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David Lynch: Dreams – A Tribute to Fellini

Dal 3 al 14 maggio Rimini ospita l'omaggio di David Lynch ai sogni e ai disegni di Federico Fellini.
di Marzia Gandolfi

David Lynch (David Keith Lynch) (78 anni) 20 gennaio 1946, Missoula (Montana - USA) - Capricorno.
domenica 5 maggio 2019 - News

Con la gioia di un bambino che scopre il colore pitturando con le dita, David Lynch trova nell'inchiostro grasso spalmato sulla pietra materia altra per le sue visioni, le sue idee e le sue figure allucinate. Nel 2007 bussa alle porte dell'inconscio e dell'antico atelier Mourlot (oggi Idem Paris), stamperia in cui vennero impressi i lavori di Matisse, Fautrier, Chagall, Miro, Picasso, e dispiega su un nuovo supporto una nuova grammatica creativa. È in rue de Montparnasse e nell'illustre matrice di una sezione della storia dell'arte che David Lynch scova la magia di impressionare la pietra, mantenendo la qualità perturbante del suo cinema tra strappi di luce e zone d'ombra profonde.
Prima di approdare al cinema, ovvero all'immagine in movimento, David Lynch era ossessionato dall'immagine fissa e dalla ricerca plastica che ha nutrito il suo cinema e viceversa, disegnando il profilo di un artista totale.

Regista, fotografo, pittore, disegnatore, attore, autore di film di animazione, musicista, sound designer, creatore di oggetti, il suo atelier a Hollywood è una fabbrica di sogni e di incubi da donare al pubblico senza istruzioni per l'uso.
Marzia Gandolfi

Per questa ragione Lynch resta un enigma film dopo film, a punta di matita o nelle sue creazioni plastiche. Ma è poi necessario comprenderlo per lasciarsi sedurre dalle sue opere?
Evidentemente no. Per capire invece perché questo artista occupi, con la eterogeneità dei suoi interventi, un posto unico nel panorama della creazione, "La settima arte - Cinema e Industria" ('celebrazione dei mestieri del cinema' ideata ed organizzata da Confindustria Romagna, Khairos Srl, Università Alma Mater Studiorum Bologna - Dipartimento Scienze per la Qualità della vita di Rimini, con la collaborazione del Comune di Rimini) gli consacra uno spazio prestigioso all'interno delle sue giornate e dei suoi numerosi appuntamenti. Nella cornice di Castel Sismondo dal 3 al 14 maggio, gli spettatori appassionati di Lynch (e i neofiti) potranno assistere all'esposizione "David Lynch: Dreams - A Tribute to Fellini", 11 litografie nere e incandescenti che 'omaggiano' l'ultima sequenza di , la farandola finale 'sognata' da Federico Fellini e divenuta celebre come le note di Nino Rota che l'accompagnano. Il sogno come risorsa tecnica e strumento per sondare l'animo umano accomuna i due autori che si incontrano due volte a Cinecittà e nella camera crepuscolare delle rispettive anime, condividendo le fantasmagorie più insensate e le paure più ancestrali. Quei brevi incontri 'incidono' oggi la pietra litografica andando oltre la reverenza che si deve a un maestro e all'omaggio mimetico alla sua opera. Perché Lynch, affascinato dagli arcani dell'inconscio, rivisita la meccanica dei sogni di Fellini trovando una luce più nera, popolata di mostri terrificanti accomodati dietro il décor felliniano. Lynch interpreta il tratto ontologico fondamentale di tutti i (suoi) sogni: ci colgono di sorpresa come il sonno e non sappiamo mai cosa riservano.
Da Fellini a Lynch, dal sogno all'incubo la frontiera sovente è sottile e il passaggio può rivelarsi brutale. Nel cinema dell'uno come dell'altro, realtà e sogno convivono e compongono la materia organica della finzione cinematografica. Il sogno per loro non è mai ai margini dell'esistenza ma costituisce una condizione singolare dell'essere umano. Le emozioni che viviamo in sogno non sono meno reali di quelle che sperimentiamo nella veglia e Fellini come Lynch le collocano nel posto giusto e nel cuore della (loro) finzione. E quella finzione è anch'essa un sogno, il nostro sogno di spettatori. Film o 'lastre' d'inchiostro rinviano al nostro statuto di spettatori-sognatori dentro la notte cinematografica o le segrete buie di un castello. Sfogliando le litografie di Lynch, che rifanno i disegni di Fellini, è ancora una volta la sua estetica personale a parlare. A parlare del nero, degli abissi, dell'essere. A disintegrare come a rivelare, a respingere come ad avvincere, rimanendo all'erta tra le due, in un'azione dinamica che suggerisce da qualche parte qualcosa da afferrare. Maestro del sogno, la veglia nel suo cinema non ha più importanza e non è più reale del mondo onirico, abbraccia con disinvoltura il linguaggio dei fantasmi visivi di Fellini, che cura la crisi creativa del suo protagonista nei fumi di uno stabilimento termale. Speculari fin dalla prima litografia, che apre una sequenza modulata dalla luce, Fellini e Lynch dialogano sulla carta magnificamente come il primo nel celebre carteggio con Simenon ("Carissimo Simenon, Mon cher Fellini"), proiettando contenuti inconsci sulla pietra ed elaborando un complesso gioco di specchi per comprendere come si costruisce la realtà dell'uomo e riflettere sul processo creativo.


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