gabriella
|
giovedì 26 giugno 2014
|
la ferita della bellezza
|
|
|
|
Meglio scrivere adesso del film di Sorrentino, adesso che si sono spenti i riflettori, che la consegna degli oscar sia già avvenuta, lontano dalle polemiche e dalle discussioni se era meritato o meno “ Via dalla pazza folla” e dal clamore suscitato. La grande bellezza è uno di quei film che ogni volta lo si rivede si trova sempre qualcosa di nuovo, uno scorcio, un'immagine, una frase che a prima vista magari erano passati inosservati, una bellezza che si rinnova senza sfregiare lo splendore del passato.
Jep Gambardella, giornalista con al suo attivo un unico libro scritto in gioventù appena arrivato nella capitale, alla soglia dei 65 anni si trova a fare un bilancio della sua vita, a dire il vero ben poco lusinghiero.
[+]
Meglio scrivere adesso del film di Sorrentino, adesso che si sono spenti i riflettori, che la consegna degli oscar sia già avvenuta, lontano dalle polemiche e dalle discussioni se era meritato o meno “ Via dalla pazza folla” e dal clamore suscitato. La grande bellezza è uno di quei film che ogni volta lo si rivede si trova sempre qualcosa di nuovo, uno scorcio, un'immagine, una frase che a prima vista magari erano passati inosservati, una bellezza che si rinnova senza sfregiare lo splendore del passato.
Jep Gambardella, giornalista con al suo attivo un unico libro scritto in gioventù appena arrivato nella capitale, alla soglia dei 65 anni si trova a fare un bilancio della sua vita, a dire il vero ben poco lusinghiero. Abituato a feste e mondanità, si accorge che il tempo è trascorso e con esso la bellezza, la capacità di emozionarsi, ma con una gran voglia di ritrovare un senso al proprio esistere Forse perchè ormai è tempo di scendere da quei trenini che non vanno da nessuna parte, carichi di passeggeri che si lasciano condurre passivamente,
una babele di personaggi storditi dal chiasso e dalla musica, corpi ormai in disfacimento dove nemmeno il bisturi può porvi rimedio, gente fallita aggrappata a un passato ormai sbiadito, Jep non si trova più suo agio in quel mondo che ha sempre frequentato come protagonista indiscusso, cerca una scossa per risalire dal buio alla luce, è infastidito dai riflettori, così come suor Maria, “La Santa”fuori posto dinanzi a una folla incuriosita da qualcosa che non si può raccontare, un mucchietto di ossa al centro della sala che fa dondolare il piede fino a perdere la pantofola ( omaggio del regista a “Vacanze romane” dove a una bellissima Audrey Hepburn ( principessa in vacanza a Roma), scivola la scarpetta davanti a una platea di giornalisti, omaggio alla Roma di un tempo, appena uscita da una guerra e che si ricostruiva dalle macerie)? Una Roma ,quella di Sorrentino, che si disgrega, perde identità, così come appare nelle passeggiate solitarie e notturne del protagonista, tra le vie della capitale illividite da una luce liquida, dove tutto sembra uguale, dove si finisce per diventare funzionari del nulla. L'unico rifugio rimane l'amicizia con Ramona, una spogliarellista , poco colta, ma capace di sincera ammirazione per le cose belle, e la convivialità con la domestica filippina. Il ricordo di un amore giovane riaffiora ostinatamente in Jep, e attraverso il ricordo di un'antica estate assopita, di fronte a tanta opprimente bellezza, ci sono i basamenti di un nuovo inizio ( un nuovo libro)? “ Nella profondità dell'inverno, ho imparato, alla fine che dentro di me c'è un'estate invincibile”
La pace meravigliosa di quell'estate assopita entrava in me come una marea. [...] Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora.
[-]
[+] concordo
(di leoaruta)
[ - ] concordo
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
alfredyk
|
giovedì 9 gennaio 2014
|
...gli sparuti e incostanti sprazzi di bellezza.
|
|
|
|
Sono pervaso ultimamente da un desiderio sbarazzino di pura evasione; ciò è giustificato anche da una carenza oggettiva di materiale per cui valga la pena di approfondire. Ma la vita è sempre in grado di sorprendere ed ecco che quando meno te lo aspetti resti incantato di fronte alla poesia che riesce ad esprimere il racconto scenico di una visita notturna nei palazzi antichi della Roma bene, complice un personaggio affidabile, che introduce Jep Gambardella ( Toni Servillo ) e la malinconica Ramona ( Sabrina Ferilli )a lume di candela nella Grande Bellezza soffocata dal buio crepuscolare e dal disinteresse degli uomini.
Mi rendo conto che questa introduzione è scorretta perchè disgiunta dal racconto della storia, ma personalmente ritengo che in quei dieci minuti di poesia c'è tutto il film.
[+]
Sono pervaso ultimamente da un desiderio sbarazzino di pura evasione; ciò è giustificato anche da una carenza oggettiva di materiale per cui valga la pena di approfondire. Ma la vita è sempre in grado di sorprendere ed ecco che quando meno te lo aspetti resti incantato di fronte alla poesia che riesce ad esprimere il racconto scenico di una visita notturna nei palazzi antichi della Roma bene, complice un personaggio affidabile, che introduce Jep Gambardella ( Toni Servillo ) e la malinconica Ramona ( Sabrina Ferilli )a lume di candela nella Grande Bellezza soffocata dal buio crepuscolare e dal disinteresse degli uomini.
Mi rendo conto che questa introduzione è scorretta perchè disgiunta dal racconto della storia, ma personalmente ritengo che in quei dieci minuti di poesia c'è tutto il film.
Toni Servillo disegna magistralmente i contorni di un personaggio surreale, che ha dedicato 40 anni della sua vita a " scrivere " la storia della vita mondana di Roma subito dopo avere scritto il suo unico ma evidentemente significativo romanzo.
Oggi, oltrepassata la soglia dei 65 anni, Jep Gambardella è un uomo dalla vita devastata, che ama invitare gli amici nel suo appartamento con vista sul Colosseo per parlare di vacuità e di sciocchezzuole proprio per evitare di confrontarsi con le sue meschinità, che dispensa saggezza ma anche commenti al vetriolo di fronte ai castelli di certezze e di menzogne costruite ad arte dalle persone fragili.
Non a caso il titolo del suo unico romanzo giovanile è " L'apparato umano " che la sua amica Stefania non esita provocatoriamente, dall'alto delle sue false certezze, a definire limitatissimo, frivolo e pretenziosetto....un arroganza che le costerà caro quando successivamente Jep smaschererà la sua ipocrisia.
Questo è Jep Gambardella, un uomo in cerca di quella bellezza " sepolta dalla coperta dell'imbarazzo dello stare al mondo.....Gli sparuti e incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile."
Un uomo destinato alla sensibilità quando da giovane ( diversamente dai suoi coetanei ) rispondeva " l'odore delle case dei vecchi " alla domanda: qual'è la cosa della vita che ti piace di più?
Un personaggio affascinante che proietta la sua ombra su tutti gli altri, piccoli e grandi protagonisti, senza peraltro oscurarli ma al solo scopo di proteggerli con affetto.
Toni Servillo è un attore superlativo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alfredyk »
[ - ] lascia un commento a alfredyk »
|
|
d'accordo? |
|
pura formalità
|
sabato 15 febbraio 2014
|
la grande bellezza
|
|
|
|
Tanto per cominciare posso dire che non me lo aspettavo.
Penso di aver passato i primi 15 minuti del film a bocca aperta.
A poco a poco assistevo a qualcosa che sapeva certamente di già visto, ma allo stesso tempo ero certa di non avere mai visto in Italia nulla di simile finora.
Palesi, certo, i continui richiami a Fellini, soprattutto a Giulietta degli Spiriti, ma anche a 8 1/2 e naturalmente alla Dolce vita... eppure c'è anche qualcosa di completamente diverso: sembra infatti di assistere alla vita dei reduci della Dolce vita.
Sebbene Servillo sia bravissimo ma sempre un pò rigido, sebbene Herlitzka non si possa più vedere (è impostato da attore consumato anche mentre racconta le ricette), sebbene ci sia qualche calo di ritmo, e qualche scena un poco forzata (come quella della bambina nella cripta che dice a Servillo "non sei nessuno" e quella del botulino di gruppo - che trovo comunque pur sempre richiami Giulietta degli Spiriti), questo film è un film da vedere, anzi, direi addirittura da rivedere.
[+]
Tanto per cominciare posso dire che non me lo aspettavo.
Penso di aver passato i primi 15 minuti del film a bocca aperta.
A poco a poco assistevo a qualcosa che sapeva certamente di già visto, ma allo stesso tempo ero certa di non avere mai visto in Italia nulla di simile finora.
Palesi, certo, i continui richiami a Fellini, soprattutto a Giulietta degli Spiriti, ma anche a 8 1/2 e naturalmente alla Dolce vita... eppure c'è anche qualcosa di completamente diverso: sembra infatti di assistere alla vita dei reduci della Dolce vita.
Sebbene Servillo sia bravissimo ma sempre un pò rigido, sebbene Herlitzka non si possa più vedere (è impostato da attore consumato anche mentre racconta le ricette), sebbene ci sia qualche calo di ritmo, e qualche scena un poco forzata (come quella della bambina nella cripta che dice a Servillo "non sei nessuno" e quella del botulino di gruppo - che trovo comunque pur sempre richiami Giulietta degli Spiriti), questo film è un film da vedere, anzi, direi addirittura da rivedere. I particolari, i contrasti esasperati anche dalle scelte musicali particolarmente azzeccate, le citazioni, le riflessioni, sono tante. Il virtuosismo lussureggiante della fotografia e della regia può forse sembrare presuntuoso e può far pensare che il tutto sia un pò troppo patinato; ma la qualità, trovo, non è mai da sminuire quando la si può avere a disposizione e soprattutto quando è efficace per il contesto della narrazione e per l'espressività del fine. Per una volta il livello di qualità delle immagini e immaginifico è al pari se non superiore a quella dei migliori film internazionali e ciò trovo sia ben fatto, così come è motivo di orgoglio la messa in mostra di Roma con ostentata fierezza. E come dare torto a Sorrentino? Roma è la più bella città del mondo, la più ricca di angoli particolari, scorci mozzafiato, pezzi di storia, cultura antica, sapienza e bellezza ancor nascosta, ritrovata o esposta.
La scena dei fenicotteri mi ha fatto venire la pelle d'oca. E' un momento di onirica contemplazione, di riflessione, di profondità molto toccante. Può sembrare assurda, ma non potrebbe esser sembrato assurdo anche Fellini, quando Anita Ekberg dal cartellone pubblicitario invitava De Filippo fra i suoi opulenti seni? Eppure era poesia. Poesia che ne La Grande Bellezza, non manca di certo.
Certo, c'è da andare con i guanti di seta a paragonare Fellini a qualsiasi altra cosa sia stata fatta dopo di lui, e che lo richiami. Eppure... eppure... "le radici sono importanti". Le radici del nostro cinema, le radici della nostra cultura, della nostra anima, della nostra famiglia, della nostra vita sentimentale, sessuale, sociale.
Misurarsi con le proprie radici, raccontare, svelare la miseria, il chiacchiericcio che ricopre ogni cosa, lo squallore e la superficialità, le emozioni e gli "sparuti incostanti sprazzi di bellezza"; toccare le radici, i nodi della nostra anima, quelli che non permettono al flusso delle emozioni di scorrere liberamente, quelli che non ci consentono a volte di vedere la bellezza davanti ai nostri occhi... quei nodi induriti dal tempo, per una bellezza negata, per un momento di purezza tradito agli occhi della memoria, scavare nei sentimenti di ognuno di noi: perché quella grande bellezza è in ognuno, ognuno di noi può viverla e vederla ...
Narrare la grande bellezza, non è certo facile compito.
Ma trovo che Sorrentino questa volta sia riuscito nel suo intento.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pura formalità »
[ - ] lascia un commento a pura formalità »
|
|
d'accordo? |
|
fabio1957
|
martedì 25 febbraio 2014
|
notevole
|
|
|
|
E' un film di emozioni,che ispira sensazioni, di nostalgia, di rimpianto, di ricordo, di dolore. Difficile descriverlo, la trama quasi non esiste, ma ha una sua forza, capace di grandi suggestioni. Immagini di grande fascino , con musiche adeguate. Toni Servillo come sempre è grande, ma anche gli altri attori non scherzano. Alcune frasi restano scolpite nella memoria e sono di grandissimo effetto . Cito a memoria questa perché la condivido pienamente: Sono arrivato ad un'età in cui non posso permettermi il lusso di perdere tempo a fare cose che non mi piacciono.
|
|
[+] lascia un commento a fabio1957 »
[ - ] lascia un commento a fabio1957 »
|
|
d'accordo? |
|
vincenzo manzione
|
mercoledì 5 marzo 2014
|
un film profondo non compreso dalla critica
|
|
|
|
L'Italia non vinceva un Oscar dal 1999, dai tempi de "La vita è bella" di Benigni. L'ha vinto a 15 anni di distanza. Per quello che mi riguarda questo film di Sorrentino è un grande film, lo è perché dopo averlo visto continui a pensarci, perché ti smuove qualcosa dentro, ti lascia un po' turbato, con quel gusto che è un perfetto mix tra il malinconico, il nostalgico e l'amaro. Il film è estremamente decadente, è un film sulla decadenza ma attenzione, come precisa anche Verdone, non riguarda la decadenza di Roma ma la decadenza della società odierna di cui Roma ne è soltanto una bellissima scenografia.
[+]
L'Italia non vinceva un Oscar dal 1999, dai tempi de "La vita è bella" di Benigni. L'ha vinto a 15 anni di distanza. Per quello che mi riguarda questo film di Sorrentino è un grande film, lo è perché dopo averlo visto continui a pensarci, perché ti smuove qualcosa dentro, ti lascia un po' turbato, con quel gusto che è un perfetto mix tra il malinconico, il nostalgico e l'amaro. Il film è estremamente decadente, è un film sulla decadenza ma attenzione, come precisa anche Verdone, non riguarda la decadenza di Roma ma la decadenza della società odierna di cui Roma ne è soltanto una bellissima scenografia. Penso che tutta la chiave interpretativa del film sia in una frase del monologo finale: "...gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile". Che vuol dire? Vuol dire che alla tragica condizione umana data dall’assenza di un senso che si conclude drammaticamente con la morte, la bellezza e la contemplazione estetica rappresentano l'unico palliativo. Sono stati in tanti a dirlo non è certo un concetto nuovo, è la risposta alla domanda "Perché è bella la bellezza?". Woody Allen ricordando il suo film Manhattan disse: "Ci sono alcune donne che ti colpiscono così, sono talmente belle che è difficile tenere gli occhi sul tassametro, sono quelle piccole oasi di vita in cui puoi perdere per un attimo i pensieri sulla mortalità per poi tornare alla realtà". E' un film decadente e la decadenza porta all'esaltazione della bellezza, basti pensare all'estetismo di Oscar Wilde o di D'Annunzio, alla sua vita, alle donne, al lusso, alla bellezza della quale avidamente e voracemente amava circondarsi come testimonia la sua casa-museo; il Vittoriale. Anche il pessimismo implacabile di Schopenhauer trova nella contemplazione estetica, l'unica liberazione dal dolore anche se per alcuni istanti privilegiati. Ecco perché è bella la bellezza, perché quando la contempli non pensi più ai tuoi problemi, non pensi più a trovare un senso. Ovviamente lo stesso sentimento si ha di fronte ad un tramonto sul mare, ad un cielo stellato, ad un'opera d'arte, o davanti ad una bellissima ragazza o anche ad una città come Roma. Ma questo, infine, è proprio il valore dell'arte. Poi la gente spesso o sempre confonde l'essere esteta con l'essere superficiale. Sono due concetti assolutamente differenti, l'esteta pensa che la bellezza sia un valore altissimo, probabilmente il più alto. Il superficiale credere invece che sia l'unico valore. Certo i personaggi di questo film non sono degli esteti, sono dei superficiali, perché sono lo specchio dell’attuale cultura. Per me il film di Sorrentino dice proprio questo, il circondarsi della bellezza di Roma, delle donne, delle feste e del patinato mondo mondano evita di pensare alla propria miserabile condizione, almeno in quei momenti. Se sei una persona con dei vuoti da riempire e vivi nella periferia di Milano, resti per tutta la tua vita a pensare ai tuoi vuoti, se invece conduci una vita mondana, tra feste, donne, cene e quando ti svegli hai un buon giorno su una terrazza vista Colosseo beh, quei vuoti non li riempirai lo stesso ma almeno in quei momenti, in quei preziosissimi e fugaci momenti, la bellezza ti ruberà questo fardello pesantissimo. Certo la bellezza quando serve a colmare dei vuoti diventa come una droga, per mantenere lo stesso “effetto curativo” ha bisogno di essere sempre più stupefacente, perché l’uomo per sua natura si abitua maledettamente a tutto ed allora si arriva al punto che Jep dice: “Roma'... una bella donna alla mia età non è abbastanza.” e non è più abbasta nulla per lui, ormai il senso di vuoto si è allargato troppo, nemmeno la bellezza di una donna, di Roma, dei fenicotteri sul suo terrazzo, della mondanità, dei musei o di una giraffa in pieno centro sono capaci di stupirlo. Tutti i protagonisti del film sono dei vinti e si comprende dalla domanda posta dalla suora al protagonista (Jep Gambardella): " Perché non hai mai più scritto un libro?" e lui: "Cercavo la grande bellezza, ma non l'ho trovata...". In un passaggio Jep dice che la sua vita perde colpi da 40 anni, dichiara di averne 65, è a Roma da quando ne ha 26 praticamente tutta la sua vita trascorsa nella capitale, afferma: “Le vedi queste persone? Questa fauna? Questa è la mia vita. E non è niente.”. Ad una conclusione simile giunge anche il suo amico Romano (personaggio interpretato da Verdone), dopo un bilancio di 40 anni di vita romana si rende conto che non ha costruito assolutamente nulla. Niente famiglia, niente figli, niente affetti, soltanto un amico; Jep, che va a salutare prima di lasciare Roma e ritornare nel suo paese natio, dalla sua famiglia. Il film si conclude così, con il protagonista che cerca la “Grande bellezza” nella città più bella non trovandola in 40 anni e rendendosi conto che, in fondo, la Grande bellezza della sua vita l’ha avuta a 18 anni, il suo primo amore, forse perso perché non lo riconobbe, infatti soltanto il tempo è capace di dare il vero valore alle cose. Il suo amico Romano, come accennato, ritorna invece alle origini, al suo paese, alla sua famiglia, la ricerca del senso è ciclica e si completa con un ritorno al passato. Romano dice: “Ma cosa avete contro la nostalgia? È l'unico svago che resta a chi è diffidente verso il futuro.”. L'importanza delle radici come un porto sicuro, probabilmente più della bellezza, contro la difficoltà a trovare un senso è riscontrabile anche in una frase della suora: “Mangio radici perché le radici sono importanti.” Il monologo finale dice tutto e fa riflettere tanto. Veramente un bel film.
Vincenzo Manzione, Torino 5/3/14
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vincenzo manzione »
[ - ] lascia un commento a vincenzo manzione »
|
|
d'accordo? |
|
orlandothefurios
|
domenica 9 marzo 2014
|
un film italiano di cui andarne fieri
|
|
|
|
Un ottimo film,che porta lo spettatore a riflettere.
La fotografia è eccezionale,la quale mostra dai luoghi storici e culturali di Roma agli interni di case moderne.
Il film gioca su un susseguirsi di contrasti: da una musica medioevale corale,cantata in monumento storico alle prime lucidell'alba, Sorrentino passa alla terrazza di un palazzo in cui si svolge una festa ballata su una musica da discoteca nel cuore della notte. Oppure troviamo il contrasto tra un'arte contemporanea malata e commerciale, e un'arte antica e sublime.
La cura al dettaglio non si trova solo nella scenografia e nella fotografia ,ma anche nei dialoghi.
Mille sono i rimandi e gli spunti di riflessione che il film propone allo spettatore.
[+]
Un ottimo film,che porta lo spettatore a riflettere.
La fotografia è eccezionale,la quale mostra dai luoghi storici e culturali di Roma agli interni di case moderne.
Il film gioca su un susseguirsi di contrasti: da una musica medioevale corale,cantata in monumento storico alle prime lucidell'alba, Sorrentino passa alla terrazza di un palazzo in cui si svolge una festa ballata su una musica da discoteca nel cuore della notte. Oppure troviamo il contrasto tra un'arte contemporanea malata e commerciale, e un'arte antica e sublime.
La cura al dettaglio non si trova solo nella scenografia e nella fotografia ,ma anche nei dialoghi.
Mille sono i rimandi e gli spunti di riflessione che il film propone allo spettatore.
Il tutto è impregnato di un'atmosfera decadente. Viene messa in scena un'Italia ricca di grandi bellezze,ma che vengono ignorate e dimenticate. Un'Italia dominata da una cultura decadente che logora gli animi,la mentalità e la cultura dei sui abitanti.
In diverse recensioni ho trovato forti critiche nei confronti di questo film,in quanto sopravvalutato e pieno di stereotipi. Un film che si limita a mostrare agli americani i bei paesaggi dell'urbe. A mio parere chi ha queste considerazioni,non ha capito nulla del significato reale del film e si è limitato ad una lettura superficiale.
In verità questa pellicola italiana è riuscita a comunicare il suo messaggio,che era rivolto più agli italiani,che al pubblico americano. Alla fine del film siamo portati alla riflessione, ci lascia turbati e ci pizzica sui nostri problemi culturali, che spesso vengono ignorati e considerati secondari.
Acconsentite a questo film un po' di tempo, è da vedere,non tanto perchè ha vinto un Oscar,ma per il suo valore in sè.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a orlandothefurios »
[ - ] lascia un commento a orlandothefurios »
|
|
d'accordo? |
|
evildevin87
|
domenica 9 marzo 2014
|
mi rimetto un attimo in ordine
|
|
|
|
Scrissi un commento con le mie impressioni a caldo sul suddetto film, e rivedendolo poi più volte mi sono ricreduto su varie cose. Quindi questa sarà una sorta di edit del mio commento precedente. Un film del genere va visto più di una volta per essere capito più a fondo.
"La Grande Bellezza" è un film che continua tuttavia a piacermi, ma è un film non esente da qualche pecca. Su tutte, il brusco rallentamento nella seconda parte del film, fatto quasi per allungare il brodo e arrivare a 2 ore e mezzo di film. La cosa influisce non poco sulla godibilità della pellicola, che si regge splendidamente nella prima parte ma tende ad annoiare nella seconda.
[+]
Scrissi un commento con le mie impressioni a caldo sul suddetto film, e rivedendolo poi più volte mi sono ricreduto su varie cose. Quindi questa sarà una sorta di edit del mio commento precedente. Un film del genere va visto più di una volta per essere capito più a fondo.
"La Grande Bellezza" è un film che continua tuttavia a piacermi, ma è un film non esente da qualche pecca. Su tutte, il brusco rallentamento nella seconda parte del film, fatto quasi per allungare il brodo e arrivare a 2 ore e mezzo di film. La cosa influisce non poco sulla godibilità della pellicola, che si regge splendidamente nella prima parte ma tende ad annoiare nella seconda. La regia di Sorrentino è davvero impeccabile ma il problema è che il suddetto, conscio di questa sua innegabile bravura con la macchina da presa, in certi frangenti scade un po' nell'autocompiacimento. Nulla da dire sulla bellissima fotografia, le vedute sullo splendore di Roma e, ultima ma non meno importante, l'ottima recitazione (su tutti quella di Toni Servillo nei panni del protagonista Jep Gambardella). Il film poi che cosa ci vuole raccontare? Quello che, detto in soldoni, ci mostra è un tutto fumo e niente arrosto, una splendida Roma colma di personaggi a pelle colti e intellettualoidi messi alla berlina e smascherati per quello che alla fine sono: il vuoto più totale. Jep è uno scrittore che ha scritto un romanzo capolavoro ma che ha smesso di scrivere perchè, a detta sua, la vita mondana di Roma lo ha deviato. Ma in realtà è perchè è un uomo sconfitto nel profondo perchè non ha nessuna soddisfazione. In gioventù era felice, per questo è riuscito a creare il suo romanzo. Non riesce a scrivere proprio perchè non riesce a trovare questa grande bellezza che lui cerca in una Roma intellettuale solo di facciata. Lui è conscio di essere fondamentalmente inutile, per questo riesce a mettere i piedi in testa a tutti i suoi compari che si credono colti e arrivati solo per qualche piccolo successo.
In conclusione: un bel film che in fin dei conti mostra metaforicamente l'Italia al mondo, non saprei dire se da oscar o meno (a Sorrentino sicuramente glielo avrei dato per "Il divo" IMHO) ma comunque un bel film. Diciamo che lo considererei un capolavoro se fosse durato almeno 30 minuti in meno. My 2 cents.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a evildevin87 »
[ - ] lascia un commento a evildevin87 »
|
|
d'accordo? |
|
jaylee
|
domenica 9 giugno 2013
|
la grande bellezza – viaggio al termine di tutto
|
|
|
|
Dopo This Must Be The Place, Sorrentino ritorna a parlare del nostro Paese con La Grande Bellezza, un carnevale di immagini e colori ambientato a Roma, con al centro l’ormai monumentale Toni Servillo, nei panni del 65enne scrittore/giornalista Jep Gambardella, che a dir la verità, di libri ne ha scritti uno, e di articoli non si sa cosa scrive… e infatti si muove in una Roma illustrata a tinte forti, le feste degne di un circo con nani, bestie e ballerini… dove non si sa che lavoro facciano le persone… scrittori potenziali o foraggiati (mai letti) da qualcuno, attrici mai decollate, ex soubrette della tv, ricchi, nobili a pagamento.
Roma, Paese per Vecchi, per parafrasare Cormac Mc Carthy: una città fatti di monumenti e sepolcri, una bellezza regalata dalla storia e della natura, in qualche modo abusata dai Romani stessi.
[+]
Dopo This Must Be The Place, Sorrentino ritorna a parlare del nostro Paese con La Grande Bellezza, un carnevale di immagini e colori ambientato a Roma, con al centro l’ormai monumentale Toni Servillo, nei panni del 65enne scrittore/giornalista Jep Gambardella, che a dir la verità, di libri ne ha scritti uno, e di articoli non si sa cosa scrive… e infatti si muove in una Roma illustrata a tinte forti, le feste degne di un circo con nani, bestie e ballerini… dove non si sa che lavoro facciano le persone… scrittori potenziali o foraggiati (mai letti) da qualcuno, attrici mai decollate, ex soubrette della tv, ricchi, nobili a pagamento.
Roma, Paese per Vecchi, per parafrasare Cormac Mc Carthy: una città fatti di monumenti e sepolcri, una bellezza regalata dalla storia e della natura, in qualche modo abusata dai Romani stessi. Non c’è veramente una trama, ma scene che si susseguono legati dalla narrazione di Jep, un incrocio tra Gabriele D’Annunzio e Oscar Wilde, un esteta che affronta la vita come una discesa inevitabile nelle miserie umane, alla ricerca della Bellezza, nella sua forma più pura ed ideale, che pure una volta lo aveva toccato, tanto tempo fa… col suo Primo Amore, che lo aveva portato a scrivere il suo unico e celebratissimo libro.
Bellezza ed Amore, come nella mitologia di Afrodite ed Eros, sono la spinta verso la vita, l’unica cosa che ci salvi dal susseguirsi inutile di giorni senza scopo. Tutto quella Bellezza (comportamento) che non ispira Amore (emozione), o viceversa quell’Amore che non ispira Bellezza ci porta verso la decadenza, così come il Fiore se non diventa un frutto, marcisce e muore inutilmente.
Sono memorabili alcune scene, su tutte forse il salone stile Eyes Wide Shut del santone al botox che ringiovanisce a colpi di siringa e 700 euro (in nero), e l’atterraggio dei fenicotteri sul balcone di Jep con vista Colosseo… che poi ripartono all’albeggiare sospinti dal soffio di una Santa e che porterà lo scrittore a ritornare alle proprie radici, e a capire che non esiste Bellezza esteriore, ma solo quella filtrata attraverso la purezza delle nostre emozioni. La Bellezza è ovunque e da nessuna parte, inutile cercarla nella notte con le lanterne come fanno Jep e Ramona (una Sabrina Ferilli in forma smagliante e dagli occhi espressivi come non mai).
Che dire del film? Prolisso e certamente non poco pretenzioso, La Grande Bellezza ha però il dono di evocare grazie ad immagini straordinari e commenti musicali davvero azzeccati un mood di amarognola e stupita sospensione del giudizio (aspettate i titoli di coda per credere) e, in qualche modo esaspera il concetto di dilatazione del tempo già visto in This Must Be The Place. Grazie anche ad alcune interpretazioni notevoli (ovviamente Toni Servillo, ma anche Sabrina Ferilli, Carlo Verdone, Massimo Popolizio, Isabella Ferrari, Iaia Forte, Carlo Buccirosso, Roberto Herlitzka…), indipendentemente dal tempo loro concesso (a volte brevissimo), contribuiscono in modo decisivo a quell’affresco di follia che è la Roma di Sorrentino, le atmosfere de La Dolce Vita che si fondono con Cabaret. Un viaggio di ritorno alle sorgenti della bellezza, attraversando le miserie umane. (www.versionekowalski.it)
[-]
[+] forma vs contenuto
(di gloria78)
[ - ] forma vs contenuto
[+] quando un film è davvero bello
(di valerie_vla)
[ - ] quando un film è davvero bello
|
|
[+] lascia un commento a jaylee »
[ - ] lascia un commento a jaylee »
|
|
d'accordo? |
|
tomdoniphon
|
mercoledì 4 giugno 2014
|
la "dolce vita" rivista da sorrentino
|
|
|
|
"Quando sono arrivato a Roma a 26 anni sono precipitato nel vortice della mondanità, ma io non volevo essere semplicemente un mondano..io volevo diventare il re dei mondani..e ci sono riuscito...io non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire!". Appena compiuti 65 anni, Jep Gambardella, giornalista napoletano da molto tempo trapiantato a Roma, è uno dei protagonisti della mondanità romana; egli non riesce a sottrarsi alla vacuità del suo mondo, rimanendo soltanto con il ricordo della sua prima fidanzata e della sua giovinezza. Il modello del film è ovviamente "La dolce vita", ma ben presto il film se ne allontana: se il capolavoro di Fellini era incentrato sulla rappresentazione di un momento di svolta nella storia del nostro paese, qui l'attenzione è incentrata, più che sull'analisi di Roma (e, più in generale, dell'Italia di oggi), sul protagonista e sui frequentatori delle sue feste, tutti incapaci di misurarsi con la loro meschinità.
[+]
"Quando sono arrivato a Roma a 26 anni sono precipitato nel vortice della mondanità, ma io non volevo essere semplicemente un mondano..io volevo diventare il re dei mondani..e ci sono riuscito...io non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire!". Appena compiuti 65 anni, Jep Gambardella, giornalista napoletano da molto tempo trapiantato a Roma, è uno dei protagonisti della mondanità romana; egli non riesce a sottrarsi alla vacuità del suo mondo, rimanendo soltanto con il ricordo della sua prima fidanzata e della sua giovinezza. Il modello del film è ovviamente "La dolce vita", ma ben presto il film se ne allontana: se il capolavoro di Fellini era incentrato sulla rappresentazione di un momento di svolta nella storia del nostro paese, qui l'attenzione è incentrata, più che sull'analisi di Roma (e, più in generale, dell'Italia di oggi), sul protagonista e sui frequentatori delle sue feste, tutti incapaci di misurarsi con la loro meschinità. Il ritratto che ne esce è quello di un mondo sull'orlo della disperazione, abitato da morti viventi (come i nobili pagati per partecipare ad una cena). Il film, tuttavia, non risulta essere perfettamente controllato nella parte finale, in cui Sorrentino ha voluto inserire il personaggio di una vecchia santa, così da enfatizzare, pur non essendovi la necessità, il contrasto tra il mondo debosciato del protagonista e la purezza di quest'ultima. Il film qui si ingolfa, anche per l'abuso di una ridondante voce off. Rimangono in ogni caso impresse nella memoria dello spettatore alcune sequenze davvero indovinate, come quella iniziale in cui Jep afferma: "ero destinato alla sensibilità"; e lo dice in un momento (la festa per i suoi 65 anni) in cui la sensibilità pare appartenere ad un altro pianeta. Ottimo tutto il cast.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tomdoniphon »
[ - ] lascia un commento a tomdoniphon »
|
|
d'accordo? |
|
parsifal
|
giovedì 15 febbraio 2018
|
bellezza e malinconia
|
|
|
|
Progetto ambizioso ed altisonante del talentuoso Sorrentino, costituisce un vero e proprio spartiacque nella sua personale filmografia, sia per l'attribuzione del Premio Oscar( ampiamente meritato, a mio modesto avviso) ed anche perchè , in questo specifico film, il regista acquisisce nuovi metodi narrativi, sia nella sceneggiatura che nella regia, che diventeranno delle peculiarità inscindibili dal suo lavoro. IL protagonista Jep Gambardella ( un superbo e rampante Tony Servillo) , giornalista di costume e critico teatrale, vive il suo tempo nella Città Eterna all'insegna della raffinatezza ( Sono un gentiluomo, è l'unica certezza che ho) delle elevate frequentazioni e delle feste, alle quali non manca mai e delle quali è uno strenuo sostenitore, per ovvi motivi, essendo un incallito edonista.
[+]
Progetto ambizioso ed altisonante del talentuoso Sorrentino, costituisce un vero e proprio spartiacque nella sua personale filmografia, sia per l'attribuzione del Premio Oscar( ampiamente meritato, a mio modesto avviso) ed anche perchè , in questo specifico film, il regista acquisisce nuovi metodi narrativi, sia nella sceneggiatura che nella regia, che diventeranno delle peculiarità inscindibili dal suo lavoro. IL protagonista Jep Gambardella ( un superbo e rampante Tony Servillo) , giornalista di costume e critico teatrale, vive il suo tempo nella Città Eterna all'insegna della raffinatezza ( Sono un gentiluomo, è l'unica certezza che ho) delle elevate frequentazioni e delle feste, alle quali non manca mai e delle quali è uno strenuo sostenitore, per ovvi motivi, essendo un incallito edonista. Ma nel corso della narrazione , emergerà una serie di sfumature del suo animo che riconducono ad un profondo senso di solitudine interiore ed un elegante e silenziosa malinconia, aumentati dalla vacuità delle sue giornate ed ancor di più delle sue nottate. Nel suo incessante peregrinare all'interno dell'alta società romana, ci mostra un vasto e frastagliato serraglio umano; i suoi inseparabili amici Lello Cava ( C.Buccirosso) , erotomane buffo e pettegolo,sposato con Trumeau ( Iaia Forte) eterna superficiale in ogni circostanza, Romano, eterno perdente ed assoggettato ad una donna arrogante e mediocre , che lo tratta senza alcun rispetto e lo sfrutta, priva di scrupoli e di ritegno. Durante uno dei suoi eterni pellegrinaggi nella Roma di notte, conosce la figlia di un amico, Ramona ( una verace S. Ferilli) diretta e tagliente e sarà l'unica a lasciare un segno nella sua vita, nonostante la brevità della frequentazione. Cosciente dell'inutilità delle sue avventure e delle sue giornate ( i nostri trenini non portano da nessuna parte) ci conduce in un affresco malinconico ed elegante , non privo di rammarico e rimpianto per ciò che fu e ciò che poteva essere ed ormai non arriverà. Vi sono delle evidenti citazioni del Maestro Fellini ( l'uomo che si lava nella fontana, i conciliaboli in vernacolo sul lungotevere, l' abito di Ramona alla festa ed altro ancora) cosa che Sorrentino ha puntualmente ammesso. Eleganza ed introspezione , con una evidente dose di ironia ed autoironia , ciò che inizia con una festa assai sguaiata e molto divertente da osservare, si conclude con il protagonista, che di fronte al mare, dice a sè stesso la seguente frase " Finisce sempre così con la Morte, ma prima c'è stata la Vita. E' tutto sedimenta to sotto il chiacchericcio ed il rumore, gli spruti ed incostanti sprazzi di Bellezza, poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile. Amato ed odiato, non può essere ignorato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a parsifal »
[ - ] lascia un commento a parsifal »
|
|
d'accordo? |
|
|