Titolo originale | David Lynch: The Art Life |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Jon Nguyen, Rick Barnes, Olivia Neergaard-Holm |
Attori | David Lynch, Lula Lynch, Edwina Lynch, Donald Lynch, Peggy Reavey Jack Fisk (II), Bushnell Keeler. |
Uscita | lunedì 20 febbraio 2017 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Wanted |
MYmonetro | 3,54 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 febbraio 2017
Un'analisi dell'arte sperimentale e molto personale di David Lynch, uno dei registi contemporanei più affascinanti e misteriosi della storia del cinema. In Italia al Box Office David Lynch The Art Life ha incassato 67,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Ritratto di un artista da giovane, raccontato dall'artista da vecchio. Tallonato da tre filmmaker appassionati ai suoi film, dopo oltre dieci anni di richieste, David Lynch ha aperto le porte del suo studio da pittore tra le colline di Hollywood e si è disposto a raccontarsi, forse anche per lasciare una narrazione di sé all'ultima figlia, Lula, nata nel 2012. The Art Life, la vita da artista del regista di Missoula, Montana gradualmente si manifesta per ciò che è, ossia l'inizio di tutto. Non c'è intento parodico (niente Vita da bohème alla Aki Kaurismaki) né apologetico: assistiamo a un flusso ben congegnato di riflessioni associate a immagini artistiche, frutto dell'incessante lavoro di Lynch.
Lynch è nato come pittore e solo successivamente si è applicato al linguaggio cinematografico, grazie al pittore Bushnell Keeler (1924-2012), padre dell'amico Toby, suo vicino di casa in Virginia, quando aveva 14 anni.
A ricordare l'importanza dei mentori, Keeler gli regalerà un testo illuminante di un altro pittore americano, The Art Spirit di Robert Henri, spronandolo a tornare a studiare arte a Philadelphia, dove inizierà i primi esperimenti di tecnica mista di live action e animazione, coi quali approderà a Los Angeles grazie a una borsa di studio. Il film si conclude proprio sulla lavorazione di Eraserhead («la mia esperienza più bella e felice nel cinema»).
Con un'intuizione potente gli autori decidono di intervistare il loro amato oggetto non inchiodandolo a un set in interni e allo sguardo in macchina. Così aggirano l'effetto di ridondanza delle interviste a tavolino e mimano anche la discrasia tra suono e visione, tratto tipico dei suoi film. La voce di Lynch scorre sul suo stesso lavoro in studio: tra tele, pennelli, vernici, fili di ferro, plastiche, colle e infinite sigarette, tazze di caffè e piccoli tic delle dita.
Il film si pone come esperienza immersiva nella sua creatività e nelle sue aspirazioni precedenti allo status di icona del cinema d'autore. Il background si rivela un'infanzia serena e piena d'amore, nonostante i tanti trasferimenti della famiglia, un'adolescenza fatta di tipici sconvolgimenti e cattive compagnie, e una divorante tendenza a cercare la propria strada. Con estrema naturalezza scaturiscono dal flusso i moventi della sua opera cinematografica, mai riproposta in video, come ad esempio il racconto della donna nuda che cammina di notte sotto choc per strada, la sua prima assunzione di droghe associata all'immagine delle linee divisorie delle corsie stradali. Il lato oscuro sotto la superficie di serenità, di amore familiare (lui parla di foundation of love, delle vere e propria "fondamenta" d'amore). Se François Truffaut sosteneva che «fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, prolungare i giochi dell'infanzia», nel caso di Lynch, oltre che ai giochi, il processo si estende notoriamente ad incubi, manie, ossessioni, angosce.
Si tasta quindi alla fonte l'atteggiamento antiaccademico, l'irrequietezza giovanile del regista (con una rapida apparizione dell'art director e production designer Jack Fisk, a vario titolo sodale in Eraserhead, Una storia vera, Mulholland Drive), il passato che «colora» come motore della creatività. «Vivevo tre vite: quella con i miei amici, con cui facevo cose, quella vera, dove mi occupavo di altre cose, e infine il mio studio... Temevo ciò che poteva scaturire dall'incontro dei miei mondi».
Novanta minuti estrapolati da 700 ore di girato, realizzati anche grazie ai fan su piattaforma di crowdfunding, che arrivano nelle sale italiane a completare l'immaginario esibito, tra dipinti e video, dalla mostra alla Triennale di Milano The Air Is On Fire (2007/8). E si pongono come un manifesto di euristica, un'esortazione alla divagazione e alla permeabilità e alla ricerca della libertà, a dispetto di ogni segnale contrario. «Gli incidenti, la distruzione di qualcosa possono condurci a qualcosa di buono. L'eccessivo controllo, il non essere aperti, il porsi dei limiti... sono tutte cose che fregano. A volte si deve fare un gran casino e errori enormi per trovare quello che si sta cercando» (Perdersi è meraviglioso era il titolo calzante della raccolta di interviste pubblicata da minimum fax nel 2012). Motivazionale e celebrativo sui generis, senza sforzarsi di esserlo, è il film che ogni aspirante artista dovrebbe vedere. Presentato nella sezione Venezia Classici alla Mostra 2016.
DAVID LYNCH THE ART LIFE disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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€10,99 | – | |||
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Un resoconto della vita di Lynch dall'infanzia ai suoi primi passi da regista,fino alle riprese di "Eraserhead" narrato attraverso le memorie di Lynch stesso.Che si mostra relativamente poco nel presente,perlopiù intento a dipingere o creare sculture,ogni tanto in compagnia della figlioletta Lula Beginia.Buona parte del documentario è costituita da vecchi filmini in Super [...] Vai alla recensione »
Alle radici dell'immaginario, pittorico, prima che cinematografico, di uno tra gli autori più importanti del cinema contemporaneo. In Italia, dalla mostra dei primi anni '90 a Firenze, abbiamo imparato quanto i quadri di David Lynch hanno deciso l'iconografia dei film, da "Eraserhead" a "Strade perdute" al capolavoro "Inland Empire". Dopo 10 anni di rifiuti, Lynch ha aperto a tre cineasti fan il suo [...] Vai alla recensione »
"Ogni nuova idea si colora del nostro passato". C'è un mondo in questo frammento di verità che nutre il Lynch-pensiero rispetto all'arte di vivere che, per il grandissimo cineasta americano, equivale a vivere l'Arte. Presentato con successo fra i 'classici" all'ultima Mostra veneziana, il documentario a triplice firma di produzione americo-danese non è solo una (possibile) espressione dell'autocoscienza [...] Vai alla recensione »
Confessione biografica del regista dei misteri, presentato a Venezia. Dall'infanzia a Boise nell'Idaho, vissuta nel paradiso di due isolati, poi in Virginia «come in una notte perpetua», infine a Washington e Filadelfia. La sua vita a scuola in prima superiore la vive come un inferno finché non scopre lo studio cli un pittore dove approdare per sempre: è quello di Bushnell Keeler, padre di un suo compagno [...] Vai alla recensione »