Titolo originale | Here |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 104 minuti |
Al cinema | 256 sale cinematografiche |
Regia di | Robert Zemeckis |
Attori | Tom Hanks, Robin Wright, Paul Bettany, Kelly Reilly, Michelle Dockery Ophelia Lovibond, Dexter Sol Ansell, Ben Wiggins, Beau Gadsdon, Leslie Zemeckis, Jonathan Aris, Nikki Amuka-Bird, Billie Gadsdon, David Fynn, Lilly Aspell, Stephanie Siadatan, Harry Marcus, Gwilym Lee, Nicholas Pinnock, Tony Way, Jemima Rooper, Keith Bartlett, Daniel Betts, Alfie Todd, David Charles, Louis Suc, Eloise Webb, Angus Wright, Stuart Bowman, Martin Bassindale, Phil Aizlewood, Mitchell Mullen, James Eeles, Jack Bennett (IV), Isla Ashworth, Chris Rogers (III). |
Uscita | giovedì 9 gennaio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Eagle Pictures |
MYmonetro | 3,68 su 23 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 gennaio 2025
L'adattamento cinematografico del fumetto "Here" di Richard McGuire. Here è 8° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 211.455,00 e registrato 76.383 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Un terreno preistorico, e la casa che sorgerà su quel terreno. Quella casa ospiterà generazioni di famiglie, dall'homo sapiens agli indigeni ai coloni, fino ad un nucleo domestico afroamericano contemporaneo. E nel salotto di quella casa scorreranno vite sempre diverse e sempre uguali, popolate da mariti, mogli, figli, nonni, nipoti.
Lo sguardo empatico di Robert Zemeckis li osserva, incastonandoli in rettangoli che scompongono e riproducono la dimensione geometrica del grande schermo, racchiudendo tutti in uno spazio che è a tratti rifugio e a tratti trappola, scrigno fatato e camera mortuaria, luogo di creazione - di arte, di progenie, di speranze - o di quieta implosione e rimpianto, in un film che è una scatola magica, un pop up book e una matrioska dell'esistenza umana.
Con Here Zemeckis stabilisce un'unità fissa di luogo (con pochissime escursioni all'esterno, compresa la più commovente, quella finale) costringendo il nostro sguardo in un ambiente solo, che però si fa frattale del mondo.
L'"Here" and now, il qui e ora, diventa il qui e sempre, perché all'unità di luogo non corrisponde un'unità di tempo, anzi: il tempo viene frammentato, shakerato, disallineato e reso eterno nella sua ripetitività, riportando il percorso di innumerevoli famiglie che vivono in quell'unico luogo gioie e tragedie, nascite e lutti, e quel numero limitato di Giorni del Ringraziamento e Natali che scandisce il tempo, per tutti noi, all'interno del cerchio della (nostra) vita. "Il tempo vola", ripeterà un personaggio, e in un attimo quello che sembrava infinito diventa momentaneo, un Polar Express già passato di cui ci si scopre passeggeri invece che conducenti. E forse ci diremo: "Avrei voluto fare di più, con questi anni".
La sensazione, per lo spettatore come per i personaggi in scena, è insieme claustrofobica e familiare. Zemeckis crea la parabola struggente della vita, affrontando anche l'inevitabilità della morte che arriva improvvisa, mai come ce la saremmo aspettata. Dentro questa parabola c'è anche la summa del percorso cinematografico del regista, che si autocita infinite volte: attraverso le scatole di un trasloco marcate Allied, attraverso un Beniamino Franklin che cerca il fulmine come il Doc di Ritorno al futuro, o un pilota che rischia la vita come quello di Flight, e naturalmente attraverso la coppia centrale del film, interpretata da Tom Hanks e Robin Wright che erano il cuore tenero di Forrest Gump.
L'unica famiglia che affronta la vita con inesauribile allegria è quella bohemienne che si dedica all'arte e inventa una poltrona "magica" che tiene i piedi sollevati da terra: e i piedi sono sempre simboli, nel cinema di Zemeckis. Il regista muove le sue figurine come in un diorama esistenziale alla Benvenuti a Marwen per esorcizzare la paura di vivere, e soprattutto quella di morire: emblematica la scena in cui, in quella stanza che abbiamo osservato per tutto il film, non ci accorgiamo che c'è un corpo inanimato steso a terra, dentro quel rettangolo che chiamiamo vita.
Here è l'opera malinconica e dolcissima di un regista settantenne che è sempre stato affamato di vita, e che l'ha raccontata come un'avventura surreale (Ritorno al futuro), un mistero insondabile (Contact), anche una farsa legata alle nostre illusioni (La morte ti fa bella). I suoi protagonisti possono diventare cartoni animati senza colpa perché "disegnati così" (Chi ha incastrato Roger Rabbit?), fantasmi (A Christmas Carol), marionette di legno desiderose di diventare esseri umani (Pinocchio). Alcuni si perdono (Cast Away) per ritrovarsi più consapevoli, altri diventano consapevoli scoprendo Le verità nascoste. E tutti camminano su un filo teso sopra al nulla (The Walk), in equilibro tra la vita e la morte, talvolta gettandosi nel vuoto nella speranza di trovare un appoggio sicuro (Allied - Un'ombra nascosta) perché la vita è incerta, ma ricca di possibilità.
Eterno ritorno o flusso di coscienza?! Quale dei due espedienti narrativi avrà privilegiato Robert Zemeckis nel mettere in scena, in un film, la graphic novel di Richard Mc Guire del 1989 dal titolo omonimo, cioè “Here”? In effetti entrambi! Perché se da un lato il regista di Chicago decide di puntare la macchina da presa fissa su un angolo di mondo, [...] Vai alla recensione »
Film noioso, una scenografia e una regia scadente. Bravi gli attori protagonisti in quelle che sono le loro parti, ma il contesto del racconto di questo fumetto risulta di basso livello.
Oltrepassata la boa dei settant'anni Robert Zemeckis (classe 1952) affronta direttamente il "tabù" di una vita, artistica e non solo. Cioè quel Totem sacro ed inamovibile chiamato Tempo. Come un vento che soffia placido ma costante. O un fiume che scorre ad una perenne, implacabile, velocità. Here significa qui, adesso. L'idea di riprendere la vita da una stanza concede il regalo di un presente che [...] Vai alla recensione »
Che cosa sia il tempo, Robert Zemeckis se lo chiede da sempre. Il suo cinema viaggia su questa variabile che condiziona la nostra vita e che ci fissa in una dimensione che almeno il cinema ci permette di scavalcare o piegare a nostra necessità. Basterebbe solo la trilogia di "Ritorno al futuro", con quel suo andirivieni tra un'epoca e l'altra (e il primo capitolo è un capolavoro) a far considerare [...] Vai alla recensione »
"Qui", diciamo, e qualcosa in noi ci conforta. Fermi, forse ci sembra che il tempo non corra via - qui, ora, al centro del mondo. A questa certezza, a questa umanissima certezza allude Here (Usa, 2024, 104'). Partendo da un romanzo a fumetti di Richard McGuire, Robert Zemeckis e il cosceneggiatore Eric Roth fermano il cinema da qualche parte in Usa, in un qui non molto diverso dagli innumerevoli in [...] Vai alla recensione »
Basta sfogliare il graphic novel da cui è tratto per capire quanto "Here" sia già tutto lì: in ogni pagina scorrono infatti sequenze cronologicamente lontanissime tra loro ambientate però nello stesso luogo che prima di diventare l'ordinario salotto di una casetta a schiera americana è stato, nel corso dei secoli, palude popolata da dinosauri, radura di un bosco sacro ai nativi e infine strada maestra [...] Vai alla recensione »
Come prologo, "Here" visualizza in rapida sintesi gli eventi primordiali che hanno portato la vita sulla Terra. Poi rallenta, passando dalle ere alle età, per arrivare al passato prossimo della modernità, scandita per lassi temporali più brevi. Si mostrano così gli snodi esistenziali di alcuni nuclei familiari che si sono susseguiti nella medesima casa, più estesamente quello in cui è cresciuto Richard: [...] Vai alla recensione »
A Robert Zemeckis piacciono gli esperimenti cinematografici. Anche "Forrest Gump" lo era, ai tempi suoi: l'idiota puro di cuore che attraversa decenni di storia americana, stringe la mano a tre presidenti, insegna a Elvis come muovere il bacino, suggerisce le parole di "Imagine" a John Lennon. Poi ci fu "Polar Express", uno dei primi tentativi con la motion capture (il capotreno Tom Hanks pareva di [...] Vai alla recensione »
Schegge di memoria. Frammenti di famiglie. È tutto qui, Here, dai dinosauri al presente, passando per secoli, conflitti, scoperte e rivoluzioni, ma soprattutto matrimoni, nascite, divorzi, malattie e morti: il cerchio della vita e della Storia dentro a una stanza dalla grande finestra. Perché il tempo vola, ma il luogo resta, mutando gli arredi ma non la sostanza.
Dal nuovo film di Zemeckis si può uscire esaltati o depressi. Esaltati perché dopo vent'anni di prodotti più o meno su commissione il geniale regista di "Ritorno al futuro", "Roger Rabbit", "Forrest Gump", "Castaway", firma di nuovo un film personale, poetico, tecnicamente spericolato come il funambolo di "The Walk". Depressi perché, malgrado la concretezza del titolo "Here", nel film, con tutti i [...] Vai alla recensione »
L' Here (qui) del titolo è una casa presumibilmente situata in una qualche parte del New England, di cui il film rievoca la preistoria e storia. Partendo da un'area primordiale popolata di dinosauri che si trasforma in una foresta vergine abitata dai nativi indiani; passando poi per l'edificazione delle prime eleganti dimore in stile georgiano dei coloni inglesi e approdando infine al Novecento e alla [...] Vai alla recensione »
Here. Ossia: qui. Un film incentrato completamente in un'unica inquadratura che è anche un quadrato di terra. Generazioni di vita americana - statunitense - osservate attraverso un'inquadratura che è una finestra sul tempo che permette di viaggiare attraverso i secoli restando sempre «qui». Con una precisione sconcertante, Robert Zemeckis firma un'opera teorica, estremamente complessa e lieve, al [...] Vai alla recensione »
La bellezza della vita celebrata attraverso più generazioni che dalla preistoria ai giorni nostri si susseguono nella stanza di una casa, il salotto, un angolo speciale del mondo dove si intrecciano nascite e morti, gioie e dolori, amori e abbandoni, feste e ricorrenze. Un viaggio alla ricerca dell'essenza dell'esperienza umana firmata da Robert Zemeckis in Here, ispirato alla graphic novel di Richard [...] Vai alla recensione »
L'intelligenza artificiale entra a grandi passi in una stanza ed è protagonista assoluta di "Here" di Robert Zemeckis. II tempo e le azioni scorrono dentro e la narrazione si svolge in modo non lineare. II viaggio nel tempo un fil rouge nell'opera di Zemeckis basti pensare alla trilogia di "Ritorno al futuro" ed anche a "Forrest Gump" che attraversa 30 anni di storia americana.
Se questi muri potessero parlare, racconterebbero un «ritorno al futuro» tutto in una stanza. Così pare affermare Zemeckis, prendendo le mosse dall'omonima graphic novel di Richard McGuire. Il 72enne regista che in una delle trilogie più famose degli anni Ottanta ci faceva viaggiare su una macchina del tempo, oggi continua a farlo... restando in salotto.
Un'idea semplice, ma straordinaria, l'antica unità di spazio usata come una sporta di diorama per attraversare il tempo. Una casa come finestra, è l'immagine-tempo cara a Gilles Deleuze che prende forma e sostanza, nei secoli: è "Here", il nuovo film di Robert Zemeckis, che, arrivato alla soglia dei 70 anni, guarda allo scorrere dell'esistenza in modo forse un po' nostalgico, ma sempre appassionato [...] Vai alla recensione »
Storia di un piccolo appezzamento di terreno, di una casa e del suo salotto nei secoli, il «qui» del titolo. Dal regista dell'isola di Robinson e dei viaggi nel tempo ciò che gira intorno all'unità di luogo dovrebbe essere l'America di pionieri, inventori, famiglie di buoni commessi viaggiatori, figli, Natali, inventariando epoche, sentimenti, nostalgie.
Per un decennio sembrava che ogni film di Robert Zemeckis, col suo sapiente mix tra narrazione e progressi della tecnologia, fosse destinato al successo: dalla tecnica mista di Chi ha incastrato Roger Rabbit? al capolavoro Forrest Gump , alla motion capture di Polar Express . Dopo una serie di titoli meno riusciti, sulla carta Here prometteva il suo ritorno alla grande.
Ritorno al passato per Robert Zemeckis. Il geniale regista di Forrest Gump (1994) e Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988), maestro di uno sguardo hollywoodiano fantasmagorico, dinamico e sempre futurista, sorprende tutti con il dramma familiare Here, dalla graphic novel firmata Richard McGuire. LA VISIONE Il suo ventiduesimo sforzo dietro la macchina da presa è quasi completamente composto da una [...] Vai alla recensione »
Un diorama per raccontare, attraverso vari quadri, il salotto di una casa e le generazioni che l'hanno abitata, tra salti temporali e ringiovanimenti artificiali per Tom Hanks e Robin Wright. Zemeckis bada più alla forma che alla sostanza, con la voglia di stupire (e lo fa), trascurando una trama un po' fine a se stessa, senza darle profondità. Peccato, perché un simile film meritava dialoghi meno [...] Vai alla recensione »
Trovare un proprio posto nel mondo, e il fatto che questa ricerca abbia a che fare sostanzialmente e formalmente con il posizionamento dello sguardo, è una delle questioni preminenti, un nucleo, un punto cardinale di Here, l'ultimo film di Robert Zemeckis, e un tassello emblematico della sua cifra autoriale in continua decostruzione e ricostruzione di un cinema classico hollywoodiano tra epicità e [...] Vai alla recensione »
Non è così infrequente, ma è sempre curioso che un film sia stroncato senza appello negli Stati Uniti e in qualche modo sia esaltato in Europa, in particolare in Francia. Ed è quello che, nonostante non sia più tempo di "giovani turchi", sta capitando a Here, in perfetta continuità e coerenza con la tendenza degli ultimi lavori di Robert Zemeckis, vessati, da The Walk in avanti, dalla critica americana, [...] Vai alla recensione »
«Piango per l'America», così Richard Young commenta l'arruolamento volontario in marina del fratello. «Combatterà i comunisti». Zemeckis osserva il mondo da una grande finestra circolare, anzi da tante piccole finestre aperte nell'inquadratura fissa come un ipertesto movimentato. La scacchiera si anima e non sai dove guardare: Benjamin Franklin, il rivoluzionario, autore della Dichiarazione d'indipendenza, [...] Vai alla recensione »
Come spesso accade con Robert Zemeckis, un suo film pone una questione filosofica già a partire dal titolo dell'opera: here, qui. Si chiama così anche la splendida graphic novel di Richard McGuire alla base dell'operazione, ma il "qui" disegnato su carta assume (almeno) una coordinata in più quando viene trasposto al cinema, che è il tempo, il movimento, il divenire, l' "adesso".
"Il tempo è volato". Un luogo comune, un unico luogo. Portare sul grande schermo la straordinaria graphic novel di Richard McGuire - opera innovativa e seminale - era un compito che probabilmente poteva spettare solamente a chi, come Robert Zemeckis, sul concetto di tempo ha saputo costruire una delle saghe cinematografiche più iconiche di tutti i tempi.