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ONDA&FUORIONDA

Alice Rohrwacher premiata a Cannes: un bel segnale.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film Le meraviglie di Alice Rohrwacher.
Alba Rohrwacher (45 anni) 27 febbraio 1979, Firenze (Italia) - Pesci. Interpreta Angelica nel film di Alice Rohrwacher Le meraviglie.

domenica 1 giugno 2014 - Focus

Il film Le meraviglie diretto da Alice Rohrwacher ha dunque vinto il Grand prix della giuria al festival di Cannes. Il trofeo viene considerato il secondo in ordine di importanza, dopo la Palma d'oro. Il riconoscimento è un bel segnale, che riallaccia il filo d'oro dell'Oscar, attribuito alla Grande bellezza di Sorrentino. Ed è recente anche il Leone d'oro attribuito a Gianfranco Rosi col suo Sacro Gra, lo scorso settembre al festival di Venezia. Non vincevamo il "Leone" dal 1998 (Così ridevano di Amelio) e l'Oscar dal '99 (La vita è bella di Benigni) e continuiamo a non vincere la Palma dal 2001 (La stanza del figlio di Moretti). Ma ciò che più conta, al di là dei riconoscimenti, è la qualità dei film. Una qualità che c'è, ed è alta. Da qualche tempo sta succedendo qualcosa. Molti conoscono la mia posizione rispetto al cinema italiano contemporaneo, certo critica. Che si traduce in una didascalia che ho più volte espresso: eravamo i più bravi del mondo - certo molto tempo fa - e non riuscivano neppure ad imitarci. Adesso ... non lo siamo più. Il concetto vale per il movimento generale, poi noi ... siamo italiani, siamo, è riconosciuto, il popolo più"artistico" del mondo. Non siamo capaci di non creare qualcosa di qualità, anche impegnandoci. Sorrentino e Rohrwacher hanno sorpassato i codici normali del nostro cinema attuale, fatto di piccole storie domestiche, spesso appesantite da un sociale figlio di certi talk e approfondimenti televisivi, con attori che sono caratteri, senz'altro bravi, ma senza l'appeal del protagonista, dell'eroe, che è figura dominante di tutte le storie, della carta e dello schermo. La Grande bellezza, lo ribadisco, ha offerto un'esplosione di creatività e di immagini, grazie a un superdotato in quel senso, Sorrentino, appunto. Ha valorizzato certi modelli italiani sicuri e potenti come la Dolce vita romana e Fellini, ha lasciato che la "bellezza" prevalesse sulla scrittura, ma l'opera è riuscita, l'Oscar è più che legittimo. Con ambizioni, e investimenti minori, Alice Rohrwacher, al suo secondo film - Corpo celeste il primo - ha, a parer mio, per molti versi, sorpassato il "premio Oscar" di Sorrentino. Questa affermazione non intende porre una competizione o una classifica i merito. La novità, benvenuta, è la qualità della scrittura, della sceneggiatura e del dialogo. È tutta farina del sacco di Alice che si dimostra dunque non solo artista di immagine. La scrittura dei registi, nel cinema italiano è una pepita rara. Lo ribadisco ancora una volta: sono pochi gli autori dotati in quel senso, ne cito tre, Moretti e Virzì e Diritti (fra gli altri, non molti appunto). Al cartello si aggiunge Alice. "Le meraviglie", per cominciare non è una storia (solo) italiana. La famiglia di apicoltori che vive in centritalia, genitori e quattro figlie, può benissimo essere sollevata da quella terra e collocata un dovunque: Provenza, o Normandia, o una zona della ex Russia, o persino Africa del Nord. Il capofamiglia è un tedesco rude, ma solo in apparenza, padre-padrone, ma solo di primo impatto. Urla, protesta, ma poi finisce per aderire alla vocazione, anzi, alle vocazioni, delle sue donne. La lotta è molto dura, le api non sono facili da gestire, occorre prudenza, esperienza, e anche coraggio. Il miele scende a gocce, occorre del tempo per riempire i barattoli. E poi la "manovalanza", così giovane, magari infantile, non è sempre affidabile. Può accadere che una delle ragazze dimentichi di mettere un secchio al posto giusto e dopo qualche ora il miele venga disperso su tutto il pavimento. La madre è Alba Rohrwacher, sorella della regista, che si accredita ormai come una delle numero uno del nostro cinema. È brava e misurata, come sempre. Marito e moglie si parlano in tedesco e in francese, un segnale preciso della regista, un'indicazione di espatrio del titolo, che certo espatrierà. E poi la fantasia. L'attenzione di Alice Rohrwacher è diretta a modelli importanti, memorie solo sfiorate certo: un Fellini imprescindibile, o Pasolini, o qualcosa di Olmi. Ma non è riduttivo un richiamo a maestri del genere. Portare avanti un'attività come quella delle api è faticoso, ci sono mille difficoltà, la solita burocrazia italiana. C'è persino l'immancabile invadenza della televisione: un programma che premierebbe le piccole imprese autoctone che la famiglia riesce solo a sfiorare. In tutto questo un cammello si ritrova nel prato davanti al rustico. Chissà perché. Monica Bellucci cinquantenne magnifica con le sue piccole rughe naturali, nella parte di una conduttrice televisiva surreale, - la più palpabile reminiscenza felliniana- porta un altro segnale di internazionalità. Sì, un piccolo grande film. "Diverso". Sul dizionario "Farinotti" avrà quattro stelle. Succede raramente per un titolo italiano.

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