La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
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Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Le radici sono importantidi PadlyFeedback: 329 | altri commenti e recensioni di Padly |
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lunedì 3 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La Grande Bellezza di Sorrentino piace o non piace, si ama o non si ama. Di certo non lascia indifferenti. Io l’ho amato fin dalle prime scene. Quando ho capito che dovevo essere una “spugna” per impregnarmi di immagini, musica, emozioni e parole nella rappresentazione - nella forma del “sincretismo” piuttosto che della sintesi logica- di una mondanità becera. E la “sincresi” di Sorrentino è perfetta, tecnicamente e artisticamente. Bella la galleria di personaggi: Romano (Carlo Verdone), scrittore teatrale mai realizzato dipendente da una giovane donna che lo sfrutta, Lello (Carlo Buccirosso) venditore di giocattoli triviale e marito infedele di Trumeau (Iaia Forte), Viola (Pamela Villoresi) ricca borghese con un figlio problematico, Stefania (Galatea Ranzi) cardinali (Roberto Herlitzka) che si intendono di cucina, più che di spiritualità e spogliarelliste dai segreti oscuri (Sabrina Ferilli). Il film è un susseguirsi di situazioni in un filo forse illogico (ma, come dice Marcello Marchesi, “la logica è una forma di pigrizia mentale”) per catturare la nostra intelligenza emotiva. Ma la Grande Bellezza ci vuole anche far pensare: all’importanza delle “radici”, alla bellezza delle persone serene che “stirano, bevono un bicchiere di vino rosso e guardano la tv”. E la “spugna”, una volta piena, viene strizzata dall’irrompere di un personaggio chiave la “Santa”, prima quasi grottesca, poi seria e lapidaria: “La povertà non si racconta, si vive”, “Mangio radici perché le radici sono importanti”. Il suo soffio fa partire un gruppo di uccelli in sosta sulla terrazza di Jep Gambardella, in una scena magistrale del film. Le radici sono importanti. Alle radici del cinema italiano c’è Federico Fellini. E Sorrentino lo sa.
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