Anno | 1954 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Durata | 118 minuti |
Regia di | Vittorio De Sica |
Attori | Eduardo De Filippo, Totò, Sophia Loren, Paolo Stoppa, Silvana Mangano Vittorio De Sica, Tina Pica, Pasquale Cennamo, Lianella Carell, Giacomo Furia, Luciano Rondinella, Pierino Bilancioni, Erno Crisa, Ubaldo Maestri, Gianni Crosio, Agostino Salvietti, Vincenzo Musolino. |
Tag | Da vedere 1954 |
MYmonetro | 3,81 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 agosto 2024
Sei episodi in cui si raccontano diverse realtà del capoluogo partenopeo legate da un sottile ma perfettamente individuabile fil rouge. Ha vinto 2 Nastri d'Argento,
CONSIGLIATO SÌ
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"Il guappo". Totò si trova alle prese con un malavitoso che ha di fatto preso possesso da tempo della sua abitazione. "Pizze a credito". Sofia gestisce con il marito una pizzeria che fa tutt'uno con il basso in cui vivono. Ma Sofia ha un amante e perde un anello. "Il funeralino". Una madre accompagna lungo la strada principale della città il feretro del suo bambino. "I giocatori". Un nobile decaduto con la passione del gioco può esercitarla solo con un bambino figlio del portiere. "Teresa". Una prostituta viene sposata da un uomo che intende autopunirsi per non avere amato la donna giusta. "Il professore". Don Miccio dà consigli a poco prezzo a chi ha bisogno di risolvere questioni di vario genere.
Una pietra miliare sia nella storia del cinema italiano che nella filmografia di Vittorio De Sica.
Non tutta la critica dell'epoca accolse con la dovuta attenzione questo film. A causa forse delle precedenti opere del regista o ad un attaccamento al neorealismo duro e puro che stava mutandosi progressivamente in quella che sarebbe diventata la grande commedia all'italiana. Tutto ciò senza tenere conto che al soggetto e alla sceneggiatura c'erano un padre del neorealismo come Cesare Zavattini e uno scrittore che certamente dalla realtà non era distante come Giuseppe Marotta. Sta di fatto che, anche rivisto a distanza di anni, il film conserva un alto livello di lettura di una città e dei diversi contesti sociali che ne innervavano la vitalità. Una vitalità messa però in continua discussione da un fil rouge costituito da un elemento che accomuna tutti gli episodi. Una volta considerato che tutti gli interpreti, nessuno escluso anche nei ruoli più brevi, sono ad alto livello con vette raggiunte da Totò e da una straordinaria Silvana Mangano, va sottolineato proprio quell'elemento che è costituito da una modalità solo apparentemente in contraddizione con la vitalità di cui sopra: una profonda sensazione di disagio.
È quello che vive il personaggio del 'pazzariello' di Totò che in strada deve divertire la gente e in casa è da tempo umiliato da un occupante che tutti venerano e che lui deve subire. È quello che finiscono con il vivere sia Sofia che il marito Rosario. L'una perché interessata ad un altro uomo e l'altro perché ne prende coscienza. L'episodio che all'epoca venne ritenuto troppo triste e quindi tagliato dalla distribuzione, "Il funeralino", quasi senza parole ci mostra la disperazione contenuta di una giovane madre, che non ha a fianco un marito, mentre accompagna al cimitero il proprio figlio. Un doppio disagio attraversa l'episodio "I giocatori". Doppio perché De Sica aveva cercato un altro interprete per il personaggio del giocatore incallito finendo poi per dover interpretare il ruolo, che faceva parte anche della sua vita reale, facendosi umiliare da un avversario ancora infante. Se l'apice lo si tocca con la prostituta Teresa che, pensando erroneamente di essere stata scelta per un matrimonio borghese, scopre una verità molto diversa anche il famoso episodio con la pernacchia risolutrice di ingiustizie ci racconta di un'umanità chiamata costantemente a cercare di reagire a una condizione di malessere esistenziale. De Sica porta sullo schermo questo mondo definendolo come 'oro'. Forse perché coloro che lo abitano riescono a compiere delle scelte di valore o di sopravvivenza nonostante tutto o perché, come le pepite, il loro mal di vivere si nasconde nei recessi di un animo che in superficie preferisce fingere che non esista rispondendo al comando "Attenzione! Battaglione!"
Tratto da 6 racconti di Giuseppe Marotta, e trasposto su grande schermo da Vittorio De Sica (che appare anche in un episodio) coadiuvato dallo stesso Marotta e Zavattini, offre uno squarcio della Napoli del dopoguerra, attraverso dei personaggi tipici del luogo, con i loro vizi e le loro virtù: ne "Il guappo", una famiglia di ceto-medio basso vive sotto la pressione soggiacente di [...] Vai alla recensione »
Dopo capolavori indiscussi come Ladri di Biciclette,Umberto D.,e Miracolo a Milano,Vittorio De Sica dirige una pellicola tratta dal libro di Giuseppe Marotta e sceneggiata da quest'ultimo con De Sica e Zavattini.Nel primo episodio (il guappo) Don Saverio non trova pace a casa sua poiché ha un ospite guappo da dieci anni che ha preso il dominio del luogo.
Film a episodi di De Sica, che adatta con grande maestria alla produzione cinematografica,un grande libro di Marotta.L'episodio della pizzaiola fedigrafa ,probabilmente il più riuscito,è un cult della cinematografia nostrana.La Loren mai così conturbante, è bravissima e calata egregiamente nel suo ruolo,Furia grandissimo nel correrle dietro affannosamente,Paolo [...] Vai alla recensione »
Il grande Vittorio De Sica manda in scena una sintesi perfetta di Napoli. Il suo Oro, appunto. Una città dalle mille contraddizioni, tra pregi e difetti, i quali resistono e si contrastano da secoli. Abbiamo il Guappo, o' Pazzariello, il pizzaiolo che fa pagare "a 7 giorni", il Conte interdetto dalla moglie per il suo vizio di giocare, la prostituta costretta ad accettare un finto [...] Vai alla recensione »
IL GUAPPO: voto 8 triste e avvilente, l'imbarazzo delllo spettatore nel costatare l'impotenza di un ex capo famiglia, tende a giustificare, infondo, il modo un po' vigliacco con cui don saverio scaccia via il guappo che poi riavutosi desiste dalla vendetta, accettando amaramente la nuova situazione. PIZZE A CREDITO: voto 7 una così non può fare la pizzaiola, sposerebbe [...] Vai alla recensione »
film diviso in episodi, alcuni divertenti . altri piu sul drammatico.. l'episodio iniziale con totò..un po sul comico un po sul serioso...l'episodio con la pizzaiola sophia loren l'ho trovato divertente...e anche quello con vittorio de sica, simpatico barone squattrinato alle prese con il vizio del gioco con un particolare avversario...poi c'è un episodio con protagonisti i bambiini di napoli, molto [...] Vai alla recensione »
L’oro di Napoli è certo, fra le collane di racconti di Marotta, una delle più vive, saporose e colorite. Ci evoca tutta una galleria di personaggi a volte strambi, a volte singolari, ma sempre nella loro malinconia e nella loro drammaticità, umanissimi e perfetti: come umana e perfetta appare la cornice napoletana che li circonda piena di forza e di vita, anche se priva di gaiezza.
Dopo aver tentato il «salto di qualità» con il film di De Felice, Antonio de Curtis accetta con grande gioia la proposta di un nuovo film «importante». Girato subito dopo I tre ladri, L'oro di Napoli di Vittorio De Sica è una delle poche vere grandi occasioni che Ponti e De Laurentiis offrono a Totò per migliorare la sua carriera e imporsi, anche fuori dall'Italia, con un prodotto di qualità.
Lo si attendeva parecchio, questo film di De Sica. L'ultimo suo era stato piuttosto fiacco, senza una sua impronta (Stazione Termini), al punto da rendercene quasi in creduli. Non per nulla De Sica è il nostro regista sul quale si può maggiormente contare, e il vederlo abbandonarsi a un abile mestiere, ma a un mestiere soltanto, aveva non poco deluso.
Napoli è così sentita da Marotta e da me che ritengo nel film risulterà per quella che è, che è sempre stata; uno dei misteri di Napoli infatti sta in questa sua immutabilità rispetto ai secoli, per cui la gente di Napoli con i suoi costumi, le sue abitudini, la sua filosofia non muterà mai. Io spero che il film abbia rispettato lo spirito del libro di Marotta; e del resto Marotta stesso, che ha collaborato [...] Vai alla recensione »
Mi sono avvicinato al lavoro di sceneggiatura del mio libro malvolentieri. Avendo nutrito la materia da scrittore, pensavo di poter nuocere alla elaborazione di quella che, a mio parere, deve essere un'opera a sé, libera, con un carattere inconfondibile. Spinto da De Sica, ho finito tuttavia con l'accettare, contento di poter lavorare con Cesare Zavattini, il quale, non avendo le mie remore, poteva [...] Vai alla recensione »
Io credo che le difficoltà della riduzione cinematografica di L'oro di Napoli saranno chiare a tutti quando avrò detto che a voler ridurre il libro di Marotta così com'è, con tutto quello che di serio e di poetico c'è dentro, sarebbe stato necessario fare un film di settantacinquemila metri. Bisognava invece, da questi settantacinquemila, ricavare tremila metri soltanto, e però non tradire, anzi rappresenta [...] Vai alla recensione »