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Il grande capolavoro di Paolo Sorrentino. Descrive la mondanità, le apparenze, i piaceri, la bellezza, la ricchezza, il potere come tanti aspetti illusori della realtà, dietro cui corre tanta gente credendo di trovare la felicità. Ma alla fine della loro corsa c'è la morte, e anche la bellezza prima o poi va via, il corpo si fa brutto, arriva la vecchiaia. Tutte le feste organizzate da Jep Gambardella, il re della mondanità, ormai non lo divertono più, e lui si mette a guardare la gente, come un'osservatore che stia lì a scrutare le persone e i loro giochi senza mai farsi convolgere da loro. Per questa ragione non aveva scritto più, dopo l'unico suo romanzo, vincitore del premio Gambardella. Come se il mondo intorno a lui gli facesse perdere ogni ispirazione. Solo alla fine, nel ricordo della sua prima donna, una giovane pura e bella, riprende a scrivere.
Con questo film Sorrentino si firma uno dei più grandi registi viventi. Anche se molti non lo comprenderanno perché volutamente ermetico, nascosto dietro la facciata di esibizionismi, donne belle, suoni, colori, grida, rimane un grande film.
E' la descrizione dell'illusione del mondo, quel mondo dell'effimera bellezza, un mondo dove non c'è nulla che rimane, neanche il personaggio Gambardella, che, al momento di compiere 65 anni, si accorge che tutto quel tempo passato nella mondanità non è servito a nulla. Invece ci sono valori più semplici, come la sua prima donna, che non tramontano mai, ed hanno ancora il potere di ispirare uno scrittore.
Un film da vedere, assolutamente!
Il film inizia con una morte e finisce con un'altra morte, seguita da una rinascita interiore, quella di Jep Gambardella.
Bellissime le scenografie, le coreografie, i costumi, i colori, la fotografia, ma anche le varie interpretazioni.
Tutto dipinge un quadro dell'assurdo, tra il kafkiano e il felliniano.
Da notare: in tutte le avventure che Jep ha, non perdere mai il suo sorriso ironico, di distacco dal mondo, pur vivendoci dentro pienamente.
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