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C'è della maniera in questo film.
Mestiere, molto.
Sicurezza dei propri mezzi, e fiducia che questi bastino.
La storia stenta a decollare e serve il dolore, non senza un pizzico di retorica, a richiamare l'attenzione, e il "trucco" scenico del montaggio con cui il cuore della storia è posto alla fine, dopo il prima e dopo il dopo (13 anni sulla torta), ci svela l'arcano: trattasi invero della storia di un amore.
L'amore vero, che nasce nel letame (e non nei diamanti, cfr F. De Andrè) e resiste, ed anzi si rafforza (si legittima - direbbero i cronisti di calcio) nelle avversità più dolorose.
E qui ritroviamo il Nostro: la bellezza formale dei corpi maschili, il disfacimento femminile, il destino del cuore, il dramma.
E la luce del Salento, tutta compresa negli occhi di Egle.
Il sole, da queste parti, è vita forte.
E' vita che vince, sempre.
E allora ti ricordi che gli vuoi un bene pazzo a Ferzan, ed il fatto che abbia scelto la tua terra è importante, per lui, ma anche per te.
E allora gli metti le tre stelle, che sono solo stelle d'amore.
E di ringraziamento, anche, per la bellissima canzone di Rino Gaetano che non conoscevi, anche quando pensavi di conoscerle (quasi) tutte.
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