Lazzaro Felice

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vanessa zarastro venerdì 1 giugno 2018
ideologia antiurbana Valutazione 3 stelle su cinque
85%
No
15%

Nei suoi possedimenti di coltivazione di tabacco de l’Inviolata, una ventina di anni fa la Marchesa de Luna (interpretata da Nicoletta Braschi), teneva una cinquantina di contadini - li chiamava ancora “mezzadri” - in condizione di semi-schiavitù. Lontani dal mondo e dai media, senza alcuna istruzione, ai sequestrati sempre in debito con lei, la Marchesa faceva credere di essere padrona anche delle loro vite. Suo figlio Tancredi (interpretato da Luca Chikovani da giovane), allampanato e stravagante, vorrebbe ribellarsi ed emanciparsi da lei e cerca un alleato nell’ingenuo contadino Lazzaro.
Questi ha un cuore d’oro, con un sorriso serafico aiuta tutti coloro che glielo chiedono e, per questo, viene facilmente sfruttato, anche da parte degli altri lavoratori. [+]

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sergiodalmaso domenica 14 ottobre 2018
lazzaro felice Valutazione 5 stelle su cinque
52%
No
48%

“… voglio vivere come i gigli nei campi, come gli uccelli del cielo campare,
 voglio vivere come i gigli dei campi, e sopra i gigli dei campi volare.”
                                                                                          A Pà - Francesco De Gregori (dedicata a Pier Paolo Pasolini)                          
 
C’era una volta l’Inviolata, una remota tenuta coltivata a tabacco. [+]

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caregnato sergio lunedì 4 febbraio 2019
lazzaro e il lupo Valutazione 4 stelle su cinque
92%
No
8%

Per la tensione tra realismo crudo, esplicito impianto sacro e locale ed amara critica sociale, il film mette in campo qualità che, non solo per i registri narrativi asciutti, avrebbero incontrato il gusto di Pasolini. I riferimenti alla figura biblica di Lazzaro, all'agiografia francescana, a quella di martire assunta dalle vicende del protagonista, si intrecciano con la realtà della vita nei campi, svuotata da ogni rassicurante retorica pastorale. Anzi, nel primo tempo il film può sembrare ripetitivo, lento, a tratti persino noioso. In verità, scopriremo più tardi, questa lentezza servirà due scopi: il primo è quello di favorire il crescendo emotivo legato al finale e alla denuncia sociale, il secondo è che la lentezza è il ritmo del sacro, la presentazione dell'ingenuità del martire ha bisogno di un tempo 'lungo'. [+]

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maumauroma sabato 9 giugno 2018
lazzaro felice Valutazione 4 stelle su cinque
86%
No
14%

Ma e' proprio sicuro che vivere in totale schiavitu' in una piantagione di tabacco nei primi anni novanta, agli ordini di una marchesa cinica e spietata sia poi cosi peggio che campare di stenti al freddo e al gelo delle citta' inquinate di oggi, nella nostra celebrata democrazia sociale. magari al soldo gramo di qualche capo zingaro?  E Lazzaro?  schiavo degli schiavi nella piantagione di ieri, martire purificatore tra la gente di oggi. Lazzaro, un nome nel destino, modello di semplicita', generosita', ingenuita', candore, che qui muore e risorge non per mano del Signore, ma per l' energia vitale e libera di una lupa, e morira' di nuovo nel linciaggio dei cosiddettii onesti della societa'. [+]

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no_data lunedì 11 giugno 2018
evviva la magia del cinema Valutazione 5 stelle su cinque
84%
No
16%

Un film stupendo, ti dimentichi tutto e sei catapultato in quella realtà di cui, nel mio caso, hai flebili ricordi d'infanzia. C'è il mondo contadino, questo film sarebbe piaciuto a Olmi, ma c'è poi il mondo contemporaneo, raccontato in maniera poetica e neorealista. I personaggi sono tutti ben interpretati, ma su tutti svetta Lazzaro, Adriano Tardiolo, che recita in stato di grazia, novello San Francesco, uomo buono, puro, ingenuo. "Lazzaro felice" andrebbe proiettato nelle scuole, per confrontarsi con i ragazzi e con le ragazze di oggi sui tanti temi che tocca, sulla miriade di emozioni che suscita. Il personaggio di Antonia adulta interpretato da Alba Rohrwacher è un esempio di forza e di coraggio femminile malgrado le avversità della vita. [+]

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stefanocapasso giovedì 27 dicembre 2018
essere buoni aiuta a salvarsi Valutazione 3 stelle su cinque
75%
No
25%

Nei primi anni 90 c’è una comunità che risiede nell’appennino centrale ed è rimasta legata a valori della società superati da tempo. L’Inviolata è un podere in cui famiglie di contadini lavorano per la proprietaria, Marchesa De Latte in condizione di servitù. Tra questi Lazzaro è un ragazzo buono e semplice al quale tutti si rivolgono per affidare lavori e al quale nessuno presta attenzione. Casualmente stringe amicizia con Tancredi, figlio ribelle della marchesa, un’amicizia che durerà nel tempo, anche quando Lazzaro si ritrova catapultato nella società contemporanea.
Il lavoro di Alice Rohrwacher è diviso in due parti piuttosto nette, la prima quella più lirica è la ricostruzione della vita dei contadini nel podere, la seconda è il ritorno al contemporaneo dove a tratti i personaggi faticano a calarsi in quella parte straniante che è la cifra linguistica di tutto il film, e dove la presenza di attori diviene preponderante rispetto a quella dei non professionisti cosi efficace nella prima. [+]

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francesca meneghetti giovedì 31 maggio 2018
peace and love
56%
No
44%

Chi va a vedere Lazzaro Felice, è attirato non solo dal riconoscimento di Cannes, ma anche dalla dichiarazione della regista-sceneggiatrice Alice Rohrwacher. E’ un film, dichiara la Rorhrwacher Alice), che racconta “la santità dello stare al mondo e di non pensare al male di nessuno, ma semplicemente credere negli altri esseri umani”.
Di questi tempi, il messaggio appare come una boccata di ossigeno: aria fresca, pura, sana. Si vorrebbe, inconsciamente, il trionfo della bontà sullo schifo, per uscirne confortati, più fiduciosi nell’umanità. Naturalmente se nel proprio cuore si coltiva questo sentimento.
La narrazione sorprende. In un microcosmo contadino fuori dal tempo, in cui dei mezzadri, residenti in una sperduta località di calanche dell’Appennino centrale, faticano senza guadagnare nulla al servizio della marchesa De Luna, e tra i quali si disegna il profilo del giovane Lazzaro, bestia da soma della comunità, si insinuano dei segnali dissonanti dal punto di vista cronologico: un telefono Motorola con l’antenna, un ragazzo, Tancredi, (figlio della marchesa) seguace di David Bowie. [+]

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francesca meneghetti venerdì 1 giugno 2018
peace and love (ma a senso unico) Valutazione 4 stelle su cinque
53%
No
47%

Chi va a vedere Lazzaro Felice, è attirato non solo dal riconoscimento di Cannes, ma anche dalla dichiarazione della regista-sceneggiatrice Alice Rohrwacher. E’ un film, dichiara la Rorhrwacher (Alice), che racconta “la santità dello stare al mondo e di non pensare al male di nessuno, ma semplicemente credere negli altri esseri umani”.
Di questi tempi, il messaggio appare come una boccata di ossigeno: aria fresca, pura, sana. Si vorrebbe, inconsciamente, il trionfo della bontà sullo schifo, con dimostrazione che essa produce felicità, per uscirne confortati, più fiduciosi nell’umanità. Naturalmente, se nel proprio cuore si coltiva questo sentimento.
Ma la narrazione sorprende. In un microcosmo contadino fuori dal tempo, in una sperduta località di calanche dell’Appennino centrale, vivono dei mezzadri, al servizio della marchesa De Luna, che faticano restando sempre debitori. [+]

[+] evviva i buoni film! (di mariaf.)
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lizzy giovedì 25 ottobre 2018
fra "l'albero degli zoccoli" ed "accattone". Valutazione 1 stelle su cinque
67%
No
33%

Si, lo so cosa potrebbe pensare qualcuno leggendo il titolo: che ci azzeccano gli Olmi con Pasolini...
E beh.. il degrado e le miserie umane, le ambientazioni bucoliche, la povera vita dei contadini chiusi in una gabbia medievale, i mezzucci per sopravvivere…
No, io non posso gioire per un protagonista evidentemente con gravi problemi psichici e comportamentali. La sua non è bontà, non ci vedo nessuna gioia di vivere.
Non sa chi sono i genitori, non riesce a distinguere fra bene e male…
E poi ci sono troppe discrepanze nel film: cellulari che non dovrebbero funzionare che all’ improvviso prendono il segnale, i contadini che non si fanno nessuna domanda sulle varie tecnologie e su cosa c’è oltre il territorio dove abitano (va bene esser schiavi, ma l’umana curiosità???). [+]

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caregnato sergio lunedì 4 febbraio 2019
lazzaro e il lupo Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

Per la tensione tra realismo crudo, esplicito impianto sacro e locale ed amara critica sociale, il film mette in campo qualità che, non solo per i registri narrativi asciutti, avrebbero incontrato il gusto di Pasolini. I riferimenti alla figura biblica di Lazzaro, all'agiografia francescana, a quella di martire assunta dalle vicende del protagonista, si intrecciano con la realtà della vita nei campi, svuotata da ogni rassicurante retorica pastorale. Anzi, nel primo tempo il film può sembrare ripetitivo, lento, a tratti persino noioso. In verità, scopriremo più tardi, questa lentezza servirà due scopi: il primo è quello di favorire il crescendo emotivo legato al finale e alla denuncia sociale, il secondo è che la lentezza è il ritmo del sacro, la presentazione dell'ingenuità del martire ha bisogno di un tempo 'lungo'. [+]

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