Maledetto Modigliani

Film 2020 | Arte, +13

Anno2020
GenereArte,
ProduzioneItalia
Regia diValeria Parisi
Uscitalunedì 12 ottobre 2020
DistribuzioneNexo Digital
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 4 recensioni.

Regia di Valeria Parisi. Un film Genere Arte, - Italia, 2020, Uscita cinema lunedì 12 ottobre 2020 distribuito da Nexo Digital. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 Valutazione: 3 Stelle, sulla base di 4 recensioni.

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Ultimo aggiornamento giovedì 25 maggio 2023

Argomenti:  Modigliani

Artista maledetto, ribelle, genio scandaloso e maestro indiscusso dell'arte del Novecento: un ritratto che si spinge oltre la leggenda. In Italia al Box Office Maledetto Modigliani ha incassato 170 mila euro .

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
Il pittore livornese narrato da Jeanne Hébuterne, la più sofferta e speciale tra le sue amanti.
Recensione di Rossella Farinotti
giovedì 8 ottobre 2020
Recensione di Rossella Farinotti
giovedì 8 ottobre 2020

“Fino all’ultimo minuto ti ho tenuta accanto a me. Fino all’ultimo minuto non volevo dirti addio” canta Piero Ciampi in queste note che accompagnano alcuni momenti di Maledetto Modigliani, il documentario scritto da Valeria Parisi, regista, e Arianna Marelli, dopo un approfondito, lungo e densissimo periodo di studio sulle tracce dell’artista da Livorno, la sua città d’origine che, di fatto, Modigliani non ha mai spiritualmente lasciato, fino a Parigi.

Uno studio sulla figura del famoso pittore narrato in prima persona da Jeanne Hébuterne, la sua ultima amata, la più sofferta e speciale tra le sue amanti.

Jeanne è una giovane pittrice da poco iscritta all’Accademia quando incontra Modigliani. Nel documentario lei è interpretata da un’attrice ai giorni nostri, mostrando più materiale fotografico rispetto a quello di Amedeo: bellissimo, sempre con la sigaretta in mano, ma evidentemente schivo alle fotografie. Jeanne narra, alternandosi ai Canti di Maldoror, che Modigliani portava sempre con sé, in maniera romantica, ma lucida e attenta, la vita di Maudì – “il maledetto”, come lo chiamavano gli amici artisti, dall’odiato e stimato Picasso, a Cocteau, Max Jacob, André Salmon, fino ai fraterni Brancusi e Soutine, di quella Parigi bohémienne tra Montmartre e Montparnasse nei primi anni del novecento.

Jeanne è una spettatrice attenta e non gelosa del passato di Amedeo, tra ispirazioni artistiche, innamoramenti, costante esercizio nel disegno e nella pittura, e una vita sicuramente intensa. Tanto intensa da concludersi, per via della tubercolosi, presso l’Hôpital de la Charité di Parigi il 24 gennaio 1920 a 35 anni, vissuti “fino all’ultimo respiro”, come suggerisce anche la regista del film. Jeanne lo raggiunge solo due giorni dopo, buttandosi dalla finestra della loro mansarda, a otto mesi di gravidanza e lasciando una bambina, avuta con Maudì.

Sono italiano e sono ebreo. Così si presentava Amedeo Modigliani (1884-1920) arrivato a Parigi nel 1906. Prima aveva viaggiato a Firenze e poi Venezia. Un borghese di famiglia economicamente in crisi, amante della pittura e degli artisti sin da bambino. Fin da piccolo infatti si recava a guardare i dipinti dei macchiaioli presso la casa di Giovanni Fattori, oggi sede dei Musei Civici di Livorno dove la curatrice Giovanna Dinelli ci mostra un’immagine di Amedeo ragazzino, già in atelier a disegnare con il maestro pittore Guglielmo Micheli, allievo a sua volta di Fattori.

“Se guarisci dalla tubercolosi potrai studiare arte”, gli dice la madre alla prima grave tubercolosi che lo afflisse a 16 anni. E Modigliani guarisce, combattendo questa malattia. E inizia a disegnare professionalmente. L’artista disegna, dipinge e, successivamente, scolpisce la pietra – già ispirato dai suoi luoghi di infanzia come le cave di marmo di Pietra Santa – da subito “sfidando il mondo proponendo la propria autenticità”, commenta il regista Paolo Virzì, anche lui livornese e talentoso, appassionato di Modigliani, tanto da raccontarlo in maniera mai banale in questo documento realizzato a cento anni dalla morte dell’artista.

Virzì lo definisce “artista arcaico e ultra moderno”, come è tangibile dalle sue opere: dal gesto e fattura semplicissimi, fatti di un tratto unico per contorno e pochi elementi a delineare quei volti. Una bocca somigliante, un collo lungo, e due occhi spesso colmati dal colore, pieni, per “guardare l’interno”, per scrutare l’anima. Mai una ruga, un difetto, un dettaglio in più: la sintesi minimale dei ritratti di Modigliani riprendeva l’apparente semplice rigore delle maschere africane. Gli sfondi erano sempre piatti, monocromi, non importanti.

Anche lo stilista Antonio Marras interviene nel film con aggettivi chiari e sintetici, sull’unicità, eleganza e naturalezza di Modigliani. Due voci italiane che testimoniano i diversi punti di vista in cui è trattato questo personaggio dalle molteplici sfaccettature, che si bilanciano con storici dell’arte come Marc Restellini, curatore della mostra “The Primitivist Revolution” in programma all'Albertina di Vienna e alla National Gallery di Washington, Emilia Philippot, curatrice del Musée Picasso di Parigi, o ancora il falsario John Myatt.

Un capitolo importante di Maledetto Modigliani sviscera la questione dei falsi dell’artista, che ha realizzato opere non difficili da copiare, e di cui ben 3 su ogni originale, è stata verificata come non autentica nel corso degli anni. Si racconta anche della famosa beffa livornese del 1984 in cui un gruppo di studenti borghesi realizzò delle copie (brutte) di sculture di Modigliani, fingendo di averle trovate nel mare della città. Una beffa a cui storici e critici abboccarono, sottolineando la poca intelligenza di un sistema basato sul mercato. Un mercato in cui Modigliani, che in vita vendeva un dipinto dai 10 ai 30 franchi, oggi viene battuto in asta da Sotheby’s per più di 150 milioni di dollari. Povero Amedeo, che morì di stenti nella sua soffitta, seguito da Jeanne, se avesse saputo che il suo “Nu couché” fu acquistato da un taxista cinese a quella cifra nel 2018, forse avrebbe aspettato.

Sei d'accordo con Rossella Farinotti?
La vita e le opere di Amedeo Modigliani, artista amato e imitato in tutto il mondo.
Overview di a cura della redazione
lunedì 27 luglio 2020

Livornese dalla vita breve e tormentata, Dedo o Modì, come fu soprannominato, viene qui narrato da un punto di vista originale: quello di Jeanne Hébuterne, l'ultima giovane compagna che si suicidò due giorni dopo la morte dell'amato, avvenuta all'Hôpital de la Charité di Parigi il 24 gennaio del 1920. All'epoca Jeanne era incinta e lasciava una figlia di un anno. È proprio a partire dalla sua figura e dalla lettura di un passo dai "Canti di Maldoror", il libro che Modigliani teneva sempre con sé, che si apre il docu-film che trae ispirazione anche dalla mostra "Modigliani - Picasso. The Primitivist Revolution" ¬- curata da Marc Restellini e in programma all'Albertina di Vienna ¬- ed è arricchito dalle immagini di opere esposte sia all'Albertina, sia alla National Gallery of Art di Washington, nei musei e nelle collezioni di Parigi e nella grande mostra "Modigliani e l'avventura di Montparnasse" del Museo della Città di Livorno.

Per comprendere Modigliani, quarto figlio di una famiglia di origini ebraiche sull'orlo di una crisi finanziaria, bisogna partire proprio dalla sua Livorno e da una provincia italiana che sin dagli albori gli è troppo stretta.

Modigliani decide di partire e andare in cerca di altro. Va a Firenze, poi a Venezia. Arriva a Parigi nel 1906, a 21 anni. Sembrerebbe un approdo. È qui che nasce la sua leggenda: tombeur de femmes, alcolista, artista maledetto. In realtà è un uomo che maschera una malattia, che si aggrappa alla vita e alla propria arte. Ha una verità da trasmettere: valori universali racchiusi nella semplicità di linee e volti che ne fanno uno dei maggiori esponenti di primo Novecento e un classico del XXI secolo.

Nel docu-film sono proprio i suoi dipinti ripresi in set dedicati, da "La Filette en Bleu" al ritratto di Jeanne Hébuterne, a parlarci. Giocando tra riprese della città di oggi e foto e filmati d'archivio in bianco e nero, la voce narrante di Jeanne racconta di quella Parigi di inizio secolo: la ville lumière, la metropoli, il centro della modernità, già mercato d'arte e polo d'attrazione per pittori e scultori da tutta Europa. Quelli che allora facevano la fame e oggi valgono milioni, primo fra tutti proprio Modigliani. Durante il suo errare da un alloggio di fortuna all'altro, Amedeo Modigliani, povero, affamato, ma pieno di entusiasmo, incontra un'aspirante poetessa russa, la ventenne Anna Achmatova, e la giornalista e femminista inglese Beatrice Hastings. Tutte donne che raffigura e i cui volti, tra cariatide e ritratto, diventano icone stesse della sua arte. Il suo orizzonte immaginativo - comune a Pablo Picasso, a Constantin Brancusi e a molti altri - è del resto quello del primitivismo: l'interesse per le culture extraeuropee e antiche, un altrove nello spazio e nel tempo in cui gli artisti delle avanguardie cercano il ritorno alla natura, minacciata dalla modernità. Ma Modigliani declina il primitivismo in una maniera unica, fondendolo con la tradizione classica e rinascimentale.

Il docu-film percorre le tracce dell'artista nei suoi luoghi più tipici: le strade, le piazze, il quartiere livornese della Venezia Nuova, la sinagoga, il mercato centrale, le montagne vicine e la campagna in cui aveva imparato il mestiere di pittore coi macchiaioli e dove trova poi materia per le sue statue, l'arenaria e il marmo. Scopriamo poi Modigliani nel confronto con le opere degli altri artisti a lui coevi, primi fra tutti proprio Brancusi e Picasso raccontati attraverso opere e spazi (l'Atelier Brancusi del Centre Pompidou e il Musée Picasso Paris). Tra i pittori dell'École de Paris, c'è anche Soutine, ebreo come lui, con il quale per un periodo condivide una casa-studio ancora rimasta inalterata. Ritroviamo Modigliani anche al caffè La Rotonde con Jean Cocteau che ne fissa per sempre la presenza sulla "terrace" insieme a Picasso, André Salmon e Max Jacob. Di nuovo riusciamo a individuare tracce di Modigliani nella Parigi di oggi: il vagare notturno scendendo le scalinate di Montmartre verso Montparnasse nuovo centro di aggregazione, le passeggiate intorno al Pantheon, le cancellate chiuse del Jardin du Luxembourg. E poi i carri immaginifici della nuit blanche parigina che rappresentano possibili allucinazioni provocate dalle droghe - l'hashish, l'oppio e l'assenzio - che aprono le porte della visione. Ci sono poi i suoi mercanti e collezionisti: Paul Alexandre, il medico mecenate; Paul Guillaume il dandy parvenu ritratto più volte; Léopold Zborowski, l'ultimo mercante dell'artista, un poeta avventuriero, capace - grazie alla conoscenza del collezionista Jonas Netter - di garantirgli un piccolo salario mensile.

Modigliani, però, morirà povero e non riconosciuto. Solo in seguito diventerà uno degli artisti più quotati al mondo. E tra i più copiati. Il suo stile sembra semplice, ma è solo apparenza. Lo scopriremo al porto franco di Ginevra, nel laboratorio di Marc Restellini. Restellini, tra i maggiori esperti al mondo di Modigliani, autore di ricerche e scoperte sull'opera dell'artista che si avvalgono anche di analisi tecnologico-scientifiche condotte all'Institut Restellini, ha in preparazione il suo catalogo ragionato delle opere di Modigliani (pubblicazione prevista nel 2020). Nel docu-film racconta la cifra dell'arte di Modigliani e la sua evoluzione. Andremo poi a Londra, tra le fiere d'arte e lo studio di un pittore - falsario dichiarato - che ora firma le sue opere d'imitazione alla luce del sole. Solo pochi decenni fa - nel 1984, a 100 anni dalla nascita dell'artista - le teste ripescate nei fossi livornesi hanno sconvolto il mondo con una delle truffe più celebri che la storia dell'arte ricordi.

Tra gli interventi del docu-film, oltre a quelli dello storico dell'arte e specialista di Amedeo Modigliani Marc Restellini, quelli di Ann L. Ardis, professoressa e Dean al College of Humanities and Social Sciences della George Mason University, esperta di letteratura modernista inglese; Chloe Aridjis, scrittrice e studiosa di poesia francese dell'Ottocento; Harry Bellet, giornalista di Le Monde, studioso e critico d'arte; Giovanni Bertazzoni, Co-Chairman Impressionist and Modern Art Department Christie's; Laura Dinelli, responsabile Musei Civici di Livorno; Pier Francesco Ferrucci, Direttore Unità di Bioterapia dei Tumori, IEO che da studente è stato tra gli autori della famosa "beffa delle teste" del 1984 a Livorno; l'ebraista Paolo Edoardo Fornaciari; lo scrittore Simone Lenzi, attualmente assessore alla Cultura del Comune di Livorno; il gallerista David Lévy; la pittrice Mira Maodus; lo stilista, costumista e artista Antonio Marras; la pittrice Isabelle Muller; la curatrice del Musée d'Art Moderne de Paris Jacqueline Munck; l'artista John Myatt che grazie al suo talento per l'imitazione, tra il 1986 e il 1995 ha falsificato e collocato sul mercato - insieme al suo complice John Drewe - 200 opere di maestri moderni; il collezionista Gérard Netter; l'artista Jan Olsson; la curatrice del Musée Picasso Paris Emilia Philippot; il Direttore Generale dell'Albertina di Vienna Klaus Albrecht Schröder; il Vicepresidente della Comunità Ebraica di Livorno, Guido Servi; il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Paolo Virzì.


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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 15 ottobre 2020
Inesperto

Splendido e consigliato documentario d'arte sul celebre pittore livornese. Mai noioso, cattura con una testimonianza in prima persona dell'ultima amante, Jeanne (maledetta anch'ella a quanto pare), alternato ad interviste e narrazioni riguardanti la sua produzione artistica (pittura e scultura) ma anche le vicissitudini della sua vita. Celebri i colli di Modigliani, così come i suoi [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
giovedì 8 ottobre 2020
Alice Sforza
Il Giornale

Modigliani, l' artista che ha vissuto «una Bohème da cinema». Oscurando la sua personalità di pittore d' avanguardia. È quanto emerge nel nuovo appuntamento con la grande arte, firmato Nexo Digital, e dedicato ad Amedeo Modigliani, qui «riscoperto» attraverso il doppio binario della vita tormentata e del suo straordinario talento artistico, sull' asse Livorno-Parigi.

martedì 6 ottobre 2020
Fiaba Di Martino
Film TV

Si aggiunge un posto all'ampia tavolata di La grande arte al cinema in casa Nexo Digital. L'artista in più è Amedeo Modigliani, del quale, sotto la lente documentaria di Valeria Parisi e nelle chiose di storici ed esperti (ma pure dell'ex falsario John Myatt, e di un appassionato conterraneo: Paolo Virzì), sono ripercorse doviziosamente la vita grama e i tormenti dell'animo, la rielaborazione primitivista [...] Vai alla recensione »

NEWS
TRAILER
lunedì 27 luglio 2020
 

Un docu-film sulla vita di Amedeo Modigliani, un artista d’avanguardia diventato un classico contemporaneo amato e imitato in tutto il mondo. Solo il 12, 13 e 14 ottobre al cinema. Guarda »

POSTER
venerdì 24 gennaio 2020
 

Un artista d'avanguardia diventato un classico contemporaneo, una vita e un talento oltre la leggenda. Dalla Livorno delle origini, patria dei Macchiaioli, alla Parigi di Picasso e di Brancusi, centro della modernità: la conquista di un segno unico, tra [...]

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