E’ possibile fare un film sul nulla, fatto di nulla che porta al nulla…..Sorrentino ci è magnificamente riuscito con “La Grande Bellezza”.
Il film ha per protagonista la Roma di oggi…..una città che ha mantenuto la sua eterna bellezza ma che è popolata nel suo sottobosco da una società fortemente cafona, pseudo intellettuale che gira a vuoto su stessa tra una festa spiccatamente esagerata e chiacchiere alla Maurizio Costanzo Show nelle terrazze vista Colosseo.
I rimandi e i parallelismi sono certamente quelli nobili del Fellini de La Dolce vita di Via Veneto o l’aspetto iconoclasta di Roma. E sempre felliniano è il rapporto che lega il regista con il suo alterego Jep Gambardella……occhi napoletani che scrutano e giudicano la realtà che lo circonda.
Se queste sono le analogie, forti sono le differenze che fanno de “La Grande Bellezza” un film che ha una personalità propria e che si identifica in quella del suo regista.
L’Io narrante, Jep Gambardella, non è un semplice osservatore del costume del suo tempo (come fu Mastroianni) ma è uno scrittore che ha scritto il suo unico libro a 26 anni (vincendo un Bancarella) e che ha realizzato il suo reale sogno……quello di non vivere solamente la mondanità ma di esserne il re, circondato da una corte dei miracoli di sudditi che ballano e annaspano pur di essere presenti e apparire.
Il protagonista, perfettamente incarnato nella fisicità di Toni Servillo, si diverte e sguazza in questo mondo e il suo mestiere di giornalista di una rivista trendy lo mette nelle condizioni di disporre della sua lingua tagliente per lanciare stilettate precise e micidiali al mondo che lo circonda.
Bellissima la discussione dove zittisce Galatea Ranzi attivista di sinistra, mamma e donna con le palle vomitandole con il sorriso tra i denti le contraddizioni della sua vita meschina oppure quando racconta e poi rappresenta la mondanità di un funerale.
Il film non ha una sua struttura propria va avanti a forza d’inerzia come i suoi protagonisti, come quei calendari dove strappi il giorno passato e vivi il presente per poterlo strappare l’indomani.
E’ un susseguirsi di situazioni e personaggi al limite dell’assurdo e del paradosso….dalla ricca vedova che non riesce ad avere uno straccio di rapporto con il figlio mandandolo da svariati analisti, allo scrittore sfigato sfruttato dalla starlette di turno (un malincomico Carlo Verdone), all’annoiata milanese che si fotografa nuda per mettersi su Facebook a una strabordante Serena Grandi parodia di se stessa (da vedere assolutamente la scena dal chirurgo estetico alternativo per credere) fino ad arrivare a un clero fortemente ridicolizzato dove monache di clausura guardano avidamente mandinghi di una tribù lontana e un cardinale che invece di dispensare speranza dispensa ricette manco fosse la Parodi……il vero contro senso è che in questo nulla c’è tanto pure troppo e la sensazione è che a un certo punto Sorrentino è sembrato un po’ fagocitato da questo pigro errare verso il finale dando la sensazione che se il film fosse durato una mezz’oretta in meno avremo assistito ad un autentico capolavoro di critica della società contemporanea…..invece abbiamo “solo” un ottimo film
Voto 7/8
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