Le verità

Storie di donne di dive e di uomini un po' fessi

Attesa e temuta, la prima trasferta fuori dal Giappone della Palma d' oro 2018, legatissimo finora alla cultura del suo paese. Operazioni, queste, spesso rischiose (basti pensare all' iraniano Fahradi in Spagna, Tutti lo sanno, che aveva aperto Cannes sempre l'anno scorso). E invece il film di Kore-eda, a non saperne l'autore, potrebbe essere tranquillamente una perfida commedia cinefila francese, un film di Olivier Assayas. Catherine Deneuve è un'attrice come le racconta sempre il cinema, egocentrica e amorale ma affascinante e con gran senso dell'umorismo Juliette Binoche è la figlia trascurata, che non ha mai risolto il rapporto con l'ingombrante genitrice. Arrivata da New York per festeggiare la fantasiosa autobiografia che mamma ha appena pubblicato, Binoche si porta dietro un marito attore fallito (Ethan Hawke) e la figlia piccola, forse già simile alla nonna. Nel film che sta per girare, frattanto, Deneuve si trova davanti una giovane collega di inquietante bravura, quasi la reincarnazione della sua amica-rivale Sarah, che grava come un'ombra su tutta la vicenda. Siamo, come si vede, all'incrocio delle due trame classiche di storie sulle dive: "attrice-vecchia-vs.-attrice-giovane" (Eva contro Eva, diciamo) e "attrice-che-rovina-la-vita-alla-figlia" (Lo specchio della vita, Mammina cara e così via). Sono in scena tutte le età della donna, dall'infanzia alla vecchiaia, anche perché a sua volta il "film nel film" è una fantascienza intellettuale alla Interstellar, con lo stesso personaggio femminile in varie età. I maschi, d'altronde, mariti, ex-mariti o registi, sono tutti un po' fessi. I toni sono di elegante commedia, quasi da pièce teatrale (all'origine pare che il copione di Kore-eda fosse appunto scritto per il teatro) la regia valorizza in maniera esemplare le scene tra le attrici (specie quelle a due), con un paio di momenti quasi didattici sull'arte del recitare.
Da La Repubblica, 29 agosto 2019


di Emiliano Morreale, 29 agosto 2019