Titolo originale | La vérité |
Titolo internazionale | The Truth |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Kore'eda Hirokazu |
Attori | Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clémentine Grenier, Manon Clavel Alain Libolt, Christian Crahay, Roger Van Hool, Ludivine Sagnier, Laurent Capelluto, Jackie Berroyer. |
Uscita | giovedì 10 ottobre 2019 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,16 su 41 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 24 ottobre 2019
Il rapporto tormentato tra una madre che si sta preparando per un ruolo in un film di fantascienza e la figlia. In Italia al Box Office Le verità ha incassato 612 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Diva del cinema francese, Fabienne Daugeville pubblica un libro di memorie e per l'occasione riceve la visita della figlia Lumir, sceneggiatrice che vive a New York con il marito Hank e la piccola Charlotte. Nella villa parigina di Fabienne, le due donne si sforzano di entrare in contatto l'una con l'altra e di fare i conti con il passato, impresa resa tanto più ardua dalla presenza delle famiglie e del maggiordomo Luc, stufo di essere dato per scontato. Fabienne è anche impegnata sul set, recitando in un film che confonde ulteriormente i confini del ruolo materno e di quello filiale.
Il giardino della villa di Fabienne è nel mezzo di Parigi, e quando d'estate cadono le foglie il rumore della metro si fa più acuto, ma sembra un mondo a parte, recluso. È il piccolo regno di una donna che al mestiere di attrice ha dato tutto, anche a scapito degli affetti personali.
Kore-eda, nel suo secondo debutto stavolta in territorio straniero, con la curiosità meticolosa dell'outsider esplora ogni angolo di una casa bellissima, "anche se c'è una prigione proprio qui dietro". E in una prigione della parola deve sentirsi Lumir, figliol prodiga che da bambina voleva fare l'attrice, ma che da adulta è diventata sceneggiatrice, nel tentativo forse di dare un senso alla voce di una madre che spesso di fronte alla realtà sceglie di far vincere la leggenda. Per essere l'opera di un regista che gira in una lingua non sua, Le Verità stupisce per la perfetta sinfonia di ambiguità e allusioni dei suoi dialoghi, giocati su un corto circuito costante di età, ruoli familiari, ricordi e riflessi di sé.
Sull'onda della consacrazione con Un affare di famiglia, Palma d'oro a Cannes e grande successo internazionale, l'autore giapponese si cala nel contesto alto-borghese della vecchia Europa in modo discreto ma decisivo, recando in dote il suo elegante rigore di messa in scena a beneficio di una storia che, lasciata al suo eccesso francese, avrebbe potuto facilmente perdersi.
Poco incline ad avventurarsi per le vere strade di Parigi, che fanno solo un paio di fuggevoli apparizioni, Kore-eda crea invece una domesticità sempre visibilmente artefatta (dal suddetto giardino-prigione agli interni in auto, così simili al green screen sulle finestre del set cinematografico a cui conducono) in cui Catherine Deneuve e Juliette Binoche possono giocare la loro partita a suon di finzioni. Le due star, mai prima insieme sullo schermo, sono poco credibili come madre e figlia, ed è proprio questo il punto: nemmeno i loro personaggi ci credono, in un film troppo plurale per essere categorico.
Mentre gli uomini si moltiplicano (guidati da un Ethan Hawke bonariamente di contorno), le donne si cambiano di posto, si riconfigurano, si specchiano l'una nell'altra. Non si fidano della memoria e non credono alle parole, ma hanno vissuto troppo a lungo per riconoscere madri e nonne dall'odore come fa Charlotte.
Leggero nel tono ma profondamente funereo nel sottotesto, Le verità è un film che costringe a misurarsi anche con i fantasmi, in particolare quelli, forse molto veri e personali, di Deneuve. È appropriato che le suggestioni autobiografiche si facciano strada nei personaggi, in un'opera che si accende di passione quando parla del mestiere dell'attore. Kore-eda ne traccia una mappa spirituale, dai gesti sul set alle frustrazioni, dalla vulnerabilità ai capricci, dalla tecnica alla magia. E se queste attrici, celebrate o mancate che siano, non sono in grado di perdonarsi da sole vorrà dire che le perdonerà il pubblico.
Fabienne è una star del cinema francese circondata da uomini che la adorano e la ammirano. Quando pubblica la sua autobiografia, la figlia Lumir torna a Parigi da New York con marito e figlia. L'incontro tra madre e figlia si trasformerà velocemente in un confronto: le verità verranno a galla, i conti saranno sistemati, gli amori e i risentimenti confessati.
Si tratta del primo film girato fuori dal suo paese per Kore-eda Hirokazu che per l'occasione ha avuto a disposizione un cast di stelle.
Catherine Deneuve, Juliette Binoche e Ethan Hawke hanno girato con il regista giapponese per dieci settimane a Parigi, principalmente all'interno di una piccola casa. Menzogne, orgogli, rimpianti, tristezze, gioie e riconciliazioni convivono in uno spazio e tempo limitato dando la possibilità a Kore-eda di tornare a quello che è un tema principe della sua filmografia: la famiglia. Dopo la Palma d'Oro vinta nel 2018 a Cannes per Un affare di famiglia, il regista ha voluto infatti tornare a lavorare su un progetto iniziato già quindici anni fa: una sceneggiatura di uno spettacolo teatrale incentrata proprio sul rapporto conflittuale tra una madre e una figlia. Kore-eda però, intervistato da Screen Daily ci ha tenuto a precisare che non si tratterà di una semplice rivisitazione di tematiche già affrontate: "È un film completamente diverso dai precedenti, ricorderà un po' le atmosfere di Viale del Tramonto per la capacità di ruotare attorno alla personalità e alla realtà di un'attrice". La sfida è dunque quella di un avvicinamento al grande cinema classico di Hollywood.
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Il film “Le verità” costituisce una sorta di monumento a Catherine Deneuve, che ne fa un pezzo di bravura. La tematica del narcisismo dell’attore, in questo caso attrice, non è certo un soggetto originale, a partire da “Viale del Tramonto”, di Billy Wilder con Gloria Swanson del 1951, che è stato fonte di ispirazione di tanti altri.
Fabienne (una Catherine Deneuve, dal volto immutato), attrice icona di Parigi, ormai declinante, sta rilasciando una intervista sulla autobiografia appena pubblicata ad un giornalista che adora lei ed il suo passato artistico, quando arriva da New York sua figlia Lumir (Juliette Binoche, il cui volto – per contrasto – è senza trucco e poco appariscente), con il marito (attore [...] Vai alla recensione »
Parlare di questo film non è cosa semplice...e non perché ci si capisca poco,anzi...da capire c'è ben poco; il tormentato rapporto madre figlia con vari personaggi a supporto. I drammi lentamente verranno risolti e ,forse, tutti vivranno felici e contenti. Detta così dunque niente di nuovo sotto al sole, ma perché dunque dovrebbe essere difficile parlare del [...] Vai alla recensione »
Commedia arguta dotata di dialoghi spesso brillanti e di attrici di grande rilievo (una Deneuve in grande spolvero e una Binoche che stupisce per la capacità di recitare in molti film diversissimi ma sempre di qualità), film francese in tutti i sensi (anche se di un regista giapponese) che ha il pregio di intrattenere e di far pensare e forse il leggero difetto di dare un senso di già [...] Vai alla recensione »
Un normale film sui rapporti familiari monotono e noioso trasformato dalla critica in un quasi capolavoro. Non capisco perché film simili e anche migliori del cinema italiano vengano stroncatoi senza pietà, mentre tutto ciò che é prodotto all'estero viene presentato come qualcosa di fascinoso e di profondo.
... e non avrai altro idolo fuori che me. Siamo al feticismo. Al piccolo Hirokazu deve essere mancato qualcos'altro oltre che le tenerezze e il calore della famiglia. Quella massa di capelli biondi, continuamente in primo piano, a tutto schermo... Rassegnatevi, la firma di Kore-eda è autentica: staticità, lentezza, interni claustrofobici, minuziosità calligrafica.
Film piatto senza una storia forte e ben definita. Si distingue per la banalità del tormentato rapporto madre figlia, esperienza e gioventù ma senza alcun colpo di scena. Forte il sospetto che sia stato apprezzato solo dalla critica per il nome delle attrici.
Allora, facciamo alcune riflessioni:1) perchè La Véritè (una) in italiano deve essere tradotto in Le Verità (2 o piu'). 2) doppiaggio imbarazzante, toglie credibilità perfino alla Deneuve, per non parlare di Ethan Hawke che diventa una macchietta.3) Lo rivedro' in francese, ma comunque dialoghi abbozzati, quasi improvvisati e sconnessi, storia e rapporti famigliari trattati in modo superficiale, scene [...] Vai alla recensione »
La Cerimonia del tè che si pratica in Giappone sin dai tempi più antichi ha quattro principi costitutivi… 1 Armonia :la relazione ospite-invitato riflette la caducità della vita, attraverso gli oggetti scelti ed il cibo servito che cambiano a seconda della stagione e del ritmo naturale delle cose. Armonia significa quindi liberarsi da ogni pretesa o estremismo, [...] Vai alla recensione »
in centrato sil narcisismmo della madre attrice di successo e madre che ha mancato iul rapporto con la figliua il rancore e iul conflitto non è neppure centrale nella narrazione, protagonista pare essere questo seti sul quale alla fine si dipana il grumo dentro alla protagonista con se stessa e la figlia, per noi riaddensarsi e non dare co ntinuità ad un migliore rapporto fra le due nessun&n [...] Vai alla recensione »
Due attrici che conoscono l'arte di recitare e di piacere Deneuve, la madre, venti anni in più della figlia, Binoche. Rapporto conflittuale ma espresso sempre con molta leggerezza e al massimo con frasi pungenti che producono malumore ma niente piatti in testa , per intenderci. Contesto elegante sia per gli abiti che per la casa dove vive la madre attrice di successo ora in declino, [...] Vai alla recensione »
Dopo aver visto il film Shoplifter di Kore’eda Hirokazu, dove si spiega un delizioso canto sulle interrelazioni intrafamiliari ed intergenerazionali, e sui temi profondi della genitorialità, e della povertà che non significa necessariamente miseria (si guardi a proposito l’americano Joker); mi sarei aspettato qualcosa di simile con il film Le Verità [la vérit&eacut [...] Vai alla recensione »
Nell'economia del cinema francese sono rari i ruoli di primo piano offerti ad attrici sopra i cinquant'anni. I soli personaggi corrispondenti a questo criterio si caratterizzano sovente per due tratti maggiori e conformi all'immagine tradizionale. Condannati a un'esistenza marginale, a una vecchiaia dolorosa e qualche volta alla 'decadenza', incarnano un discorso naturalista e degradante sul tempo che passa. Escluse dal campo dell'erotismo o da qualunque forma accettabile di sensualità, le 'vecchie' attrici finiscono per fare la spalla all'eroe o all'eroina più giovane. La rappresentazione del tempo è meno crudele per gli uomini. I ruoli per gli over cinquanta non mancano e valorizzano la figura dell'uomo di esperienza che innamora ovviamente una donna più giovane. Insomma se l'attrice deve accettare di diventare nonna e passare in secondo piano, l'attore resta addirittura al centro di un commercio amoroso. In questo contesto la vittoria di Catherine Deneuve alla fine di Potiche - La bella statuina, apre nuovi orizzonti.
Alla maniera di Suzanne Pujol (Potiche), che affranca la donna dal foyer, Catherine Deneuve sposta più in là la visione tradizionale dell'età, abbattendo gli stereotipi, trasformando il rischio di emarginazione in potenziale di affermazione e conciliando la necessità di esserci con la consapevolezza dei limiti dell'accettabilità sociale del tempo che passa.
Hirokazu Kore'eda si affida alla sua figurazione stilistica del passaggio degli anni e alla sua aura singolare: l'immagine che emana dal suo carattere e da quello dei suoi personaggi abituali. Per lei Kore'eda approda in occidente e a lei regala uno dei più bei ruoli da tempo, uno dei più bei ruoli tout court. Mélange di fuoco e di ghiaccio, Catherine Deneuve conferma con Le verità, contro il rigore del tempo e un uso preciso del décor (la casa e gli spazi domestici offrono da anni una forma cinematografica alle sue eroine), una rappresentazione della maturità florida e trionfante.
Sotto la superficie quieta di un dramma borghese, Le verità è un ritratto straordinario di attori, nello specifico di attrici. Impossibile indovinare quando recitano e quando no, quando piangono veramente o quando fingono (magnificamente) come il personaggio di Ludivine Sagnier che pensa al suo cane (morto) per trovare le lacrime.
Star del cinema francese sul punto di pubblicare la sua biografia, ritoccando la realtà e cancellando (o quasi) le sole persone che abbiano veramente contato per lei, Fabienne (Catherine Deneuve) scrive solo della sua grandezza. Quando sua figlia Lumir (Juliette Binoche), rientrata dagli Stati Uniti in occasione dell'uscita del libro, lo legge scoprendo passaggi che non corrispondono ai suoi ricordi di infanzia, le vecchie ferite si aprono. Soprattutto quella di Sarah, attrice e amica (cara) di Fabienne, scomparsa molti anni prima e mai menzionata nel suo libro. E Sarah sembra proprio evocare il fantasma di Françoise Dorléac, sorella di Catherine Deneuve, morta troppo giovane.
Come Emmanuelle Devos prima di lei (I re e la regina), Juliette Binoche comprende presto che la sua giurisdizione e le sue leggi in scena e davanti a Catherine Deneuve non valgono più. L'attrice può andare e venire nel film a condizione di non rivendicare il possesso del territorio. Kore'eda la immagina un passo indietro, tangenziale, indipendente dal resto della storia.
Interpretando una sceneggiatrice che arriverà a scrivere un discorso di scuse per la madre, Juliette Binoche ammette la regalità di Catherine Deneuve, riconoscendole precedenza e presenza. Tra le due regine, la vecchia e la nuova, esiste per Kore'eda una differenza fondamentale. Madre di una bambina e moglie di un attore fallito, Lumir appare perduta tra New York, dove abita, e Parigi dove non abita più. Fabienne dispone al contrario di una sicurezza materiale e morale. La differenza sta tutta nell'età e nel territorio. Lorin è una regina senza regno, Fabienne esercita la sua sovranità su un territorio preciso (casa e set). La sua legittimità viene da lì. È regina in casa e regina di ogni film che ha interpretato. Kore'eda a suo agio da sempre coi bambini, che filma come nessun altro, sa bene come trattare gli attori.
"Il cinema - ha detto una volta François Truffaut - è prendere Catherine Deneuve e metterla davanti alla macchina da presa". Intendeva dire - credo - che ci sono alcune (poche...) dive nella storia del cinema che sono così congenitamente legate al mezzo, alla macchina da presa, alla trasfigurazione sullo schermo, da depositare la loro anima nell'immagine filmica, arrivando quasi a incarnare l'essenza [...] Vai alla recensione »
Sono molti i film che pongono una tenera figlia contro una madre egoista, per vocazione all'arte. Esemplare l'Ingmar Bergman del '78, della "Sonata d'autunno". Nel film franco giapponese di Kore-Eda, a litigare sono Catherine Deneuve e Juliette Binoche. L'una, Fabienne, è una diva del cinema, l'altra, Lumir, sceneggiatrice, se n'è andata a New York.
Fabienne (Catherine Deneuve) è una grande attrice, eppure sostiene di non saper mentire. C'ero quando a scuola hai recitato nel Mago di Oz, ma mi nascondevo per non essere costretta a dirti che eri un disastro. Così dice alla figlia Lumir (Juliette Binoche), che le ha sempre rimproverato quell'assenza. Intende convincerla che non lo ha fatto per disamore, ma per amore.
"Non mi è mai piaciuto vivere sulla Terra". Lo dice Catherine Deneuve nei panni di una grande attrice austera non più giovane, attaccata però alla sua aura da diva irraggiungibile, nel film Le verità, dal 10 ottobre in sala. Fabienne, il personaggio che interpreta e che il regista giapponese Hirokazu Kore'eda le ha cucito addosso, sembra assomigliarle un po', e anche la Deneuve le ha trovato delleanalogie. [...] Vai alla recensione »
Al suo primo film europeo, il regista giapponese Hirokazu Kore-Eda dirige due splendide dive come Catherine Deneuve e Juliette Binoche, indaga il contrastato rapporto tra una madre e una figlia, gioca con il binomio illusione e realtà. È un film da non perdere "La verità", film di apertura della 76e° Mostra D'arte Cinematografica di Venezia. D'altronde, l'autore giapponese è quello di "Un affare di [...] Vai alla recensione »
Film inaugurale di Venezia 76, "Le verità" di Kore-eda Hirokazu racconta di una diva in declino del cinema francese, Fabienne Daugeville (Catherine Deneuve) che per rilanciare la propria immagine pubblica un libro di memorie, la cui presentazione richiama a Parigi, da New York dove vive, la figlia Lumir (Juliette Binoche), con il marito Hank (Ethan Hawke) e la piccola Charlotte.
Ancora cinema nel cinema. Il set, il lavoro degli attori, la personalità, spesso, capricciosa dei divi e l'inevitabile corsa a superarsi tra veterani ed emergenti ("Eva contro Eva" forever). Certo non appariva già in partenza audace la scelta dell'apprezzatissimo regista nipponico Kore-eda di trasferirsi in Europa e specificatamente in Francia per mettere in scena con troupe, cast e lingua locali una [...] Vai alla recensione »
L'israeliano Eshkol Nevo ha scritto tutto un romanzo in forma di intervista, a uno scrittore che prima si alzava dal letto felice e oggi si sveglia triste. "L'ultima intervista" (appena uscito da Neri Pozza) è un catalogo di domande a cui quasi nulla sfugge, dal banale all'impertinente. Catherine Deneuve apre "Le verità" con una lezione su come si rosola a fuoco lento l'intervistatore tremebondo davanti [...] Vai alla recensione »
Hirokazu Kore-eda ha detto che la vittoria della Palma d'oro con Un affare di famiglia avrebbe rappresentato una svolta nella sua carriera: la fine di una fase e l'inizio di un nuovo capitolo. La verità, il primo film che il regista giapponese ha realizzato dopo aver vinto a Cannes, è anche il suo primo film girato in un altro paese (la Francia) e in un'altra lingua (il francese).
Obbligo (di essere spietati) o verità (di parola), magia o bugia, ecco servito il nuovo dilemma. Hirokazu Kore'eda, uno dei maggiori registi e sceneggiatori giapponesi odierni, compie un ulteriore salto, portandosi questa volta, linguisticamente, fuori dai propri confini, approdando in Europa. "Le verità", pellicola d'apertura all'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nata come idea-sviluppo [...] Vai alla recensione »
Quando sua madre Fabienne, grande star del cinema francese, pubblica un libro autobiografico pieno di omissioni e invenzioni per aggiungere spettacolarità al racconto, sua figlia Lumir, sceneggiatrice trasferitasi negli Usa, torna a Parigi con il marito Hank, un attore, e la figlioletta Charlotte. La convivenza tra madre e figlia darà il via a un confronto scandito da scontri e confessioni.
«Interpretare una donna così lontana da me è stato divertente». Nel film Le verità, ora nelle sale dopo aver inaugurato l'ultima Mostra del cinema di Venezia, Catherine Deneuve incarna divinamente Fabienne, una star del cinema francese prigioniera del suo glorioso passato e circondata da uomini che la idolatrano. Quando pubblica la sua autobiografia, la figlia Lumir (Juliette Binoche), sceneggiatrice [...] Vai alla recensione »
Un'attrice al tramonto pubblica la sua autobiografia e, per l'occasione, arriva da New York la figlia con marito e nipotina. Sorpresa delle sorprese la scrittrice «vende» un insolito ritratto di sé al pubblico. La mammina affettuosa, insomma, non c'è mai stata e viene stanata. Appaiono così i fantasmi di un passato mai completamente digerito tra l'arroganza della protagonista interpretata da Catherine [...] Vai alla recensione »
Autore di Un affare di famiglia, palma d'oro nel 2018, Hirokazu Kore-Eda aveva nel cassetto una commedia sempre a sfondo giapponese. Grazie al premio di Cannes, questa commedia usciva dal cassetto e diventava il film francese che ha aperto la Mostra di Venezia del 2019, Le verità (da non confondere con La verità di Henri-Georges Clouzot, con Brigitte Bardot, storia di una fidanzata abbandonata molto [...] Vai alla recensione »
Come d'uso nel cinema giapponese, la stagione che fa da cornice alla storia è subito sottolineata: Le verità comincia su un dolce stormire di fronde autunnali per poi inquadrare l'interno villa dove Catherine Deneuve, intervistata da un soggiogato giornalista, si produce nella parte di Fabienne, celebre diva che, rifiutando di arrendersi all'età, continua a dominare la scena con il suo fascino imperioso, [...] Vai alla recensione »
Fabienne (Catherine Deneuve) è una famosa diva del cinema francese e ha appena scritto un libro di memorie. Sua figlia Lumir (Juliette Binoche) fa la sceneggiatrice, e per sopravvivere a una madre tanto ingombrante ha dovuto fuggire dall'altra parte dell'oceano, a New York, dove ha trovato un marito (Ethan Hawke) e messo al mondo una figlia (la piccola Clémentine Grenier), ma non ha mai trovato veramente [...] Vai alla recensione »
Hirokazu Kore'eda va in Francia, e non diventa «lost in translation». Non sempre succede, coi grandi registi in trasferta: si prenda come esempio più recente Asghar Farhadi con gli ispanismi di Tutti lo sanno. Il giappo-maestro dello splendido Un affare di famiglia, Palma d'oro a Cannes 2018, con Le verità non sgarra. Il film che ha aperto l'ultima Mostra di Venezia, nelle sale dal 10 ottobre, è un'altra [...] Vai alla recensione »
Troppo comodo credere a una concessione internazionale e di puro mercato. A un sentimento di deferenza, e quindi prevedibilmente di venerazione ossequiosa, nei confronti delle star Catherine Deneuve e Juliette Binoche. Comodo e un po' miope. Come quando allo spettatore viene rivelato che dietro la casa in cui si svolge buona parte della vicenda, dimora dell'attrice Fabienne Dangeville, c'è una prigione: [...] Vai alla recensione »
Fabienne è una star del cinema (come Catherine Deneuve che la interpreta) ma è da sempre egocentrica e capricciosa. Per l'uscita della sua autobiografia la figlia (Juliette Binoche), da anni fuggita o quasi negli Usa, torna in Francia per l'uscita e le tensioni tra loro riesplodono, si annodano... si sciolgono. Una resa dei conti tra madre e figlia, tra ira e ironia, tra le pieghe dei sentimenti.
Quando sua madre Fabienne, grande star del cinema francese attualmente impegnata sul set di un film di fantascienza, pubblica un libro autobiografico ricco di omissioni, scomodi fantasmi del passato e dettagli inventati per aggiungere spettacolarità al racconto, sua figlia Lumir, una sceneggiatrice trasferitasi negli Stati Uniti, lontana dall'ingombrante genitrice, torna a casa, a Parigi, con il marito [...] Vai alla recensione »
Un film origami, che si compone mentre si squaderna e rivela le sue forme, le sue idee, mentre si offre a altre strutture, a differenti disposizioni: La vérité di Hirokazu Kore-eda, che ha aperto in Concorso la 76ma Mostra veneziana, è un oggetto che si libera dalla sua struttura di base con la leggerezza di una gestualità filmica che dialoga con le forme del cinema.
La prima volta di Kore-eda Hirokazu al di fuori dei confini nipponici è una felice trasferta. La resa dei conti fra una madre-attrice egoista e una figlia in cerca di un contatto prende le forme di un film borghese e molto europeo, in cui il regista continua a riflettere sui temi classici del suo cinema: la famiglia, la dinamica degli affetti e delle solitudini.
L'opera che apre ufficialmente la 76ª Mostra del Cinema di Venezia è una storia familiare d'ambientazione parigina. Con «La vérité», il regista Kore-eda Hirokazu (Palma d'Oro a Cannes 2018 grazie a «Un affare di famiglia») abbandona per la prima volta il Giappone e la propria lingua, ma non l'attitudine a narrare con tratto lieve e approccio rispettosamente empatico le dinamiche tra congiunti, siano [...] Vai alla recensione »
Attesa e temuta, la prima trasferta fuori dal Giappone della Palma d' oro 2018, legatissimo finora alla cultura del suo paese. Operazioni, queste, spesso rischiose (basti pensare all' iraniano Fahradi in Spagna, Tutti lo sanno, che aveva aperto Cannes sempre l'anno scorso). E invece il film di Kore-eda, a non saperne l'autore, potrebbe essere tranquillamente una perfida commedia cinefila francese, [...] Vai alla recensione »
La star in famiglia di mestiere fa la star. Si chiama Fabienne, 73 anni, ha vinto due César, indimenticabile in La Bella di Parigi, voluta da Hitchcock come protagonista («Ma purtroppo è morto prima»), due mariti, svariati amanti, il fantasma di una collega forse più brava e corretta deceduta prima di lei (e due, dopo Hitchcock), una figlia quasi rancorosa, un vecchio assistente amoroso («Somiglia [...] Vai alla recensione »
Chi è davvero Fabienne star del cinema francese, circondata da uomini al suo servizio, mai gentile, egocentrata, che al giornalista intimorito - e adorante - risponde rimandando alle interviste rilasciate già a altri? Un'attrice che nella sua villa con alle spalle un carcere si scopre di fronte all'età una fragilità imprevista, ansie, la paura di essere alla fine della carriera, su quel «viale del [...] Vai alla recensione »
Con un programma così qualificato e insieme così glamour la Mostra numero 76, l'ottava di Alberto Barbera, può permettersi ormai di rinunciare all' apertura mainstream d'autore hollywoodiano, come negli ultimi anni ("Birdman", "La la land", "First Man"). "La vérité" è un curioso caso di commedia francese di famiglia, ragione & sentimento, ispirata e condotta da un giapponese Palma d'oro ("Un affare [...] Vai alla recensione »
Dal Giappone a Parigi uno rischia anche di perdersi. Dal cuore delle famiglie nipponiche, con le loro cadenze, ritmi e comportamenti, a quello delle famiglie occidentali, con le loro nevrosi, egocentrismi e rimpianti, specialmente se intellettuali e artistiche, il percorso non è semplice. Kore-eda Hirokazu racconta da tempo la sua terra e la sua società: lo fa con una quota autoriale importante, eppure [...] Vai alla recensione »
Catherine Deneuve ultima grande diva. Non si dovrebbe mostrare più nulla dopo la sublime performance della star francese ne La Verité del giapponese Kore-eda Hirokazu. Qualunque altra attrice perderebbe il confronto. Nel film d'apertura che inaugura con classe Venezia 2019 la 75enne interprete di Bella di giorno recita praticamente sempre da seduta.
Fabienne è una grande attrice del cinema francese. Una carriera ormai mitica, a cui è stato sacrificato un po' tutto: amicizie, amori, affetti familiari. Forse il genio della recitazione ha chiesto in pegno la verità, la parte più profonda dell'anima. Ed è quello che sembra imputarle la figlia Lumir, che non comprende la finzione dell'immagine pubblica, dell'autobiografia tramandata.
Per il suo primo film fuori dal Giappone, Kore-eda Hirokazu ha scelto di mantenere intatto il fulcro del suo cinema, il dubbio che ammanta le relazioni tra i personaggi e il mondo chiuso che abitano. In La vérité, girato a Parigi, prodotto con capitali giapponesi e francesi e interpretato da Catherine Deneuve, Juliette Binoche ed Ethan Hawke, c'è una villa immersa nel verde e isolata dal resto della [...] Vai alla recensione »
La 76ma Mostra del Cinema di Venezia ha scelto per aprire le danze del concorso il nuovo lavoro di Kore-eda Hirozaku, nel 2018 palma d'oro a Cannes con il suo primo grande successo al botteghino, Un affare di famiglia; La verité è invece il suo primo film interamente realizzato fuori dal Giappone, con attori e tecnici francesi. Il film è nato, come racconta lo stesso Kore-eda nelle sue note di regia, [...] Vai alla recensione »
Emma e Anaïs vivono in una piccola città francese, sono compagne di classe, le migliori amiche. Il regista le segue, nella loro vita quotidiana, dai 13 ai 18 anni, registrando le trasformazioni del loro corpo e la loro maturazione. Si arriva alla fine della scuola superiore, e le aspetta l'università e il trasferimento a Parigi. Dopo Les invisibles, un altro film di racconti di vita, dopo opere legate [...] Vai alla recensione »
Sul filo di una sceneggiatura che misura ogni parola e spesso scaglia frasi di realismo tagliente, il nuovo film di Hirokazu Koreeda apre la Mostra del cinema di Venezia, edizione 76. La vérité, film in francese, soprattutto, e in inglese, primo non in lingua madre per il regista giapponese, ha la prima proiezione per il pubblico in Sala Grande alle 19 del 28 agosto (arriverà nelle sale italiane con [...] Vai alla recensione »
È un mistero la scelta di "La vérité" ("Le verità" in italiano, esce il 3 ottobre) di Kore-eda Hirokazu come film di apertura di Venezia 76. Kore-eda è un grandissimo autore giapponese, Palma d'oro a Cannes l'anno scorso con "Un affare di famiglia". Ma a volte i trionfi sono cattivi consiglieri, ti aprono nuovi orizzonti ma a rischio. Girando per la prima volta in Occidente, con un cast all-star e [...] Vai alla recensione »
Ad aprire la settantaseiesima Mostra del Cinema di Venezia è stato il film in concorso "La vérité" del regista Hirokazu Kore'eda, un family-drama che, partendo dalla descrizione di un rapporto madre-figlia, finisce col riflettere sul tempo che passa e sul mestiere di attrice. Per il regista e sceneggiatore giapponese si tratta del primo film girato fuori dal suo Paese e dotato di un cast internazionale [...] Vai alla recensione »
È possibile affidarsi ai ricordi per rintracciare la verità? Messe su carta, le nostre "memorie" che valore assumono per gli altri? Soprattutto per chi ha fatto parte della nostra vita? Ruota intorno a queste domande il nuovo film di Kore-Eda Hirokazu, regista nipponico Palma d'Oro a Cannes 2018 con Un affare di famiglia, che per la prima volta dirige e ambienta un proprio film al di fuori del Giappone, [...] Vai alla recensione »
Ermanno passa i suoi giorni tra piccoli furti e slot machine, in attesa di una svolta nella sua vita. Lena arriva in Italia per vendere la bambina che porta in grembo e poter così iniziare una nuova vita. I due fingono di essere una coppia in modo che Fabio, lo zio di Ermanno, sterile e disposto a pagare per avere la figlia che lui e sua moglie Bianca non possono avere, possa ottenere l'affidamento [...] Vai alla recensione »
Famiglie vi amo. Con tutti i vostri difetti, con tutti i segreti, le magagne nascoste, gli inevitabili aggiustamenti, le mezze verità costruite per non farsi troppo male. Potrebbe essere questo il credo di Hirokazu Kore-eda, il grande regista giapponese che ha già raccontato tante volte le famiglie del suo paese, raggiungendo spesso una stupefacente profondità (era suo Un affare di famiglia, Palma [...] Vai alla recensione »