La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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cogito ergo sumdi GiugiùFeedback: 100 |
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venerdì 14 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lo sapeva Sorrentino, quando ha girato “La Grande Bellezza”, di avere omologato il testamento di un Italia soffocata dal suo stesso processo di sviluppo? Secondo me no! Voleva dare un messaggio, sancire un passaggio o filmare una disfatta, ma la portata di questo messaggio è stata sicuramente di gran lunga superiore alle sue aspettative , poiché va ben oltre i confini in cui lo stesso regista l’aveva forse circoscritto. “La Grande Bellezza” è un testamento olografo, la parte depositata supera oltremisura le intenzioni del lascito, l’immenso patrimonio umano e sociale si nasconde nell’attonito incanto suscitato da opere e monumenti, nel radioso immobilismo dei paesaggi, nella lentezza delle riprese che lasciano lunghi spazi al silenzio ed alle pause, ai discorsi abbozzati e sospesi, ai passaggi senza continuità ma concludenti, al non detto pensato o compiutosi. Lentezza come consunzione e agonia verso l’unica meta certa e nota all’essere umano fin dalla nascita: la morte, l’annullamento nichilistico del sé, inconscio o volontario, ma inesorabilmente concreto. “La Grande Bellezza” è l’annullarsi di una Società cresciuta sulle sue stesse contraddizioni, che gioca a “mosca cieca” con se stessa e sta andando dritta sparata verso un dirupo, senza afferrare nulla di tutto ciò che ha intorno. Il precipitare quindi non è casuale - un “capitato” – è piuttosto un “annunciato” conclamato in corso d’opera. Eppure questa morte è terapeutica: è la “condicio sine qua non ” per la rinascita: il ritorno alle radici, alla povertà del vivere, intesa come superamento del superfluo diventato essenziale, che ha corroso come cancrena tutto ciò che di positivo è dell’uomo: sentimenti, spiritualità, valori. La grande bellezza di una Società che non ha nulla da dire, che si disgrega nella falsità illusoria degli stereotipi - “i trenini che facciamo alle nostre feste sono i più belli di tutta Roma” - sono le vestigia solitarie del passato, muti testimoni di tempi andati o i ricordi di incontaminata purezza di un vissuto lontano, in cui vivere e morire aveva un senso.
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