La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cielo e polveredi pensierocivileFeedback: 4854 | altri commenti e recensioni di pensierocivile |
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venerdì 31 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A mio modesto avviso, il peggior film di Paolo Sorrentino. Con questo non intendo sostenere si tratti di un film inguardabile, scadente o malriuscito, anzi, è fin troppo importante per il cinema italiano un’opera simile; coraggiosa, ambiziosa, che profuma e si impregna della grandezza “classica” del nostro cinema, ma che nella filmografia di Sorrentino rappresenta l’opera con più problemi, con vette altissime e altrettanti inciampi. L’incipit contiene una sinossi dell’intero racconto: l’abbagliante bellezza di Roma che si offre come scenografia al canto, come soggetto per foto indimenticabili, come una miniera da prosciugare distrattamente, come un’opera che tramortisce. Poi la terrazza, la festa per il compleanno del protagonista e l’avvio di un cammino di conoscenza, rammarico, delusione, amarezza e rimpianto. Nella presentazione della varia umanità che comporrà il suo mosaico, Sorrentino mostra tutto il meglio, la sua crudeltà, la sua spietatezza e raggiunge l’apice nella descrizione del personaggio della Ferilli, nella lezione sulla “recita” di un funerale, nella solitudine delle mura glaciali dell’appartamento di Isabella Ferrari, nelle passeggiate riflessive di un indispensabile Servillo, negli scorci della “fauna” dell’odierna Roma tra Via Veneto e i suoi arabi o orientali e lungo il Tevere coi suoi podisti, nella noia degli incontri sulle terrazze per il chiacchiericcio perfido, negli occhi di una Serena Grandi “mostruosa” che fissa in cielo le “piste” degli aerei, nelle lacrime della Contessa Colonna di Reggio nobile decaduta a noleggio che non riesce ad astrarsi dal glorioso passato. Verdone resta un po’ fuori dal gioco, coinvolto nel suo solito personaggio da macchietta malinconica, il “dottor” Popolizio si lascia travolgere da una scenetta banalotta piuttosto facile (BRAZIL all’amatriciana), ma ciò che davvero appesantisce il racconto è la parte finale, il momento riguardante la “santa”. Un momento forse necessario, un barlume di speranza, purtroppo visivamente troppo finto per essere coinvolgente o necessario a condurre in porto la nave (a proposito di nave: meraviglioso lo sguardo di Jep all’isola del Giglio), così il film si impantana, cede il passo alla lezione, all’allucinazione, alla visionarietà, perdendo il senso del racconto autoriale e prestando il fianco al dominio estetico (neppure ben riuscito) e alla “dimostrazione” di bravura. Cielo e polvere nella sceneggiatura, cielo e polvere nel cast: Servillo, Ferilli, Ranzi, Herliztka, splendenti nelle loro storie, al contrario dei vari Lillo e Popolizio, l’uno inadeguato e impacciato, l’altro troppo gigione nel solito personaggio “sorrentiniano”. Nel bene e nel male, un film da preservare gelosamente.
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