La grande bellezza |
||||||||||||||
Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La decadente bellezzadi xXSeldonXxFeedback: 4847 | altri commenti e recensioni di xXSeldonXx |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
lunedì 27 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La Città Eterna, in tutta la sua umana varietà, in tutta la sua estetica assassina, si presenta nella sequenza d'apertura accompagnata da un corale canto lirico; un grido femminile ci strappa bruscamente da questa calma spirituale ed assolata, per catapultarci in un'altra Roma, in un altro mondo, luminoso di musica martellante: una festa notturna che accoglie senza distinzione vecchi, giovani, spogliarelliste, nane e una banda messicana decisamente fuori posto. È la festa del sessantacinquenne e scrittore Jep Gambardella, che, dopo l'immeritato successo del suo unico libro, vive nella Roma notturna, circondandosi della stanca ed annoiata classe benestante, dominandoli tutti dall'alto della sua simpatia e della sua lingua tagliente. L'improvvisa presa di consapevolezza che la vita gli è ormai passata davanti e l'incontro con il marito del suo primo amore giovanile lo spingeranno a ricercare la grande bellezza nel proprio passato e a rifiutare un presente che si dimostra sempre più svuotato di ogni valore.
Paolo Sorrentino mantiene ne La Grande Bellezza molti aspetti, sia formali che tematici della sua recente parentesi americana This Must Be The Place. In primis, il tipo di narrazione, che aveva diviso e che continua a dividere critica e pubblico: entrambi gli ultimi due film del regista de Il Divo non hanno una trama vera e propria, ma sono un susseguirsi di diverse vicende racchiuse nel "contenitore" più ampio (e ormai non più importante) della vicenda vissuta dal protagonista, là viaggio alla scoperta di sé stesso, qui girovagare per le strade (e tra le persone) della Città Eterna. Questo metodo narrativo permette al regista di portare su schermo moltissimi personaggi e moltissimi spunti di riflessione, ma si rivela un ostacolo non da poco al momento dell'analisi del significato di quest'opera, che necessita almeno di una seconda visione. Altro punto in comune sono i due protagonisti e l'ambiente in cui questi si muovono: sia il Jep Gambardella di Toni Servillo (davvero monumentale), sia il Cheyenne di Sean Penn sono individui disincantati, delusi dal mondo e (in fondo in fondo) delusi da sé stessi; se però la rock-star decaduta ritrova la gioia di vivere nella variegata cultura americana, l'italianissimo Jep la ritrova in una dimensione piu selvaggia e naturale, rappresentata da quell'isola dove (come il tema musicale principale del film continua a suggerire) egli ha lasciato il proprio cuore.
La Roma che il protagonista domina e odia è invece l'incarnazione della decadenza che caratterizza (l'immagine della mastodontica Concordia incagliata al Giglio è lì per ricordarcelo) tutta l'Italia, non solo la capitale: la Cultura ha ceduto il posto ad un virtuosismo citazionistico e l'innegabile bellezza della città è osservata superficialmente dai suoi abitanti, capaci solo di seguire la corrente e di utilizzare la cultura come fugace distrazione dal taedium vitae che in fondo è l'unica cosa che li accomuna. Molti, troppi, sono i presunti artisti che il regista porta in scena: poetesse piene di sé, soubrette appesantite e cocainomani, spogliarelliste cinquantenni, teatranti mediocri e mistiche folli; tutti vogliono sentirsi unici e comunicare agli altri la loro grandezza. Ma la nostra unicità sta nei momenti piu intimi e personali, incomunicabili e per questo valorizzati, come si rende conto Jep durante il dialogo piu intimo con Ramona (Sabrina Ferilli).
Il film stesso presenta moltissimi riferimenti alla cultura italiana, dal pascoliano rapporto tra città e ambiente rurale, all'estetismo d'annunziano, incarnato dal personaggio di Servillo, novello Andrea Sperelli (protagonista de Il Piacere di D'Annunzio); tuttavia il riferimento più lampante e anche piu influente è quello con il cinema di Fellini: l'insegna del Martini, il cameo di Venditti (dove nel 1960 c'era Celentano) rimandano a La Dolce Vita, mentre la "vicenda-contenitore" ricorda quella di 8 e 1/2. In ogni caso, nonostante gli influssi del regista di Roma e di Terrence Malik, Sorrentino mantiene saldo il proprio stile movimentato e colorato, ma al contempo saggio e raffinato, nel descrivere questo turbinio di vicende, ritratti graffianti della società contemporanea.
Questa Roma è dunque ben lontana dalla città viva e umana dei film del Maestro di Rimini, resa attuale e svuotata di ogni magia: la Grande Bellezza se ne è andata, fuggita da questo mondo superficiale "sedimentata sotto il chiacchiericcio e il rumore". Solo chi sa scavare a fondo e soprattutto scavare in sé stesso è ancora in tempo per coglierla.
[+] lascia un commento a xxseldonxx »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di xXSeldonXx:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||