La grande bellezza

Confesso che sentirsi un pò Gep, nel bene e nel male, non contribuisca a capire perché ci si ostini caparbiamente a sottolineare il presunto degrado che avrebbe palesato il regista nella rappresentazione dei party. Ma dov’è il lato oscuro della borghesia decadente? La musica e il ballo hanno da sempre accompagnato la sana esistenza dell’uomo. Chi mette in dubbio il piacere di un tango sensuale o l’allegria che si sprigiona agitandosi in “mueve la colita”? Soltanto coloro che rimangono a bocca aperta davanti a una danza tribale, forzatamente pervasi da un ancestrale benessere del tutto irreale. L'esiguo pubblico che osserva stupito la nevrotica pièce dell’attricetta con lo sponsor nei genitali che, sacrificandosi per la collettività, finge di sbattere contro l’acquedotto l'insulsa esistenza. Sorrentino, insieme al coautore, ha scritto un vero capolavoro ed ha realizzato un film straordinario. Straordinari sono il protagonista e le sue feste. Roma è “soltanto” il contorno,lo splendido sfondo in cui si sviluppa la storia di un uomo, più fortunato di altri perché non aveva, prima dei sessantacinque anni, ancora provato la devastante condizione dell’incombente solitudine. Questo è il film, il disperato bisogno di amare e di essere amati di ciascuno di noi. L’impari lotta contro l’emarginazione della direttrice nana che si risveglia senza nessuno attorno dopo essere stata osannata per qualche secondo. Quanto è bello pensare che qualcuno ci abbia amato per tutta la vita pur non rimanendogli accanto, quanto è stato doloroso per Gep sapere di essere il protagonista di tanto amore? Lui si, lui avrebbe potuto avere dei figli, per loro sarebbe stato importante, l’esatto opposto di ciò che gli vomita addosso la bambina sfuggita alla mamma.La grande bellezza a cui si riferisce Gep, comunicando alla santa di non essere riuscito a trovarla, è l’amore. Ma è una bugia, infatti ricorda benissimo dove l’aveva lasciata: quella notte, al faro, incapace di muoversi, scoprendola ammirando quel seno. Fu lasciato, senza un motivo apparente, un colpo mortale che gli ha impedito di riuscire ad amare di nuovo, confortato dall’appariscente sostegno della mondanità, frenetica, sfarzosa, piacevole e appagante. Molte altre donne avranno goduto della sua persona ma senza lasciare alcun segno. Conosce Ramona e Gep s’innamora, lei muore e lui strapiomba nella solitudine. “Questa mia vita non è niente” dice dopo la sua dipartita, ed è la riprova di come ci si possa sentire davvero una nullità perdendo l’amore. Certo si sopravvive, ci si fa compagnia, per fortuna si scherza (memorabile il dialogo sulla vocazione civile) pur di riuscire a sopportare l’imbruttimento, la decadenza, il disfacimento, la prospettiva della malattia, del dolore, della morte. “Cos’avete contro la nostalgia? …” Di questo scriverà Gep nel suo nuovo libro, non del nulla: scriverà di Romano bugiardamente deluso dall’incolpevole Roma, del tutto estranea al suo fallimento.Racconterà di un tale che fece cambiar vita a un’entreneuse, di due ragazzi che “incredibilmente” continuano a baciarsi ininterrottamente per l’eternità, di un amore spezzato dal naufragio della concordia. Di un orientale stregato e “colpito al cuore” dal cupolone; di due nobili anziani che per trenta denari si sostituiscono all’odiato casato avversario. Descriverà minuziosamente la doppia vita sia del marziano vicino di casa, sia dell’inutile ministro di dio… scriverà la grande bellezza.