Titolo originale | The Hateful Eight |
Anno | 2015 |
Genere | Western, |
Produzione | USA |
Durata | 167 minuti |
Regia di | Quentin Tarantino |
Attori | Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum, James Parks, Dana Gourrier, Zoë Bell, Gene Jones, Keith Jefferson, Lee Horsley, Craig Stark, Belinda Owino, Bruce Del Castillo. |
Uscita | giovedì 4 febbraio 2016 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,43 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 ottobre 2019
Otto viaggiatori bloccati dalla neve si rendono presto conto che, forse qualcuno non è chi dice di essere e che, probabilmente, non sarà facile per nessuno raggiungere Red Rock. Il film ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, 3 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 2 candidature a BAFTA, 6 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, In Italia al Box Office The Hateful Eight ha incassato 8,5 milioni di euro .
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Lungo i sentieri rocciosi del Wyoming, una diligenza corre più forte del vento. Un vento che promette furia e tempesta. Ultima corsa per Red Rock, la diligenza si arresta davanti al Maggiore Marquis Warren, diligence stopper e cacciatore di taglie nero che ha servito la causa dell'Unione. Ospitato con riserva da John Ruth, bounty hunter che crede nella giustizia, meno negli uomini, Warren lo rassicura sulle sue buone intenzioni. Il viaggio riprende ma il caratteraccio di Daisy Domergue, canaglia in gonnella condotta alla forca, lo interrompe di nuovo. La sosta imprevista incontra e carica tra chiacchiere e scetticismo Chris Mannix, un sudista rinnegato promosso sceriffo di Red Rock. Incalzati dal blizzard, trovano rifugio nell'emporio di Minnie dove li attendono un caffè caldo e quattro sconosciuti. Interrogati a turno dal diffidente John Ruth probabilmente nessuno è chi dice di essere.
Secondo western e ottavo film per Quentin Tarantino, The Hateful Eight è ossessionato dalla nozione di identità, reale o supposta dei suoi personaggi e di una nazione perennemente indecisa fra opzione morale e violenza brutale. Ma Tarantino non è Spielberg. Se l'uno riduce in forma di dialogo il potere (Lincoln), l'altro lo esplode con un colpo di fucile e lo schizza sul muro. 'Allungato' sullo schermo, l'autore americano prosegue sul sentiero battuto da Django e sorprende sulla strada per Red Rock una diligenza in fuga dai fantasmi della guerra civile.
Se Come sposare un milionario dimostra che il Cinemascope funziona anche per le gambe di Marilyn Monroe accomodate su una chaise-longue, The Hateful Eight assicura che l'Ultra Panavision 70, glorificazione dello spazio orizzontale, può 'servire' otto bastardi in un interno. Perché Tarantino sceglie di ripristinare un formato abbandonato nel 1966 non tanto e non solo per distendere i paesaggi del Wyoming ma per filmare le interazioni degli attori dentro uno spazio chiuso. Riparati in un rifugio e disposti come pedine su una scacchiera, gli otto hateful di Tarantino agiscono in primo piano e sullo sfondo.
I due livelli di visione permettono allo spettatore di non staccare mai gli occhi dai personaggi e dalla relazione che ciascuno di loro intrattiene con l'altro, in un clima di paranoia che monta. Spinti da un vento polare in un ricovero alla fine del mondo e separati dal mondo, i nostri non smettono di mostrarsi a vicenda documenti, lettere, mandati, ordini di missione, avvisi di ricerca per provare che sono esattamente chi dicono di essere. Ma i dubbi restano e maturano tra una tazza di caffè e un bicchiere di cognac. Sceriffi designati, cacciatori di taglie, cowboy nostalgici, generali in pensione, gangster nomadi, burocrati forbiti, ex soldati incazzati, bianchi, neri, messicani, confederati e unionisti, non manca davvero nessuno nella pièce western di Tarantino, magma incandescente degli Stati Uniti nascenti che scalda i rancori e cova una diffidenza post guerra civile.
La tensione sale lenta dalle piste innevate e si addensa nel rifugio, accomodandosi su poltrone 'macchiate' e avvolgendosi intorno al maggiore di Samuel L. Jackson che alla maniera del dottor Schultz di Christoph Waltz, rivela la sua natura tarantiniana, dominando la parola e le armi. Mediatore tra il film e lo spettatore, Jackson distrae l'occhio mentre l'azione continua e 'avvelena' l'ambiente, caricando di indizi e pallottole le colt. L'intrigo avanza con la meticolosità di un'istruttoria giudiziaria in cui il silenzio è d'oro e la parola parla per ridistribuire i ruoli simbolici dell'avvocato, della vittima, del sospettato. Il film di Tarantino finisce allora per assomigliare a un tribunale che blatera di impiccagioni, omicidi legali, legittima difesa, normalizzazione della violenza, messa a punto della giustizia. Ma di quale giustizia si tratti, al d là del Cristo misericordioso seppellito dalla neve nel piano iniziale, lo comprendiamo presto al cospetto di un branco di iene riunite per 'deliberare' chi meriti la vita. Evidentemente nessuno.
Così la seconda parte di The Hateful Eight, disposta con pazienza e congegnata con un'inusitata forza di concentrazione per l'autore, si abbatte sul film consacrandosi interamente alla messa in scena. Svelamenti di identità, dislocamento dei punti di vista, flashback e voce off frugano nel cuore del già filmato, triturando come d'abitudine e avvicinando gli otto squilibrati alle reservoir dogs. Al diritto e alla verità (di facciata) predicata nei primi capitoli replica nei successivi l'artificio e il godimento di un linguaggio conosciuto, abortendo la catarsi e vomitando letteralmente il 'concentrato' del genere.
Introdotto (nella versione in 70 mm) da un'ouverture, ripartito in cinque capitoli e interrotto da un (vero) intervallo che sgranchisce le gambe e ritarda il piacere, The Hateful Eight ribadisce gli attori di culto (Samuel L. Jackson, Tim Roth, Kurt Russell, James Parks), convoca Jennifer Jason Leigh e Channing Tatum e attesta Walton Goggins e Bruce Dern, che si accordano magnificamente per soddisfare l'intenzione politica di Tarantino. Politica che agiscono nell'arena e sulla partitura originale (e ostinata) di Ennio Morricone, conciliando autorialità e blockbuster.
Parlano allo sfinimento gli hateful eight e quando esauriscono le parole, caricano i colpi e si sparano addosso. Tarantino insiste sul cambio di marcia realizzato con Bastardi senza gloria e sulla politicizzazione del suo cinema, svolta in superficie dalla contaminazione di immaginari e iconografie, innescata al fondo nei dialoghi e portata alle stelle da personaggi che hanno (anche) qualcosa di serio da dire. Dopo aver rinfacciato al western americano classico il suo razzismo e restituito colpo su colpo i torti cinematografici inflitti da D.W. Griffith (Nascita di una nazione), Tarantino guadagna al suo eroe nero un diverso ruolo sociale. Samuel L. Jackson, 'negro di casa' infame in Django Unchained, scende in campo e guadagna sul campo (di battaglia) la sua libertà. Diritto legittimato da una lettera di Lincoln (macguffin millantato e martellante) e speso a uccidere bianchi, incassare ricompense, regolare conti. Cattivo tra cattivissimi non sfugge nemmeno lui alla 'giustizia' tuonante di Ezechiele 25:17 e alla canaglia che non aveva proprio considerato. Nondimeno, più pietoso di un dio vendicativo, Tarantino riconcilia vita e morte sotto la neve. Precipitazione pura e sudario, la neve crepuscolare di Sergio Corbucci (Il grande silenzio) e André de Toth (Notte senza legge) cade su un drappello di miserabili, lascito della Guerra di Secessione nel corpo sociale americano. Tempestosa o inerte copre il nero e il bianco. Non prima di aver (r)accordato dentro l'ultimo quadro la struttura (letteraria) di Lincoln con quella barbara dell'impiccagione, la trattativa con l'azione pura, i principi democratici con le devianze reali. Sipario.
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"Questo film ha molte similitudini con 'Le iene'. Una delle ragioni per cui 'Le iene' funziona così bene è la suspence. La suspence è come un elastico: continui a tirarla per cinque, sei minuti...se posso tirare l'elastico fino a venticinque minuti, e non si spezza, è ancora meglio!" Quentin Tarantino.
Il fattore più sorprendente del cinema di Tarantino è la sua capacità di mettere in scena, con estrema e ammirabile originalità, delle tipologie di trame sostanzialmente vecchie e ormai standardizzate in 120 anni di vita della settima arte. La vicenda che ci presenta in questo suo ottavo lungometraggio è un retaggio e un mescolamento di strutture narrative e archetipi che già sono stati portati sul [...] Vai alla recensione »
Sono pellicole sempre dotate di un fascino grottesco ad al contempo realistico, quelle del maestro Tarantino, un uomo che, a suo dire, si è fatto strada nella settima arte per conto proprio, non studiandola in accademia, ma vivendola sul campo ed amandola fino all'inverosimile, osservando attentamente le pellicole altrui, partendo da quel negozio di video-noleggio che possedevano [...] Vai alla recensione »
L'ottavo film di tarantino potrebbe essere considerato quasi una summa dei suoi precedenti, con particolare riferimento al primo, Le Jene. Di questo riprende apparentemente la struttura narrativa, anche se in maniera marcatamente più teatrale (non si può non pensare ad agata christie ed al suo "trappola per topi"), ma in realtà se ne discosta: le jene non è un film a sorpresa per lo spettatore, the [...] Vai alla recensione »
Vento gelido, neve, desolazione: un Cristo in croce deformato dal dolore. In lontananza l’ultima diligenza per Red Rock, che avanza sul crescendo cupo e disperato della magnifica ouverture di Ennio Morricone. Schermo nero, titoli gialli sulla neve: così ha inizio l’ottavo film di Quentin Tarantino. Un film inquietante, come solo alcuni capolavori sanno essere.
Qualche anno dopo la fine della Guerra di Secessione Americana, una diligenza corre tra le montagne del Wyoming. A bordo John Ruth “Il boia” (Russell) accompagna la bandita Daisy Domergue (Jason Leigh) alla forca, ma si imbatte nel cacciatore di taglie Marquis Warren (Jackson), rimasto senza cavallo, e lo prende con sé a bordo.
I titoli di testa stile western all'italiana , accompagnati dalle musiche , molto evocative del periodo , di Morricone , si presentano come un corto che si potrebbe guardare anche da solo . Tutto molto bello ed i 70mm sono una chicca cinefila non indifferente . Poi , però , il film vero e proprio non mantiene tutte le promesse . Niente da dire per i paesaggi , niente da dire per [...] Vai alla recensione »
Questa volta Tarantino ci regala quasi tre ore di suspence in un dark movie western,dove il dialogo intrigante dei personaggi non lascia tregua allo spettatore,in uno scorrere di concetti quasi sempre smentiti dagli stessi ,sembra che la fine non esista diventa quasi una partita a scacchi ma non c'è mai chi fa la prima mossa,ma il finale c'è ed è il nulla,ma con la stupenda citazione letteraria di [...] Vai alla recensione »
Tarantino ritorna quasi alle origini per il suo ottavo film: se si esclude l'ambientazione western, l'impostazione teatrale ricorda molto da vicino l'esordio più di vent'anni prima con Le Iene. Come sempre, il regista non si risparmia, fra citazioni, autocitazioni, umorismo nero e situazioni paradossali, ma quello che più stupisce (e affascina) è l'abilità [...] Vai alla recensione »
Avete presente la frase "Il ragazzo è intelligente ma poteva impegnarsi di più" che sentivano i vostri genitori durante i colloqui coi vostri insegnanti? Ecco questa frase la applicherei proprio per The Hatefull Eight, ottava fatica di Quentin Tarantino. Non fraintendetemi il film è ottimo su tanti fronti (la colonna sonora composta dal maestro Ennio Morricone soltanto ha vinto l'Oscar) ma alcune scelte [...] Vai alla recensione »
E' un film sbagliato, si è divertito solo Tarantino. Una vicenda dilatata, compiacuta, esagerata, senza una logica (troppi mort ammazzati, perchè anche il vecchio?). Troppe parole e troppa crudelta (tanto che diventa incredibile, virtuale, da fumetto). Strana lentezza per Tarantino. molto rumore per nulla. Caduta verticale del regista, incapace persino di raccontare come sa.
Cosa accade a una nazione che ha armato il proprio popolo fino ai denti, nutrendone l'anima con il denaro? Che si crea una nazione di assassini pronti a uccidere per denaro, dal momento che la vita non vale più nulla. Il mito leggendario di Abramo Lincoln è diventato una menzogna che, tuttavia, ancora fa presa sull'immaginario collettivo del popolo americano.
In primo piano sulla locandina spiccano le spalle ammantate di un pistolero. Al suo fianco le spalle di altri tre personaggi, circondati dalla neve e dal gelo. Sullo sfondo l'emporio di Minnie simile a un casale di Raimi. Davanti alla casa i quattro "coinquilini" si parano sullo sfondo. La scenografia è composta dalla stalla, dall'emporio e da una latrina simile agli odierni bagni chimici, distante [...] Vai alla recensione »
Che delusione! Ho atteso mesi per vederlo in dvd poichè l'avevo perso al cinema e le aspettative erano altissime. Io non sono un tarantiniano convinto. Le iene era molto interessante. Pulp Fiction un film dalle due facce: strepitosa quella con Travolta, orribile quella con Willis. Jackie Brown da dimenticare. Kill Bill affascinante ma esagerato.
Film dal doppio volto. Una parte iniziale in stile giallo ambientata in una drogheria del far west: molto godibile ed interessante, con una grande attenzione nella descrizione dei personaggi. Poi il delirio finale, in puro stile Tarantiniano ma senza un reale scopo cinematografico o di trama: lo splatter. Teste che esplodono, sangue ovunque, violenza ad ogni costo.
All'estero la critica è stata unanime nel giudicare questo film come mediocre. Fa eccezione come spesso succede l'inchino della critica nostrana, sempre pronta all'osanna nei confronti della produzione tarantiniana. Non salverei molto di questo film. Butterei a mare persino l'Oscar attribuito ad Ennio Morricone per una colonna sonora orrenda, [...] Vai alla recensione »
La scena finale del film lo confessa: si è trattato solo di un trucco. Quella fasulla lettera del Presidente Lincoln al Maggiore Marquis Warren racchiude in sé tutto il senso del film: da appallottolare e gettare via. Tarantino serra claustrofobicamente la grande epopea western dentro un unico ambiente chiuso, trasformandola in un dramma teatrale per interni, nel quale le armi [...] Vai alla recensione »
Una diligenza con un bounty killer ammanettato con una do nna ricercata e' diretta a Red Rock e soccorre due uomini, un cacciatore di taglie e un futuro sceriffo. Arrivati a destinazione sembra tutto molto strano e misterioso, qualcuno forse vuole liberare quella ragazza, ma chi è? Tarantino ( pulp fiction, le iene) dirige un western dall'ambientazione alla grande silenzio di Corbucci, [...] Vai alla recensione »
Lungo, ripetitivo,e anche oltre l'esagerazione 'normale' Tarantiniana. E' il suo 8^ film. E s'è inventato il SuperPanavision 70. Certo il Colorado (non il Wyoming: set nei dintorni di Telluride, poi ...Patagonia?) innevato non è male e l'invenzione della porta schiodata e chiodata ad ogni entrata/uscita, nemmeno.
THE HATEFUL EIGHT (USA, 2016) diretto da QUENTIN TARANTINO. Interpretato da SAMUEL L. JACKSON, KURT RUSSELL, JENNIFER JASON LEIGH, TIM ROTH, WALTON GOGGINS, MICHAEL MADSEN, DEMÌAN BICHIR, BRUCE DERN Qualche anno dopo la fine della Guerra di Secessione, una diligenza arranca fra le nevi del Wyoming mentre infuria una tormenta. A bordo ci sono il cacciatore di taglie John "The Hangman" [...] Vai alla recensione »
Di solito gli spettatori di Tarantino mi spaventano. D'altronde Tarantino può essere uno specchietto per le allodole, una rivoluzione annunciata. Il pubblico si fa affascinare dalle sue mosse ad effetto e dal fatto che lo colpisca alla pancia. Eppure questo autore che si crogiola in una mitomania cinefila, che mischia le carte come un prestigiatore post moderno, tra citazioni, colpi d'effetto [...] Vai alla recensione »
Peccato. Fotografia,costumi e ambientazione di altissimo livello ma troppe esagerazioni di contorno. Attori bravissimi (su tutti Jackson) e personaggi molto affascinanti,purtroppo la sceneggiatura non sostiene la baracca. C'è un poco di Agata Christie (nella fattispecie Dieci Piccoli Indiani con ospiti che cadono ad uno a uno) ,un poco di Sherlock Holmes (quando il maggiore ipotizza sull'a [...] Vai alla recensione »
Non desidero qui esprimermi sulle caratteristiche tecniche del film (Fotografia,musica,scenografia etc),ma esprimere un giudizio sul film e i suoi personaggi.Come in tutti i film di Tarantino,non esiste la moralità,non esiste un solo umano che possa essere chiamato uomo con la U maiuscola.Scene ridicole di uomini che in punto di morte ridono beatamente e assurdità del genere "Tarantino&qu [...] Vai alla recensione »
Un uomo di colore viene trovato da un cacciatore di taglie che porta con sé, come se fosse un cane , una donna da condannare a morte, essendo una fuorilegge, e dopo un dialogo fra di loro , l' uomo di colore viene " ammesso " all' interno della carrozza anche perché la neve comincia ad essere un problema serio .
Dopo "Django",Tarantino ritorna nuovamente al western citando "10 Piccoli indiani","Trappola per topi" e "Il grande Silenzio"(nonchè meno apertamente "Notte senza legge").Ma principalmente il film è una sorta di rivisitazione di "La cosa" di Carpenter,con il gruppo di uomini isolati nella neve(con Russell nuovamente a gestire [...] Vai alla recensione »
Che questo sia un film di Quentin TARANTINO non ci sono dubbi.Dialoghi smisurati,inquadrature infinite,sangue a fiumi.Qui in un contesto quasi western..L'ho trovato molto bello fino a meta'film(dura quasi 3ore)..poi un esagerazione dietro l'altra.Si andava quasi nell'horror..fino al sorriso per il braccio appeso alla donna impiccata(j.
La penso così: Quentin Tarantino aveva voglia di rifare Pulp fiction ma siccome non è uno scemo l'ha ambientato un paio di secoli prima. A raccontarla la storia fa sbadigliare: un film girato praticamente tutto in interni e basato sul dialogo ad otto? Che noia, e poi non ci ha sfracassato già gli zebedei la vecchia Agata coi suoi piccoli indiani? Invece il regista sa che l'appa [...] Vai alla recensione »
È un film disperato, appena appena compiaciuto degli orrori e della angoscia che rappresenta, pensato e girato con l'evidente intento di parlare del mondo di oggi, quello in cui viviamo che (forse) si avvicina inesorabilmente a una catastrofe alla quale manca la prospettiva certa di una palingenesi. La musica è molto ben fatta ma anche lì manca qualcosa: un tema forte, una [...] Vai alla recensione »
Concordo che il film non è per niente originale, più "La cosa" di Carpenter che "Le iene" (la presenza di Kurt Russell, l'ambientazione sotto la neve e la claustrofobica stanza, il cappello di Parks, Ennio Morricone, il who's who, la conclusione con due protagonisti rimasti vivi) Però si fa guardare e soprattutto diverte.
Non sono un fan accanito di Tarantino, ma il suo cinema mi piace: se infatti scorro i titoli dei suoi film mi accorgo di averli visti tutti; e mi accorgo che, qualcuno più e qualcuno meno, mi sono piaciuti tutti, eccetto “Le Iene”. “The Hateful Eight” mi ha annoiato molto e francamente non mi è piaciuto affatto.
Otto loschi figuri si ritrovano bloccati in un saloon durante una tempesta di neve. Tarantino la sua personale visione della società l’ha sempre data in modo più o meno grottesco e più o meno velatamente, n forma di satira o di crudele apologo più o meno scorretto e sempre politicamente insopportabile. Mai però la sua visione è stata tanto arrabbiata [...] Vai alla recensione »
Tarantino può non piacere e può essersi espresso più volte sotto tono rispetto agli standard cui ci ha abituato, ma difficilmente può lasciare indifferenti. E questo film potrebbe facilmente non piacere: ha una ritmica non sbagliata ma assolutamente strana, un crescendo costante che però per riempire l'intera pellicola (magari un po' troppo lunghetta per quel [...] Vai alla recensione »
NO SPOILER: Tarantino ci porta in un mondo violento, estremo, fuori dagli schemi, folle e delirante. Una pellicola di tre ore ambientata in un unica sala che da vita a colpi di scena mozzafiato, ad un improbabile susseguirsi degli avvenimenti e ad una caratterizzazione dei personaggi pressoché tridimensionale e profonda come solo LUI sa fare.
Non mi si venga a sostenere che nelle intanzioni di Tarantino c'era quella di fare un film politico! Se davvero questo era il suo intento, beh! non appare. Più banalmente, Tarantino ripropone la sua ennesima ricetta di abile costruttore di scene da macelleria per consolidare la sua posizione in classifica di massimo esponente del cinema splatter.
Film visionato nella versione estesa di 187 minuti in pellicola 70mm con non altissime aspettative e direi che sono state rispettate. Nel complesso un buon film. Il cast, ottimo, sono i fedelissimi di Quentin, la sceneggiatura è convincente nonostante sia stata modificata (per cause di forza maggiore) in corsa, i dialoghi sono prolissi e talvolta estenuanti, splatter onnipresente.
è il più claustrofobico dei film di Tarantino: c'è una bufera, ci sono otto persone chiuse in una baita, otto segreti, otto storie in cui non c'è minima traccia di buone intenzioni. é un western, come Tarantino stesso lo ha definito, ma la struttura ricorda tanto un giallo alla Agatha Christie, la storia si sviluppa in itinere, sul flusso degli eventi, la [...] Vai alla recensione »
quanta bravura sprecata! I Detestabili, otto; ispirazione/originalità/emozioni genuine, zero". Queste le critiche, in sintesi. Non di meno, nessuno si sognerà mai di mancare un solo Tarantino. Anzi, c'è chi aspetta il nono... parto del quale, dato il vezzo delle metafore autobiografiche, potrei anticipare il titolo, The Nine Sons of a Bitch.
Ecco uno dei film che rappresenta al meglio la tanto discussa affermazione del regista Tarantino, quando sosteneva che. "Il mio cinema o si ama, o si odia". Infatti ritengo che lo spettatore medio non apprezzerà a pieno questa opera cinematografica senza essere già un fan affermato di Quentin o senza essere cosciente di come "fa" cinema Tarantino.
La diligenza corre, è vero, paesaggi innevati fantastici, altrettanto vero. La storia comincia così ! Tutto il resto salta a bordo come per caso... forse troppo per caso,.. espedienti molto simili per chiedere un passaggio o la mera realtà? Stessa scusa volutamente creata da Tarantino, mancanza di fantasia o mancanza di fiducia verso i cavalli? Sta di fatto che tutto questo [...] Vai alla recensione »
Dopo un inizio didascalico e "crocifisso", che già non promette nulla di buono, Tarantino prosegue le sue in-cursioni ed es-cursioni nella Storia; quella -ufficialmente- con la "S" maiuscola, quella che in "Inglorious Bastards" si prende(va) la sua rivincita, complice ed al contempo schiacciata dal cinema (scritto, in una scena, coi caratteri maiuscoli) durante l'incendio finale.
Il bianco candore delle montagne del Wyoming. La potenza della natura e la grandezza del paesaggio. Poi, il mondo si restringe, tutto si compressa. Prima in una diligenza in viaggio per Red Rock. Poi in una baita in mezzo al nulla, in cui i rapporti tra gli otto personaggi si intrecciano e si crea la premessa per la conclusione, piena e grottesca, come tutto il film, d'altronde.
L'ottavo film di Tarantino è un film destinato a durare negli anni e nella memoria dei cinefili di tutto il mondo. Non solo perché ormai i film del regista di Knoxville sono diventati dei veri e propri eventi dopo l'annuncio della fine (tarantino ha affermato che arriverà al 10° film e poi concluderà così la sua carriera da regista) o per il fatto che ha scelto di girare in un formato inconsueto ma [...] Vai alla recensione »
Parte no spoiler: Trovo sempre molto complesso fornire un'analisi oggettiva di Tarantino, dato che potrei parlare per ore ogni volta che mi viene chiesto un parere su questo autore. So di dover rianalizzare il responso che potrei dare a caldo, perché sarebbe totalmente pro Tarantino. Eppure mi rendo conto che la creatività così ironicamente sadica di questo [...] Vai alla recensione »
Con questo suo ottavo film Tarantino esprime tutto sè stesso e la sua idea di cinema, prendendo un po' da Le Iene, un po' da Pulp Fiction, un po' da Agatha Christie, un po' da John Carpenter, un po' da Sergio Leone, un po' da Sergio Corbucci e chi più ne ha più ne metta. Il risultato è comunque un film estremamente personale e, per la prima volta, [...] Vai alla recensione »
Tarantino prosegue col filone western aggiungendo forti venature thriller; la prima parte è una continua ed estenuante attesa, un lungo viaggio immersi fra meravigliosi scenari innevati verso Red rock; nella seconda parte, presso l'emporio di Mannie, tutti i nodi verrano al pettine anche attraverso una brillante sceneggiatura con alcune scene geniali.
Cinque individui diretti a Red Rock si incontrano lungo il tragitto durante una bufera di neve. C'è il maggiore Warren, ex ufficiale nordista, un cacciatore di taglie che scorta una donna ammanettata, il cocchiere O.B. e il presunto nuovo sceriffo. Si rifugiano presso l'Emporio di Minnie dove soggiornano altri quattro uomini. Isolati per via della neve, i nove (o otto) iniziano [...] Vai alla recensione »
Una storia del west, due cacciatori di taglie, la neve del Wyoming, una prigioniera importante, le diligenze, il saloon, che è un emporio, le pistole, il buono, l’aspirante sceriffo, ed il cattivo, tutto gli altri; e poi c’è Tarantino, per cui una storia del west diventa un romanzo fortemente scandito in una scenografia che ricorda un’opera [...] Vai alla recensione »
Che il cinema di Quentin Tarantino sia alquanto originale e tenda, volente o nolente, a stupire il pubblico nelle sale cinematografiche, è risaputo, ma con "The Hateful Eight" , l'ultima sua opera, egli tocca l'apice (o quasi?!?) dell'eccesso e dello stupore. La vicenda, collocata nel secolo scorso ed ambientata nelle sconfinate terre dello Wyoming, ruota tutta [...] Vai alla recensione »
Premetto che non sono un fan di Tarantino, in senso classico. Cioè più che piacermi mi incuriosisce. Non mi dispiace, insomma, ma il genere pulp non è che mi faccia impazzire. Però devo fare una netta distinzione per la prima parte del film, che mi è piaciuta davvero parecchio. Mi è sembrata una pièce teatrale! Se ci fosse stato un'approfondiment [...] Vai alla recensione »
Da qui, dove sono ormai da tanto tempo, mi tengo informato, soprattutto su cose che possono in un certo senso riguardarmi, e interessarmi.
Caro Quentin, l'ho visto The Hateful Eight, definito "il tuo secondo western" - ma lo è? -. Di western me ne intendo, lo sanno tutti, l'ho inventato io.
Lo sapevo che hai grande successo, e che sei bravo, anche se i nostri stili non possono essere più diversi. Ma è legittimo, il mio ultimo western è di 52 anni fa. Il tuo film mi ha... colpito, questo non vuol dire che mi sia piaciuto.
Un po' di dati, che servono sempre. L'ultimo film di Tarantino non ha funzionato granché in America. Poco più di 50 milioni di dollari guadagnati al cospetto dei 160 di Django Unchained (il più grande successo della carriera del regista) e i 120 di Bastardi senza gloria (secondo in classifica).
Tarantino è un cinefilo, e dei più raffinati. Sepolti tra la neve che assedia l'emporio di Minnie e sotto al pavimento in legno del negozio si nascondono riferimenti di una raffinatezza clamorosa: a un certo punto La cosa di Carpenter e alcuni capolavori di Hitchcock si fondono tra loro per dare vita a una sequenza formidabile.
Se andiamo a vedere le recensioni anglofone, il sito di raccolta delle critiche internazionali Rotten Tomatoes ci avverte che stavolta Tarantino ha convinto il 75% dei critici - comunque niente male - rispetto all'88% e 89% dei due già citati precedenti. Ancora numeri: 75 milioni di dollari il budget di Bastardi senza gloria, 100 milioni quello di Django Unchained, "solo" 44 milioni il budget di The Hateful Eight.
Che cosa ne deduciamo? Che nella filmografia di Tarantino, questo film appartiene alla schiera delle opere minori. Si tratta, notoriamente, di un termine scivoloso per il pubblico, la tipica definizione che ha un senso per lo spettatore normale e un altro, differente, per il cinefilo. Per larga parte del pubblico, quello che sta accogliendo più freddamente del solito Tarantino, opera minore significa un film meno originale e ambizioso degli altri - almeno di quelli più celebrati - ma pur sempre baciato dal talento del regista americano. Per la cinefilia, abituata a mettere in discussione l'apparente ragionevolezza dei pesi e delle misure, e disposta a rovesciare polemicamente classifiche e gerarchie, The Hateful Eight è un film ribaldo, veemente, nascosto e nichilista, e per questo motivo da difendere ancora più calorosamente di un'opera maggiore.
Se sei a New York, o a Parigi, a Londra, a Istanbul o a Mosca e dici Fellini, tutti sanno chi è. Se dici Sorrentino o Tornatore... alcuni li conoscono. Ma se dici Morricone è come dire Fellini: lo conoscono tutti. A 87 anni il maestro romano sta vivendo forse il momento più intenso della suo percorso artistico, che è vasto e lungo: parte dal 1946 con brani non da film, e arriva a noi attraverso 500 composizioni per lo schermo, grande e piccolo.
All'inizio evoca Ombre rosse di John Ford, con i passeggeri di una diligenza che fanno sosta in una stazione di cambio. Però i viaggiatori sono assediati da una tempesta di neve che li costringe a restare nel rifugio per tutto il film. E qui The hateful eight comincia a innestare sul repertorio western il giallo alla Dieci piccoli indiani: dove i personaggi vengono eliminati uno a uno in un clima di [...] Vai alla recensione »
Dopo il successo di Django Unchained, Quentin Tarantino ha pensato bene di rimanere nell'ambito del Western, ma rifacendosi per l'impianto narrativo al modello di un classico del mystery quale Dieci piccoli indiani di Agatha Christie; e abolendo la figura centrale dell'eroe. In The Hateful Eight, abbiamo un pugno di personaggi - otto come il numero dei film diretti - che non sono quello che dicono [...] Vai alla recensione »
Tarantino contro Tarantino. Quando un regista tiene a battesimo uno stile (o un genere), spesso iniziano i guai. Fellini è stato davvero Fellini finché non ha iniziato a essere felliniano. Tarantino rischia di perdersi, o di confondersi con i suoi emuli (Robert Rodriguez, poniamo), proprio perché il pubblico ormai sa fin troppo bene cosa aspettarsi.
Per la sua ottava meraviglia, Tarantino ha girato una sorta di Trappola per topi, con toni horror, all'interno di un film western. Sfruttando un meraviglioso cast che può contare su attori tarantiniani come Tim Roth, Samuel L. Jackson, Bruce Dern, Michael Madsen, per citarne alcuni, ai quali ha afiiancato delle «nuove entrate» come la bravissima Jennifer Jason Leigh (Nomination agli Oscar) e Channing [...] Vai alla recensione »
Tarantino sì, Tarantino no. Come sempre il regista di Pulp Fiction spacca il pubblico. Anche quello suo, dei suoi stessi fan che si sono affrettati a dire che finalmente ha girato un film migliore di Django Unchained (titolo ancora più divisivo di quest'ultimo). Anche se, a ben vedere, The Hatefrul Eight («gli odiosi otto» ma anche, in inglese come nell'italiano più antico, «che nutrono odio») prosegue [...] Vai alla recensione »
Un cinema di bastardi assoluti. Chi viene impiccato e ancora più chi tira la corda. Nessuno è esentato: dai cacciatori di taglie ai banditi. Uomini e una donna in un crescendo di cadaveri. Strategia di un gioco al massacro in abbagliante esterno e molto in claustrofobia sublime. Gelo dentro e fuori nel bianco & rosso di neve e strage. Tarantino tira il western a immagine e somiglianza del suo modello [...] Vai alla recensione »
Se le affidassero a un regista hollywoodiano magari di quelli un po' furbetti, ne tirerebbe fuori un prequel/sequel/spin off di successo. Le vicende che hanno preceduto (e accompagnato) The Hateful Eight (nelle nostre sale il 4 febbraio), il nuovo film di Quentin Tarantino sono infatti quasi uno script a sé: dalle polemiche per la copia scaricata e finita in rete prima ancora dell'uscita americana [...] Vai alla recensione »