Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Francia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Emanuele Crialese |
Attori | Penélope Cruz, Vincenzo Amato, Luana Giuliani, Patrizio Francioni, Maria Chiara Goretti Penelope Nieto Conti, Alvia Reale, Filippo Pucillo, Rita De Donato, Aurora Quattrocchi, Giuseppe Pattavina, Carlo Gallo, Elena Arvigo, Laura Nardi. |
Uscita | giovedì 15 settembre 2022 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,83 su 25 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 8 settembre 2022
Gli equilibri di una famigia degli anni Settanta vengono rotti dalla tensione dei due coniugi. Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, 3 candidature a David di Donatello, In Italia al Box Office L'Immensità ha incassato 895 mila euro .
Passaggio in TV
il film è stato trasmesso mercoledì 20 settembre 2023 ore 21,15 su SKYCINEMA2
CONSIGLIATO SÌ
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Adriana si fa chiamare Andrea e cerca il ragazzo che è in lei. Nata fanciulla, si scruta allo specchio, nell'attesa febbrile di un segno da un altro mondo. Un mondo alieno a cui reclama il suo corpo. Figlia maggiore di una coppia sull'orlo di una crisi di nervi, Adri' sente crescere, con la tensione tra i suoi, un conflitto interiore e la volontà di estirpare l'involucro che la trattiene. Fuori, oltre il canneto, Adriana corre a perdifiato per raggiungere finalmente l'idea che ha di sé.
È un approccio pop, quello che sceglie Emanuele Crialese per filmare la sua eroina, un corpo che piano dopo piano dispiega la sua storia e la sua impazienza.
Perché Adriana vuole essere un eroe subito per quella mamma bella come il sole. Un sole che suo padre e il mondo vorrebbero spegnere come in una vecchia canzone di Celentano, un giovane "molleggiato" in pantaloni fluidi che passa in TV inventando una lingua nonsense, un'ode all'incomunicabilità. La sua "Prisencolinensinainciusol" anticipa l'insensatezza gioiosa della vita come il cerchio di insensato dolore che stringe la famiglia di Adriana.
La ruggine si deposita allora sull'inconsistente relazione tra Clara (Penélope Cruz) e Felice (Vincenzo Amato) e sulla voce di Patty Pravo, ospite di un programma che si vede in famiglia. Una rete di affetti e pixel imbriglia la grazia androgina della protagonista di Luana Giuliani. Una giovane attrice che ha lo 'sguardo' liquido di Crialese. Dolce epifania cinematografica, la sua Adri' è sempre in scena, tanto esposta quanto laconica sul ciglio della metamorfosi. A parlare per lei sono le canzoni. Per evacuare la violenza in 'campo', Crialese moltiplica le performance pop, quello degli anni Settanta italiani, che valgono da sole perché gli artisti selezionati sono al di là del "genere". Adriano Celentano, Patty Pravo, Raffaella Carrà furono inesauribili laboratori di forme che rivoluzionarono il sabato sera cortocircuitando le aspettative sociali imposte al corpo (scenico).
In attesa di un alieno, abitato come Bowie, da una bellezza cosmica, il messia è Adriano che canta solo per Adriana, libera un giorno di essere chi vuole, di rifiutare, come la Grazia di Respiro, l'ordine che regna, quello patriarcale, incarnato dal padre, subito dalla madre e custodito dalla nonna.
Pubertà, passaggio all'età adulta, angoscia della sessualità, odio del proprio corpo e volontà di farlo sparire, L'immensità è un ritratto di un'adolescente alla ricerca di sé che non affonda nella carne ma nella psicologia della protagonista. La misteriosa fabbricazione del femminile e del maschile, la maniera di incorporare altri gesti e di vedersi acquisirli è eluso a favore di una rappresentazione più convenzionale di un corpo in divenire. Una visione affatto fisica e chiusa tra un dramma borghese e un décor così ostentato da urlare la propria artificiosità.
Film intimo e segreto come una confessione, L'immensità non trova mai la deriva sognata e la fluidità magica di Respiro, non trova nemmeno un senso estetico che stimoli lo sguardo dello spettatore, una linea narrativa tesa come il filo che Adriana stende tra due età, tra due sessi. Non trova, ancora, una consistenza emotiva, scegliendo una narrazione ellittica che aggira i passaggi attesi. Crialese non entra mai nel cuore del suo soggetto, ci gira delicatamente intorno con un estetismo cesellato che non giova al racconto. L'immensità soffre una timidezza che impedisce all'autore di scegliere uno stile e di prendere posto nella narrazione che ciascuno fa di se stesso. La sua versione, Crialese, la consegna al mondo e di questo gli saremo comunque e sempre riconoscenti.
“E’ più importante quello che abbiamo dentro o quello che abbiamo fuori?”. Questa è una frase chiave del film e la domanda è posta da Adriana nome all’anagrafe che rappresenta il fuori di quest’ adolescente, persona che vuole essere identificata come Andrea perché questo è il nome che la rappresenta, cioè il suo dentro, [...] Vai alla recensione »
Davvero viene da chiedersi cosa ne sanno del firmamento quelli che si divertono a mettere le stelle... Cosa ne sanno di una galassia infinita come Penelope Cruz, di tre astri come i più giovani protagonisti, di un pianeta sembre bello da esplorare come Crialese e dei suoi fantastici satelliti, Vittorio Moroni e Francesca Manieri. Cosa ne sa la Gandolfi dell'immensità.
Argomento scottante per quegli anni in cui si svolge il film. ma trattato con garbo , con delicatezza e con amore . La storia ti coinvolge , ti diverte , ti fa incazzare e ti commuove e non ti e stanca mai. Attori ottimi dove primeggia una straordinaria Penelope Cruz. .Ingiuste due stelle sopratutto se la accosti ad altri , pretenziosi e pubblicizzati film in programmazione .
Finalmente un pò d'aria fresca e inteligente nel mare del cnema Italiano, bravo Crialese! Bel film
Penelope Cruz. Chi se non lei per fare Clara, con quella ineguagliabile carica di umanità che passando dalla disperazione sgorga in irresistibili momenti di follia? Quello per Adriana - espressiva ed intensa - é vero amore, forte contro i pregiudizi di un Italia anni '70, dove la disforia di genere é ben lungi dall'essere affrontata. La messa in scena mi ha emozionato e, in certi frangenti, un po' [...] Vai alla recensione »
Il film affronta un argomento difficile ( il sentirsi una sessualità che non ti appartiene) , ma non riesce ad entrare fino in fondo nella profonda problematica di Adriana / Andrea abbandonando spesso il realismo per una rappresentazione esasperata ente estetizzante, tanto da apparire spesso falsa e costruita. Silenzi eccessivi , scene inutili appesantiscono un film che momenti accattivanti [...] Vai alla recensione »
Andando nel profondo della propria identità, quella attuale e quella precedente, a lungo negata, Emanuele Crialese racconta ne "L'immensità" una storia di difficile transizione di una ragazzina che si sente maschio, sin dall'adolescenza. Ma il lavoro sulla memoria compiuto dal regista travalica l'autobiografia, prendendo la storia di Adriana ad esempio universale.
Adriana (la brava Giuliani) si fa chiamare Adri e a qualcuno dice di chiamarsi Andrea. Non sta bene nel suo corpo di ragazza e ormai sappiamo tutti che nella sua storia si riflette quella del regista, Emanuela alla nascita. E si capisce allora perché Crialese abbia tanto a cuore questo film, voleva farlo da tanto tempo, solo ora ha trovato il coraggio.
Il bellissimo e vellutato melodramma di Emanuele Crialese sembra la rappresentazione vivente del famoso incipit di Anna Karenina di Tolstoj: a Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo Suo'". L'immensità è un ritratto ad altezza di bambino della tristezza domestica e del desiderio di sfuggirle. La messa in scena ha il fremito della memoria fanciullesca, [...] Vai alla recensione »
Roma, anni 70: tra quartieri in costruzione e varietà televisivi in bianco e nero, conquiste sociali e modelli di famiglia ormai superati, Clara (Penelope Cruz) e Felice (Vincenzo Amato) si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento, ma il loro matrimonio è finito e a tenerli uniti sono soltanto i figli. La dodicenne Adriana (Luana Giuliani), la più grande, osserva con attenzione gli stati d'animo [...] Vai alla recensione »
Tornato dietro la mdp dai tempi ormai remoti di Terraferma (2011), il regista Emanuele Crialese ha così ben delineato le coordinate del suo nuovo lavoro, molto atteso, passato in Concorso a Venezia e ora in sala: «L'Immensita` e` il film che inseguo da sempre: e` sempre stato 'il mio prossimo film', ma ogni volta lasciava il posto a un'altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, [...] Vai alla recensione »
I contorni pettegoli li sapete. Titola il Corriere della Sera, mettendo tra virgolette le parole del regista: "Per cambiare nome sul passaporto ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo". Nato Emanuela, è diventato Emanuele. Lo si sussurrava già al suo brillante esordio con il primo film, "Nuovo mondo" (2006, alla Mostra di Venezia). Tornato al Lido quest'anno ha arruolato Penélope Cruz, moglie spagnola [...] Vai alla recensione »
Autobiografia del regista Crialese, che si chiamava Emanuela e ha cambiato sesso. Una confessione pubblica composta di intimi ricordi d'infanzia, tra un padre violento e fedifrago, i fratellini e una madre spagnola bellissima interpretata da Penélope Cruz. Il film non è del tutto riuscito, ma la giovane Luana Giuliani è una protagonista sensibile e incuriosisce l'esperimento pop di raccontare l'educazione [...] Vai alla recensione »
Roma, anni '70. Clara e Felice vivono la loro relazione matrimoniale nell'infelicità più assoluta. A tenerli apparentemente uniti sono i figli, su cui Clara riversa tutto il proprio amore. Adriana, la primogenita, ha appena compiuto dodici anni, non si riconosce nella sua identità femminile e detiene il ruolo di testimone oculare degli oscillanti turbamenti esistenziali della madre e delle tensioni [...] Vai alla recensione »
«Dietro a ogni cosa ce n'è sempre un'altra, nascosta». Ha aspettato di avere 57 anni: e le parole per dirlo. Ha aspettato che il mondo fosse pronto: ma, soprattutto, ha aspettato di esserlo lui. Che nato donna uomo lo si sente da sempre: e forse non c'era modo di spiegarlo. Tranne questo. E' un romanzo di formazione girato dolcissimo, con momenti di poesia che vanno oltre la bella punteggiatura, «L'immensit [...] Vai alla recensione »
Anni '70. Clara e Felice vivono insieme, ma senza più amarsi. Se non si sono lasciati è per i tre figli, che la donna protegge ricoprendoli della sua energia positiva e un po' matta. Tra questi, la dodicenne Adriana che si sente maschio e per questo rifiuta il suo nome. Un tema personale caro a Crialese che però ne tira fuori un film incerto e poco approfondito e mai coinvolgente.
Ad Adriana il suo nome va stretto, lo indossa di malavoglia come i vestiti "da femmina": appena può sguscia fuori di casa e dalla sua identità anagrafica per essere se stesso, ovvero Andrea, con la complicità un po' intimorita dei fratellini che ammirano, senza del tutto comprendere, l'extraterrestre che divide la cameretta con loro. Se il padre è un vuoto con la severità intorno (che sfocia nella [...] Vai alla recensione »
Un nome da sempre particolarmente apprezzato, all'interno del panorama cinematografico italiano contemporaneo, quello di Emanuele Crialese. Particolarmente sensibile nell'indagare nell'animo umano, il regista, fin dai suoi primi lungometraggi indipendenti, ci ha spesso regalato personaggi vivi e pulsanti, in grado di bucare lo schermo e di restare impressi nella memoria per molto e molto tempo.
In un certo senso, il titolo dice già la questione critica del nuovo film di Emanuele Crialese: L'immensità (in concorso a Venezia79) è la mancanza di un perimetro, l'impossibilità di definire uno spazio, la misura che non ha misura, se non la sua indeterminata grandezza. L'immensità è quella del canneto che dovrebbe essere la terra proibita di Adriana/Adrea, il confine invalicabile di una condizione [...] Vai alla recensione »
Le cene silenziose intorno alla tavola coi bambini e la mamma truccata e splendida «Ma tu le dice l'amata figlia ti trucchi solo quando piangi o quando devi uscire» e la leggerezza soffocata appena il padre mette piede a casa tornando dal lavoro, ci dicono già tutto sulla famiglia protagonista di L'immensità. Una ricca borghesia degli anni Settanta romani, di attici nei quartieri nuovi affacciati sul [...] Vai alla recensione »
Il ritratto impeccabile di una famiglia della Roma bene degli Anni '70 nasconde proprio quello che ci si potrebbe aspettare: un matrimonio infelice tenuto in piedi dalle apparenze. Clara (Penélope Cruz), estroversa e vivace madre di tre figli, tenta in ogni modo di evadere da una realtà fatta di conformismo e ipocrisia, tra le scappatelle del marito e l'oppressione arcaica della famiglia patriarcale. [...] Vai alla recensione »
Era dai tempi di «Terraferma», quindi dal 2011, che Emanuele Crialese non girava per il grande schermo: allora vinse il Gran Premio della Giuria proprio a Venezia, anche se poi il film non ebbe particolare successo. Il suo ritorno avviene all'insegna di un'opera, «L'immensità», che sebbene non rigorosamente autobiografica è, per sua stessa ammissione, «una rappresentazione di me stesso, della mia infanzia»: [...] Vai alla recensione »
Il terzo film italiano in Concorso, il primo che si può definire tale del tutto, è il ritorno di Emanuele Crialese, a distanza di ben 11 anni da "Terraferma". Duole dirlo ma, al momento, solo "Bardo" di Iñárritu è peggio di "L'immensità", che paga un approccio timido al tema principale, una scrittura scricchiolante, una serie di personaggi piuttosto schematici, una confezione approssimativa.
«Non guardatemi in questo stato» dice la madre (Penélope Cruz) ai suoi tre figli. Non è un'intimazione, non è un comando: è piuttosto una preghiera. Lei, la madre, è appena stata menata dal marito (fuori campo). Le ragioni non contano. Conta la supplica: togliete il vostro sguardo da me, adesso. La madre chiede di non essere guardata. Lei, che per i figli è l'immagine (di bellezza) prima e primaria, [...] Vai alla recensione »
Certi film, se pescano troppo nel vissuto personale del regista, forse sarebbe meglio non farli. Tuttavia Emanuele Crialese, classe 1965, scrive nel presentare "L'immensità", in concorso a Venezia: "È sempre stato 'il mio prossimo film', ma ogni volta lasciava il posto a un'altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro.
L'immensità, il film italiano presentato oggi in concorso a Venezia, è un'opera molto personale e con aspetti fortemente autobiografici in cui il regista Emanuele Crialese racconta il punto di vista di una ragazzina che si sente maschio anche se nata nel corpo di una femmina. Siamo nella Roma altoborghese degli anni 70, in una famiglia tradizionale apparentemente felice e privilegiata.
Emanuele Crialese è stato chiaro nelle note di regia de L'immensità, suo quinto lungometraggio in venticinque anni di carriera: «L'immensità è il film che inseguo da sempre: è sempre stato "il mio prossimo film", ma ogni volta lasciava il posto a un'altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro. È un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una [...] Vai alla recensione »
C'è ancora la famiglia al centro del cinema di Emanuele Crialese. Da quella di Grazia in Respiro ai Mancuso che lasciano Agrigento per andare negli Stati Uniti in Nuovomondo fino ai Puccillo in Terraferma, si arriva a quella di Clara e Felice in L'immensità. La coppia si è trasferita in un nuovo appartamento ma è in crisi. Lui ha una relazione, lei è spesso infelice, ma non riescono a lasciarsi.
È invece assai delicato L'immensità di Emanuele Crialese sulla vita borghese dell'adolescente Adriana mentre mamma e papà si odiano nell'Italia anni 70. Adriana vorrebbe essere un maschio mentre sua mamma Clara è fantasiosa e proto-femminista (dolcissima Penelope Cruz). Gradevole ma fin troppo tenue e dal finale bruscamente inconcludente. Ci aspettavamo di più dal ritorno dell'intenso regista del capolavoro [...] Vai alla recensione »
"Esci? Quando sei truccata o esci o hai pianto". Adriana ha 12 anni e meglio di chiunque altro conosce gli stati d'animo della mamma Clara, ormai sul punto di un esaurimento nervoso a causa del matrimonio prossimo al fallimento con Felice. In un attico con vista cupolone nella Roma anni '70, in un mondo sospeso tra quartieri in costruzione e varietà televisivi in bianco e nero, Adriana è la maggiore [...] Vai alla recensione »