Opera contraddittoria perchè contraddittoria è la realtà contemporanea che fotografa,
l'affresco di Sorrentino ha imperfezioni e grandi tocchi di magia,lirismo,tenerezza.
Appare come un prisma, magmatico,solenne, diseguale.
Una digressione dai tanti volti: un taglio fotografico con certi rimandi a certi ritratti glamour di Helmut Newton;
un omaggio non cercato ma dovuto al Fellini della Dolce vita;
un approccio visionario con inserti delle performing arts contemporanee;
il barocchismo di certo cinema d'autore di ieri e di oggi;
il tocco live,immaginifico, surreale e personale del regista medesimo.
Dialoghi sentenziosi che rimandano a personaggi cinici e disfatti,
volteggi di una macchina da presa leggera e ironica,che filma disincanto e malinconia
ma sempre con un velo di tenerezza perchè non c'è scampo al proprio destino
ma l'angoscia risulta più accettabile se il doloroso giudizio su se stessi viene filtrato
dall'indulgente accettazione del proprio ruolo.
Non dramma ne commedia, solenne presa d'atto dello stato delle cose con i giudizi sferzanti dell'autore
che poi diluisce il moralismo presente in giusto e doveroso e pensoso relativismo
perchè il mettere tra virgolette appare l'unico modo possibile di raccontare questo paese e quest'epoca
lasciando ai personaggi e a noi spettatori il compito e il dovere non di un riscatto salvifico ma di una rivelazione catartica
(avviene nel finale dell'opera) che non renda completamente inutile il passaggio su questa terra.
Macchiette e protagonisti ispirati, vacue presenze, sofferte solitudini, esistenze errabonde, struggenti memorie.
Tutto è fermo e mobile in quest'opera a tratti incompiuta e irrisolta, iridescente come in certi attimi sa essere questa caotica
e stratificata città, paesotto provinciale e millenario, papalino e pagano,degno sfondo delle nostre inquietudini edei nostri desideri.
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