Ferzan Ozpetek racconta una storia d'amore lunga tredici anni tra due persone all'apparenza incompatibili ma attratte tra loro da una forza magnetica irresistibile e le turbolenze che la vita di porta sotto forma di un tumore che metterà a dura prova la loro unione.
Se all'apparenza c'erano tutte le premesse per un moderno Voglia di Tenerezza diretto dal nostro regista più dotato nel mettere in scena il melo', Allacciate le cinture risulta un film totalmente sbagliato.
Non farò come molti che hanno gettato la croce addosso ad Francesco Arca, anzi lui pur consapevole del proprio background ce la mette tutta facendosi anche crescere una panza da bevitore di birra per aderire al personaggio.
Il vero colpevole è il buon Ferzan...... In primis è inspiegabile raccontare una storia d'amore sanguigna e viscerale ambientandola nel sanguigno Salento e poi non avere nel cast nemmeno un pugliese (giusto per giustificare il finanziamento di Apulia Commission) e i meridionali sono relegati a banali cameo affidando il ruolo del maschio focoso a un fascista toscano.....un ossimoro sul nascere.
Il cast è descritto in modo disarticolato, ognuno col suo registro interpretativo.....alla fine più che un coro sembrava che ognuno avesse il suo spartito...... Così la Signoris e Elena Sofia Ricci risultano macchiette che recitano sopra le righe o Luisa Ranieri sembra il cliché di se stessa (a un certo punto pensavo dicesse Anto' fa caldo!!!!).....
Inoltre la sceneggiatura è sfilacciata, la storia scorre senza un senso logico e le scene si alternano in modo banale, scontato e un po' volgare come quando Francesco Arca dice la sua sui suoi amici alla Crescentini mentre fanno sesso (scena che ha ricordato i film anni '70 con Lando Buzzanca) o nella famosa scena dell'ospedale dove il protagonista maschile fa l'amore con la moglie seppur malata. Una scena che ha un significato importantissimo nell'evolversi della storia.......ma che meritava una passionalità e un'intensità diversa invece che risaltare i dorsali e i glutei di Francesco Arca.
Lo stesso finale molto allegorico in stile Sliding Doors sembra serva per far quadrare il cerchio coprendo le buche della sceneggiatura.
Comunque non tutto è da buttare via, la Smutniak regge benissimo nella parte più difficile del film risultando una donna tenace e combattente nonostante il tumore e che rappresenta con grande dignità la malattia con le sue sofferenze e umiliazioni e Schichittano è bravo nel suo ruolo di migliore amico gay.......forse la scena migliore del film è la sua sua quando spiega da dove è nata l'amicizia ad Arca dove trasmette tutto il dolore della situazione.
Rivoglio l'Ozpetek migliore quello che mi ha folgorato con Le fati ignoranti o Il bagno turco o mi ha emozionato con Saturno Contro o La finestra di fronte.....
Per questo ti do 4,5 per punire una certa presupponenza d'autore.....sei bravo non perderti nelle turbolenze Almodovariane
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