è uno di questi.
Considerato il manifesto della Nouvelle Vague, realizzato un anno dopo I 400 colpi, Hiroshima mon amour e Il segno del leone, nato da un soggetto di François Truffaut, ha messo in gioco tutta la passione cinefila dei critici dei Cahiers di cinéma passati dietro la macchina da presa (oltre Godard, anche Truffaut, Rohmer, Chabrol e Rivette) e la loro ribellione alle regole e alla tradizione. Jean-Paul Belmondo, con cappello in testa, sigaretta e occhiali da sole già è un'icona così come Jean Seberg con la maglietta bianca con la scritta "New York Herald Tribune" e le copie del giornale in mano. La loro immagine può essere immortalata in un film, in una foto, in un dipinto, raccontata in un libro, essere al centro di una canzone. Per questo ogni visione di Fino all'ultimo respiro ha lo stesso effetto di quando si va a rivedere una mostra di Picasso o un concerto dei Rolling Stones dove si aspetta che cantano I Can't Get No (Satisfaction) o You Can't Always Get What You Want.
Per il primo lungometraggio di Godard avviene la stessa cosa. Ci sono delle battute che diventano ancora una canzone che negli anni è ancora più bella: "Se non vi piace il mare, se non vi piace la montagna, se non vi piace la città...". Entrano in gioco l'amore per il noir e il poliziesco americano nella vicenda anche nella destrutturazione del genere, nell'inseguimento disperato e romantico di Michel che per sfuggire alla polizia si fa chiamare László Kovács che è lo stesso nome del personaggio interpretato da Belmondo in A doppia mandata di Chabrol e, profeticamente, quello di uno dei più importanti direttori della fotografia della New Hollywood.
Ci sono Preminger (il manifesto di Il segreto di una donna con Gene Tierney e Richard Conte) e soprattutto Bogart con la locandina di Il colosso d'argilla che è proprio l'ultimo film del grande attore statunitense e che in Fino all'ultimo respiro è anche fantasma che accompagna il protagonista verso la morte.
Poi c'è il linguaggio rivoluzionario: gli sguardi in macchina di Michel e Patricia che creano una sospensione narrativa e, idealmente, vogliono far entrare dentro il film lo spettatore con cui dialogano; l'utilizzo della luce naturale della fotografia di Raoul Coutard; i jump-cut, irregolare stacco di montaggio nella parte centrale dell'inquadratura; il dialogo in una stanza dei due personaggi principali che potrebbe proseguire all'infinito.
È stato realizzato 61 anni fa, poteva essere girato anche ieri. Una danza dove entrano in gioco citazioni dirette, dalla ragazza con i Cahiers du cinéma a Le palme selvagge di Faulkner, al disco di Bach alla musica di Mozart. Compaiono il regista Jean-Pierre Melville nei panni dello scrittore Parvulesco e lo stesso Godard, improvvisa apparizione hitchcockiana, nei panni di un passante che ha riconosciuto Michel e fa la spia alla polizia. Si può continuare a fare critica cinematografica anche dopo che si è diventati registi. E viceversa. Per questo Fino all'ultimo respiro resterà per sempre libero e rivoluzionario con Godard che ha lo stesso impatto di una rockstar.
Il protagonista è un eroe "nero" dei nostri giorni senza ideali, senza il romanticismo di un Humphrey Bogart o di un Jean Gabin (cui il regista continuamente allude in fulminei fotogrammi). Se la vita non ha senso, il giovane Belmondo la vive seguendo i suoi impulsi, che sono criminali: ruba un'auto, uccide un poliziotto, va a Parigi e, agganciata sbrigativamente una bella turista americana, se la porta a letto. Ma lei lo denuncia. Oggi il film è ritenuto il manifesto della "Nouvelle Vague".
FINO ALL'ULTIMO RESPIRO disponibile in DVD o BluRay |
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Alla prima prova cinematografica di jean-luc godard troviamo questo film decisamente eccezionale nella forma nel contenuto mostrando valori,messaggi simbolici,e poche parole a volte che dicono una verita' assoluta.La trama scritta con truffaut(anche egli debuttante l'anno precedente con i 400 colpi) si concentra sul personaggio interpretato da belmondo che braccato dalla polizia si nasconde e scappa [...] Vai alla recensione »
Esordio dirompente alla regia di J.L. Godard, con l aiuto del collega ed amico Truffaut alla sceneggiaturaa , è da considerarsi a tutti gli effetti , il manifesto della Novelle Vague, corrente cinematografica francese , destinata a lasciare il segno nella storia del cinema moderno. I criteri con cui Godard affronta la realizzazione di quest'opera sono arditi ed innovativi; [...] Vai alla recensione »
Manifesto assoluto della Nouvelle Vague francese insieme con I 400 Colpi di Francois Truffaut, Fino all'Ultimo Respiro (À Bout de Souffle o Breathless in inglese) di Jean Luc Godard è una pellicola eccezionale ed innovativa. Girato con una mentalità ed uno stile proiettati in avanti anni luce rispetto a buona parte dei film di quegli anni, la pellicola rimane tuttora a passo [...] Vai alla recensione »
"Fino all'ultimo respiro" di Jean Luc Godard è un tributo al noir americano ed a Humphrey Bogart. E' anche un ironico addio a quel modo di fare cinema, e, al modello di gangster com'era stato rappresentato fino a quel momento. Non più duro e vincente, ma un perdente senza arte nè parte. La trama è di una semplicità estrema: il giovane delinquente [...] Vai alla recensione »
Stamattina mi sono ricordata perchè, nella mia mente, Michel Poiccard ha detto, guardando in camera con una interpellazione diretta al pubblico, "se non vi piace il mare, se non vi piace la montagna, se non vi piace la città, andate a quel paese". Intanto andare a quel paese significa finire ammazzati. Poi, secondo quanto ha affermato Godard [...] Vai alla recensione »
E' imbarazzante recensire dei film così importanti: film che hanno scritto un'epoca. Il film, scritto da Truffat, doveva essere girato appunto da quest'ultimo. Ma Truffat, leggendo un romanzo di David Goodis, autore americano di romanzi noir, restò impressionato da "Non sparate sul pianista" e decise di adattarlo per la sua versione cinematografico.
Considerato da molti registi illustri, tra cui il nostro Fellini, il film più rappresentativo della Nouvelle vogue francese, questo film di Godard ci racconta di un lupo solitario dell'era moderna. Che vive senza ideali, stimoli e progetti in pieno boom economico. Un'era basata sul consumismo, che vuole dimenticare le sofferenze della guerra ma che non vive ancora gli ideali sociali [...] Vai alla recensione »
Mai vista tale abbondanza di inquadrature dall'alto,sebbene l'approcio del regista sappia "di nuovo" a tutto tondo. La trama in se risulta un po' leggera,con contenuti tipici del cinema francese quali i tormenti e le scaramucce degli innamorati (e qua l'azione ne risente). Belmondo ammicca e recita anche con le labbra,ma la gatta morta Seberg lo inguaierà per.
Intendiamoci:non è che il sottoscritto intenda mettere in dubbio la portata innovativa che il film ha avuto nel periodo della nouvelle vague,inteso come il rinnovamento nei modi di intendere il cinema,e nemmeno intendo dubitare dell'effettiva abilità e bravura che lo hanno reso meritatamente(soprattutto in quel preciso momento storico)una delle principali opere d'avanguardia della [...] Vai alla recensione »
è il film manifesto della "nouvelle vague", il film che rompe davvero con tutti gli schemi, un nuovo tipo di cinema... e chi non capisce questo, non capisce nulla... a prescindere dalla posizione politica di un regista, così come di uno scrittore, l'artista-il cineasta va preso in considerazione soltanto x i propri film, per le proprie opere e creazioni.
Un bandito (ricercato per aver ucciso un poliziotto) ed un’aspirante giornalista culturale americana, si ritrovano a Parigi. Godard, riprendendo un soggetto di Truffaut, realizza un’opera sul malessere esistenziale e sul senso di smarrimento nell’epoca post-bellica dove al personaggio di Belmondò, che si mostra duro e spavaldo allo scopo di mascherare il suo disagio [...] Vai alla recensione »
L'americanina Patrizia sarà ben presto capace di prendere il testimone da Michel. Su di lei, come per una subdola trasmutazione, si poserà anche il bogartiano gesto da duro, inaugurando un nuovo giro di prova delle parti. Dovendo prendere le parti di Michel potremmo anche noi cantare con Mick Jagge, 6 anni dopo l'uscita del film: "Under my tumb, [...] Vai alla recensione »
Oggi,13 Settembre 2022 viene data la notizia della morte di J.L.Godard, promotore della Nouvelle Vague nel Cinema francese. Bebel e Jean Seberg irrompono con una ventata di novità: una vera rivoluzione anche nelle riprese: mai scene statiche, ma un film che si svolge velocissimo a differenza della Cinematografia francese dell'epoca.
E' passato il tempo e Fino all'ultimo respiro – A bout de souffle appare una trovata, a tratti un divertissement, certamente a chi – come chi scrive – non lo capisce affatto o non ne vede il valore, nonostante le lodi che il regista Jean-Luc Godard ricevette per il suo film, considerato il manifesto della Nouvelle Vague.
uno dei migliori debutti cm regista dopo di orson welles con quarto potere
Salutato già alla sua uscita in sala come un'opera in anarchica e radicale rottura con gli stilemi del cinema classico, tanto da venir eletto come il film manifesto della Nouvelle Vague, il primo lungometraggio di Jean-Luc Godard prende vita rimodellando da un soggetto di Truffaut, ispirato ad un fatto di cronaca, la storia di Michel Poiccard, piccolo criminale che, dopo aver ucciso un poliziotto, [...] Vai alla recensione »
You could watch Jean-Luc Godard’s 1960 “Breathless” — one of the most seductive films of the French New Wave, here in a fully restored version — a hundred times and see something new every viewing: a shot framed in a way you had never quite parsed before, or a jump cut that simultaneously, weirdly, both truncates time and elongates it. Jean-Paul Belmondo’s Michel is a cool, clever car thief, in deep [...] Vai alla recensione »