The Hateful Eight |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir.
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Titolo originale The Hateful Eight.
Western,
Ratings: Kids+16,
durata 167 min.
- USA 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 4 febbraio 2016.
MYMONETRO
The Hateful Eight
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Capolavoro e summa dell'opera tarantinianadi jackiechan90Feedback: 7144 | altri commenti e recensioni di jackiechan90 |
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lunedì 1 febbraio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'ottavo film di Tarantino è un film destinato a durare negli anni e nella memoria dei cinefili di tutto il mondo. Non solo perché ormai i film del regista di Knoxville sono diventati dei veri e propri eventi dopo l'annuncio della fine (tarantino ha affermato che arriverà al 10° film e poi concluderà così la sua carriera da regista) o per il fatto che ha scelto di girare in un formato inconsueto ma carico di forti valenze simboliche (il 70 mm Panavision, quello più costoso, usato in una decina di film in tutta la storia del cinema); ma è soprattutto la consapevolezza metadiegetica del film stesso che lo rende uno spartiacque nella produzione tarantiniana. C'è una consapevolezza maggiore da parte del regista rispetto ad altri suoi film e lo steso tarantino lo sa bene. Cominciamo dal titolo: "The Hateful Eight", chiaramente riferito agli otto protagonisti del film, una serie di personaggi che si ritrovano bloccati in una locanda a causa di una bufera di neve (e già qui abbiamo una novità rispetto alla rappresentazione iconica degli ambienti soleggiati del western americano a cui eravamo abituati), ma è anche una dichiarazione dello stesso regista che pone un accento biografico particolare alla sua ottava (e terzultima) opera. Il film è una summa di tutto il cinema tarantiniano con i suoi cliché e la sua cifra stilistica particolare: si tratta di un'opera che omaggia una certa tradizione di western all'italiana e di mistery (la storia è un classico "giallo della camera chiusa"). Sono presenti, inoltre, particolari escamotage tipici della nouvelle vague che ricalcano quelli di altri film di Tarantino (geniale il macguffin della lettera di Lincoln e la citazione biblica "a la Pulp Fiction"). E che dire degli stessi personaggi? Ognuno di loro è, nei fatti, una re-interpretazione dei protagonisti degli altri sette film, da Tim Roth che riprende il cacciatore di taglie Christoph Waltz di "Django unchained", a Michael Madsen che riprende le vesti della "iena" in un contesto western ("Lei è una iena" dirà, con chiaro intento ironico a un Kurt Russell, redivivo "Grindhouse" western) fino a Samuel L. Jackson ancora una volta nelle vesti di un giustiziere divino". Abbiamo il sangue a fiumi (mostrato in tutta la sua consistenza grazie alla fotografia di Robert Richardson), le battute al vetriolo e politicamente scorrette che nascondono profonde riflessioni sulla giustizia terrena, le citazioni di musiche e marche di sigarette, i trielli (qui si dovrebbe parlare di "quartello" se non addirittura "quinquello"), le inquadrature ricercate e sofisticate, l'isteria collettiva e anarcoide. C'è tutto tarantino insomma in un film che ne rappresenta il vertice della composizione visiva e narrativa (il film è un enorme "romanzo visivo" diviso in capitoli) che si dimostra ancora più epico grazie alla scelta del 70 mm che valorizza gli ambienti, esterni e interni, e la "pastosità" delle forme. Una scelta che non è solo una mera operazione-nostalgia ma che vuole riprendere e ridare un senso alla visione cinematografica. In sottofondo vi è una riflessione, da parte di tarantino, non solo sul suo stesso cinema, ma sul "cinema" in generale, sul vedere come esperienza collettiva e irripetibile (e proprio sulla vista e l'apparenza dello sguardo gioca tutta la storia). Non resta che aspettare di vedere i prossimi due film di Tarantino per vedere a che cosa porterà questa sua riflessione, ma una cosa è certa: quest'ultimo è un capolavoro.
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