michael di renzo
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venerdì 25 ottobre 2013
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il fascino discreto di roma
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Sarebbe stato un titolo migliore, e sicuramente più espressivo ad un opera che tutto sommato è forte, d'impatto per chi ama le belle immagini, ed ama ancor di più chi lavora sodo per ottenere la perfezione visiva. La storia non ama l'italia però, la esaspera senza renderne l'idea a pieno. Il decadimento sociale come tema principale, l'ipocrisia di vite mai vissute a pieno, pur potendosi permettere il contrario. La noia come antagonista dei personaggi che se pur poco presenti, sono tutti Protagonisti. Un popolo che vive una realtà a sè stante. Un popolo che non conosciamo e che forse Sorrentino ha voluto mostrarci senza riuscire a spiegarcelo bene. Un Servillo particolare, ottimo, molto pià che discreto, a differenza della parte che interpreta.
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Sarebbe stato un titolo migliore, e sicuramente più espressivo ad un opera che tutto sommato è forte, d'impatto per chi ama le belle immagini, ed ama ancor di più chi lavora sodo per ottenere la perfezione visiva. La storia non ama l'italia però, la esaspera senza renderne l'idea a pieno. Il decadimento sociale come tema principale, l'ipocrisia di vite mai vissute a pieno, pur potendosi permettere il contrario. La noia come antagonista dei personaggi che se pur poco presenti, sono tutti Protagonisti. Un popolo che vive una realtà a sè stante. Un popolo che non conosciamo e che forse Sorrentino ha voluto mostrarci senza riuscire a spiegarcelo bene. Un Servillo particolare, ottimo, molto pià che discreto, a differenza della parte che interpreta. Una parte buttata in un'atmosfera kafkiana, dove tutto è tenebra e nessuno si ama. Una storia che richiama quella de "Il fascino discreto della borghesia" dove il malinconico surreale è maledetta realtà; la scena della ragazza che si dimena sulla tela, ne rende a pieno l'immagine in sè. Ma se l'intento del regista partenopeo era quello di denunciare la vita mondana della borghesia, credo proprio che abbia fallito. La trama è inesistente un pò come ci ha abituato Sorrentino negli ultimi 4/5 anni. Racconta storie di vita, ostentando un paragone a Fellini, ma che di Fellini ha solo l'idea di base. Voto 7.
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peterangel
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sabato 14 dicembre 2013
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un principe dannunziano tra i cafonal di dagospia
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Bentornato, cinema italiano. O meglio ancora: bentornato cinema! Cinema fatto non solo di dialoghi ma di inquadrature inedite dei mille tesori di una Roma sconosciuta, chiusa tra antichi palazzi e inaccessibili conventi. E tanta eterna bellezza si scontra sin dalle prime scene col turpiloquio della plebe e l'orrore esteriore e interiore di una classe dirigente marcia, dal clero puttaniere, all'aristocrazia "da noleggio" a una borghesia sconfitta: lupi senza più appetiti, dunque senza più alcuna ragione d'esistere.
Da questo girone infernale, di cui Jep Gambardella è l'onnisciente cicerone, si salvano solo i puri di cuore: il marito tradito in gioventù, l'amico che abbandona la scena, e sceglie di tornare al suo paese.
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Bentornato, cinema italiano. O meglio ancora: bentornato cinema! Cinema fatto non solo di dialoghi ma di inquadrature inedite dei mille tesori di una Roma sconosciuta, chiusa tra antichi palazzi e inaccessibili conventi. E tanta eterna bellezza si scontra sin dalle prime scene col turpiloquio della plebe e l'orrore esteriore e interiore di una classe dirigente marcia, dal clero puttaniere, all'aristocrazia "da noleggio" a una borghesia sconfitta: lupi senza più appetiti, dunque senza più alcuna ragione d'esistere.
Da questo girone infernale, di cui Jep Gambardella è l'onnisciente cicerone, si salvano solo i puri di cuore: il marito tradito in gioventù, l'amico che abbandona la scena, e sceglie di tornare al suo paese.
Ma sull'indiscussa bravura degli attori, domina la straordinaria regia, capace di posizionare la MdP là dove nessuno aveva mai osato prima: la fontana del Gianicolo in perfetta mappatura verticale, che poi ritorna nel "mare sul soffitto", ossessione che riporta Jep ai tempi del suo primo amore. E poi le architetture romane, esplorate con la minuzia di un disegnatore, e i volti così ben narrati, da quelli innocenti dei bimbi alle orride maschere che animano la feste e i salotti in terrazza. Solo Dagospia aveva finora raccontato, con l'occhio di Pizzi, le brutture umane delle notti romane. La bravura e l'originalità di Sorrentino sta nell'abile e preciso contrappunto tra la bruttezza delle persone e la "grande bellezza" delle architetture dentro le quali esse inconsapevolmente si muovono.
Un film da vedere e rivedere. Certamente la dolcevita del terzo millennio, spogliarelli inclusi. Certamente un'opera di eccezionale spettacolarità. Dopo decenni di pippe autoreferenziali, slegate dalla storia e dal mondo, finalmente un film italiano che solleva lo sguardo dal proprio ombelico e restituisce Roma all'attenzione di quanti da millenni si sforzano di comprenderla.
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lordbyron
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domenica 5 gennaio 2014
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la grande lentezza
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Toni Servillo si confema uno dei migliori attori italiani del momento, la sua interpretazione è splendida ma il film è davvero molto lento . Servillo ci fa da cicerone in una Roma grottesca , fatta di personaggi al limite del surreale , dove non è impossibile incontrare una giraffa nel bel mezzo di una location imperiale. Dove il concetto di "vuoto" riesce a prendere forma nelle innumerali serate passate dal protagonista. Ma tutto questo dura poco più di due ore , una lunghezza incredibile , quasi suddivisibile ad episodi. Penso che il concetto era stato nucleato benissimo non c'era bisogno di dilungarci tanto , ma forse una cosa buona la fa ..
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Toni Servillo si confema uno dei migliori attori italiani del momento, la sua interpretazione è splendida ma il film è davvero molto lento . Servillo ci fa da cicerone in una Roma grottesca , fatta di personaggi al limite del surreale , dove non è impossibile incontrare una giraffa nel bel mezzo di una location imperiale. Dove il concetto di "vuoto" riesce a prendere forma nelle innumerali serate passate dal protagonista. Ma tutto questo dura poco più di due ore , una lunghezza incredibile , quasi suddivisibile ad episodi. Penso che il concetto era stato nucleato benissimo non c'era bisogno di dilungarci tanto , ma forse una cosa buona la fa .....ci invita a muoverci e fare qualcosa e non stare altre due ore davanti ad uno schermo !! , per chi ama Toni Servillo è giusto vederlo anche solo per il suo sorriso alla festa d'introduzione.
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russtorm
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venerdì 7 febbraio 2014
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bello e ruffiano
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La tradizione del nostro paese è ricca di persone che hanno osato, e osando hann fatto centro. Negli ultimi 30 anni si è smesso di osare e si è iniziato a fare finta; ecco, Sorrentino ha fatto questo, ha finto di osare. Volutamente o meno La Grande Bellezza è solo pubblicizzata come un'opera dai temi attualissimi. I vecchi monarchici decaduti, la sinistra radical-chic, la movida romana di borghesi pseudo-colti e l'arte contemporanea bistrattata sono tutti temi vecchi di cinquant'anni di cui ormai si sa tutto! Va però detto che un film non deve essere profondamente attuale o futuristico per essere un capolavoro, e infatti La Grande Bellezza è un'ottimo film, e lo è soprattutto a livello tecnico.
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La tradizione del nostro paese è ricca di persone che hanno osato, e osando hann fatto centro. Negli ultimi 30 anni si è smesso di osare e si è iniziato a fare finta; ecco, Sorrentino ha fatto questo, ha finto di osare. Volutamente o meno La Grande Bellezza è solo pubblicizzata come un'opera dai temi attualissimi. I vecchi monarchici decaduti, la sinistra radical-chic, la movida romana di borghesi pseudo-colti e l'arte contemporanea bistrattata sono tutti temi vecchi di cinquant'anni di cui ormai si sa tutto! Va però detto che un film non deve essere profondamente attuale o futuristico per essere un capolavoro, e infatti La Grande Bellezza è un'ottimo film, e lo è soprattutto a livello tecnico. La fotografia è magistrale, curata da Bigazzi, a mio avviso uno dei migliori direttori della fotografia italiani. Le luci non peccano MAI, danno sempre la giusta atmosfera dei luoghi e delle situazioni con dettagli e ombre perfette che vanno ad esaltare la scenografia gestita da uno dei fiori all'occhiello della scuola italiana, Stefania Cella apprezzatissima all'estero. La regia è ottima, anche se non prediligo l'uso eccessivo dei movimenti di macchina troppo geometrici. Sorrentino si cimenta nell'uso dei panoramiche in maniera egreggia ma; è in queste inquadrature e ancor di più nel far leva sulla "Grande Bellezza" d Roma che, a mio parere il regista fa un po' il ruffiano. Quale miglior biglietto da visita può mettere in lista un italiano per la premiazione degli oscar? Be, missione compiuta.
Gli attori sono stati tutti formidabili, qualcuno eccessivamente teatrale (Galatea Ranzi), qualcuno penalizzato da ruolo e dialoghi scontatissimi (Anita Kravos) ma tutti degni dell'opera. Grandi Verdone, Sabrina Ferilli, Iaia Forte e Luca Marinelli. Grandissimi Toni Servillo e Giovanna Vignola. L'elemento più debole del film ahimè, è la sceneggiatura che non è stata all'altezza di gestire ottimamente alcuni personaggi ai quali a mio parere si sarebbe dovuto dare più peso. La morte di Ramona (Sabrina Ferilli) non è degnata di nessun passaggio significativo, il personaggio di Andrea (Luca Marinelli) è poco curato e, come altre figure del film sembrano essere create ad hoc dalla sceneggiatura solo per far nascere dal nulla situazioni-pretetsto adite a mettere in evidenza l'animo inquieto del Protagonista Jep Gambardella. Ma si badi bene! Far ruotare un film attorno ad un personaggio non è certo un male, anzi, è stato uno dei cavalli di battaglia del Maestro Fellini in capolavori come" 8 1/2"," Le notti di Cabiria" e "La strada". Ma questo esaltare il protagonista non avveniva tramite personaggi messi nel film come delle parentesi in un libro.
Peccato dunque, per una sceneggiatura appena sufficiente che incastonata tra tante perle di fotografia, scenografia e recitazione offusca quello che con un po' più di ingegno e meno ruffianeria sarebbe stato un capolavoro.
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luca scial�
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martedì 4 marzo 2014
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ritratto di una roma volgare e decadente
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Jep Gambardella è un giornalista, curatore di una rubrica di cultura. Ormai ultrasessantenne, vive di rendita da anni su l'unico libro che ha scritto da giovane, ma che ebbe un grande successo: L'apparato umano. Passa le giornate gironzolando per Roma, scrutandone i lati orribili e quelli meravigliosi. Conosce tante persone, anche famose, ma non ha veri amici. L'unico, forse, che ha è Romano, il quale decide pure di andarsene dalla Capitale, che lo ha deluso dopo 40 anni passati a viverci lontano dal paesino di provenienza. Anche lui, in cuor suo, è deluso da Roma e da una vita che non gli da' più stimoli. Qualche conoscente muore, anche molto più giovane di lui e questo lo porta a riflettere sulla sua esistenza.
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Jep Gambardella è un giornalista, curatore di una rubrica di cultura. Ormai ultrasessantenne, vive di rendita da anni su l'unico libro che ha scritto da giovane, ma che ebbe un grande successo: L'apparato umano. Passa le giornate gironzolando per Roma, scrutandone i lati orribili e quelli meravigliosi. Conosce tante persone, anche famose, ma non ha veri amici. L'unico, forse, che ha è Romano, il quale decide pure di andarsene dalla Capitale, che lo ha deluso dopo 40 anni passati a viverci lontano dal paesino di provenienza. Anche lui, in cuor suo, è deluso da Roma e da una vita che non gli da' più stimoli. Qualche conoscente muore, anche molto più giovane di lui e questo lo porta a riflettere sulla sua esistenza. Cerca di colmare il vuoto e la noia con feste squallide nella sua mega casa lussuosa e pacchiana, invitando persone false, snob, infelici e disadattate. L'unica di cui prova stima è la sua direttrice, una nana che prende con ironia la sua vita. Pensa sovente all'amore giovanile della sua vita. Unica vera grande bellezza che abbia incrociato.
Dopo l'internazionale This must be the place, Paolo Sorrentino torna alla regia con questo film sulla "bellezza e l'inferno" (per dirla alla Saviano) di Roma, mettendone in contrapposizione i paesaggi stupendi, il patrimonio culturale, con la sua società borghese in declino. Sempre più falsa, priva di valori, pacchiana. E torna ad affidarsi al fido, e straordinario, Toni Servillo, nei panni dello svuotato Jep Gambardella. Il quale, analizza con occhi distaccati e ormai disgustati, tutto quanto lo circonda. Lui che vive di rendita con l'unico libro di successo che ha scritto da giovane.
Il risultato finale è un film il cui messaggio è chiaro, con alcuni spunti che toccano e fanno riflettere, sulla società e la vita. Ma come è solito fare ormai da qualche anno, Sorrentino infarcisce la storia di inquadrature stucchevoli, a effetto, che puntano ad arruffianarsi il regista. Ce n'è proprio bisogno? Non a caso le cose migliori che restano sono i personaggi veri e autentici: quello di Servillo, ovviamente, ma anche quelli interpretati da Verdone e dalla Ferilli. Troppo scontato, forse, accennare anche allo scimmiottamento a Federico Fellini. Si intravedono infatti La dolce vita, ma anche Roma e Ginger e Fred.
Nel ringraziare per l'Oscar ricevuto, Sorrentino ha citato alcuni personaggi che lo ispirano nel suo trattare il Cinema come uno spettacolo. Ma coloro che ha citato, erano anche tanta sostanza.
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orlandothefurios
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domenica 9 marzo 2014
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un film degno di essere visto
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Un ottimo film,che porta lo spettatore a riflettere.
La fotografia è eccezionale, mostra i luoghi storici e culturali di Roma e gli interni di case moderne.
Il film gioca su un susseguirsi di contrasti: da una musica medioevale corale,cantata in monumento storico alle prime luci dell'alba, Sorrentino passa alla terrazza di un palazzo in cui si svolge una festa ballata su una musica da discoteca nel cuore della notte. Oppure troviamo il contrasto tra un'arte contemporanea malata e commerciale, e un'arte antica e sublime. Tra lo spogliarello di una donna matura e l'incontro sfuggente e condensato in uno sguardo di una signora di elegante bellezza.
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Un ottimo film,che porta lo spettatore a riflettere.
La fotografia è eccezionale, mostra i luoghi storici e culturali di Roma e gli interni di case moderne.
Il film gioca su un susseguirsi di contrasti: da una musica medioevale corale,cantata in monumento storico alle prime luci dell'alba, Sorrentino passa alla terrazza di un palazzo in cui si svolge una festa ballata su una musica da discoteca nel cuore della notte. Oppure troviamo il contrasto tra un'arte contemporanea malata e commerciale, e un'arte antica e sublime. Tra lo spogliarello di una donna matura e l'incontro sfuggente e condensato in uno sguardo di una signora di elegante bellezza.
La cura al dettaglio non si trova solo nella scenografia e nella fotografia ,ma anche nei dialoghi.
Mille sono i rimandi e gli spunti di riflessione che il film propone allo spettatore.
Il tutto è impregnato di un'atmosfera decadente. Viene messa in scena un'Italia ricca di grandi bellezze,ma che vengono ignorate e dimenticate. Un'Italia dominata da una cultura decadente che logora gli animi,la mentalità e la cultura dei sui abitanti.
In diverse recensioni ho trovato forti critiche nei confronti di questo film,in quanto sopravvalutato e pieno di stereotipi. Un film che si limita a mostrare agli americani i bei paesaggi dell'Urbe. A mio parere chi ha fatto queste considerazioni,non ha capito nulla del significato reale del film e si è limitato ad una lettura superficiale.
In verità questa pellicola italiana è riuscita a comunicare il suo messaggio,che era rivolto più agli italiani,che al pubblico americano. Alla fine del film siamo portati alla riflessione, ci lascia turbati e ci pizzica sui nostri problemi culturali, che spesso vengono ignorati e considerati secondari.
Acconsentite a questo film un po' di tempo, è da vedere,non tanto perchè ha vinto un Oscar,ma per il suo valore in sè.
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shingo tamai
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mercoledì 17 agosto 2016
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la grande truffa
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Fortunatamente per Sorrentino ci sono tanti menti brillanti che hanno commentato positivamente questo suo nulla cosmico che ha vinto anche un Oscar.
Non tutti nella vita hanno potuto godere di tale bontà.
L'unico vero pregio della pellicola è una fotografia di altissimo livello che inganna tuttavia lo spettatore più ignavo facendogli credere di assistere ad una moderna opera d'arte.
I più sprovveduti fans,arguti come non mai,invitano gli altri a rivedere la pellicola per "capirla",con la più classica delle presunzioni di alto borgo,proprio come l'eroe del nulla:Jep Gambardella.
Tale protagonista ci spiega infatti che la vita è spesso malinconica,ingannevole,dura come non potremmo mai immaginare.
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Fortunatamente per Sorrentino ci sono tanti menti brillanti che hanno commentato positivamente questo suo nulla cosmico che ha vinto anche un Oscar.
Non tutti nella vita hanno potuto godere di tale bontà.
L'unico vero pregio della pellicola è una fotografia di altissimo livello che inganna tuttavia lo spettatore più ignavo facendogli credere di assistere ad una moderna opera d'arte.
I più sprovveduti fans,arguti come non mai,invitano gli altri a rivedere la pellicola per "capirla",con la più classica delle presunzioni di alto borgo,proprio come l'eroe del nulla:Jep Gambardella.
Tale protagonista ci spiega infatti che la vita è spesso malinconica,ingannevole,dura come non potremmo mai immaginare.
Meno male che c'è lui altrimenti non lo avremmo capito.
Il Film dunque non racconta nulla di nuovo ed annoia mortalmente,tuttavia ci sarà qualcuno che l'avrà rivisto per "l'ennesima volta".
Probabilmente sarà un malato d'insonnia.
Comunque da uno che ringrazia contemporaneamente Fellini e Maradona non potevamo aspettarci che una grandissima truffa.
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[+] da che pulpito viene la predica
(di dellagambar)
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mauridal
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lunedì 18 novembre 2013
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quando viaggi con paolo sorrentino nella ..
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Quando viaggi con Paolo Sorrentino nelle grandi bellezze di ROMA.
Se vuoi viaggiare e ne hai desiderio , allora è meglio viaggiare da soli. Al contrario, già lo stesso fatto di mettersi d’accordo con qualcuno fosse anche il migliore amico, o la più bella e amata fidanzata o ancora moglie ,amante , coppia, gruppo, comitiva, ne svilisce il significato. Di viaggio o anche di viaggiare, si può parlare solo quando si è da soli.
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Quando viaggi con Paolo Sorrentino nelle grandi bellezze di ROMA.
Se vuoi viaggiare e ne hai desiderio , allora è meglio viaggiare da soli. Al contrario, già lo stesso fatto di mettersi d’accordo con qualcuno fosse anche il migliore amico, o la più bella e amata fidanzata o ancora moglie ,amante , coppia, gruppo, comitiva, ne svilisce il significato. Di viaggio o anche di viaggiare, si può parlare solo quando si è da soli. meglio se si è soli. nel senso puro della solitudine come raggiungimento della serenità di fare e non fare oppure scegliere della tranquilla pigrizia del non fare, di non chiedere ne di dover dare spiegazioni o risposte e sforzarsi di essere convincente per decidere quello oppure quell’altro percorso o destinazione. Dunque meglio soli. Ma qui sorge il dubbio , allora , dove andare. Si il viaggio è in sé,stesso basta iniziare poi si vedrà. tuttavia anche al viaggiatore incallito , prende l’attimo di smarrimento sulla destinazione. sempre ché non abbia qualche dritta sicura e fidata. Ma per questo viaggio che ho intrapreso questa sera la destinazione è Roma , la capitale. Quante volte sono stato a Roma. Tante. per i motivi più vari. , quelli noiosi, burocratici, la roma dei ministeri, degli uffici, dei personaggi, avvocati, medici, politici faccendieri , la Roma degli spettacoli, tante volte a teatro, ai concerti, altre volte per la protesta politica, cortei, manifestazioni, comizi, ancora per motivo personale, incontri con donne e persone conosciute, altrove e riviste solo in occasioni di mostre oppure di cene in trattoria .Dunque un po per svago un pò per impegno ma insomma ne è sempre valsa la pena un viaggio in treno a volte anche scomodo , ante frecce da Napoli poi anche tre ore ai vecchi tempi del diretto. Allora Cosa cambia stasera in questo viaggio a Roma. La novità è che non sono alla stazione né in macchina tanto meno in aereo , Cambia il fatto che sono sulla strada con Paolo Sorrentino, quasi una passeggiata a Roma volando sulle onde dell’immaginazione, che mi porta in una Roma inedita per me, mai vista né frequentata. La Roma della vita notturna o diurna ma festaiola e triste allo stesso tempo. Certo non ne conoscevo i tratti se non attraverso i film di un provinciale quale era Fellini o forse un Flaiano o Tonino Guerra o anche Pasolini. oppure negli ultimi film di , Nanni Moretti. Insomma una Roma attraverso il cinematografo, come dire in poltrona, nella sala sotto casa a Che bisogno c’è di vedere e ed entrare a Roma accompagnato da Sorrentino, regista di cinema e per di più napoletano . Il bisogno è sempre quello di viaggiare incuriositi dallo sguardo di qualcun' altro che non sia il tuo. Di viaggiare da soli ho detto che mi sembra il meglio, ma che si possa approfittare di un passaggio mentale per raggiungere gratis la città di Roma direi nulla osta. anzi posso dire che il film di Sorrentino La grande Bellezza è un grande pretesto per entrare in una Roma mai visitabile addirittura mai vedibile se non indirizzati da uno sguardo spietato, inacidito forse da frequentazioni di gente stupida e corrotta negli animi e nella mente malata. Una Roma che alle persone semplici non è vedibile, ma pure viva e pulsante che anzi governa e ci governa magari a nostra insaputa. Un film importante questo ultimo di Sorrentino perché ci permette di viaggiare in un mondo che forse diamo per scontato ma che reso così vedibile dal suo punto di vista ci costringe ad aprire gli occhi e a vedere meglio tutta la realtà che viviamo. Verrebbe la voglia dopo aver visto il film di essere misantropi, come dice il protagonista ma anche un pò misogini , se non fosse per la la magnifica statuaria femmina, che è la romana Sabrina Ferilli che ci riappacifica con il genere femminile. Insomma , un viaggiatore, può immedesimarsi nel viaggio di un altro . Da viaggiatore ho provato a farmi trasportare e credo di essere riuscito a partecipare a quel viaggio in sintonia con l’autore, Forse non tutti possono farlo, troppe resistenze si frappongono ad un viaggio come questo. chi lo fa ne tornerà contento di averlo fatto . mauridal.
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manganini
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domenica 12 gennaio 2014
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la grande tristezza
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Per raccontare le fasi della vita umana il regista Paolo Sorrentino, va per metafore, narrando la vicenda di uno pseudo scrittore che offre una festa per il suo 65mo compleanno, Jep Gambardella, giornalista single scapestrato, il quale analizza la sua vita passata ma soprattutto il desolato presente. Solitudine e fallimento aleggiano in tutto il film, stessa sorte per i suoi compagni di viaggio, attori, aspiranti stelline, modelle, ricchi, ricchissimi, nobili, nobili decaduti, persone comuni, tutti alle prese con le loro scoonfitte. La festa in terrazza a casa Gambardella funge da anestetico, una sorta di "orgia" utile a stordirsi per non pensare.
Il film e' ottimo, da vedere sicuramente, e il regista e' abilissimo a trasmettere con poche cose il senso di vuoto, coinvolgendo anche la citta', Roma, scorci mozzafiato, tracce di un passato che rende il protagonista un privilegiato prigioniero del privilegio, che per salvarsi dalla depressione, vive attraverso il passato.
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Per raccontare le fasi della vita umana il regista Paolo Sorrentino, va per metafore, narrando la vicenda di uno pseudo scrittore che offre una festa per il suo 65mo compleanno, Jep Gambardella, giornalista single scapestrato, il quale analizza la sua vita passata ma soprattutto il desolato presente. Solitudine e fallimento aleggiano in tutto il film, stessa sorte per i suoi compagni di viaggio, attori, aspiranti stelline, modelle, ricchi, ricchissimi, nobili, nobili decaduti, persone comuni, tutti alle prese con le loro scoonfitte. La festa in terrazza a casa Gambardella funge da anestetico, una sorta di "orgia" utile a stordirsi per non pensare.
Il film e' ottimo, da vedere sicuramente, e il regista e' abilissimo a trasmettere con poche cose il senso di vuoto, coinvolgendo anche la citta', Roma, scorci mozzafiato, tracce di un passato che rende il protagonista un privilegiato prigioniero del privilegio, che per salvarsi dalla depressione, vive attraverso il passato.
Gambardella e' una persona sola, inaridito nei sentimenti e incapace di dare, prende dalle donne che incontra rigorosamente uguali a lui. L'unico momento in cui si lascia andare, sentendosi al sicuro e' con l'editore della rivista dove lavora, una signora nana, forse l'unica amica "che dal basso" della sua statura e' in grado di offrirgli un sentimento vero, autentico, un misto di amicizia-pieta' che lo fa sentire meno solo.
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max.antignano
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mercoledì 15 gennaio 2014
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facciamo un gioco
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"La grande Bellezza" è un film denso, onirico e realista insieme, nel miglior stile di Sorrentino, che, sempre, prende a pugni il cuore per parlare al cervello.
Il corto circuito che ne deriva è forse il miglior effetto sullo spettatore. Lo smarrimento, il dubbio, ti spingono a ripensare a dove il filo si è interrotto, a come siamo arrivati a questo punto. A ripartire dalla nostra Bellezza.
Non ci sono eroi, non ci sono santi che possano fare il miracolo al posto nostro, dobbiamo ripartire da chiederci chi siamo noi, come persone e come Paese.
Allora facciamo un gioco. Proviamo a descrivere questo film come (forse) avrebbe fatto Jep Gambardella:
"In un altro paese, forse in questo stesso paese, popolato di intellettuali come Moravia e Pasolini, o registi come Fellini e De Sica, questo film avrebbe scatenato una ribellione, una sorta di rivolta civile contro una società e una cultura sordi, assenti, morti o in decomposizione.
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"La grande Bellezza" è un film denso, onirico e realista insieme, nel miglior stile di Sorrentino, che, sempre, prende a pugni il cuore per parlare al cervello.
Il corto circuito che ne deriva è forse il miglior effetto sullo spettatore. Lo smarrimento, il dubbio, ti spingono a ripensare a dove il filo si è interrotto, a come siamo arrivati a questo punto. A ripartire dalla nostra Bellezza.
Non ci sono eroi, non ci sono santi che possano fare il miracolo al posto nostro, dobbiamo ripartire da chiederci chi siamo noi, come persone e come Paese.
Allora facciamo un gioco. Proviamo a descrivere questo film come (forse) avrebbe fatto Jep Gambardella:
"In un altro paese, forse in questo stesso paese, popolato di intellettuali come Moravia e Pasolini, o registi come Fellini e De Sica, questo film avrebbe scatenato una ribellione, una sorta di rivolta civile contro una società e una cultura sordi, assenti, morti o in decomposizione.
Ma siccome questa non è l'Italia del boom economico, non è l'Italia della cultura, il vuoto tremendo che fa eco allo scoppio di una simile bomba, finisce con l'essere ancora più assordante del grido di dolore della bellezza che ancora pervade questo paese, e i piccoli grandi uomini che ancora lo popolano."
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