
Titolo originale | La Cocina |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 139 minuti |
Al cinema | 30 sale cinematografiche |
Regia di | Alonso Ruizpalacios |
Attori | Raúl Briones, Rooney Mara, James Waterston, Oded Fehr, John Pyper Ferguson Laura Gómez, Spenser Granese, Finnerty Steeves, Lee R. Sellars, Leo James Davis, Kerry Ardra, Motell Gyn Foster, Diana Elynel, Mai Elissalt, Shavanna Calder, Eduardo Olmos, Soundos Mosbah, Esteban Caicedo, Bernardo Velasco, Nebli Basani. |
Uscita | giovedì 5 giugno 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Teodora Film |
MYmonetro | 3,29 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 9 giugno 2025
Varie storie all'interno di un ristorante di New York nel quale varie culture si mescolano. Il film ha ottenuto 2 candidature a Spirit Awards, Aragoste a Manhattan è 19° in classifica al Box Office. mercoledì 11 giugno ha incassato € 2.611,00 e registrato 4.981 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Al The Grill, ristorante iperfrequentato di New York, lavora una moltitudine di persone, tra cucina, sala e uffici. Ognuno con i suoi problemi, ognuno con le sue isterie. Tra di loro ci sono Estela, che trova un posto di lavoro. Julia, che dovrà prendere una decisione importante e Pedro, a cui l'esperienza di cuoco cambierà per sempre la vita.
Il primo merito del nuovo film di Alonso Ruizpalacios è ricordarci cosa sia davvero una cucina di un ristorante, al netto della rappresentazione idealizzata di certe pellicole patinate di successo.
Ovvero un microcosmo fatto di profumi, sapori, vapori, rumori, e prima ancora esseri umani. Un'umanità variegata, composta da persone di genere, culture, età e provenienze diverse, costretta a muoversi in un unico luogo secondo una gerarchia rigida, per nulla democratica, con turni di lavoro massacranti e ritmi indiavolati per soddisfare le innumerevoli pretese dei clienti. È su questo microcosmo che si concentra il film, mettendo in risalto sullo schermo tutto ciò che si cela dietro e durante la preparazione di un piatto. Non è tanto il cibo a interessare il regista, quanto gli incontri e scontri esplosivi tra chi lo cucina, il confronto acceso al limite della rissa tra lavoratori immigrati e sfruttati, sfiniti da un andirivieni incessante di richieste.
Sembra una commedia che cavalca il trend dei film sulla cucina, dal tenero Ratatouille al crudele The Menu, in realtà La Cocina si rivela un film profondamente politico e in questo suo spessore narrativo si fa interessante, in quanto metafora eclatante dello sfruttamento del sistema capitalistico sui lavoratori (specie immigrati), della prevaricazione dei potenti sui più deboli, della sopraffazione della classe dei privilegiati (i clienti, come i manager del ristorante) su quella dei lavoratori svuotati di sogni e di energia vitale.
Va letta in questo senso la grottesca sequenza finale, un memorabile pianosequenza fracassone sull'implosione di un uomo, fatto a pezzi da una vita problematica e frenetica, spesa nell'entropia di relazioni di una cucina che è terra tutti e di nessuno. L'accostamento alla pluripremiata serie The Bear è comprensibile e opportuno, ma in questo film il passo narrativo è notevolmente più pigiato sull'acceleratore della politica e nella ricerca di uno smaccato realismo nel rappresentare una babele di lingue, insulti, sigarette consumate, risate e discussioni anche feroci. Colpisce la caratterizzazione approfondita dei personaggi, specie dei due personaggi cruciali Julia e Pedro, una cameriera gringa e un cuoco irregolare messicano.
Due instancabili lavoratori del The Grill, ma anche due amanti che si scambiano passioni, sogni e segreti in una cella frigorifera. Li interpretano Rooney Mara e Raul Briones, quest'ultimo in una performance memorabile che è metafora anch'essa del talento frustrato, mai valorizzato e portato all'esasperazione. Il film manda in frantumi l'utopia di un futuro migliore per tutti, quell'american dream tradito dalla realtà di tutti i giorni, eppure cullato nel cuore di tutti quei self made men che approdano ogni giorno in America in cerca di accoglienza e progresso e si ritrovano invece sbattuti tra pentole, umiliazioni e volgarità. L'uso del bianco e nero è funzionale a raccontare questa fiaba nera insieme grottesca e disperante, tratta non a caso dalla pièce di Arnold Weskerz di cui eredita tutto l'impianto e l'impatto teatrale.
Ci sono un mondo di sopra e un mondo di sotto, sistematicamente divisi, in Aragoste a Manhattan (Messico e Usa, 2024, 139'). E c'è un dio che regna sulla fatica di quello di sotto, e sulla credulità cieca di quello di sopra. Tratto da una pièce scritta da Arnold Wesker nel 1957, il film del messicano Alonso Ruizpalacios è ambientato in un grande (come dimensioni) ristorante a Manhattan.
Quando qualcuno vi dirà che somiglia a "The Bear", sappiate che la trama viene da un lavoro teatrale di Arnold Wesker, anno 1957. Era costui un commediografo britannico, autore di 50 testi per il teatro, svariati volumi di short story, saggi, giornalismo, un po' di poesia, un libro sui libri per bambini. Chi era nato negli anni 30 del secolo scorso considerava la scrittura un mestiere.
I ristoranti sono ormai onnipresenti sul grande schermo e nelle serie tv sfruttando l'argomento dell'arte culinaria in tutte le varianti possibili e immaginabili, dal thriller al musical. "Aragoste a Manhattan" di Alonso Ruizpalacios, presentato alla Berlinale del 2024 con il titolo "La Cocina", si colloca in questa scia come film ambiziosissimo, estremamente lavorato (magari manieristico) e non a [...] Vai alla recensione »
Un grande ristorante di Manhattan: c'è il labirinto di fornelli della cucina dove si svolge gran parte del film, c'è la messicana Estela appena arrivata a New York, c'è Julia che dovrà prendere una decisione importante, c'è Pedro dal carattere sulfureo e c'è Rashid, il proprietario del locale, che molto promette e nulla mantiene. Una babele di lingue e di storie in uno spazio chiuso dove le tensioni [...] Vai alla recensione »
Lo sceneggiatore e regista messicano Alonso Ruizpalacios, noto soprattutto per l'ibrido documentario-thriller Una pelicula de policías (2021), con il suo ultimo film si rivolge agli appettiti contemporanei del pubblico con uno sfiancante dramma ambientato nella cucina di un ristorante. Liberamente ispirato a The kitchen, dramma teatrale del 1957 di Arnold Wesker, è girato in un sorprendente bianco [...] Vai alla recensione »
Le cucine dei grandi ristoranti sono diventate, a qualsiasi latitudine, un melting pot di etnie diverse, spesso le più bistrattate del mondo, impegnate nei lavori più umili e con turni massacranti. Se dalle nostre parti sono affollate da bengalesi, filippini o magrebini, oltre oceano, a New York, sono i latinos i protagonisti principali della cottura e del disbrigo.
Alonso Ruizpalacios lo definisce una «prova» che «Stati uniti e Messico sono due Paesi intrecciati fra loro» anche se questo suo ultimo film, in sala da oggi, Aragoste a Manhattan il titolo italiano scelto per La Cocina - è stato girato prima dell'insediamento di Trump alla Casa bianca, e delle sue politiche di deportazione dei migranti. E proprio l'idea di un microcosmo di persone che arrivano da [...] Vai alla recensione »
Ancora la cucina, gabbia socio antropologica del gusto promosso ad agonismo cine-tv, ma qui per fortuna non si fa spettacolo di star-chef: da uno dei testi più riusciti del teatro del dopoguerra, di Wesker, il messicano Ruizpalacios (Gueros, premiato alla Berlinale 2014) mette insieme un cast formidabile, con Rooney Mara, e riprende in bianco e nero il rosso fuoco di passioni, conflitti, sogni e frustrazion [...] Vai alla recensione »
Regista messicano, Alonso Ruizpalacios (1978) lo potremmo definire una "creatura" del Festival di Berlino, dove ha presentato tutti i suoi lungometraggi (4 fin qua). Tutti sono stati recensiti da Close-Up: Güeros nel 2014 (il suo film d'esordio, forse il suo migliore, fin qui), Museo nel 2018. Entrambi i film, seppur in ritardo, sono poi anche arrivati in Italia.
Aperto da una frase del filosofo americano Thoreau, padre della disobbedienza civile, il film del messicano Ruizpalacios racconta un ristorante di New York, The Grill, dalla parte dei suoi lavoratori: cuochi, aiutanti, camerieri e cameriere quasi tutti immigrati dell'America Centrale, più qualche americano che porta iscritta nel corpo la sua alterità al sistema (soprattutto Julia, interpretata da Rooney [...] Vai alla recensione »
Estella è una ragazza messicana che non sa una parola di inglese e che cerca disperatamente, appena uscita dalla metropolitana di New York, un ristorante chiamato "The Grill", dove dovrebbe lavorare Pedro, partito tempo prima dal suo stesso villaggio natio. Le strade attorno a Times Square brulicano di gente rumorosa, che si muove rapida e presta poca attenzione a quell'esserino sperduto.
In un frequentatissimo ristorante di New York, The Grill, lavora una moltitudine di persone, tra cucina, sala e uffici. Si tratta in gran parte di immigrati senza permesso di soggiorno, latinoamericani per lo più, ma anche maghrebini, mediorientali, ecc... A cui si aggiungono, naturalmente, i locali, provenienti da ogni quartiere alla periferia dell'impero.
Il cinema ha una fascinazione per i fornelli, per le cucine da incubo. Sono luoghi infernali, piccoli microcosmi in cui vengono racchiusi sogni, passioni e dolori. Il filone è un sempreverde che, specialmente in questi anni, non conosce crisi. Oltre a Ratatouille, a commedie romantiche in cui stelle di Hollywood prestano il volto a personaggi in cerca di redenzione (da Catherine Zeta-Jones a Bradley [...] Vai alla recensione »