Titolo originale | The Dreamers |
Anno | 2003 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Gran Bretagna, Francia |
Durata | 130 minuti |
Regia di | Bernardo Bertolucci |
Attori | Michael Pitt, Louis Garrel, Eva Green, Robin Renucci, Anna Chancellor Florian Cadiou, Jean-Pierre Kalfon, Jean-Pierre Léaud, Pierre Hancisse, Valentin Merlet, Lola Peploe, Ingy Fillion. |
Uscita | lunedì 8 gennaio 2024 |
Tag | Da vedere 2003 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,97 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento domenica 7 gennaio 2024
Struggente e sensuale ritratto di giovinezza cinefila firmato da Bernardo Bertolucci. In Italia al Box Office The Dreamers - I sognatori ha incassato 77,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
Parigi 1968. Il giovane Matthew, appassionato di cinema, incontra, durante una manifestazione in difesa del direttore della Cinematheque, un fratello e una sorella gemelli (Theo e Isabelle) che, approfittando dell'assenza dei genitori lo fanno entrare a far parte della loro intimità in cui il cinema gioca un ruolo importante.
Bertolucci propone una sua lettura dei prodromi del maggio '68 in cui la cinefilia e la liberazione sessuale invadono lo schermo.
Rivedere a distanza di molti anni questo film porta a considerazioni diverse rispetto all'epoca della sua uscita nelle sale. La sceneggiatura è scritta da Bertolucci insieme a Gilbert Adair che si rifà ad un suo romanzo del 1988 ("The Holy Innocents").
Pensando alla data di pubblicazione del libro viene da pensare che Gaber (di cui certamente Bertolucci conosceva l'opera attento come era alle varie forme di espressione artistica) cantava già nel 1974 (quindi molto prima del libro di Adair) questi versi "Nelle case non c'è niente di buono/quando la porta si chiude dietro un uomo" per poi concludere che "C'è solo la strada su cui puoi contare/La strada è l'unica salvezza./C'è solo la voglia e il bisogno di uscire di esporsi nella strada e nella piazza./Perché il giudizio universale/non passa per le case./In casa non si sentono le trombe./In casa ti allontani dalla vita/dalla lotta, dal dolore,dalle bombe."
The Dreamers si presenta come la trasposizione cinematografica di questi versi. Solo che i protagonisti, in una sorta di compressione a scatole cinesi, che però loro leggono come segno di assoluta liberazione, di case ne hanno due. Una è quella lasciata a loro disposizione da un padre poeta famoso che, oltre a scrivere poesie, firma assegni a loro favore. L'altra è il cinema che fisicamente ha la propria dimora in quella Cinematheque diretta da Henri Langlois che il governo francese considerava un pericoloso intellettuale, ma che idealmente, per i 'sognatori', pervade le loro vite e le loro azioni.
Ecco allora che questi due cinefili più uno (Matthew è l'americano appassionato ma fondamentalmente 'ingenuo' rispetto alla raffinata capacità di seduzione dei fratelli parigini) si trovano a ricondurre frasi e situazioni ai film visti, quasi che la vita potesse essere vissuta soltanto come specchio della sua rappresentazione cinematografica.
In un film che apre con una lunga panoramica in verticale sui titoli di testa, che non può non ricordare quella del grattacielo Pirelli dell'Antonioni de La notte, veniamo condotti in una Parigi che poche volte torneremo ad avere come location.
La gran parte del film si sviluppa nelle stanze dell'appartamento in cui ci viene mostrata una coppia che vuole superare i tabù per 'épater la bourgeois'. Sicuramente quelli in sala con riprese full frontal di nudi e una masturbazione (senza però erezione a vista) davanti a una foto di Marlene Dietrich. Perché poi i due (e in particolare Isabelle, interpretata da una intensa Eva Green scoperta e regalata al cinema a venire da Bertolucci) temono il giudizio dei genitori tanto da spingere la ragazza a tentare un gesto estremo.
È nella contraddittorietà dei loro atteggiamenti che il film finisce per scavare e lo fa portandolo all'estremo nel finale in cui spetta allo spettatore chiedersi da che parte stare: quella di Matthew o quella di Theo e Isabelle? Il loro misurarsi con la strada ha dietro di sé gli strumenti necessari per entrare a comprendere la richiesta di cambiamento epocale che sta nascendo o avrà di nuovo bisogno di 'sognare' un film magari non trovando quello adeguato?
Bertolucci torna a Parigi - anno 1968, coordinata spazio-temporale che già altre volte aveva caratterizzato i suoi film. Di quel luogo e di quel tempo, con tutte le implicazioni annesse, il regista emiliano racconta in questo film, tutto imperniato attorno ai tre protagonisti: Theo e Isabell, due gemelli siamesi separati, e Matthew, uno studente americano "rimorchiato" alla sala Cinémathèque di Henri Langlois, vivono tra incerte utopie le contestazioni del '68. Ma la loro è una contestazione solo immaginata perché, mentre per le strade scoppia la rivolta, i tre non hanno la voglia, e forse nemmeno la forza, di far altro che starsene chiusi nella casa dei due gemelli a scoprire la loro sessualità tra una citazione cinematografica e l'altra.
Il film è impacchettato in una superba confezione: dalla bellissima fotografia al taglio ricercato di ogni singola inquadratura, dal montaggio - che alterna alle scene reali, come un'eco, le immagini dei classici amati dai personaggi - alla colonna sonora - per quanto avere Jimi Hendrix e Janis Joplin in carnet farebbe di ogni colonna sonora un'ottima colonna sonora. Che Bertolucci sia dotato di una classe e di una maestria superiore a quella dei comuni registi mortali, del resto, non è una novità. Ed è proprio per questo che da Bernardo Bertolucci - quello de La strategia del ragno, de Il conformista, di Ultimo tango a Parigi e via dicendo - ci si aspettava molto di più per questo The dreamers, che invece è un film piatto, incolore; in una sola, agghiacciante parola, è un film inutile.
A parte l'esperienza estetica, infatti, il film lascia il vuoto assoluto: non un'emozione, non un sussulto. Dopo averlo visto non si riesce nemmeno a mettere insieme, nella propria testa, un'idea precisa di che cosa il film racconti. Accenna alle contestazioni senza prendere posizione, legittimo, ma nemmeno ponendosi in posizione di semplice osservatore, ruolo cui chi fa cinema è deputato geneticamente: anche in tale ottica, la sensazione che si avverte è che il film parli del '68 parigino con un atteggiamento qualunquista e pressappochista. Passando ad un altro aspetto tanto caro al Maestro parmigiano, la rappresentazione iconografica del sesso ne I sognatori è certo carica di stile ed è rimarchevole il suo delinearsi come riflesso/contrasto dell'iconografia cinematografica e, nell'episodio in cui Isabell si atteggia a Venere di Milo, scultorea. Ma, anche in questo caso, la cosa pare piuttosto ingiustificata e, per tutto il lungo tratto in cui il film è dominato visivamente dai corpi nudi dei tre, non si avverte la minima trasmissione di un qualsiasi significato: Ultimo tango a Parigi venne distrutto letteralmente dal perbenismo di Stato, perché il sesso consumato dai due sensualissimi Marlon Brando e Maria Schneider era capace di mettere in uno stato di estremo disagio lo spettatore; gli organi sessuali maschili e femminili ostentati in The dreamers in innumerevoli situazioni fanno tristemente ridere, di quel riso sguaiato che eravamo soliti accompagnare alle peggiori produzioni della commedia all'italiana di venti anni fa. Una scabrosità che non scandalizza più, e che è ulteriormente appesantita da risvolti della sceneggiatura non degni di Bernardo Bertolucci - la fotografia nelle mutande, la masturbazione davanti a Marlene Dietrich, il tentato suicidio.
La sensazione generale che lascia The dreamers è quella che potremmo provare se ricevessimo un regalo da un caro amico in una bella scatola che, una volta aperta, mostrasse non contenere alcunché: presto dimenticheremmo la scatola e pure tutti gli improperi mandati al caro amico. Ci consoleremmo pensando che di bei regali ce ne ha già fatti tanti in passato.
Mentre i genitori sono in vacanza, Isabelle e suo fratello Theo invitano Matthew, un giovane americano appena conosciuto, a casa loro. Durante la convivenza, i tre ragazzi sperimentano un codice di comportamento e esplorano le proprie emozioni e pulsioni erotiche.
Bertolucci rivisita il '68 e lo fa con una ricercatezza di stile che sfiora il manierismo.
Per chi ha amato un film altrettanto attento a ogni minimo segno portato sullo schermo sembrerà quasi contraddittorio parlare qui di manierismo. Invece di questo si tratta. Se Ultimo tango sembrava ormai alle spalle la sua ossessione ritorna. Con in più il raffinato ammiccamento cinefilo che fa sì che il terzetto che si forma trova il primo collante proprio nella passione per il cinema di qualità.
Peccato però che lo sfondo di questo sottile gioco al massacro erotico sia il '68. Sul quale emerge una posizione che farebbe nascere sotto i polpastrelli la parola 'reazionaria' se i tempi non fossero cambiati.
I gemelli di Bertolucci hanno bisogno di un sasso che spacca una finestra e di un giovane americano tanto 'puro' quanto pragmatico e utopista al contempo, per rendersi conto che 'fuori' sta capitando qualcosa di assolutamente nuovo che travalica la rappresentazione della realtà offerta dal cinema.
Bertolucci torna a raccontare di un mondo medio borghese che ben conosce ma che non è rappresentativo del '68 e delle sue rivolte politiche e sessuali. C'erano anche loro, è vero, e probabilmente oggi stanno dall'altra parte ma il film non lo dice. Preferisce attardarsi sui giovani corpi nudi lasciando spazio a una frigida ricerca estetica. Per molti di quelli che non c'erano è una lettura consolatoria fatta da un Maestro che forse ha dimenticato i veri, per quanto confusi, sogni di quella generazione.
Filigrana di un cinema dei ricordi, nostalgica memoria di un vissuto, al contempo, privato e collettivo, The dreamers è la storia controversa di tre studenti, men che ventenni, due gemelli francesi, Théo e Isabelle (L. Garell e E. Green), e uno americano, Matthew (M. Pitt),che si incontrano a Parigi nei mesi che precedono la contestazione del maggio del '68.
Parigi sessantottina. Un ragazzo e una ragazza fratelli siamesi e uno studente americano. Una casa borghese vuota a disposizione, mille idee in testa e tanto, tanto cinema. Se mescoliamo assieme questi ingredienti ne esce il miglior film realizzato sin d'ora da Bertolucci, uno di quei film che più di ogni altro suscita nello spettatore l'amore per la settima arte e la voglia immediata di "ingerire [...] Vai alla recensione »
Tratto dal racconto " Holy Innocence " di Gilbert Adair, con cui Bertolucci firma la sceneggiatura, il film è ambientato a Parigi , nel 1968, anno in cui presero piede le rivolte studentesche alla Sorbona dando vita al Maggio Francese, periodo storico che cambiò in maniera determinante l'era moderna. IL Giovane Matthew ( M.
L’ho visto ingenuamente prevenuta, convinta che non sarebbe stato che un film mediocre, ed invece è riuscito a stupirmi non poco. La trama, intessuta su uno sfondo incombente e tuttavia volutamente distante dei moti studenteschi del ‘68, svela se stessa in un’intrigante ed intensa relazione tra tre persone, impreziosita da continue citazioni cinematografiche non da poco, [...] Vai alla recensione »
Matthew, americano in vacanza a Parigi, conosce due fratelli, Theo e Isabelle, e se ne innamora, andando poi a trascorrere un mese in casa loro, data l'assenza temporanea dei genitori dei due ragazzi. Dopo un po' di tempo, Matthew viene trascinato dai due gemelli in un ossessionato e ossessivo dramma erotico. L'idea di partenza era ottima, e Bertolucci avrebbe potuto fare di meglio. [...] Vai alla recensione »
IN questo"The Dreamers"(Bernado Bertolucci, sceneggiatura e racconto originale di Gilbert Adair, "THe Holy Innocents", 2003)racconta di uno studente USA che arrva a Parigi nel 1968 per studiare il francese, ma, avendo qualche inizilae difficolta a "socializzare"si rintava nei cinema(Cinémathèque, sopratuttto)da cinéphile appassionato; qui conosce due [...] Vai alla recensione »
Bernardo Bertolucci torna nella Parigi del suo ultimo tango e di nuovo propone una rilfessione sulle passioni e sui sensi. Ma questa volta ambienta la storia di un triangolo amoroso tra uno studente americano, una ragazza francese e suo fratello nel pieno delle rivolte studentesche del maggio ’68. E lo fa servendosi della materia che conosce meglio: il cinema.
Theo e la sorella Isabelle (una splendida Eva Green) sono due giovani parigini borghesi che ospitano a casa loro Matthew un giovane studente americano. Il loro rapporto morboso verrà stravolto dalla presenza del nuovo ospite, instaurando un triangolo amoroso carico di un erotismo mai volgare. Sotto lo scenario delle rivolte del '68, i tre vivono la loro rivoluzione, più sessuale che [...] Vai alla recensione »
Uno dei primi film che ho visto del cineastissimo Bernardo Bertolucci. Credo vivamente, forse dopo aver visionato questa pellicola ancora di più, in un imprinting dei registi a proposito della loro passione e opere prime in generale: primi che vedi, ossia, è probabile che ti rimangano impressi quali classici e/o intoccabili esempi della poetica dell'autore in causa.
Nella Parigi del sessantotto tornano le atmosfere della Nouvelle Vague e di Ultimo tango A parigi. Un vero omaggio al cinema da parte di Bernardo Betolucci, a partire dalla scelta del cast; Luis Garrel è figlio di Philippe Garrel, regista erede di Godard e Truffaut. Al centro della vicenda tre ragazzi;Isa e thèo,fratello e sorella parigini e Matthew studente americano a Parigi per studiare cinema,ma [...] Vai alla recensione »
Il credito dato a Bertolucci è un mistero. Il suo cinema è di plastica. La narrazione inevitabilmente involuta, molta la presunzione e difficile lo svolgimento della storia. Il regista ha bisogno di fuochi d'artificio e di tanto sesso da guardoni. Come tutti egli ha problemi di appagamento erotico, ma più di altri li accentua, provando a risolverli con una sorta di masturbazion [...] Vai alla recensione »
il film punta manifestamente molto in alto , ma in soldoni lascia il tempo che trova , molto forzato ed artefatto, poco spontaneo e genuino , Eva Green alza di molto l'asticella , altrimenti sarebbe un film davvero mediocre
Film orrendo come la maggior parte dei film di Bertolucci. L'unica cosa positiva è vedere nuda quella bella cavallina di Eva Green, poi la noia assoluta.
The dreamers ci offre grande cinema. I protagonisti sono incredibilmente grandiosi Pitt,Garrel e la magnifica Eva Green ci offrono dei personaggi che difficilmente si dimenticano. Eccede probabilmente con con i contenuti erotici e forse faranno un pò storcere il naso. Togliendo questo e un film che davvero sorprende e affascina per come e stato diretto in todo. Grande Bertolucci.
Capolavoro di Bertolucci. Descrizione approfondita della situazione mondiale di fine anni sessanta: citazioni storiche, artistiche, cinematografiche, musicali e culturali. Tutto reso più bello dalla straordinaria regia di Bertolucci e dalla straordinaria interpretazione dei tre attori protagonisti: Micheal Pitt, Louis Garrel e soprattutto la sublime Eva Green.
francamente l'ho trovato un film davvero ben fatto. la stessa cosa vale per la colonna sonora. decisamente interessante la storia connessa alla cultura cinematografica, cultura che purtroppo stiamo perdendo via via. geniale il gioco "indovina il film". la pecca? l'assoluta impotenza dei genitori dei due protagonisti, persone troppo occupate nelle loro vite per poter cooperare con quelle dei loro figli. [...] Vai alla recensione »
UNA ERRATA E ARBITRARIA INTERPRETAZIONE DEL PERIODO DELLA RIVOLUZIONE STUDENTESCA FRANCESE. IL GRANDE REGISTA COMMETTE L'ERRORE DI FORNIRE UN'OGGETTIVA DESCRIZIONE DELLA PUR RICCA E DETTAGLIATA VICENDA TRA I TRE PROTAGONISTI CON RELATIVO INTRECCIO PSICO-EROTICO. PURTROPPO SI SOFFERMA QUASI ESCLUSIVAMENTE SU QUESTO RENDENDO IL FILM UN PO' "STOPPOSO" ED UN PO' COME UN LABIRINTO DOVE SEMBRA DIFFICILE [...] Vai alla recensione »
Bertolucci è il più grande regista italiano per quello che riguarda la parte visiva, ma la trama dei suoi film è quasi sempre discutibile. Gia dalla presentazione si rimane appagati per la scenografia alla torre eiffel. Attori bravi e le scene di sesso mantengono un grande stile che va oltre il genere erotico. Il film è girato per lo più dentro un appartamento, c [...] Vai alla recensione »
Uno dei peggiori film mai visti. Davvero brutto.
Un mare di presunzione - non nuova in Bertolucci - e dunque un film senza capo nè coda. Tutto sopra le righe, spesso irritante, e assurdamente snobistico. Pessima la scelta degli attori, sempre spaesati come pesci fuor d'acqua. Doppiamente assurda l'invenzione del rapporto fra i tre, condita con scene erotiche piuttosto volgari e decisamente dannose.
C'era una volta Parigi, il Maggio francese, la Cinémathèque di Langlois, Antoine Doinel... una camera-car scorre eccitante sul lungo Senna e sospinge Matthew oltre il Pont d'Iéna verso un viaggio nel «sogno». Alice attraversa lo specchio. Il mondo al di là esiste ma non si vede, dislocato in una dimensione spazio-temporale altra, parco dei piaceri aperto a tutti.
The Dreamers non è un'avventura nostalgica del passato, ma un racconto - dal febbraio al maggio 1968 - su tre tipi di utopia, sociale, sessuale, immaginifica, e "gli avvenimenti del Maggio" rappresentano, allo stesso tempo, meno e più di uno sfondo: Bernardo Bertolucci con un'operazione vertiginosamente speculare, ribalta lo specchio e ci regala uno dei film più belli, consapevoli e appassionati sul [...] Vai alla recensione »
Folla delle grandi occasioni, decine di persone sedute per terra: atmosfera da '68. Sì, parliamo di The Dreamers - I sognatori, attesissimo film di Bernardo Bertolucci passato per la stampa alle 22 di domenica in un'atmosfera da curva Sud (tifo pro e tifo contro, senza mezzi termini). Ma forse parliamo della mostra tutta, perché qui al Lido si respira aria di sommossa: gli «accrediti cinema» (culturali, [...] Vai alla recensione »
I festival dovrebbero essere, almeno loro, il tempio del cinema. Invece sono fatti quasi sempre di film. Ecco perché, quando il cinema si presenta, gli spettatori fanno fatica a riconoscerlo. Ma quando ha la forza trascinante di immagini che s'imprimono al tempo stesso nella mente e nel cuore viene infranto l'ultimo diaframma che separa la platea dallo schermo.
Bernardo Bertolucci ritorna sul luogo del "delitto": Parigi, oh cara!, porto sicuro dei cinefili, la vita e il grande schermo che si rincorrono a ogni angolo di via, la Senna e il Quartiere Latino, i libri e la Sorbona, il sogno, la trasgressione, la politica, "le joli mai" del 1968, utopia rivoluzionaria che accese i cuori dei giovani e di tanti cineasti ansiosi di portare la macchina da presa fuori [...] Vai alla recensione »
È uno di noi, quel ragazzino magro che parla davanti alla Cinémathèque, verso l'inizio di The Dreamers (Italia, Francia e Gran Bretagna, 2003, 120'). Come noi, nel 1968 aveva su per giù vent'anni. Per noi, appunto. Il suo nome è Antoine Domel - nato e vissuto in cinque film di François Truffaut, da Les 400 coups (1959) a L'amour en fuite (1979) - anche se all'anagrafe è iscritto come Jean-Pierre Léaud. [...] Vai alla recensione »
Non è certo un caso che abbracci i due momenti forse più emblematici di un'intera generazione, l'arco narrativo messo in scena da Bernardo Bertolucci in The Dreamers. Da una parte, con tanto di commovente cameo di Jean-Pierre Léaud che rilegge nella sua mezza età la stessa arringa alla folla che lo immortala giovanissimo nelle immagini d'archivio, il 16 febbraio 1968, con le veementi manifestazioni [...] Vai alla recensione »
Bernardo Bertolucci mette in scena in The Dreamers - I sognatori la quotidianità scanzonata di tre giovani studenti. Sono sospesi in una realtà senza tempo e trascendentale, affetti da una strana malattia: l'alienazione, la noia e il desiderio di riconoscersi nei loro sogni per fermare il tempo. Il regista di origini romane sedimenta i suoi pensieri consolidandoli negli occhi nostalgici di Eva Green [...] Vai alla recensione »
È un curioso quanto inedito ritorno "familiare", con la famiglia di nuovo al centro del contesto filmico (anche se nelle versioni più strampalate e assurde), il contesto attuale in cui arriva The Dreamers. I sognatori di Bernardo Bertolucci, tornato in sala oggi a vent'anni dall'uscita nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna. Non sembra un ritorno conservatore o, nuovamente, dissolutore. [...] Vai alla recensione »
Tre giorni di cinema e sesso nel maggio 1968 a Parigi per tre giovani scatenati. A vent'anni dall'uscita, tirato a lustro dal restauro, torna sugli schermi uno dei film migliori e più sottovalutati di Bernardo Bertolucci: il Sessantotto non come affresco storico o messaggio politico, ma come dimensione esistenziale. Sarà anche la nostalgia della giovinezza o lo struggimento per un periodo in cui era [...] Vai alla recensione »
Scendere giù, quasi dalla cima del cielo, e cominciare a rimbalzare sulla terra, cominciare a vivere, altrove, al centro del mondo. Parigi, maggio 1968: prima è il cinema che ti insegna la vita, attraverso i sogni che si materializzano sullo schermo della Cinémathèque, Fuller e Fred Astaire, Marlene e Greta, Scarface e Frank Tashlin. Poi, un giorno, il mondo sfonda lo schermo del cinema: entrano Truffaut, [...] Vai alla recensione »
The Dreamers di Bernardo Bertolucci è un bellissimo film molto personale come stile e come materia, ben collocato nel 1968, sul rimpianto della giovinezza con le sue passioni, le sue stravaganze e i suoi furori; sugli anni del grande amore vorace per il cinema, per l'eros e per la politica; sul tempo in culla speranza d'un mondo diverso era la certezza.
Per Bernardo Bertolucci il Sessantotto rappresentò la scoperta di un cinema diverso, ma anche l'adozione di modelli di comportamento che potevano provocatoriamente sfidare la morale corrente. Bertolucci ha trovato una traccia di questo ribaltamento dei costumi nel romanzo The Holy Innocents di Gilbert Adair. Sullo sfondo degli avvenimenti che portarono al maggio '68, a Parigi tre giovani si barricano [...] Vai alla recensione »
Una storia di formazione impeccabilmente raccontata. Una bella sequenza finale di scontri tra manifestanti e polizia (chi si aspettava di meno, dal regista di Novecento?). Quando i titoli di coda cominciano a scorrere sulle note della celebre canzone di Edith Piaf ("non, rien de rien..."), però, ti viene da chiederti: che cosa non rimpiange, Bernardo Bertolucci, di quel che ci ha appena fatto vedere? [...] Vai alla recensione »