ysf
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sabato 21 maggio 2022
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un grande classico
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Aggiornamento del grande classico di Agatha Christie. Assolutamente da vedere. Il film rispetta bene il clima del racconto.
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felicity
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venerdì 13 maggio 2022
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elegante e monotono esercizio di stile
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Assassinio sul Nilo è solo una nuova escursione nelle tante identità di un cineasta che alterna film molto riusciti ad altri impeccabili su commissione fino a quelli visibilmente svogliati. Qui ci troviamo tra la seconda e la terza fascia. Branagh ci mette il mestiere ma nient’altro di più. Solo l’entrata in scena di Gal Gadot ha l’incanto Disney del suo ottimo Cenerentola. Resta però solo un’apparizione, se non un abbaglio.
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kyotrix
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domenica 17 aprile 2022
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guardabile, ma scontato
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Confezionato abbastanza bene, ma non cattura molta attenzione, un Poirot senza fascino. L'hanno reso troppo scontato, con troppe inquadrature ad aiutare ad intuire le cose. Fin dal primo ballo avevo intuito la cosa, a metà film ero convinto dei colpevoli e così è stato, colore rosso compreso. Dimenticabile.
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liberia
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mercoledì 6 aprile 2022
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il vero assassino è branagh!
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Seguendo la logica, adesso Branagh dovrebbe concentrarsi su "Assassino allo Specchio" terzo film (sempre tratto da Agatha Christie) pieno di star ad uscire negli anni ottanta, dopo gli eccellenti "Assassinio sull'Orient Express" del 1974, con una strepitosa Ingrid Bergman premiata dall'Oscar e "Assassinio sul Nilo" del 1978, con una leggendaria Bette Davis.
Ma se sul primo remake, alcune "leggerezze" potevano comunque farsi facilmente dimenticare, senza però mai lontanamente sfiorare il capostipite, l'opera di totale distruzione compiuta con questo fa gridare vendetta.
Giusto la piattaforma Disney poteva accettare un opera così satura di colori e di delitti da equipararla all'intero catalogo a disposizione.
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Seguendo la logica, adesso Branagh dovrebbe concentrarsi su "Assassino allo Specchio" terzo film (sempre tratto da Agatha Christie) pieno di star ad uscire negli anni ottanta, dopo gli eccellenti "Assassinio sull'Orient Express" del 1974, con una strepitosa Ingrid Bergman premiata dall'Oscar e "Assassinio sul Nilo" del 1978, con una leggendaria Bette Davis.
Ma se sul primo remake, alcune "leggerezze" potevano comunque farsi facilmente dimenticare, senza però mai lontanamente sfiorare il capostipite, l'opera di totale distruzione compiuta con questo fa gridare vendetta.
Giusto la piattaforma Disney poteva accettare un opera così satura di colori e di delitti da equipararla all'intero catalogo a disposizione.
Non cerco mai veridicità storica se rimango coinvolta ma che negli anni trenta ci si potesse accoppiare (con pose discinte e appecoronamenti vari) all'interno delle sale da ballo, divernta quanto meno stridente.
Per non parlare dell'intera sequenza in pre-finale alla rincorsa del "nano assassino", completamente rubata alla saga di Scream!
Attori eccelsi e come moderna regola impone di ogni nazionalità, calati però in un contesto, descritto sagacemente dal libro, che non poteva permetterne l'utilizzo, pena la totale non aderenza alla storia raccontata.
Purtroppo nei forni crematori durante la seconda guerra mondiale finirono gli ebrei, i dissidenti, gli omosessuali ed altre etnie, le camere non furono predisposte per Topolino, Pippo, Kermit e Rogger Rabbit!
Snaturare in questo modo l'opera della Christie (un giallo, ribadisco un giallo) priva la stessa opera delle basi sulle quali possibilmente siamo chiamati ad indagare.
Ed allungare il brodo digitale lo ha reso indigesto.
Magari, spero che queste operazioni inutili (una storia non invecchia, spremetevi le meningi piuttosto) possa favorire la riscoperta di classici intramontabili da acquistare in dvd.
Peccato.
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liberia
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lunedì 4 aprile 2022
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il vero assassino è branagh!
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Seguendo la logica, adesso Branagh dovrebbe concentrarsi su "Assassino allo Specchio" terzo film (sempre tratto da Agatha Christie) pieno di star ad uscire negli anni ottanta, dopo gli eccellenti "Assassinio sull'Orient Express" del 1974, con una strepitosa Ingrid Bergman premiata dall'Oscar e "Assassinio sul Nilo" del 1978, con una leggendaria Bette Davis.
Ma se sul primo remake, alcune "leggerezze" potevano comunque farsi facilmente dimenticare, senza però mai lontanamente sfiorare il capostipite, l'opera di totale distruzione compiuta con questo fa gridare vendetta.
Giusto la piattaforma Disney poteva accettare un opera così satura di colori e di delitti da equipararla all'intero catalogo a disposizione.
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Seguendo la logica, adesso Branagh dovrebbe concentrarsi su "Assassino allo Specchio" terzo film (sempre tratto da Agatha Christie) pieno di star ad uscire negli anni ottanta, dopo gli eccellenti "Assassinio sull'Orient Express" del 1974, con una strepitosa Ingrid Bergman premiata dall'Oscar e "Assassinio sul Nilo" del 1978, con una leggendaria Bette Davis.
Ma se sul primo remake, alcune "leggerezze" potevano comunque farsi facilmente dimenticare, senza però mai lontanamente sfiorare il capostipite, l'opera di totale distruzione compiuta con questo fa gridare vendetta.
Giusto la piattaforma Disney poteva accettare un opera così satura di colori e di delitti da equipararla all'intero catalogo a disposizione.
Non cerco mai veridicità storica se rimango coinvolta ma che negli anni trenta ci si potesse accoppiare (con pose discinte e appecoronamenti vari) all'interno delle sale da ballo, divernta quanto meno stridente.
Per non parlare dell'intera sequenza in pre-finale alla rincorsa del "nano assassino", completamente rubata alla saga di Scream!
Attori eccelsi e come moderna regola impone di ogni nazionalità, calati però in un contesto, descritto sagacemente dal libro, che non poteva permetterne l'utilizzo, pena la totale non aderenza alla storia raccontata.
Purtroppo nei forni crematori durante la seconda guerra mondiale finirono gli ebrei, i dissidenti, gli omosessuali ed altre etnie, le camere non furono predisposte per Topolino, Pippo, Kermit e Rogger Rabbit!
Snaturare in questo modo l'opera della Christie (un giallo, ribadisco un giallo) priva la stessa opera delle basi sulle quali possibilmente siamo chiamati ad indagare.
Ed allungare il brodo digitale lo ha reso indigesto.
Magari, spero che queste operazioni inutili (una storia non invecchia, spremetevi le meningi piuttosto) possa favorire la riscoperta di classici intramontabili da acquistare in dvd.
Peccato.
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rosmersholm
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mercoledì 9 marzo 2022
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inutile
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Messinscena eccessiva, disinvolta e caciarona. Come una torta comprata al supermercato, troppo dolce, troppa panna e guarnizioni e alla fine, inutile e stucchevole.
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umberto
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mercoledì 23 febbraio 2022
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branagh azzecca anche la seconda
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ASSASSINIO SUL NILO... Seconda tappa del cammino intrapreso da Branagh sulle opere di Agatha Christie, che viene a 5 anni di distanza dalla prima vicenda ambientata sull'Orient Express. Molti i punti in comune col predecessore come ad esempio il cast stallare ed azzeccato chiamato a mettere in scena una storia avvincente con molti colpi di scena in mezzo a delle ambientazioni che dire meravigliose vorrebbe dire sminuirle. Punto di forza della pellicola infatti sono fotografia e scenografia che, soprattutto nelle albe e nei tramonti, incantano lo spettatore. Finale che mi ha lasciato un po' spiazzato, ma è quel neo che su una bella donna ci sta comunque bene.
Voto: 9+
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loland10
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martedì 22 febbraio 2022
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poirot ego.digitale
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“Assassinio sul Nilo” (Death on the Nile, 2022) è l’undicesimo lungometraggio del regista-attore-produttore di Belfast, Kenneth Branagh.
Hercule e Kenneth, Poirot e Branagh, Agatha e William, Christie e Shakespeare, il classico e la sceneggiatura, il risvolto e il d’antan. Tutto in miscela oscura misto di gioco e di sguardo con i baffi sempre statuari. E’ pur vero che ci sono delle spiegazioni ma il ‘mito’ non si trasforma al proprio piacimento (senza guardarlo da lontano).
Le cellule grigie (di cotanto infimo discernimento) e le furbizie attoriali (di bravura infima spuria).
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“Assassinio sul Nilo” (Death on the Nile, 2022) è l’undicesimo lungometraggio del regista-attore-produttore di Belfast, Kenneth Branagh.
Hercule e Kenneth, Poirot e Branagh, Agatha e William, Christie e Shakespeare, il classico e la sceneggiatura, il risvolto e il d’antan. Tutto in miscela oscura misto di gioco e di sguardo con i baffi sempre statuari. E’ pur vero che ci sono delle spiegazioni ma il ‘mito’ non si trasforma al proprio piacimento (senza guardarlo da lontano).
Le cellule grigie (di cotanto infimo discernimento) e le furbizie attoriali (di bravura infima spuria).
Quando il romanzo e l’ingranaggio della scrittrice Agatha Christie sono soverchiate e abbandonate all’uso personale per un film troppo egocentrico, la matassa meta-filodrammatica e sentimentale si perde in mille rivolo inutili e non per nulla giusti all’uomo.
Il film di Branagh rimane imperfetto è perfetto era metà e il famoso macigno che cade e non colpisce i sfiora gli innamorati colpisce pesantemente lo spettatore amante...del cinema e del grande schermo.Una frivola lesione di classicismo che si perde in inquadrature sotto acque di ancore e predatori, con ospiti inattesi che salutano e si adagiano ad uno spettacolo.....pubblicitario mente un ‘coccodrillo’ del Nilo azzanna e prende su di se un volatile qualsiasi. Il rettile ci riesce benissimo (e non piange) noi (spettatori non colpevoli) prendiamo il film e piangiamo dalla disperazione, per gli alti propositi, mal posti e contorti.
E Hercule Poirot diventa un alto-pretesto per raccontarvi, sei allo stesso Branagh il piacere di recitare ma non certo il mondo giallo vero della scrittrice incorse
Il ‘franchising’ di Branagh è puramente teatrale, aumenta, carica, si volumizza, si ritirare accosta la sua bravura (su quella non ci sono dubbi) deviando, sbuffando, sbeffeggiando e istigando il Poirot della scrittrice in un suo piacere personale.
Non c’è che dire, il trucco si vede 8° quasi) e l’incipit (girato benissimo in ‘stile’ copia) aggiunge poco al carisma ma distoglie lo spettatore al mito dell’investigatore belga. E le cellule grigie si arrovellano in una sceneggiatura simmetrica (inizio e fine) dando la sensazione di una convulsa messa in scena sui vari delitti che arrivano quasi insieme e (fin) troppo tardi per la spiegazione (dal fuori ‘traghetto’ per entrare nel ‘salone’ set personale. Il Nilo diventa oscuro e gli interrogatori nebbiosi e filtrati da luci lunari da incubo più che da ‘eccellenza cine’. Il noir e il grigio (interiore) si confrontano e si specchiano (mentre ll ‘baffuto’ ricostruisce per chi non avesse le idee chiare. E il doppio suicido suggella (dal set spettrale) la coppia (romantica) persuasiva di un film che si perde tra acque oscure, luci fluorescenti e sangue in discesa.
Si passa dal ‘plot-spot’ delle piramidi e del battello ad un chiuso carcerario di camere e ritrovi per cibarie varie.
Ecco che l’eccessivo cambio investigativo e aggiunte personali (di sceneggiatura) non soddisfano in toto, oltre la scrittura originaria che pur sempre rimane il vero inizio (unico inizio) per un film del (e di) genere. Il paragone con il film del 1978 (di John Guillermin) rimane impietoso da questo punto di vista. E il mestierante regista londinese non fa brutta figura di fronte al ‘direttore’ Branagh (che crede troppo nelle sue possibilità omnia di tutto). Il cast soprattutto (del film del ’78) rimane una spanna sopra: Peter Ustinov,David Niven,Mia Farrow,Bette Davis,Angela Lansbury,Maggie Smith e via discorrendo.
A tal proposito il miglior (unico) Poirot cinematografico rimane Albert Finney (nel film di Sidney Lumet ‘Assassinio sull'Orient Express’ del 1974), mentre quello televisivo (nelle serie ‘Poirot) di settanta episodi) è stato dell’attore londinese David Suchet (parere personale).
Il cast si compiace della bravura attorno al Poirot girovago (piroscafo Karnak, ospite) con eccessi romantici e ‘souvenir’ di coppia che osano tra i ‘misteri’ dell’antico Egitto. Sfinge e percorsi di amanti.E l’uso digitalizzato fa il resto. Cosa non fare per rendere ‘bello’ il tutto.
Regia adombrata al mistero e oscura sotto i baffi del suo personaggio.
Voto: 5/10 (**½) -cinema new.noir-
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paolo salvaro
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martedì 22 febbraio 2022
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poco giallo, molta soap rosa
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Kenneth Branagh torna a dirigere un altro film tratto dall'omonimo romanzo di Agatha Christie e a rivestire i panni del celebre detective Hercule Poirot. Ritroviamo purtroppo anche in questa pellicola gli stessi difetti di Assassinio sull'Orient Express, se non ancora più marcati; entrambe le opere non si possono definire dei brutti film in senso stretto, ma nemmeno dei lavori degni di lode. Concedono troppo poco tempo a quello che dovrebbe essere il cuore d'un film giallo, ossia la parte investigativa, e per contro tendono a un'eccessiva spettacolarizzazione della vicenda e a uno svecchiamento sia dei personaggi che dei loro dialoghi assolutamente non necessario; infine ci presentano un Poirot un po' troppo "in forma" e sopra le righe per poterlo riconoscere come tale: credo che truccato in modo diverso Branagh potrebbe passare come un ottimo Sherlock Holmes (anche solo per il suo essere a sua volta inglese) mentre per quanto lui si sforzi di calarsi bene nella parte e reciti con grande metodo, non ha assolutamente il physique du role per portare in scena un Hercule Poirot convincente.
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Kenneth Branagh torna a dirigere un altro film tratto dall'omonimo romanzo di Agatha Christie e a rivestire i panni del celebre detective Hercule Poirot. Ritroviamo purtroppo anche in questa pellicola gli stessi difetti di Assassinio sull'Orient Express, se non ancora più marcati; entrambe le opere non si possono definire dei brutti film in senso stretto, ma nemmeno dei lavori degni di lode. Concedono troppo poco tempo a quello che dovrebbe essere il cuore d'un film giallo, ossia la parte investigativa, e per contro tendono a un'eccessiva spettacolarizzazione della vicenda e a uno svecchiamento sia dei personaggi che dei loro dialoghi assolutamente non necessario; infine ci presentano un Poirot un po' troppo "in forma" e sopra le righe per poterlo riconoscere come tale: credo che truccato in modo diverso Branagh potrebbe passare come un ottimo Sherlock Holmes (anche solo per il suo essere a sua volta inglese) mentre per quanto lui si sforzi di calarsi bene nella parte e reciti con grande metodo, non ha assolutamente il physique du role per portare in scena un Hercule Poirot convincente.
Tema centrale attorno al quale ruota tutto il film è quello dell'amore che come sappiamo può portare le persone a fare sia le migliori che le peggiori cose, ossia rende un individuo capace di tutto. Ciascun personaggio, purtroppo Poirot compreso, è alle prese con varie forme di pene d'amore: c'è chi è tormentato da una vecchia fiamma che non si è rassegnata, chi rimembra nostalgicamente una persona ormai perduta, chi si è ormai rassegnato a una vita in solitudine, chi è costretto a nascondersi poichè la loro relazione desterebbe scandalo, chi si deve misurare con la disapprovazione dei genitori per il partner che ha scelto e così via. Il tutto si traduce con l'inserimento di diversi personaggi e situazioni palesemente non presenti nell'opera originale e che appesantiscono inutilmente una narrazione che dovrebbe essere assai più snella e incentrata più sull'omicidio, sulla ricerca dell'assassino e sul suo movente: una coppia omosessuale, una ragazza di colore, un giovane amico di Poirot e il suo passato da insospettabile stratega militare (bello l'omaggio a Orizzonti di gloria di Kubrick, ma un Poirot in trincea che cela dietro i baffi le cicatrici del passato anche no). Non basta prendere i costumi di scena giusti e le musiche dell'epoca per ricreare gli anni '30, dovresti farmeli sentire anche attraverso i dialoghi dei personaggi cosa che invece non succede mai. Addirittura a un certo punto uno dei personaggi ironirizza sul fatto che la polizia gli sparerebbe a vista solo perchè si tratta di un uomo di colore, chiaro riferimento a molti episodi di violenza e razzismo dei quali si è resa colpevole la polizia americana nel corso degli anni, ma totalmente fuori contesto e gratuito. Su molti altri aspetti pesa parecchio l'ingerenza di Michael Green, sceneggiatore americano.
Da punto di vista tecnico se non altro il film è valido e pur strizzando l'occhio al pubblico televisivo si colloca quantomeno al di sopra di una media produzione pensata per il piccolo schermo: Branagh si conferma un buon regista di mestiere, la fotografia fa il suo dovere anche se in certi punti risulta forse un po' troppo satura, la musica accompagna bene il film e quando serve riesce a creare la giusta tensione e la scenografia è forse la cosa più riuscita del film: ben messa in scena, studiata nei minimi dettagli e ben curata a livello di ambienti, ma anche un po' troppo invadente a livello di scenario; mi spiego, al primo campo lungo sul paesaggio ti vien da dire: "ah sì, l'Egitto. Bello, bello." Al secondo: "Ah il Nilo e le piramidi, bello." Al terzo: "Sì... però restiamo un po' sulla nave magari!" e al quarto ti sei decisamente rotto e vorresti che la storia andasse anche avanti. Purtroppo quando decide di farlo lo fa decisamente con il ritmo sbagliato, non brutto ripeto ma decisamente sbagliato e troppo d'azione per essere un giallo: gli interrogatori si svolgono in un battibaleno, tutte le vicende si susseguono troppo rapidamente per porterle metabolizzare e non avverti mai la nave come un luogo di sventura o claustrofobico, dietro ogni porta della quale potrebbe celarsi un assassino spietato e d'altro canto come puoi calarti per bene nel dramma intimo e umano dei personaggi, se ogni tre per due si taglia con un maledettto campo lungo sul Nilo? Paradossalmente delle vicende del giovane Bouc e della sua fiamma di colore arriviamo a conoscere ogni sfacettatura mentre si passa sopra con eccessiva rapidità al come l'omicidio è stato concepito, studiato e messo in atto e il tutto si risolve con eccessiva teatralità.
Nel complesso è comunque un buon film che poggia sulle solide basi d'un cast ottimamente assemblato e d'una scenografia hollywoodiana che fanno ben sentire il loro peso, ma che non bada a sufficienza a quella che dovrebbe essere la vera sostanza, ossia l'intreccio giallo che anima l'intera vicenda, resa fin troppo contemporanea e che cozza contro il suo essere invece ambientata nel lontano 1937. Chi aveva apprezzato il primo film di questo Poirot del 21° secolo sicuramente apprezzerà anche questo, chi invece lo aveva accolto in modo tiepido e con delle riserve, farà sicuramente altrettanto con questo seguito.
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gabriella
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martedì 22 febbraio 2022
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death on the nile
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Crociera sul Nilo o sui fiordi? Diciamo che ll lavoro di Kennet Branagh, pur regalandoci un incipt superbo, in una trincea belga della prima guerra mondiale , facendoci conoscere quello che sarebbe diventato il famoso , geniale e raffinato investigatore che tutti conosciamo, ci scaraventa subito dopo in una Londra swing con balli sfrenati , intrighi amorosi e gelosie che ci fanno conoscere i vari personaggi per poi imbarcarci in una lussuosa nave da crociera in Egitto.
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Crociera sul Nilo o sui fiordi? Diciamo che ll lavoro di Kennet Branagh, pur regalandoci un incipt superbo, in una trincea belga della prima guerra mondiale , facendoci conoscere quello che sarebbe diventato il famoso , geniale e raffinato investigatore che tutti conosciamo, ci scaraventa subito dopo in una Londra swing con balli sfrenati , intrighi amorosi e gelosie che ci fanno conoscere i vari personaggi per poi imbarcarci in una lussuosa nave da crociera in Egitto.Qui si svolgerà la vicenda, che chiamerà in causa Poirot, anch’esso passeggero della nave, una serie di delitti con movente passionale, l’amore è l’elemento cardine, tutti i personaggi sono innamorati, chi ricambiato, chi respinto, chi lo deve nascondere o è osteggiato. Troviamo un Poirot tormentato e nostalgico, che ascolta, osserva , dispensa consigli e si abbandona a dolorosi ricordi, Kennet Branagh ci consegna un Poirot inedito, tra note shakesperianie e turbinii emotivi, tanto che ne diviene il catalizzatore, il resto diventa cornice di un quadro troppo vistoso e artefatto, saturo di cromatismi caldi che però appaiono freddi, così come la recitazione di alcuni interpreti, Se vogliamo fare un paragone con il film di Guillermin si può dire che nel primo si avvertiva il caldo, com’è plausibile da una elevata temperatura egiziana, mentre qui nessuno sembra accaldato, e tantomeno sudato, peccato , perché il film per certi aspetti è godibile anche se il gioco delle indagini si conclude un po troppo ' in fretta.
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