Il film in uscita del 2003, vanta d’aver il nome d’un regista di un certo rilievo come Bernardo Bertolucci che per la trama si è ispirato al libro di Gilbert Adair.
La storia in teoria si basa sui moti studenteschi nella Parigi del ’68, anno di grandi mutamenti, in un periodo in cui i giovani si ribellavano alla chiusura mentale che li circondava.
Lo sguardo di Bertolucci su tutta questa situazione lo si può intravedere solamente alla fine del film, per l’esattezza nell’ultima scena, quando un sasso rompe la finestra della casa in cui vivono i tre ragazzi, disturbando la loro intimità.
Abbiamo quindi come protagonisti i due gemelli Theo (Louis Garrel) e Isabelle (Eva Green) che incontrano l’americano Matthew (Michael Pitt) grande appassionato di cinema.
Il film si rivela essere a sfondo molto più erotico, non si basa minimamente sui moti studenteschi del ’68, bensì li pone come vago sfondo alle vicende sessuali che intraprenderanno i tre giovani, rinchiusi nella loro casa senza mai uscirne per giorni.
Il titolo lascia pensare che la storia voglia parlare di “sognatori” e dato lo sfondo storico ne sarebbe potuto anche venir fuori un bel film, senza alcuna scena di nudo, senza i ragazzi che sperimentano i giochetti sessuali dopo aver subito degli indovinelli sul cinema, senza il loro essere così privi di interesse proprio mentre una generazione sotto casa si sta mobilitando per cambiare le cose.
Perciò per gli amanti del cinema erotico il film potrebbe risultare piacevole ma non per chi si aspettasse una storia basata sull’avvenimento storico che, ripeto, viene usato solo come uno sfondo.
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lorenzo
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giovedì 8 febbraio 2007
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lo farei anch'io
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secondo me Bertolucci ha fatto un film solo per spogliare e farci vedere nuda eva green. cosa che farebbero volentieri un po' tutti, ma allora non c'era bisogno di fare un film
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giorgio
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domenica 22 giugno 2008
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nudi nella mansarda e fuori la rivoluzione
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Per quanto avversi profondamente il film, mi permetto di dissentire dall'idea che la storia di sesso e la storia politica siano dissociate. In questo, il film contrappone INTENZIONALMENTE la dissoluzione della vita privata con la rivoluzione: la casa dei giovani amanti è pur sempre, nell'intenzione degli Autori, il luogo "borghese" per eccellenza, un luogo corrotto in sè rispetto a cui NON PUO' CHE ESSERCI corruzione e dissoluzione. Al contrario, la "piazza" è il luogo dell'impegno. Cmq, assodato questo, è pur vero che il regista non parla di ciò che, dalla sua visuale dovrebbe essere postivo (la piazza, la politica), ma dedica la stragrande maggioranza del tempo a raccontare dei giochi erotici dei ragazzi.
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Per quanto avversi profondamente il film, mi permetto di dissentire dall'idea che la storia di sesso e la storia politica siano dissociate. In questo, il film contrappone INTENZIONALMENTE la dissoluzione della vita privata con la rivoluzione: la casa dei giovani amanti è pur sempre, nell'intenzione degli Autori, il luogo "borghese" per eccellenza, un luogo corrotto in sè rispetto a cui NON PUO' CHE ESSERCI corruzione e dissoluzione. Al contrario, la "piazza" è il luogo dell'impegno. Cmq, assodato questo, è pur vero che il regista non parla di ciò che, dalla sua visuale dovrebbe essere postivo (la piazza, la politica), ma dedica la stragrande maggioranza del tempo a raccontare dei giochi erotici dei ragazzi. E' qui sta l'impostura: affettare impegno, quando si fa pornografia: così come faceva spesso d'Annunzio.Cordialità.
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johnny veritas
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martedì 29 novembre 2011
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ma quale erotico...
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E' vero, il film non è certo uno dei più riusciti di Bertolucci, anzi. Ma negare del tutto l'idea che ne sta alla base, un'idea forte e fortemente allegorica, a scapito di un impuntarsi quasi ostinato all'apparenza "erotica" mi fa pensare che proprio questo giudizio sia dato da qualcuno che al genere erotico dà solitamente un'importanza predominante ed eccessiva. Bertolucci certamente non vuol fare un film storico, non vuole parlare (non solo, perlomeno) del 68 politico, Bertolucci vuole dare una testimonianza personale su quel periodo che ha vissuto in prima persona e prima di tutto come uomo e solo in secondo luogo come intellettuale (benché, come si vede in molte scene intrise di cinefilia, i due aspetti spesso si fondono).
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E' vero, il film non è certo uno dei più riusciti di Bertolucci, anzi. Ma negare del tutto l'idea che ne sta alla base, un'idea forte e fortemente allegorica, a scapito di un impuntarsi quasi ostinato all'apparenza "erotica" mi fa pensare che proprio questo giudizio sia dato da qualcuno che al genere erotico dà solitamente un'importanza predominante ed eccessiva. Bertolucci certamente non vuol fare un film storico, non vuole parlare (non solo, perlomeno) del 68 politico, Bertolucci vuole dare una testimonianza personale su quel periodo che ha vissuto in prima persona e prima di tutto come uomo e solo in secondo luogo come intellettuale (benché, come si vede in molte scene intrise di cinefilia, i due aspetti spesso si fondono). Se poi vogliamo proprio continuare a vedere a tutti i costi questo film come un documentario storico mal riuscito sul Sessantotto cerchiamo di avere almeno il buon gusto di vederlo come una testimonianza estremamente personale e in linea con l'anima di un autore così particolare. Quel buon gusto, sia chiaro, che non manca mai nemmeno nell'esporre la trasgressiva nudità dei protagonisti e i loro conturbanti giochi. Aspetti cui siamo così avvezzi che forse ci disturbano proprio per essere tanto apertamente critici rispetto alla cultura cui anche noi (mai stati sognatori) apparteniamo.
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essse
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giovedì 28 agosto 2014
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c'è di più:
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riguardando il film e scegliendo di approfondire la condizione storica del '68, si comprende chiaramente che la rivoluzione non si limita per niente ai movimenti studenteschi, universitari, dei lavoratori, ai rapporti cittadino-politica, ma la crisi, essendo prima di tutto giovanile, coinvolge gli stessi giovani "sessantottini" in una pseudolotta contro loro stessi, e i loro modi di pensare il mondo più intimo che li riguarda: la sessualità in ogni sua forma (dalla chiusura mentale in fatto di peli pubici rasati al menage a trois, non meno che l'incesto), il rapporto genitori-figli (il personaggio di Theo non a caso esprime il suo parere al riguardo, seppure in toni di ira e di ironia). In definitiva credo che Bertolucci ci abbia voluto regalare un film che del '68 parla avendo a riferimento "l'altra faccia della medaglia" quella meno conosciuta e più taciuta.
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riguardando il film e scegliendo di approfondire la condizione storica del '68, si comprende chiaramente che la rivoluzione non si limita per niente ai movimenti studenteschi, universitari, dei lavoratori, ai rapporti cittadino-politica, ma la crisi, essendo prima di tutto giovanile, coinvolge gli stessi giovani "sessantottini" in una pseudolotta contro loro stessi, e i loro modi di pensare il mondo più intimo che li riguarda: la sessualità in ogni sua forma (dalla chiusura mentale in fatto di peli pubici rasati al menage a trois, non meno che l'incesto), il rapporto genitori-figli (il personaggio di Theo non a caso esprime il suo parere al riguardo, seppure in toni di ira e di ironia). In definitiva credo che Bertolucci ci abbia voluto regalare un film che del '68 parla avendo a riferimento "l'altra faccia della medaglia" quella meno conosciuta e più taciuta. Il film si pone a buon diritto tra lo storico e l'erotico in un sapiente gioco di eccessi. Ripetendo: la regia è di Bertolucci, non avrebbe mai accettato di girare un documentario storico.
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