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Robert Duvall

Robert Duvall (Robert Selden Duvall) è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, sceneggiatore, è nato il 5 gennaio 1931 a San Diego, California (USA).
Nel 2009 ha ricevuto il premio come miglior attore al Torino Film Festival per il film Get Low. Dal 1980 al 2009 Robert Duvall ha vinto 11 premi: Emmy Awards (2007), Festival di Venezia (1981, 1985), Golden Globes (1980, 1984), Premio Oscar (1984), SAG Awards (1999), Torino Film Festival (2009). Robert Duvall ha oggi 93 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

L'importanza di essere un comprimario

A cura di Fabio Secchi Frau

Curioso che il suo senso di smodatezza sia impresso nell'impeccabile misura della rappresentazione. Un controsenso e una sua particolarità. Su Robert Duvall, in effetti, non si stende mai neanche la più remota ombra di gigionismo, nonostante alcuni dei suoi ruoli migliori siano eccessivi, esorbitanti ed eccedenti nella loro caratterizzazione. Indispensabile attore della storia del cinema mondiale, è un insolito quanto eccelso comprimario che fa dei ruoli nichilisti la sua chiave di volta. Non ci si aspetta alcuna redenzione da quel viso severo e coperto da una ragnatela di rughe che regala a un tenebroso Roger Chillingworth ne La lettera scarlatta. Chissà se ama veramente la notizia quando, dietro una scrivania, con gli occhiali appesi al collo, guarda Glenn Close in Cronisti d'assalto e chissà cosa pensa quando, con un giornale in mano, ascolta Rosa Scompiglio (Laura Dern) che gli siede sulle ginocchia e parla. Stile ancora acerbo per la freschezza, nonostante gli anni, che parli molto (anche troppo) o sia silenzioso non fa alcuna differenza, Robert Duvall imprime la sua presenza nella pellicola e nella mente dello spettatore, senza alcun difetto. Ambizioso, geniale, eroe melanconico che sembra fuoriuscito dalle pagine di Shakespeare, anche quando indossa una divisa da poliziotto accanto a Sean Penn o è un detective della omicidi, fratello del prete Robert De Niro, sa essere arrogante e spietato, ma mai demenziale. Per questo su di lui si stendono così bene le ombre del noir e delle pellicole drammatiche.

Il coinquilino di Dustin Hoffman
Figlio di un ammiraglio della U.S. Navy, nasce e cresce a San Diego. Da subito comprende che il suo futuro è legato alla recitazione e, dopo il diploma in storia e politica, si iscrive ai corsi di recitazione del Principia College di Elsah, nell'Illinois. Dopo due anni di servizio militare in Corea, come soldato semplice (fra l'altro verrà anche decorato), nel 1955, si trasferisce a New York, dove studia alla Neighborhood Playhouse School del Theatre di New York City, assieme all'attore Sanford Meisner. Lì, divide un appartamento con altri due grandi nomi del grande schermo, Dustin Hoffman e Gene Hackman, e comincia a lavorare a Broadway, trovando il primo successo nell'adattamento di "Uno sguardo dal ponte" di Arthur Miller. Nel 1960, appare in televisione nel serial Playhouse 90 (1960) cui parteciparono anche Kim Hunter, Peter Lorre, Mary Astor, Boris Karloff ed Eli Wallach. Successivamente prende parte ad altri telefilm, fra cui Alfred Hitchcock presenta (1962).

Il debutto al cinema
L'esordio sul grande schermo avviene nel ruolo difficile di un minorato mentale ne Il buio oltre la siepe (1962), accanto a Gregory Peck (che poi ritroverà in Capitan Newman, 1963), poi passa ancora al piccolo schermo partecipando ai telefilm: Naked City (1961-1962), Il virginiano (1963), Ai confini della realtà(1963), Route 66 (1961-1963) e Il fuggitivo (1963-1965). Si sposa per la prima volta, la notte di Capodanno del 1964 con Barbara Benjamin, ma il matrimonio finisce nel 1975. Convolerà a nozze per altre due volte (dal 22 agosto 1982 al 1986 con l'attrice Gail Youngs e dal 1 maggio 1991 al 1996 con Sharon Brophy), ed entrambe le volte le unioni finiranno con un divorzio;alla fine, deciderà per una più "stabile" convivenza con l'attrice e regista di 42 anni più giovane di lui, Luciana Pedraza. Inaspettatamente, dopo 7 anni di unione, i due si sposano il 6 ottobre del 2004.

L'affermazione con Robert Altman
Ma sono ancora lontani i tempi della Pedraza e dell'affermazione professionale. Duvall è ancora un attore poco conosciuto quando Arthur Penn lo inserisce nel cast de La caccia (1966) accanto a Robert Redford, Jane Fonda e Marlon Brando, infatti ci vorrà Robert Altman per farlo diventare una stella. Il regista lo vuole nel ruolo di un cantante country in Nashville (1975), ma poi all'ultimo momento cambia idea e lo impone in un altro film: Conto alla rovescia (1968), richiamandolo per il ruolo di un ridicolo maggiore dell'esercito che è anche oggetto di sberleffo da parte degli irriverenti commilitoni ne M.A.S.H. (1970). Il nome Duvall comincia a emergere: è accanto a Steve McQueen nel poliziesco Bullitt (1968), a Frank Sinatra in Inchiesta pericolosa(1968) e a John Wayne e Dennis Hopper (da molti considerato la sua nemesi) ne Il Grinta (1969) di Henry Hathaway.

A lavoro per Coppola
Il primo ruolo da protagonista glielo offre Francis Ford Coppola in Non torno a casa stasera (1969). Colpito dalla piena capacità attoriale di Duvall, gli offre il ruolo dell'avvocato Tom Hagen, figlio adottivo e consigliere del boss Corleone (Marlon Brando) ne Il padrino (1972). Strano a dirsi, ma in quanto a presenza scenica dà del filo da torcere persino ad Al Pacino, tanto è vero che viene immediatamente nominato all'Oscar come miglior attore non protagonista. Il sodalizio con Coppola continuerà anche accanto all'amico Gene Hackman e ad Harrison Ford ne La conversazione (1974), ne Il padrino - Parte II (1974), affianco a De Niro, ma soprattutto nel suo ruolo più bello, il tenente colonnello Kilgore, graduato e idolatra della guerra e del surf che, al comando di una squadriglia di elicotteri, attacca i vietnamiti al suono della wagneriana "Cavalcata delle Valchirie" in Apocalypse Now (1979) con altri ormai abituali compagni di set: Hopper, Brando e Harrison Ford. Per la straordinaria performance si porta a casa un BAFTA e un Golden Globe come miglior attore non protagonista, ma non l'Oscar nella stessa categoria, che gli sfugge ancora una volta.

Tra Lucas e Eastwood
Nel contempo, mentre si apriva la parentesi "coppoliana" Robert Duvall faceva gavetta accanto a Burt Lancaster nel western Io sono la legge (1970), a Jon Voight ne Il rivoluzionario (1970) e si imponeva anche come una star nella pellicola di fantascienza di George Lucas L'uomo che fuggì dal futuro (1971). Lavora con Clint Eastwood in Joe Kidd (1972), si mette al servizio di Sam Peckinpah in Killer Èlite (1975), ha come curioso compagno di set il regista John Huston nel film drammatico di serie B Dieci secondi per fuggire (1975). Poi fa a gara di istrionismo con Peter Finch, William Holden e Faye Dunaway in Quinto potere (1976), imparando qualche importante trucchetto di recitazione da Laurence Olivier (che ritroverà anche in Betsy, 1978) e dalla teatrale Vanessa Redgrave in Sherlock Holmes: soluzione sette per cento (1976). Dopo il bellico La notte dell'aquila (1977) con Michael Caine, prende in mano la cinepresa e firma il documentario We're Not the Jet Set (1977, seguito poi dalla regia di Angelo My Love del 1983), tornando a recitare in Io sono il più grande(1977) di Ernest Borgnine.

Arriva il tanto atteso Oscar
Dopo una nuova nomination all'Oscar come miglior attore protagonista per The Great Santini (1979), si affianca all'amico De Niro ne L'assoluzione (1981) e finalmente stringe nel pugno l'ambita statuetta per Un tenero ringraziamento (1983), biografia di un alcolizzato cantante country, per il quale personaggio aveva composto e cantato persino le canzoni che interpretava. Così, il 9 aprile 1984, al Dorothy Chandler Pavillion di Los Angeles, Dolly Parton e Sylvester Stallone gli porsero il tributo come miglior attore protagonista e, nel suo ringraziamento, Duvall ricordò che Johnny Cash, Willie Nelson e Waylon Jennings (il gotha del genere) avevano lodato le sue performance canore e attoriali.

Il padre di Julia Roberts
Quattro anni dopo è diretto da Dennis Hopper, assieme a Sean Penn, in Colors - Colori di guerra (1988), si aggiudica anche un Golden Globe come miglior attore per la miniserie Lonesome Dove (1989) e si frappone a Tom Cruise e Nicole Kidman in Giorni di tuono (1990). Ritorna accanto alla Dunaway ne Il racconto dell'ancella (1990) e cavalca l'onda degli Anni Novanta accanto a William Hurt (La peste, 1992), Michael Douglas (Un giorno di ordinaria follia, 1993), ancora Hackman (Geronimo, 1993) e Glenn Close in Cronisti d'assalto (1994). Vince un altro Golden Globe per il film tv Stalin (1992), poi diventa il padre di una Julia Roberts cornificata in Qualcosa di cui sparlare(1995) e osserva gli strani fenomeni paranormali di John Travolta nel mediocre Phenomenon (1996).

Il ritorno alla regia
Torna alla regia nel 1997, con il bellissimo L'apostolo (1997, per il quale è anche nominato agli Oscar) e torna anche al buon vecchio Altman che gli offre un ambiguo ruolo nel giallo Conflitto d'interessi (1998) con Kenneth Branagh. Ritornato con Travolta (e accanto a Sydney Pollack) in A Civil Action (1998, nuova candidatura dell'Academy come miglior attore non protagonista), si impiega in una serie di flop terribili: Fuori in 60 secondi (2000) con Nicolas Cage, Il sesto giorno (2000) con Arnold Schwarzenegger e il modesto John Q. (2001) con Denzel Washington. Si fa dirigere anche da Kevin Costner in Terra di Confine(2003) e da quel momento in poi diventa sempre meno presente sui grandi schermi, preferendo la discreta vita di proprietario del suo ristorante, il The Rail Stop, in Virginia.

Il ritorno al cinema
Robert Duvall torna sul grande schermo a recitare in pellicole importanti come quella che ha visto esordire dietro la macchina da presa Jason Reitman Thank you for smoking (2006), per poi affiancare Eric Bana e Drew Barrymore in Le regole del gioco (2007), Joaquin Phoenix e Mark Wahlberg in I padroni della notte e Vince Vaughn e Reese Witherspoon in Tutti insieme inevitabilmente (2008). Nel 2009 prende parte a The Road, adattamento dell'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, che in Italia non è ancora stato distribuito. Nel marzo 2010 lo ritroveremo nei cinema italiani insieme a Jeff Bridges in Crazy Heart. Nel 2012 partecipa al thriller con Tom Cruise Jack Reacher - La prova decisiva.

Un attore fin troppo introspettivo
Sobrio e magistrale, recentemente suscita un po' di perplessità in questa seconda parte della sua carriera, forse per l'apparente banalità dei suoi personaggi (il Calvin Caspary di La nave faro), tutti interpretati con profonda umanità e grande psicologia, ma quasi invisibili se non fosse per le mezzetinte interpretative (surreali e a volte volutamente insensate) che saggiamente abbina alla sua bellissima recitazione. Calvo, fisico minuto, sguardo mite e abbattuto, attira l'attenzione su di sé, ma difetta di quel carisma da protagonista che negli anni avrebbe potuto renderlo davvero un mito. Stile laconico ed ellittico, apparentemente ordinario, ha una solida preparazione culturale alle spalle che gli ha permesso di cesellare performances che brillano per acume introspettivo.

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