Basato sul romanzo "Poirot e la strage degli innocenti", è il terzo film di Branagh tratto da Agatha Christie. Espandi ▽
Il celebre Hercule Poirot ha detto basta. Nonostante i clienti non smettano di inseguirlo anche a Venezia, dove si è ritirato in pensione, il suo è soprattutto un esilio volontario, un addio alle armi. La vecchia amica Ariadne Oliver, scrittrice di gialli, non vuole però credere che Poirot possa stare lontano da un mistero da risolvere più del tempo di un capriccio, e per questo lo invita, la notte di Halloween, a prendere parte ad una seduta spiritica nel palazzo della cantante d'opera Rowena Drake, convincendolo che sarà divertente, per lui, poter sfatare davanti a tutti il mito della medium Joyce Reynolds. Naturalmente l'occasione si arricchisce di un omicidio e Poirot è costretto, nonostante tutto, a rimettersi al lavoro.
Branagh e lo sceneggiatore Michael Green, al terzo appuntamento con Agatha Christie, scelgono una storia di fantasmi e la malinconia di Venezia sotto la pioggia, riservandosi l'opportunità di virare, all'interno del genere, verso sponde più orrorifiche. Branagh stesso dosa bene, stavolta, il protagonismo del personaggio e quello della sua persona, riuscendo a far scomparire il secondo dentro il primo, nonostante il plot coinvolga attivamente Poirot, attribuendogli paure, dubbi e allucinazioni. Ambientato nell'immediato dopoguerra, il film sfrutta inoltre la profondità e la varietà dei traumi che il conflitto ha causato nelle vite e nella psiche dei personaggi coinvolti, nessuno escluso, per aggiungere ad ognuno di loro una nota di dolore e di tormento, e scomoda spesso domande sull'anima e sulla sua persistenza oltre la morte, rischiando però di mettere addosso a Poirot troppi indumenti, e di voler elevare il discorso oltre lo standard, perfettamente legittimo, che gli è più congeniale.