Titolo internazionale | Happy as Lazzaro |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 130 minuti |
Regia di | Alice Rohrwacher |
Attori | Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Tommaso Ragno, Luca Chikovani, Agnese Graziani Sergi López, Natalino Balasso, Nicoletta Braschi, Gala Othero Winter, Toni Mazzara, Carlo Tarmati, Pasqualina Scuncia, Edoardo Montalto, Carlo Massimino, Maddalena Baiocco, Giulia Caccavello, Elisabetta Rocchetti, Iris Pulvano, Annunziata Capretto, Luciano Vergaro, Annibale De Luca, Giuseppe Corsini, Marcello Duranti, Alessandro Genovesi, Marco Donno, Nicola Sorci, Sofia Stangherlin, Silvia Lucarini, Cinzia De Luca, Lucia Centoscudi, Anita Crucitti, Daria Deflorian, David Bennent, Antonio Salines, Ted, Ettore Scarpa, Davide Denci. |
Uscita | giovedì 31 maggio 2018 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,26 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 2 aprile 2021
Lazzaro e Tancredi sono legati da una grande amicizia. Un'amicizia vera e intatta che nel tempo porterà Lazzaro alla ricerca di Tancredi. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 3 candidature ai Nastri d'Argento, ha ottenuto 9 candidature a David di Donatello, ha ottenuto 4 candidature agli European Film Awards, ha ottenuto 1 candidatura a Spirit Awards, In Italia al Box Office Lazzaro Felice ha incassato 493 mila euro .
Lazzaro Felice è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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CONSIGLIATO SÌ
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La Marchesa Alfonsina de Luna possiede una piantagione di tabacco e 54 schiavi che la coltivano senza ricevere altro in cambio che la possibilità di sopravvivere sui suoi terreni in catapecchie fatiscenti, senza nemmeno le lampadine perchè a loro deve bastare la luce della luna. In mezzo a quella piccola comunità contadina si muove Lazzaro, un ragazzo che non sa neppure di chi è figlio ma che è comunque grato di stare al mondo, e svolge i suoi inesauribili compiti con la generosità di chi è nato profondamente buono. Ma qual è il posto, e il ruolo, della bontà fra gli uomini?
Come saprà risorgere questo Lazzaro per continuare a testimoniare che il bene esiste, e attraversa le vicende umane senza perdere la propria valenza rivoluzionaria?
Alla sua terza regia Alice Rohrwacher fa intraprendere al suo protagonista, e alla comunità che lo circonda, un cammino che è anche il proprio, all'interno di un cinema che deve molto a Olmi e Zavattini ma continua a spingersi oltre lungo un terreno che frana e si modifica continuamente sotto i suoi (e i nostri) piedi. Non è facile tenerle dietro mentre attraversa un'arcadia senza tempo che è anche un microcosmo di sfruttamento, dove il lupo è assai più giusto e buono dell'essere umano che lo teme. Il suo linguaggio parte da atavico e diventa postmoderno, racconta un vento che soffia senza tregua per spazzare via la protervia del potere e uno sputo nel piatto dell'ingiustizia sociale senza per questo negare che il Bene e il Male percorrono il tempo senza cambiarlo, riproponendosi all'infinito.
La fionda che Tancredi, il figlio della Marchesa, regala a Lazzaro è come la cinepresa per Rohrwacher, ben consapevole della sua pericolosità: Alice si piazza sempre in medias res, fra le foglie di tabacco, dentro ai letti disfatti dei contadini, dietro lo sguardo puro del suo protagonista. Lazzaro è un'occasione come lo è il cinema di Alice Rohrwacher, che è tutto finto, nel senso di reinventato e ricreato, ma conserva radici profondamente reali, italiane prima che universali, rurali piuttosto che bucoliche.
Il suo percorso creativo richiede un'attenzione che il grande pubblico forse non le tributerà, ma non abbiamo dubbi che lei continuerà a camminare sul filo e a cercare, anche a tentoni. Il suo cinema è libero, destrutturante, girovago: e per questo merita di essere seguito, anche quando (o forse proprio perchè), come nel caso di Lazzaro felice, appare non a fuoco e non risolto.
Se il suo film precedente parlava del meraviglioso, Lazzaro felice racconta "la santità dello stare al mondo senza miracoli, senza poteri o superpoteri", esprimendosi in una lingua della quale la stessa Rohrwacher non conosce fino in fondo gli stilemi, ma che cerca di imparare immaginandosela, spingendo anche noi (seppur recalcitranti) a fare altrettanto.
Lazzaro cammina felice - e in qualche modo indenne - in mezzo a inganni grandi e piccoli portando la sua verità senza giudicare nessuno. E crede senza l'obbligo di convincere, crede ancora nella fondamentale bontà dell'uomo, della quale non chiede mai prova perchè ne è lui stesso conferma.
Nei suoi possedimenti di coltivazione di tabacco de l’Inviolata, una ventina di anni fa la Marchesa de Luna (interpretata da Nicoletta Braschi), teneva una cinquantina di contadini - li chiamava ancora “mezzadri” - in condizione di semi-schiavitù. Lontani dal mondo e dai media, senza alcuna istruzione, ai sequestrati sempre in debito con lei, la Marchesa faceva credere di essere [...] Vai alla recensione »
“… voglio vivere come i gigli nei campi, come gli uccelli del cielo campare, voglio vivere come i gigli dei campi, e sopra i gigli dei campi volare.” [...] Vai alla recensione »
Per la tensione tra realismo crudo, esplicito impianto sacro e locale ed amara critica sociale, il film mette in campo qualità che, non solo per i registri narrativi asciutti, avrebbero incontrato il gusto di Pasolini. I riferimenti alla figura biblica di Lazzaro, all'agiografia francescana, a quella di martire assunta dalle vicende del protagonista, si intrecciano con la realtà [...] Vai alla recensione »
Ma e' proprio sicuro che vivere in totale schiavitu' in una piantagione di tabacco nei primi anni novanta, agli ordini di una marchesa cinica e spietata sia poi cosi peggio che campare di stenti al freddo e al gelo delle citta' inquinate di oggi, nella nostra celebrata democrazia sociale. magari al soldo gramo di qualche capo zingaro? E Lazzaro? schiavo degli schiavi nella piantagion [...] Vai alla recensione »
Un film stupendo, ti dimentichi tutto e sei catapultato in quella realtà di cui, nel mio caso, hai flebili ricordi d'infanzia. C'è il mondo contadino, questo film sarebbe piaciuto a Olmi, ma c'è poi il mondo contemporaneo, raccontato in maniera poetica e neorealista. I personaggi sono tutti ben interpretati, ma su tutti svetta Lazzaro, Adriano Tardiolo, che recita in stato di grazia, novello San Francesco, [...] Vai alla recensione »
Nei primi anni 90 c’è una comunità che risiede nell’appennino centrale ed è rimasta legata a valori della società superati da tempo. L’Inviolata è un podere in cui famiglie di contadini lavorano per la proprietaria, Marchesa De Latte in condizione di servitù. Tra questi Lazzaro è un ragazzo buono e semplice al quale tutti si rivolgono [...] Vai alla recensione »
Per la tensione tra realismo crudo, esplicito impianto sacro e locale ed amara critica sociale, il film mette in campo qualità che, non solo per i registri narrativi asciutti, avrebbero incontrato il gusto di Pasolini. I riferimenti alla figura biblica di Lazzaro, all'agiografia francescana, a quella di martire assunta dalle vicende del protagonista, si intrecciano con la realtà della vita nei campi, [...] Vai alla recensione »
Si, lo so cosa potrebbe pensare qualcuno leggendo il titolo: che ci azzeccano gli Olmi con Pasolini...E beh.. il degrado e le miserie umane, le ambientazioni bucoliche, la povera vita dei contadini chiusi in una gabbia medievale, i mezzucci per sopravvivere…No, io non posso gioire per un protagonista evidentemente con gravi problemi psichici e comportamentali.
Chi va a vedere Lazzaro Felice, è attirato non solo dal riconoscimento di Cannes, ma anche dalla dichiarazione della regista-sceneggiatrice Alice Rohrwacher. E’ un film, dichiara la Rorhrwacher (Alice), che racconta “la santità dello stare al mondo e di non pensare al male di nessuno, ma semplicemente credere negli altri esseri umani”.Di questi tempi, il messaggio appare come una boccata di ossigeno: [...] Vai alla recensione »
Chi va a vedere Lazzaro Felice, è attirato non solo dal riconoscimento di Cannes, ma anche dalla dichiarazione della regista-sceneggiatrice Alice Rohrwacher. E’ un film, dichiara la Rorhrwacher Alice), che racconta “la santità dello stare al mondo e di non pensare al male di nessuno, ma semplicemente credere negli altri esseri umani”.Di questi tempi, il messaggio appare come una boccata di ossigeno: [...] Vai alla recensione »
“Lazzaro felice” (2018) è il terzo lungometraggio della regista di Fiesole Alice Rohrwacher. Dal Festival di Cannes dove è stato premiato per la sceneggiatura originale ad opera della stessa regista. È subito distribuito nelle sale, strano a dirsi, per un mese di giugno dove l'appetito per il grande schermo non è mai una prova di partecipazione.
Certo non è un film facile, ho dovuto leggere la recensione di my movies e molti commenti per apprezzarlo meglio, nel bene e nel male. Certo non sempre Alice padroneggia i vari linguaggi che si intersecano tra loro, ma forse é una sua scelta. Per esempio trovo illuminante, nel senso proprio del termine il gioco di accendere e spegnere l'unica lampadina della casa, tanto [...] Vai alla recensione »
Ma è un dilemma noto, che basti l'immagine e non la parola, tanto i pochi capiscono. Uno storico americano dell’economia (Landes) rimise in circolazione un detto tedesco “L’aria della città rende liberi” per confermare l’idea generale che le città nel passato hanno creato diritti maggiori rispetto alle gerarchie oligarchiche delle campagne: [...] Vai alla recensione »
"Lazzaro felice" è la terza opera cinematografica di Alice Rohrwacher e racconta la storia di un gruppo di contadini costretti a vivere in delle catapecchie fatiscenti adiacenti ad una vecchia villa padronale e obbligati a lavorare la terra per conto di una dispotica contessa, vivendo una vita povera, priva di ogni diritto lavorativo e nella totale incosapevolezza del fatto di [...] Vai alla recensione »
Sono andata al cinema certamente fiduciosa nella regia e nella giuria di Cannes. Dal trailer non avevo intuito molto, forse lo avevo guardato frettolosamente...comunque l’ho visto da sola e questo ha sicuramente contribuito ad immergermi completamente in questa scrittura/visione che mi ha rapita confusa e commossa: alla ricerca faticosa di una logica e di un ordine nelle cose, alla fine mi solo [...] Vai alla recensione »
La regista Alice Rohrwacher ritorna in questi giorni nelle sale cinematografiche con la sua ultima opera “Lazzaro Felice”. Lazzaro è il protagonista della storia ed è un giovane contadino che svolge con dovizia e responsabilità le proprie mansioni nei campi di tabacco insieme agli altri braccianti e contadini del luogo.
Il protagonista, al di là della edulcorata nerrazione che ne viene fatta dall'autrice, è un ragazzo presumibilmente affetto da sindrome autistica che, nel contesto della comunità chiusa e quasi-manicomiale in cui vive, subisce insieme ai propri compagni senza mai in alcun modo ribellarsi, ogni forma di angheria psicologica e di sopruso economico.
La bravissima regista Alice Rohrwacher ormai entrata di diritto nella nuova era di registi Italiani validi e di personalità propria,coraggiosi e soprattutto continuativi nella ricerca espressiva cinematografica. Attingere ma soprattutto ricomporre da altri maestri del cinema Italiano,sensazioni, stati d'animo,ambientazioni,cogliere l'attimo espressivo dei personaggi veri reali,è [...] Vai alla recensione »
Se "Dogman" mi ha deluso, "Lazzaro felice" accresce i miei dubbi sulla giuria dell'ultimo Festival di Cannes. Se "Le meraviglie" mi aveva piacevolmente sorpreso, per la capacità dell'autrice di rielaborare in forma poetica una materia, credo, a lei ben nota, qui mi pare puntare troppo in alto.
Spiace verificare da diverse recensioni che non si sia riusciti a farsi coinvolgere dal linguaggio poetico ed allusivo del film, ben condotto, ben recitato e soprattutto con una colonna sonora assolutamente stratosferica, dove nei momenti topici uno straziante Bach al piano prima ed all'organo poi (un organo Morettini?) si inserisce e completa la vicenda in maniera inestricabile.
Film davvero profondo, magico e poetico. Ma anche ricco di spunti su cui riflettere: se il passato era indubbiamente duro (ed i poveri tremendamente sfruttati), anche il presente non è da meno. Gli ex mezzadri, "liberati" dalla loro schiavitu', a distanza di una ventina d'anni, stanno ben peggio di prima e conducono un'esistenza cinica e randagia.
Devo amettere che ame Alice Rohrwacker è sempre piaciuta come regista e infatti i suoi primi due film corpo celeste e le meraviglie mi avevano conquistato. io infatti personalmente quando ho saputo che sarebbe uscito il suo nuovo film e che era stato tra l'altro apprezzatissimo al festival di cannes avevo grandissime aspettative.
Molta gente si autocompiace del proprio campanilismo tanto per legittimare il sistema e dimostrare a se stessi di esistere. Il risultato è tutto l'opposto. Dei banali complimenti non se ne accorge nessuno. Solo il dibattito e il mettere in discussione portano gli altri a riflettere. Credo che con atteggiamenti simili, postare non porti a nulla di buono.
Sarò breve: lento senza intensità, pretenzioso nell'analisi sociale italiana banale e ovvia, noioso, i caratteri superficiali, la "magica" situazione di Lazzaro molto debole come idea portante del film, film radical-chic che lascia poco o niente. Anzi si, delusione, dopo Le Meraviglie.
Sono andato a vederlo con curiosità, ma devo dire che ne sono uscito basito: questo è un film da premiare a Cannes per la migliore sceneggiatura? E' una sorta di favolta strampalata che non coinvolge mai, anzi annoia e arriva ad un film di pedagogico di una banalità imbarazzante. Una delusione come non mi capitava da anni per un film che invece, ma non riesco a capire bene [...] Vai alla recensione »
Un brutto film, lento, privo di qualsiasi capacità di coinvolgimento emotivo. Le Meraviglia, che neanche mi aveva convinto, aveva però una certa strampalata "naiveté" che poteva anche incuriosire. Qui diventa tutto didascalico e davvero per nulla interessante. Lo sconsiglio vivamente. Il premio a Cannes sembra davvero più che "generoso" del tutto immotivato. [...] Vai alla recensione »
La prima parte mi pare decisamente la piu riuscita, essendo Tancredi una figura interessante rispetto agli altri. E ne fornisce un esempio la sua considerazione sul fumo, paradossale, quasi ossimorica. La sceneggiatura, addirittura premiata a Cannes, riecheggia bene Olmi, cosa che -a giudizio PERSONALE di chi scrive- era riuscita maluccio a Gritti. Forse si trova anche qualcosa di Pasolini.
veramente brutto! condivido tutte le recensioni più negative!
Ho visto e rivisto questo film, cosí ho avuto modo di vederlo nei minimi particolari e sentirlo con il cuore. Mi ha toccato tanto. Mi piaciuto pure come in una favola riesce puntare il dito sui problemi sociali odierni e presentare l'indiferenza e la crudelta umana (vedi ultime scene). ( Scusate per il mio italiano, ma sono ungherese.) Vorrei fare una domanda, se qualcuno sapesse di dove [...] Vai alla recensione »
La prima cosa che viene in mente vedendo questo noiosissimo film è il cinema di Ermanno Olmi, in particolare Centochiodi. Quest'ultimo, benché fra i meno riusciti del regista, è comunque cinema d’autore che ci insegna sempre qualcosa con un punto di vista unico e originale.Lazzaro Felice sta a Centochiodi come uno scarabocchio sta alla Gioconda.
Il concetto senza dubbio interessante ma, non credo sia così traumatico per qualcuno limitarsi a buttar giù quattro ideuzze, come a suo tempo faceva il grande Tonino Guerra su un pezzo di carta o su qualche ritaglio di giornale e lasciare che sul set ci stia altra gente. In breve, un film è una questione di stile e di sintassi scenica.
Sarò breve: lento senza intensità, pretenzioso nell'analisi sociale italiana banale e ovvia, noioso, i caratteri superficiali, la "magica" situazione di Lazzaro molto debole come idea portante del film, film radical-chic che lascia poco o niente. Anzi si, delusione, dopo Le Meraviglie.
Rivisto ieri in TV lascia emergere i suoi gravi limiti. Il film è una STORIELLA infarcita di fatti incredibili e di contraddizioni banali. Se fosse una favola per bambini potrei giustificare l'incredibilità e l'ingenuità, ma non è una favola per bambini; sembra piuttosto un film vetero/neo/realistico fuori tempo e luogo, ovvero un mix incoerente di fantasy e di [...] Vai alla recensione »
Personalmente un ottimo lavoro, spunti tratti fa fatti simili realmente accadudi, ottimo nei cineforum con dibattito al seguito, qualche eccesso, voto 4,5
Voglio bene a questa regista ma oggi sono deluso Lazzaro Felice è un passo indietro rispetto al suo precedente film...peccato! Regia e sceneggiatura somigliano al personaggio di Lazzaro; sono ingenue esattamente come lui. Qui il cliché la fa da padrone, per clichè intendo un certo modo (romantico [...] Vai alla recensione »
Film scontatissimo, la classica storia dei poveri contadini sfruttati da ricchi propritari terrieri. Non si capisce bene in che periodo storico sia ambientato. Pensavo nel primo dopoguerra, visto che certe realtà sono ormai scomparse in Italia. Invece in un paio di scene girate a caso, compaiono un telefonino e un mp3. Davvero un film pietoso, come la gran parte delle produzioni [...] Vai alla recensione »
Come una bella poesia, senza fretta, lento (direbbero) ma non si sente affatto. Da rivedere!
Ho visto il film Lazzaro felice sullo schermo del computer , due anni dopo la sua uscita nelle sale e dopo i mesi di isolamento sociale che ci hanno abituato a cogliere la bellezza di un film a prescindere dalla sua proiezione sul grande schermo. Il film molto valido suscita sentimenti e riflessioni contrastanti : da una parte affascina per quell’aspetto di vita rurale poverissima [...] Vai alla recensione »
in questo caso non mi sento di scrivere una vera recensione perché per questo film non ne sono all'altezza. vorrei tuttavia esprimere una mia opinione molto positiva su un film che lascia il segno ed entra di diritto nella storia del cinema italiano. il soggetto, solo apparentemente semplice, di favola moderna, è in realtà decisamente complesso, con tematiche etiche e filosofiche. [...] Vai alla recensione »
Un film capolavoro che restituisce all'Italia la tradizione del suo cinema da esportazione. Meritava di andare agli Oscar, peccato. Franco
Non sarà Lazzaro felice (guarda la video recensione) a ricomporre la faglia che permane tra grande pubblico e cinema d'autore, o tra sostenitori del nuovo realismo e critici che vorrebbero film più attenti al gusto degli spettatori. Nulla di male, Alice Rohrwacher difende orgogliosamente il proprio linguaggio, e non rimane certo inascoltata, visti i premi che continua a mietere e la recente Palma per la miglior sceneggiatura ottenuta a Cannes 2018.
Certo, rimane qualche perplessità di fronte a scelte così divaganti e talvolta a rischio di pamphlet contro la contemporaneità, da cui pare essere attraversato Lazzaro felice, ma poi le intuizioni che spiazzano ogni volta mettono al riparo l'opera dalle cadute più vistose, anche grazie a un uso molto sapiente dell'ironia e talvolta del comico.
Lazzaro è senza dubbio un puro, uno dei personaggi ingenui e inclassificabili del cinema italiano.
Nella nostra storia, il puro è stato spesso messo in scena, per esempio da Pier Paolo Pasolini, che li cercava nel sotto proletariato o che rovesciava figure sacre (come il Cristo di Il Vangelo secondo Matteo) per riportarne la figura dentro i confini della cultura folclorica ed etnica. Diverso il caso del ragazzo ingenuo e a contatto con le culture contadine, caro certamente a Ermanno Olmi (cui Lazzaro felice è stato spesso avvicinato, forse non sempre per buone ragioni) e di più al primo Pupi Avati, che ci sembra più pertinente come orizzonte almeno nella parte iniziale del lavoro di Alice Rohrwacher.
Il puro, però, nel cinema italiano (pensiamo anche al Francesco giullare di Dio di Rossellini) è stato un mezzo per raggiungere due risultati contrapposti: avvicinare alla comprensione popolare un sentimento religioso, magari vago e misterioso, ma portatore di sensibilità ed empatia. Oppure per far saltare la gabbia ideologica della classe borghese, e qui torniamo a Pasolini (Teorema) o, per rimanere in area, a Sergio Citti, che pare davvero l'influenza più forte della seconda parte, quella urbana, di Lazzaro felice.
Che la santità sia cosa non solo di tutti i giorni, ma ordinaria, persino anonima, comunque marginalizzata e fraintesa, se non vilipesa, lo sostiene Alice Rohrwacher, premiata al 71° Festival di Cannes da poco concluso per la sceneggiatura (ex aequo con Three Faces di Jafar Panahi) di Lazzaro felice. Già miracolato, e risorto, del Vangelo di Giovanni, qui Lazzaro (Adriano Tardiolo, perfetto) è innocuo [...] Vai alla recensione »
Premiato per la miglior sceneggiatura all'ultimo Festival di Cannes il terzo film di Alice Rohrwacher sembra dapprima una quieta rievocazione di un mondo contadino, però con qualche indizio di stranezza, che non si sa bene come identificare. Dove ci troviamo, e quando? Chi sono veramente questi personaggi? Un colpo di scena, a metà, trasforma la storia in qualcosa di diverso, una bizzarra fantascienza [...] Vai alla recensione »
Lazzaro è nelle diciture antiche il malato, si chiamavano così i lebbrosi, e per traslazione i poveri, i disgraziati, ma è anche il rivoluzionario, perciò l'indisciplinato e persino il mascalzone. Soprattutto - almeno nella nostra cultura - è il Lazzaro che il miracolo di Cristo restituisce al mondo dalla morte. Resurrezione: ritorno alla vita, risveglio dopo un lungo sonno.
A Cannes Lazzaro felice si è aggiudicato il premio per la sceneggiatura suscitando il dovuto interesse, ma a nostro avviso meritava di più. Con l'opera terza Alice Rohrwacher alza l'asta delle ambizioni e dimostra una maturità di regia che le permette di tenere saldamente in mano il gioco della sua poetica allegoria. Gioco complesso, senza dubbio. Su un brechtiano schema di denuncia di una società [...] Vai alla recensione »
Il nuovo film della sempre più matura e sorprendente Alice Rohrwacher è stato presentato a Cannes a una settimana dalla scomparsa di Ermanno Olmi, non citato ma presente grazie a un comune discorso sullo sfruttamento che permette un'immagine borghese dell'Italia rurale, percorso da una brezza di realismo magico. Una comunità di contadini lavora nella sperduta tenuta dell'Inviolata, per una contessa [...] Vai alla recensione »
Tra Zavattini e i Vangeli, girato rifiutando il digitale (in 16mm.) con gusto sensoriale per una dialettica spazio/personaggio che ricorda Pasolini e Bertolucci, si sviluppa la parabola di Lazzaro, contadino 20enne forgiato dall'idea (Palma d'oro alla sceneggiatura) che la bontà vera, inconsapevole, è un fiore nel deserto nel nostro moderno medioevo.
Tra la fiaba e la realtà esiste il mondo di Alice Rohrwacher, arrivata con Lazzaro felice alla sua terza regia dopo il folgorante esordio Corpo celeste (2011) seguito da Le meraviglie (2014). Vincitore di Miglior Sceneggiatura a Cannes, il film è un fantasy neorealista in cui il contadino Lazzaro (l'esordiente Tardiolo) viaggia nel tempo e nello spazio per svelare un mistero, o forse un inganno come [...] Vai alla recensione »
Ottemperato il compito di segnalarlo a uno spettatore consapevole, soprattutto se adepto delle ideologie della decrescita, «Lazzaro felice» non può usufruire di bonus artistici solo perché mena un fendente alla società dei consumi e ai suoi virus repressivi. Sul filo di un tono magico e stralunato e un ecologismo basico modello «ragazzo della via Gluck», infatti, il film della Rohrwacher si serve della [...] Vai alla recensione »
Ha incredibilmente vinto a Cannes il premio per la sceneggiatura la barbosissima favola di Alice Rohrwacher. È la storia del giovane contadino Lazzaro, convinto dal coetaneo marchesino Tancredi a inscenare il suo stesso rapimento. Difficile capire quel succede nelle due, micidiali, ore successive, anche per i temerari che riusciranno a restare svegli.