Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Michele Riondino |
Attori | Michele Riondino, Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D'Addario Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela, Pierfrancesco Nacca, Paolo Pierobon, Anna Ferruzzo. |
Uscita | giovedì 30 novembre 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,73 su 24 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 28 novembre 2023
Un film dal solido impianto civile e dagli echi grotteschi e arrabbiati che rimandano a La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. Il film ha ottenuto 7 candidature e vinto 5 Nastri d'Argento, 5 candidature e vinto 3 David di Donatello, In Italia al Box Office Palazzina Laf ha incassato 1,1 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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1997. All'ILVA di Taranto è appena avvenuta l'ennesima morte sul lavoro, ma Caterino Lamanna, operaio addetto ai lavori di fatica nell'industria siderurgia, è pronto a darne la colpa ai sindacati. Caterino è un cane sciolto che pensa al suo imminente matrimonio con la giovane albanese Anna e si fa i fatti suoi, finché Giancarlo Basile, dirigente dell'ILVA, non lo recluta per "farsi un giro e dirgli quello che succede" in fabbrica, e resoconti in particolare le attività del sindacalista Renato Morra, che infiamma gli animi degli operai e li spinge alla ribellione. Basile offre a Lamanna la promozione a caposquadra e l'auto aziendale, ma Caterino chiede di essere mandato alla Palazzina Laf pensando che sia un luogo di privilegio riservato a pochi eletti. In realtà è un edificio in disarmo, incrocio fra una riserva indiana, un manicomio e una prigione, dove sono rinchiusi in orario di lavoro i dipendenti qualificati che hanno fatto l'onda, e che quindi sono invitati a licenziarsi o ad accettare un incarico demansionato e incoerente con la loro preparazione.
Palazzina Laf segna l'esordio alla regia dell'attore Michele Riondino, ed è un esordio fulminante, che porta con sé non solo la conoscenza approfondita della storia ignobile dell'ILVA e delle sue ricadute sul territorio tarantino (dove Riondino è nato e cresciuto), ma anche l'eredità di molto cinema, dalla saga grottesca di Fantozzi fino all'alienazione stralunata di La pecora nera di Ascanio Celestini, Brazil di Terry Gilliam e Tony Manero di Pablo Larrain.
Più di tutti però il personaggio di Caterino Lamanna, che Riondino si cuce addosso ricavandone la miglior interpretazione della sua carriera, è un "poveraccio orgoglioso" degno del cinema anarcoide di Lina Wertmuller: un ruolo che negli anni Settanta sarebbe stato interpretato da Giancarlo Giannini, ma che porta con sé anche la "rabbia proletaria" di Gian Maria Volonté.
"ILVA is a killer" dice una scritta nel film, e non lo è solo in senso fisico, date le morti per malattie causate dalla vicinanza agli altiforni e dal mancato rispetto delle norme di sicurezza sul luogo di lavoro, ma anche nella volontà di umiliare sistematicamente i suoi dipendenti con strategie che da allora in poi sarebbero state definite mobbing. I continui tagli del personale e aumenti dei turni, il tentativo di far pagare ai lavoratori il prezzo di una fantomatica ristrutturazione si traducono in una spada di Damocle perennemente sollevata sulla testa di tutti, impiegati come operai.
La sceneggiatura, dello stesso Riondino saggiamente affiancato dall'esperienza di Maurizio Braucci, non fa sconti a nessuno e crea dinamiche relazionali allo stesso tempo credibili e lunari. E a fare la differenza nel raccontare questa storia è la volontà di non farne semplicemente un "film a tema" ma un lavoro artistico che trova la sua originalità in una serie di scelte molto precise di regia, di montaggio (del bravissimo Julien Panzarasa) e di commento sonoro minaccioso e incombente (le musiche originali sono di Teho Teardo, la canzone finale è di Diodato, che ha origini tarantine).
Dalla scena in cui Caterino emerge con un occhio nero alle visioni (o anticipazioni temporali) che precedono e preconizzano le conseguenze delle azioni in scena, Palazzina Laf costruisce in modo asciutto ed essenziale, ma mai minimalista o documentario, la parabola di un Giuda inconsapevole che è a suo modo anche un povero Cristo. E finalmente torna a mettere il diritto dei cittadini al lavoro - e a condizioni che lo rendano possibile - all'interno del nostro cinema che, dagli anni Settanta in poi, ha in gran parte evitato di parlarne.
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Da troppi anni il cinema italiano non entrava in una fabbrica per raccontarla. Con Palazzina LAF torna il cinema di impegno civile di Petri, di Rosi. E Riondino alla sua prima regia, sceglie il cinema di denuncia inserendosi in un ristretto numero di contemporanei a fianco del Vicari di Diaz e del Segre de L’ordine delle cose. Siamo all’ILVA di Taranto, ora ex ILVA, che per [...] Vai alla recensione »
Riondino debutta assai bene con un film sul grande assente del cinema italiano, il lavoro in fabbrica, tema che è praticamente scomparso dal cinemino italico post '80, ben attento a raccogliere la vulgata della scomparsa dell'operaio. Lo fa con un film con il tono caustico e sulfureo della migliore commedia anni '70, quella che mozzica, con echi evidenti di Elio Petri, utilizzando per la maschera attoriale [...] Vai alla recensione »
Esordio dietro la macchina da presa estremamente impegnativo per il Giovane Montalbano Michele Riondino che decide di narrare la vita, o sarebbe meglio dire la morte civica, e cinica, della palazzina Laminatoio a Freddo salita ai disonori della cronaca per aver rappresentato il primo caso di Mobbing certificato in Italia e confino ove all’ILVA era consuetudine relegare i dipendenti più [...] Vai alla recensione »
La classe operaia va in paradiso o alla "Palazzina Laf"? Scimodando il famoso titolo di Elio Petri (1971), Michele Riondino esordisce alla regia mettendo in scena il celebre caso di mobbing collettivo degli anni 90 all'LVA di Taranto. Confinati in un'ala in disuso dell'enorme complesso siderurgico, la palazzina laf (acronimo di Laminatoio a freddo), ha accolto dalla seconda [...] Vai alla recensione »
LA STORIA VERA TRA ABUSI È SOPRUSI TRA VITTIMA O CARNEFICE. La pellicola è tratto da una storia vera dove racconta gli abusi è il mobbing fatti dai titolari hai suoi dipendenti della ditta Ilva di Taranto dove anche i piú qualificati operai vengono trasferiti nell’ prefabbricato decadente è marcio noto come “Palazzina Laf” [...] Vai alla recensione »
Il confino aziendale come pratica segregatrice e punitiva dei lavoratori non allineati o improduttivi mi era del tutto sconosciuta. Questo film ne traccia una storia dettagliata all'interno del grande polo industriale dell'Ilva di Taranto e per quanto mi riguarda i meriti di questo film finiscono qua. Riondino tocca molti temi del lavoro di fabbrica all'interno dell'Ilva (ma generalizzabili [...] Vai alla recensione »
Un film potentissimo, degno dell'Elio Petri de La classe operaia va in paradiso, recitato in maniera sublime da tutti, dove l'Ilva di Taranto è paragonata alla Auschwitz della Zona d'interesse, film che stilisticamente è molto simile (la fabbrica e il campo mai inquadrati dal di dentro, una colonna sonora di rumori sordi e ripetitivi, meccanici ed umani, che evocano [...] Vai alla recensione »
almeno qualcuno che tenta di creare qualcosa di utile. non sarà perfetto ma almeno si tenta di fare un passo in avanti. bravi tutti.
Cinema italiano in gran forma e Palazzina Laf ne è una conferma. Narra una storia interna ad una acciaieria, dove i dipendenti sotto punizione venivano trasferiti in una palazzina. Un mobbing di massa che utilizzava spie all'interno della struttura. Ne esce un film forte e di denuncia. Riondino animalesco nella difesa in tribunale e Germano acido e duro nel ruolo del cagnaccio formano una [...] Vai alla recensione »
su un tema del quale si è parlato, ma non abbastanza. La regia e l'interpretazione di Riondino, tra dramma e surrealismo, rendono con grande efficacia ogni controverso aspetto di questo capitolo di storia recente. La drammatica scelta tra il lavoro e la salute, tra il diritto e il ricatto.
Un film sorprendentemente maturo, ottimamente recitato -da non dimenticare il cammeo perfetto di Pierobon. Saluto con entusiasmo il ritorno di una cinematografia civile di alto livello professionale. Non solo buoni sentimenti non solo denuncia ma vero cinema!
Mi aspettavo molto di più. È un film che porta alla ribalta una vicenda tutto sommato marginale rispetto a quello che l'ilva ha rappresentato per Taranto. C'è la tara di voler riprodurre un'estetica da film operaistico anni 70. Che qui è ridotta all'uso dei baffi nei personaggi e a un tipo di recitazione forzata (quella di Germano in particolare).
Le vicende dell'Ilva viste da un'altra prospettiva, quella della palazzina dove veniva confinato chi si opponeva al ricatto dell' azienda, senza però mai perdere di vista il tema di fondo, quello della fabbrica che dà lavoro e quindi vita, ma anche lento annientamento fisico e non solo dell'individuo. Prospettive che si saldano nel personaggio dell'operaio Caterino, [...] Vai alla recensione »
Un film di cui abbiamo bisogno. Un racconto del nostro presente senza sbavature.
Caterino è un operaio dell’Ilva di Taranto. Un crumiro, si sarebbe detto un tempo. Piuttosto ignorante, si crede furbo e, convinto di aver trovato una scorciatoia per affrancarsi dalla dura vita in produzione, diventa capo squadra, in cambio di informazioni sull’attività sindacale da passare a Basile, capo del personale.
Non è certo un eroe, Caterino, e nemmeno un antieroe. Semmai, il protagonista di Palazzina LAF è un non-eroe, un unonessunocentomila della scena sociale italiana, che cerca talmente tanto il suo autore da finire col fare il pulcinella del suo padrone. Michele Riondino lo forgia nella materia grezza della sua Taranto, piccolo uomo aggrappato al suo stolido egoismo senza rendersene conto, un poverocristo [...] Vai alla recensione »
Qualcuno vola sul nido dell'Ilva di Taranto. L'opera prima di Michele Riondino contiene tutta la rabbia che l'attore tarantino ha manifestato in questi anni, anche con i suoi concerti del Primo Maggio alternativi a quello ufficiale. La vera forza di «Palazzina Laf» è una sceneggiatura di ferro. Riondino parte dal primo vero e proprio caso di mobbing italiano, e lo fa evitando qualsiasi retorica.
È un operaio disilluso dell'ILVA di Taranto. Corre il 1997 quando Caterino Lamanna viene promosso capo-squadra, con tanto di auto aziendale: il dirigente Basile ha messo gli occhi su di lui, ritenendolo adatto al ruolo di spia. Caterino dovrà riferire le voci delle maestranze e le mosse dei sindacalisti; dato poi che lui ha manifestato interesse per la Palazzina LAF - luogo mitizzato da chi sgobba [...] Vai alla recensione »
Nell'aria avvelenata dell'Ovest, dove il tempo sembra essersi fermato per sempre e la notte all'orizzonte brilla delle luci e dei fumi del mostro Ilva - fabbrica cannibale «che si prende tutto» -, un film politico e - ben venga - di parte sui reietti e gli esiliati della Palazzina Laf, il ghetto immobile di chi osò dire no, e venne costretto al silenzio e all'emarginazione, spedito al confino, chiuso [...] Vai alla recensione »
Taranto, 1997. Caterino Lamanna, semplice e ruvido, è uno dei tanti operai che lavorano nel centro siderurgico dell'Ilva. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui liberarsi, l'uomo chiede di essere collocato nella famigerata Palazzina LAF (laminati a freddo), dove alcuni dipendenti che non accettano il demansionamento imposto dall'azienda trascorrono [...] Vai alla recensione »
L'incidente sul lavoro all'acciaieria Ilva. Sta scritto dappertutto, anche se ha cambiato nome e proprietà tante volte (e a giudicare da profani, nessuno è mai riuscito a farla funzionare, sarà il clima di Taranto). E' morto un operaio mandato a fare un lavoro per cui non era stato addestrato. Il sindacato si muove, con una certa furia. Caterino Lamanna {Michele Riondino, giusto nella parte e molto [...] Vai alla recensione »
Palazzina LAF è ambientato a Taranto, nel 1997. Caterino Lamanna è un operaio dell'Ilva della città pugliese. Non ama i sindacati, vive in una casa semidiroccata alle porte della città e sogna di sposare la sua fidanzata albanese Anna, magari andando a vivere in periferia. Un giorno viene avvicinato dal dottor Giancarlo Basile, un dirigente dello stabilimento che gli chiede, in cambio dell'auto aziendale [...] Vai alla recensione »
Michele Riondino debutta alla regia e riporta in auge il cinema politico alla Elio Petri. Raccontando l'Ilva anni Novanta e tenendo per sé il ruolo del protagonista, Caterino, manutentore dell'altoforno. Lavoro duro, paga bassa, e la coscienza sindacale del nostro è inesistente. Ragion per cui, quando il dirigente Elio Germano gli chiede di spiare i colleghi, acconsente.
Alcuni dipendenti Ilva vengono trasferiti in una palazzina, ribattezzata Laf. Il loro incarico? Non fare nulla. È la storia di uno dei più famosi casi giudiziari di mobbing. Che Riondino, qui anche protagonista (nei panni di spia del dirigente Germano), dirige molto bene nel suo esordio in regia, ricordando, per certi versi, un grande del passato come Elio Petri.
Coinvolgente thriller sociale e sindacale "Palazzina Laf" di Michele Riondino con l'attore- regista nei panni del protagonista Caterino, operaio dell'Ilva di Taranto, uomo semplice e rude, uno dei tanti che lavorano nel complesso industriale. Al centro l'inquinamento ambientale e la salute dei dipendenti. Caterino si vede offerta la possibilità di avere un trattamento speciale dall'azienda in cambio [...] Vai alla recensione »
Il cinema italiano a partire dagli anni 80 non è mai sembrato molto entusiasta all'idea di affrontare i temi del lavoro, quello nelle fabbriche in particolare, che certo è meno centrale rispetto a 20-30 anni fa ma ancora impegna una parte considerevole dei e delle nostre concittadine. In Francia invece Isabelle Huppert fa la scrittrice infiltrata tra le donne delle pulizie o la sindacalista d'alto [...] Vai alla recensione »
Taranto, 1997. Caterino lamanna è uno dei tanti operai che lavorano nel centro siderurgico dell'Ilva. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui liberarsi, l'uomo chiede di essere collocato nella famigerata Palazzina LAF (laminati a freddo), reparto lager dove alcuni dipendenti non accettano il demansionamento imposto dall'azienda lunghe giornate [...] Vai alla recensione »
Che piacere ritrovare il Christian delle commedie licenziose e sboccate, di fescennini contemporanei e performance fuori-tutto, nel ruolo drammatico, intensamente controllato e insieme puro, aperto, di un vedovo malinconico affacciato alla terrazza di un amore... Coppia di fioretto di livello con Saponangelo, nonostante una seconda parte meno precisa in sceneggiatura.
Taranto, 1997. Caterino Lamanna si muove senza una meta precisa, tra una vecchia masseria, l'ILVA, gli operai in lotta, i padroni che non si accontentano dei profitti ma pretendono di esercitare il controllo assoluto consapevoli dell'impunità. Accanto a lui, una giovane donna che non comprende quale sia il senso autentico della loro relazione. Tra i capi, invece, il meschino Giancarlo Basile si aggira [...] Vai alla recensione »
Gli attori italiani che esordiscono nella regia non cessano di stupirci. Negli ultimi anni il nostro cinema è stato pieno di filmetti senza uno straccio di trama e sciatti nel linguaggio; loro, invece, affrontano argomenti di alto spessore civile, curando anche lo stile cinematografico. Per il suo esordio, Michele Riondino si basa su un episodio autentico avvenuto negli anni Novanta all'Ilva di Taranto. [...] Vai alla recensione »
Ilva di Taranto. Anni '90. Caterino Lamanna (Michele Riondino), operaio manutentore, ultimo della catena, si spacca la schiena e respira veleno. Quello che non gli resta nei polmoni, lo sputa fuori: vive incattivito in un casale fatiscente, guadagna poco, diffida di tutti (sindacati in primis), si crede più furbo degli altri ma, in realtà, è solo uno sprovveduto.
1997. Caterino (Michele Riondino), coscienza sindacale più bassa dello stipendio, sta per sposare la fidanzata Anna mentre deperisce la masseria in cui abita: le pecore muoiono e non cresce più nulla, a ridosso dell'acciaieria inquinante in cui lavora con turni massacranti. Il perfido e untuoso dirigente Giancarlo Basile (Elio Germano) lo corrompe con una promozione a caposquadra e l'auto aziendale: [...] Vai alla recensione »
Dopo quello di Paola Cortellesi, ecco un altro notevole esordio alla regia di un attore, Michele Riondino, e la sorpresa può essere solo di chi dimentica che la storia del cinema è ricca di grandi star che hanno dimostrato di saperci fare, e pure molto, anche dietro la macchina da presa, dal Charles Laughton di La morte corre sul fiume alla Barbara Loden di Wanda .
La storia del cinema italiano è piena di film di alto spessore civico, un tempo si sarebbero chiamati film di denuncia (film di Damiano Damiani, Francesco Maselli, Nanni Loy, Carlo Lizzani o Giuliano Montaldo), che magari non sono dei capolavori ma che sono importanti anzi necessari perché hanno saputo (ri)-attivare nella memoria collettiva vicende colpevolmente rimosse o poco note.
Era da molto tempo che il cinema italiano, per lo meno quello più afferente alle potenzialità produttive del mainstream (qui tra le realtà coinvolte, oltre all'onnipresente Rai Cinema, ci sono la Palomar di Carlo Degli Esposti e il comparto produttivo di BIM), si teneva ben alla larga dal film "di denuncia"; forse lo scotto pagato da Fandango nella messa in opera di Diaz - Don't Clean Up This Blood [...] Vai alla recensione »
Scritto con Maurizio Braucci in sette anni di lavoro su materiali e testimonianze reali, Palazzina LAF è l'esordio alla regia dell'attore tarantino Michele Riondino, che ha voluto condensare la sua verità sul caso ILVA in una storia vera che rasenta l'assurdo. Il film, in uscita il 30 novembre con BIM Distribuzione, vede protagonisti lo stesso Riondino con Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, [...] Vai alla recensione »
Sulla storia infame della palazzina Laf (poi finita tardivamente a processo), ala in disuso del complesso siderurgico di Taranto utilizzata fino al 2005 dalla direzione della fabbrica come zona di confino per gli operai che per un motivo o per l'altro andavano "tolti di mezzo", costretti così ad una sorta di macro-esperimento sociale di mobbing forzato, si soffermava già l'ottimo La svolta - Donne [...] Vai alla recensione »
In Palazzina LAF, esordio alla regia di Michele Riondino (tarantino di nascita e ai tempi degli eventi raccontati dal film nemmeno ventenne), ci sono una rabbia, una foga, un senso d'ingiustizia e insieme di rivalsa che fanno del film un oggetto piuttosto singolare. Un film sull'Ilva del Gruppo Riva, ambientato a metà anni '90, durante la stagione dello smantellamento della più grande acciaieria d'Europa: [...] Vai alla recensione »