paolorol
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venerdì 14 marzo 2025
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imbarazzante
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Solo chi non conosce Dylan può forse apprezzare questo disperato e fallito tentativo di rappresentare filmicamente l'icona.. Un'impresa impossibile, di fronte alla quale sinora tutti sono stati costretti a gettare la spugna. Sarebbe bastato, per fare un'eccezione, il film di Todd Haynes "I'm Not There" per porre la parola fine ai tentativi. Un film coraggioso che ha avuto il pregio di andare a muso duro contro canoni e pregiudizi, attraverso una geniale descrizione "in negativo" affidata alla recitazione di sette attori che hanno interpretato l'insondabile figura del vate di Duluth. Dylan continuerà ad essere un perfetto sconosciuto per chi tenterà di capire qualcosa di lui attraverso questa traballante trascrizione filmica del romanzo di Elijah Wald "Dylan Goes Electric!".
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Solo chi non conosce Dylan può forse apprezzare questo disperato e fallito tentativo di rappresentare filmicamente l'icona.. Un'impresa impossibile, di fronte alla quale sinora tutti sono stati costretti a gettare la spugna. Sarebbe bastato, per fare un'eccezione, il film di Todd Haynes "I'm Not There" per porre la parola fine ai tentativi. Un film coraggioso che ha avuto il pregio di andare a muso duro contro canoni e pregiudizi, attraverso una geniale descrizione "in negativo" affidata alla recitazione di sette attori che hanno interpretato l'insondabile figura del vate di Duluth. Dylan continuerà ad essere un perfetto sconosciuto per chi tenterà di capire qualcosa di lui attraverso questa traballante trascrizione filmica del romanzo di Elijah Wald "Dylan Goes Electric!". Come il titolo suggerisce si parla di quel giorno in cui Dylan sostituì la chitarra acustica con una elettrica, abbandonando il folk per darsi al rock. Il tema del romanzo ha fatto versare fiumi di inchiostro agli appassionati e ha creato dissensi e discussioni a non finire. Il film di James Mangold si concentra invece su un ritratto di maniera che tende a rappresentare Dylan come un personaggio della Commedia dell'Arte: l'Antipatico. Chalamet interpreta discretamente bene questa parte, sinceramente non fra le più impegnative, in quanto gli basta esibire un broncio perenne, ed il gioco è fatto ! Niente di più. Nessuna particolare prova di bravura, ciò confermato, per quel che vale, anche dal fatto che non si è aggiudicato l'Oscar come miglior attore. Nessun Oscar per questo film del resto ! Chalamet fallisce miseramente anche nell'altra missione impossibile: cantare come Dylan. E' stato lodato troppo per i risultati della sua "imitazione", degna forse di un programma televisivo come Tale & Quale. Diamogli un 6 di incoraggiamento, ma come possiamo, noi che Dylan ce l'abbiamo stampato nel DNA, che possediamo centinaia di suoi dischi, che conosciamo ogni singola inflessione, sfumatura e accento della sua voce..a sopportare due ore di canterellamenti insignificanti, noiosi e monotoni ?? Impossibile da sopportare, davvero ! Ci sono stati dei momenti durante i quali ho provato quasi un dolore fisico, una sensazione di nausea.. sentendo i latrati di Chalamet intento ad interpretare brevi spezzoni delle canzoni più famose ed iconiche di Dylan. Fortunatamente nessuna canzone è stata "eseguita" per intero, sennò ci sarebbe stato da tagliarsi le vene. Ripeto: chi non conosce Dlan non ha percepito nulla di ciò, al massimo si è stufato un po'.e si è accontentato dell'innocuo cartone animato che ha raccontato le storielle d'amore, soprattutto quella molto enfatizzata con Joan Baez, figura senz'altro importante per Dylan ma non fondamentale. Monica Barbaro ha prestato la sua voce a Joan Baez con risultati forse lievemente migliori rispetto a quelli ottenuti da Chalamet, mentre sul piano strettamente recitativo non ha brillato. In sostanza un film inutile, destinato ad essere dimenticato in breve tempo senza lasciare traccia. Poco importa alla fine, Dylan è e resta una delle figure più importanti della scena musicale, e non solo, del 900, a prescindere da celebrazioni in vita che lasciano il tempo che trovano.
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jonnylogan
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martedì 4 marzo 2025
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un completo sconosciuto
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I primi passi, non troppo indecisi, compiuti da un ventenne Bob Dylan, possono forse essere accompagnati anche da chi non ne conosce alla perfezione lo stile musicale, se non attraverso le sue hit più celebrate. La pellicola del 62enne James Mangold, che con Quando L’amore Brucia L’anima – Walk The Line (Walk The Line; 2005) era già approdato nell'impervio mondo dei biopic musicali, ci offre un Dylan già determinato e privo di dubbi. Incapace d’indulgere a un carattere spigoloso ai limiti della sfrontatezza. E senza dover essere mai costretto ad affinare il proprio smisurato talento per quanto riguarda la costruzione di testi graffianti.
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I primi passi, non troppo indecisi, compiuti da un ventenne Bob Dylan, possono forse essere accompagnati anche da chi non ne conosce alla perfezione lo stile musicale, se non attraverso le sue hit più celebrate. La pellicola del 62enne James Mangold, che con Quando L’amore Brucia L’anima – Walk The Line (Walk The Line; 2005) era già approdato nell'impervio mondo dei biopic musicali, ci offre un Dylan già determinato e privo di dubbi. Incapace d’indulgere a un carattere spigoloso ai limiti della sfrontatezza. E senza dover essere mai costretto ad affinare il proprio smisurato talento per quanto riguarda la costruzione di testi graffianti. Un talento che nell’idea del suo mentore e amico Pete Seeger, avrebbe dovuto portarlo alla costruzione di un immaginario ponte fra il blues del passato e quello del presente come forma di lotta cantata per i diritti civili.
Nei panni del post adolescente Dylan, il ventinovenne Timothée Chalamet, che abbandonate le ambientazioni fantascientifiche di Dune, ci accompagna attraverso i club del Village, le sale d’incisione, I festival a tema, I concerti per pochi intimi, fino alle platee più sconfinate. Suonando la sua armonica a bocca e cantando con la medesima voce nasale che da sempre accompagna le performance di Dylan. Facendo virare il proprio talento dal blues al rock più elettrico. Prendendo lentamente le distanze dall’amico Pete Seeger, impersonato in maniera al solito perfetta dal solito istrionico Ed Norton, per cercare di costruire qualche cosa di differente, capace di farlo arrivare a un pubblico meno elitario, più commerciale, ma che gli permettesse di veicolare il proprio messaggio musicale a una platea più eterogenea e numerosa.
Il riadattamento del romanzo di Elijah Wald: Il Giorno che Bob Dylan prese La chitarra Elettrica (Dylan Goes Electric!; 2015) fra le mani di Mangold, e del co-sceneggiatore Jay Cocks, diventa un’agiografia, per la prima volta autorizzata dallo stesso Dylan, che ne ha approvato tutta la gestazione. Seguendo passo passo la ricostruzione delle proprie gesta giovanili fino alla cosiddetta 'deriva elettrica'.
Pellicola che da subito ha il desiderio, non certo nascosto, di santificare la figura di uno dei più influenti, ed enigmatici, folk - singer del XX secolo. Limite evidente del film è che difficilmente può essere avvicinato e apprezzato da chi non ami incondizionatamente Dylan e da chi non ne conosca ogni anfratto di vita vissuta. Pregio indiscusso il saper ricreare gli ambienti fumosi dei festival e della New York degli anni '60, affidandosi a un cast di primo livello e a un protagonista decisamente istrionico.
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paolo
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lunedì 17 febbraio 2025
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controllate sul sito del cinema
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Orari pomeridiani sbagliati. Complimentoni
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mauridal
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venerdì 14 febbraio 2025
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like a unknown..
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Bob Dylan non è solo un nome, ma un fenomeno. Un artista che ha attraversato generi diversi – dalla canzone d’autore folk al jazz, al blues e al rock – rivoluzionando la musica con la sua chitarra, prima acustica e poi elettrica. Questo film non è una semplice biografia, ma attraverso immagini della vita del cantante, il regista cerca di cogliere il lato più personale e introverso del giovane Dylan, raccontando il suo percorso artistico e umano dagli esordi newyorkesi nel 1961 fino alla svolta elettrica del 1965. In questo periodo, Dylan incontra figure chiave come Woody Guthrie e Pete Seeger, ma soprattutto trasforma radicalmente il suo stile musicale.
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Bob Dylan non è solo un nome, ma un fenomeno. Un artista che ha attraversato generi diversi – dalla canzone d’autore folk al jazz, al blues e al rock – rivoluzionando la musica con la sua chitarra, prima acustica e poi elettrica. Questo film non è una semplice biografia, ma attraverso immagini della vita del cantante, il regista cerca di cogliere il lato più personale e introverso del giovane Dylan, raccontando il suo percorso artistico e umano dagli esordi newyorkesi nel 1961 fino alla svolta elettrica del 1965. In questo periodo, Dylan incontra figure chiave come Woody Guthrie e Pete Seeger, ma soprattutto trasforma radicalmente il suo stile musicale. Dal folk armonico delle sue prime ballate passa a un rock dal forte impatto sociale, con testi più duri e diretti, lontani dal pacifismo radicale dei suoi inizi. Il film si distingue per l’approfondimento psicologico del protagonista, ma ciò che lo rende davvero affascinante per i fan è la colonna sonora: la musica, infatti, non è solo un accompagnamento alle immagini, ma il vero fulcro narrativo. Non si tratta di un classico biopic, né di un musical: tutto ruota intorno a Dylan, alla sua arte, al suo modo di comporre e suonare in un’America giovanile segnata dalla protesta e dalla contestazione studentesca. La musica dal vivo nei concerti diventa un’occasione per esprimere idee e posizioni politiche, come il film rappresenta magistralmente: le esibizioni di Dylan e Joan Baez non sono solo performance, ma vere e proprie manifestazioni di pacifismo. La vera anima del film è la musica: sia quella cantata da Dylan, sia l’intera colonna sonora, che accompagna il racconto visivo con grande coerenza. Ma un ruolo fondamentale lo gioca anche l’interpretazione del protagonista. Timothée Chalamet è una vera sorpresa: non solo riesce a incarnare perfettamente Dylan, ma dimostra anche doti di musicista e cantante. Tutte le scene in cui Dylan suona e canta sono eseguite direttamente dall’attore, senza doppiaggio, con riprese dal vivo che restituiscono un'inedita autenticità. Quando interprete e personaggio si sovrappongono, il risultato può essere un disastro o un capolavoro. Nel caso di Chalamet, si raggiunge una perfetta simbiosi con Dylan, che contribuisce alla straordinaria resa del film. Un'opera riuscita, che offre un ritratto inedito di un'icona della musica e della cultura contemporanea, mettendone in luce non solo il genio, ma anche le contraddizioni e le fragilità. A completare il racconto, ci sono le donne che hanno segnato la vita di Dylan e il suo percorso da giovane sconosciuto a star internazionale. Tuttavia, le interpretazioni femminili, in particolare quelle di Joan Baez e Sylvie Russo, risultano meno incisive rispetto al resto del cast. (Mauridal)
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francesco
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domenica 9 febbraio 2025
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inizia bene poi si perde!
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Un film che si si addentra in un territorio non facile.
Dylan è un personaggio difficile, in più vivente il che complica le cose. Chalamet è Bravo e sta bene nella parte, i pezzi che si susseguono sono fantastici inoltre appaiono alcuni personaggi mitici, tuttavia la sceneggiatura ha dei punti deboli e via via che il film va avanti la direzione narrativa non appare più tanto chiara e quindi ti senti meno coinvolto.
Comunque é un film da vedere specialmente se sei un appassionato di musica senza fronzoli come il blues o il folk, parola che nel film ricorre ossessivamente.....
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paulfree
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venerdì 7 febbraio 2025
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dylan, un passo avanti a tutti
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Magistrale. Un ritratto intenso di Bob Dylan e degli anni ’60, un’epoca in cui il sogno americano brillava ancora con forza. Straordinarie le interpretazioni degli attori, che danno vita a una narrazione impeccabile dei primi anni di successi del cantante. Il film esplora anche le sue relazioni amorose, mostrando come le donne, proprio come il resto del mondo, fossero destinate a orbitare attorno a lui senza mai davvero raggiungerlo. Dylan appare distante, quasi irraggiungibile, sempre un passo avanti, sempre al di sopra di tutto e di tutti.
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alex2044
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martedì 28 gennaio 2025
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timoth?e chalamet memorabile in un film bellissimo
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Sono uscito dal cinema felice , canticchiando like a rolling stone . E questo la dice tutta sul fatto che il film mi sia piaciuto anzi di più, il film è bellissimo , gli attori sono bravissimi , anche quelli delle parti laterali .La ricostruzione storica del periodo è perfetta . La musica poi non si discute una serie di capolavori , cantati tralaltro benissimo dagli attori .
Poi , e questo mi ha portato a dare 5 stelle c'è lui , Timothèe Chalamet , memorabile .Un interpretazione perfetta , Bob Dylan come l'ho sempre immaginato . Il tutto senza trucchi o aggiustamenti estetici , solo un po' scarmigliato ed è finita lì .Chalamet ha giocato tutto sull'espressione del volto , il tono della voce,che cantante e gli atteggiamenti del corpo .
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Sono uscito dal cinema felice , canticchiando like a rolling stone . E questo la dice tutta sul fatto che il film mi sia piaciuto anzi di più, il film è bellissimo , gli attori sono bravissimi , anche quelli delle parti laterali .La ricostruzione storica del periodo è perfetta . La musica poi non si discute una serie di capolavori , cantati tralaltro benissimo dagli attori .
Poi , e questo mi ha portato a dare 5 stelle c'è lui , Timothèe Chalamet , memorabile .Un interpretazione perfetta , Bob Dylan come l'ho sempre immaginato . Il tutto senza trucchi o aggiustamenti estetici , solo un po' scarmigliato ed è finita lì .Chalamet ha giocato tutto sull'espressione del volto , il tono della voce,che cantante e gli atteggiamenti del corpo . Tutto minimalista ma estremamente efficace . Sullo schermo non c'era più lui ma Dylan in carne ed ossa , a tratti antipatico , scorbutico , meditabondo , egocentrico , curioso ma con slanci di generosità verso il pubblico e le persone che gli stavano intorno .
E' lui l'architrave su cui si regge tutto il film . Un attore giovane ma che ha raggiunto una maturità espressiva che è solo dei grandi .
Aggiungo una piccola nota personale . Io faccio parte di quella generazione e il film è dimostrazione che noi nati in quel periodo non siamo stati proprio inutili e questo fatto mi ha portato felicità e commozione .
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athos
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lunedì 27 gennaio 2025
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belle canzoni
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In Chalamet abbiamo scoperto un grande cantante mentre per il resto la storia della svolta elettrica di Dylan non prende più di tanto, perchè è troppo lontana nel tempo per poterla sentirla appieno. Resta un buona visione condita dal lirismo della poetica dei brani.
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belliteam
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lunedì 27 gennaio 2025
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bob dylan biopic
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Timothee' Chalamet si mette nei panni di Bob Dylan (cantando personalmente tutti i pezzi del film) e con lui riviviamo i "mitici" anni 60 -70 di musica americana (folk);
Gli incontri: toccante quello con Woody Guthrie, Pete Seeger (che sara' il suo scopritore, nonche' l'organizzatore del festival folk di Newport) Joan Baez (con cui duettera' e avra' una love story, x la verita' mai confermata Ufficialmente) e Jimmy Cash, ci trasportano e accompagnano x 2h20' di film, tra una sigaretta e l'altra, in un viaggio musicale tra i grandi successi di Bob Dylan (blowin' in the wind, like a rollin' stones, etc etc) e il "cambiamento" artistico del cantautore statunitense che abbraccera' poi l'elettrico.
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Timothee' Chalamet si mette nei panni di Bob Dylan (cantando personalmente tutti i pezzi del film) e con lui riviviamo i "mitici" anni 60 -70 di musica americana (folk);
Gli incontri: toccante quello con Woody Guthrie, Pete Seeger (che sara' il suo scopritore, nonche' l'organizzatore del festival folk di Newport) Joan Baez (con cui duettera' e avra' una love story, x la verita' mai confermata Ufficialmente) e Jimmy Cash, ci trasportano e accompagnano x 2h20' di film, tra una sigaretta e l'altra, in un viaggio musicale tra i grandi successi di Bob Dylan (blowin' in the wind, like a rollin' stones, etc etc) e il "cambiamento" artistico del cantautore statunitense che abbraccera' poi l'elettrico.
Si arriva cosi' ai titoli finali soddisfatti, x aver rivissuto o visto x i meno appassionati di musica, immagini e sensazioni di quegli anni dove gli artisti non erano usa e getta, ma il talento e la capacita' di scrittura facevano allora la differenza.
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[+] mi auto-correggo
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ruger357mgm
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domenica 26 gennaio 2025
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poetry vs business ( folk vs rock )
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Premettendo che si tratta di un film per gente che un minimo di conoscenza delle canzoni del Menestrello di Duluth deve averla,la storia è quella del dualismo tra le origini " acustiche" dell' opera dylaniana e la svolta elettrica apertamente contestata dai puristi, ossia i capi del business folk dal quale il nostro proveniva.In primo piano le figure di Pete Seeger e Woody Gutrie, padri della canzone di protesta statunitense, alla fonte dei quali il giovane Bob va ad abbeverarsi. Nascono così le ballads tipiche che lo rivelano al mondo e ne decretano il successo planetario.Ma , as usual, business Is business e la purezza non è di questo mondo , produttori e manager non stanno lì per fare felici gli spettatori, specie negli USA.
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Premettendo che si tratta di un film per gente che un minimo di conoscenza delle canzoni del Menestrello di Duluth deve averla,la storia è quella del dualismo tra le origini " acustiche" dell' opera dylaniana e la svolta elettrica apertamente contestata dai puristi, ossia i capi del business folk dal quale il nostro proveniva.In primo piano le figure di Pete Seeger e Woody Gutrie, padri della canzone di protesta statunitense, alla fonte dei quali il giovane Bob va ad abbeverarsi. Nascono così le ballads tipiche che lo rivelano al mondo e ne decretano il successo planetario.Ma , as usual, business Is business e la purezza non è di questo mondo , produttori e manager non stanno lì per fare felici gli spettatori, specie negli USA. E l' enigmatico Bob sceglie gli amplificatori e le chitarre distorte non perché il sound risulti più moderno ma perché gli consente di offrire al grande pubblico i suoi prodotti senza passare dalle turbe di un Newport Festival per radicali e pacifisti tradizionalisti. Il film, dalla colonna sonora impareggiabile, è tutto qui. A parte l' ottimo, ispirato, Pete Seeger di Edward Norton, i comprimari sono figurine stereotipate: Johnny Cash simpatica canaglia, Joan Baez santa e puttana, furbetta però, i manager pescecani.Molto si regge sulle spalle di Chalamet che quando canta è veramente Dylan ma quando fa l' enigmatico ha l' espressività di un merluzzo bollito, onore comunque all' impegno. Insomma Bob alla fine sceglie il rock e non sbaglia iscrivendosi al club dei premi Nobel. Adesso ci piacerebbe sapere cosa canterebbe : se quella dura pioggia cadrà anche sopra il Signor Tamburino e se davvero, come dice il 47* presidente, i tempi stanno cambiando.Lui continua a crogiolarsi nei suoi ricci tinti, l' occhio bistrato, ripetendosi e ripendoci che meglio di lui non c'è nessuno.Questo però potrà saperlo non quando sarà tutto finito, come canta alla ragazza triste ma, forse quando andrà a bussare alle porte del paradiso.P.S. chi vuole capire chi sia e cosa abbia fatto Pete Seeger si riveda la Pete Seeger sessions di Bruce Springsteen e ripassi il significato profondo di We shall Overcome per la.lotta anti segregazionista e pacifista.
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