Un mosaico di sterminata bellezza, con Valerio Mastandrea in uno dei ruoli più importanti della sua carriera. Drammatico, Italia1998. Durata 100 Minuti.
L'incendiario punto di riferimento del crime italiano di fine millennio. Espandi ▽
Roma, tra novembre 1979 e febbraio 1983. Remo Guerra, un ragazzo di borgata, è un poliziotto che di notte aggredisce per strada persone benestanti derubandoli. Con lui ci sono Maurizio, amante della vita lussuosa e delle belle donne, e Roberto che Remo aiuterà a comprarsi un bar. I suoi complici sono inaffidabili. Così Remo deve far entrare nella sua banda Marco Lorusso, detto "il Rozzo", di cui però non condivide i metodi violenti. Remo è sempre più tormentato e desidera una vita normale accanto a una donna a cui però non può rivelare la sua identità. In più, capisce che la fine è vicina e non può sottrarsi al suo destino.
C'è Valerio Mastandrea, in uno dei ruoli più significativi della sua carriera. Con la sua voce fuori campo che accompagna i suoi pensieri. "Ogni volta che mi specchiavo ero aggredito dalla mia immagine". C'è il suo tormento che prevale sull'estasi. In Remo ci sono le tracce di un gangster noir che attende la sua fine.
L'odore della notte fa parte di quei film che non solo migliorano nel corso degli anni ma che mostrano lo sguardo unico di un cineasta dove le storie, i personaggi, i dialoghi hanno sempre avuto qualcosa di intimamente familiare e in cui ogni immagine è un getto impetuoso su tela, carico di una poesia disperata che parla solo d'amore. Prima di tutto nei confronti del cinema. Recensione ❯
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I fatti del gennaio 1943 visti attraverso gli occhi di sei soldati aggrappati alla vita. Drammatico, Italia2023. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il primo film di finzione sugli Alpini nella Ritirata di Russia 1943, che costò la vita a migliaia uomini. Espandi ▽
La seconda via è il primo film centrato unicamente sui fatti del gennaio 1943, visti attraverso gli occhi di sei soldati aggrappati alla vita Alessandro Garilli parte da lontano, da quasi sedici anni di ricerche, bozze, tentativi, proposte, che pian piano si trasformano in viaggi nell’oblast' di Voronež, una sceneggiatura che gira da una decade, un documentario dal titolo Un tempo da neve. Nel mezzo si susseguono campagne di crowdfunding, accumulo di patrocini istituzionali e, raccolta di preziose memorie orali come quelle di Carlo Vicentini e Nelson Cenci. L’obiettivo di Garelli è uno e soltanto uno – dare racconto visivo della tragica ritirata degli Alpini nel gennaio del 1943. Ne esce però un film quadrato, monolitico, senza asperità, fenditure, crepe. Ad una certa solidità del racconto, qualche interessante composizione visiva e la giusta scelta di far esprimere in dialetto veneto/abruzzese i personaggi, non fa seguito nessun reale slancio immaginifico, poetico, vitalistico – i ricordi sono più brogliacci che ceselli, i nemici inutili e sempre colpevoli. Solo il finale appare giusto e necessario. Recensione ❯
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Una storia vera che perde di brillantezza a causa di una costruzione da fiction tv. Drammatico, Italia2022. Durata 81 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il film ha come protagonista colui che ha vissuto la vera vicenda narrata nel film, Filippo Laganà. Espandi ▽
Il ventenne Filippo, durante un viaggio a New York, accusa dei forti dolori addominali. Essendo sprovvisto di assicurazione sanitaria, riesce a imbarcarsi in modo rocambolesco su un aereo per farsi curare in Italia. Viene ricoverato d'urgenza e la sua vita è appesa a un filo. Per sopravvivere deve sottoporsi a un trapianto di fegato. Comincia così la sua odissea. Filippo però non è solo. E presto si ritroverà a dialogare con quello che sarà con un amico invisibile, che diventerà però il suo 'amico per la pelle'.
Amici per la pelle non sceglie la strada mélo dei film statunitensi sulla malattia e neanche l'approccio documentaristico dove restano solo dei frammenti (il protagonista ha lo stesso nome dell'attore) e quel momento autentico già accennato, a fine film. Ma la costruzione attorno da fiction tv gli fa perdere, malgrado le premesse e le migliori intenzioni, autenticità e brillantezza.
Il mette in evidenza anche il rapporto di Filippo col padre - Massimo Ghini nel film e Rodolfo Laganà nella vita reale - e già si sofferma all'inizio sulla sua passione per lo spettacolo quando da bambino gli brillavano gli occhi nel camerino. Recensione ❯
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La sorprendete performance di Casadilego è il solo asse attorno a cui gira tutto. Drammatico, Italia2022. Durata 115 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
L'estate di Anita, 17 anni e tutto ancora da scoprire. L'incontro con un famoso cantante le farà conoscere il suo talento e la sua vera passione: la musica. Espandi ▽
Le riuscite performance musicali di Casadilego – che Mollo fortunatamente filma in presa diretta – e la fotografia splendente di Daniele Ciprì sono due punti di forza da segnalare. Purtroppo depotenziati dalla scarsa ispirazione e bilanciamento della sceneggiatura. I personaggi sono monodimensionali e alcuni sembrano passare di lì per caso. My Soul Summer si perde così in un racconto di formazione sgangherato, poco convinto e inutilmente prolisso, che almeno per la prima metà è sorretto dalla sicurezza di Tommaso Ragno e dalla sua buona interazione con Elisa Coclite. È lei la vera perla del film, l’asse attorno a cui gira tutto, e ascoltarla mentre canta, al piano, con accompagnamento di chitarra o senza, è emozionante. Recensione ❯
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Una storia di passioni e vendette che ha il coraggio (anche estetico) di rimanere estrema. Drammatico, Italia2022. Durata 115 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Tratto dall'omonimo libro inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini, un gangster movie e una grande, tragica storia d'amore. Espandi ▽
Promontorio del Gargano. I Malatesta e i Camporeale sono in guerra da sempre, e Michele Malatesta ha vendicato l'eccidio di tutta la sua famiglia avvenuto nel 1960. Più di quarant'anni dopo, le due famiglie sembrano aver instaurato una tregua, favorita da una terza famiglia, i Montanari. Ma Andrea Malatesta, il figlio prediletto di Michele, perde la testa per Marilena, la bellissima moglie di Santo Camporeale, ed è di nuovo guerra senza esclusone di colpi, destinata a protrarsi nel tempo e a travolgere persone e cose. Nessuno saprà più di chi potersi fidare, così come nessuno potrà evitare di entrare in qualche misura nella spirale della violenza. Recensione ❯
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La storia di Aldo Braibanti, l'omosessualità a processo nell'Italia degli anni Sessanta. Espandi ▽
Provincia di Piacenza, anni Sessanta. Aldo Braibanti è un intellettuale con un gran seguito tra i giovani. Quando incontra Ettore si accorge di provare per lui un’attrazione, presto reciprocata dal ragazzo, che gli costerà lalibertà e la carriera: perché Braibanti è anche un omosessuale dichiarato. È sintomatico che la parola omosessuale compaia ne Il signore delle formiche solo dopo un'ora di racconto: un modo narrativamente appropriato per riprodurre il silenzio negazionista che ha circondato non solo il termine, ma l'esistenza stessa di una parte della popolazione italiana. Gianni Amelio racconta questa storia scegliendo in parte la cifra del melodramma alla Douglas Sirk - contrastata dall’asciuttezza rigorosa delle interpretazioni dell’ottimo Luigi Lo Cascio e del sorprendente Leonardo Maltese, al suo esordio - e scegliendo due attori che si assomigliano “come due gocce d’acqua” perché sono la prosecuzione di un’identità sempiterna, con buona pace di chi pensa che l’omosessualità sia un vezzo dell’epoca moderna e non ci sia invece sempre stata, come sia sempre destinata ad esistere: che piaccia o meno. Recensione ❯
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Il ritratto tenero e commovente di una ragazza solare fin dal nome a dispetto delle sue circostanze. Drammatico, Italia2021. Durata 95 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La vita di una ragazza viene stravolta dal forte rapporto che ha con il padre. Espandi ▽
Dopo il successo con il lungometraggio di esordio Manuel, Dario Albertini torna al grande schermo con una maturità superiore, mettendo bene a frutto il suo passato di documentarista, e in particolare il primo lavoro, Slot – Le intermittenti luci di Franco, che seguiva la quotidianità di un giocatore d’azzardo compulsivo. Questa volta però Albertini sceglie di mostrare le ricadute su chi sta vicino a un giocatore, e in qualche misura dipende da lui per la sua sopravvivenza. Con Gioia il regista e sceneggiatore (insieme a Simone Ranucci) disegna in punta di penna il ritratto di una ragazza solare fin dal nome a dispetto delle sue modeste circostanze, che si muove con leggerezza operosa all’interno di una comunità solidale mai raccontata con condiscendenza.La bella mano di regia di Albertini riesce a non essere mai impositiva o invadente e racconta con tenera partecipazione i sogni e le speranze di un’anima giovane e incontaminata, che conosce la nobiltà del lavoro e riesce a frequentare squallidi motel senza sporcarsi, nonché ad usufruire delle nuove tecnologie senza lasciarsene fagocitare. Recensione ❯
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Un film intenso con un grande merito: riportare alla memoria la condizione femminile in tempi di guerra. Drammatico, Italia2022. Durata 104 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Ester è nel campo di concentramento di Fossoli. Una ragazza ebrea di 40 anni, di nazionalità italiana, rimasta sola dopo il rastrellamento del ghetto romano nel quale è stata arrestata tutta la sua famiglia. Espandi ▽
Ester è un'ebrea italiana che, in seguito ad un rastrellamento, viene condotta nel campo di transito di Fossoli. Qui stringe amicizia con un'altra prigioniera ma la permanenza sarà breve perché la sua prossima destinazione sarà il campo di concentramento femminile di Ravensbrück. Lì sperimenta il senso di solidarietà con altre donne ma anche il timore della delazione. Fuori dalla baracca, oltre al duro lavoro, spesso si assiste a soprusi ed uccisioni. Se poi nel ventre di Ester sembra si stia sviluppando una nuova vita la situazione si fa ancor più pericolosa.
Un film che racconta la Shoah vissuta dalle donne mettendo in luce come per loro la resistenza al tentativo di annullarne la personalità fosse una battaglia da combattere con determinazione ogni giorno.
Bocche inutili si apre con livelli di recitazione differenti resi ancor più evidenti da battute che sembrano più scritte che non pensate per essere pronunciate da donne in una situazione di costrizione e sofferenza. Progressivamente però questa sensazione sfuma per lasciare il posto ad un crescendo drammatico che fa della verosimiglianza il proprio punto di forza. Recensione ❯
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Girato nell'arco di cinque anni, Californie è la poetica ed avvincente rappresentazione di quante decisioni, apparentemente irrilevanti, determinino il futuro di un individuo, in bilico tra farcela e il soccombere di fronte alle difficoltà. Espandi ▽
Jamila, una ragazza di origine marocchina, vive con la sua famiglia a Torre Annunziata, in provincia di Napoli. A 9 anni ha grandi ambiziosi ma poi si isola sempre più in sé stessa, non frequenta i coetanei ed evita di andare in classe. A 12 anni, mette i soldi da parte perché vuole tornare in Marocco, anche da sola. A 13 lavora a tempo pieno come parrucchiera presso il salone Californie. Riesce a comprarsi tutto quello di cui ha bisogno, vestiti e telefono compresi. Poi una mattina, sul posto di lavoro, arriva un assistente sociale e le chiede come mai non va a scuola. Jamila viene seguita dai 9 ai 14 anni, in un percorso di crescita e di messa a fuoco della sua identità che richiama istintivamente il lavoro fatto da Richard Linklater con Boyhood. Ma soprattutto c’è il volto di Khadija Jaafari che cambia nel corso degli anni, che mantiene negli occhi la sua irrequietezza, che prevale all’interno dell’inquadratura. L’identità tra Italia e Marocco segue i naturali passaggi soggettivi, dal desiderio del ritorno a casa al suo rifiuto, con la figura del padre vista come marginale, se non assente. Un film che colpisce dritto, che ha l’impeto e la poesia del cinema di Antonio Capuano combinate con la vitalità e la grazia di quello di Sébastien Lifshitz. Recensione ❯
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Un trattato sui rapporti fra uomini e donne che si attraggono ma che continuano a non capirsi. Drammatico, Germania, Ungheria, Italia2020. Durata 169 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un capitano di mare fa una scommessa in un caffè con un amico che sposerà la prima donna che entra. Espandi ▽
Storia di mia moglie è un film smaccatamente sentimentale, ma è anche un trattato sui rapporti fra uomini e donne che si attraggono irresistibilmente ma continuano a non capirsi, nonché sulla tendenza di certe persone a rifiutare l'aspetto fragile e volubile dell’esistenza. La messinscena è sontuosa, magnificamente fotografata da Marcell Rév e abbigliata dai bellissimi costumi di Andrea Flesch, e i due protagonisti, l'attore olandese Gijs Naber e soprattutto l'attrice francese Léa Seydoux, sono fisicamente ed emotivamente perfetti nei ruoli di Jakob e Lizzy. Il paragone inevitabile è con Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick e soprattutto con il "Doppio Sogno" di Arthur Schnitzler, il romanzo breve del 1925 cui era ispirato. La regia di Enyedi è fluida come il mare che il capitano attraversa, come l'acqua sotto i ponti di Parigi e di Amburgo e come il nostro destino inconoscibile. A porte chiuse però tutto si raggela, diventa immobile e claustrofobico, la compostezza formale prende il sopravvento interrotta solo dal movimento sensuale del corpo di Lizzy, che si sottrae alle costrizioni intorno a lei. Recensione ❯
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Un'opera prima promettente che guarda a Sollima e usa il cinema di genere come grimaldello per l'analisi sociale. Drammatico, Italia, Francia2021. Durata 81 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Daniel è l'unico poliziotto di origine africana del Reparto Mobile di Roma. Deve sgomberare un palazzo occupato in cui vivono 150 famiglie. Una è la sua. Espandi ▽
Daniel, italiano di seconda generazione, fa l'agente di polizia nei reparti della Mobile, parte di una squadra di celerini spesso chiamata a eseguire sgomberi di immobili occupati a Roma. La squadra è per lui una famiglia, nonostante la cameratesca integrazione al suo interno porti sempre un asterisco di fondo per l'unico poliziotto di colore del reparto. Daniel ha però anche una famiglia vera che cerca di tenere nascosta ai colleghi, una madre e un fratello che vivono in un palazzo occupato da sempre sotto minaccia di sgombero. Patrick, fratello pieno di rancore a causa del lavoro di Daniel, è tra i più attivi nel comitato degli occupanti, e le due vite non potranno essere tenute separate ancora a lungo. Recensione ❯
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Un film miracoloso dove il classico viaggio dell'eroina è fatto di carne viva, dolore e di un'oscurità di straziante bellezza. Drammatico, Italia, Francia, Slovenia2021. Durata 89 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una giovane madre tenta un viaggio per riportare in vita la sua bambina morta. Espandi ▽
Italia, 1900. La bambina della giovane Agata è nata morta e quindi condannata a vagare nel Limbo. Agata sente parlare di un luogo in montagna dove i neonati possono essere riportati in vita d'un fiato, come un battesimo. Intraprende questo viaggio con il corpo della sua bambina nascosto in una scatola e incontra Lynx, un ragazzo solitario che le offre il suo aiuto. Si imbarcano in un'avventura che li avvicinerà entrambi a un miracolo che sembra impossibile. Recensione ❯
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Il ritratto umanamente complesso di Torregiani, commerciante entrato nel mirino della Storia. Drammatico, Italia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Dall'omonimo libro di Alberto Torregiani che racconta le sue vicende autobiografiche. Espandi ▽
Ero in guerra e non lo sapevo trae ispirazione dal libro autobiografico di Alberto Dabrazzi Torregiani e Stefano Rabozzi: Alberto è il figlio adottivo di Pierluigi uscito da quell’esperienza profondamente segnato nel corpo e nello spirito, e racconta la vicenda di un uomo che si trasforma con spaventosa rapidità in un morituro. Il suo rifiuto di collocarsi nel ruolo di vittima è raccontato come un peccato di hybris, e la sua storia ha i contorni della tragedia greca, ma è anche calata in un momento storico di generale conflitto e perdita di senno: e la fotografia (di Paolo Bellan) è cupa come i tempi che racconta. limiti di Ero in guerra ma non lo sapevo sono di varia natura: l’eccessivo didascalismo in una sceneggiatura troppo attenta a camminare sulle uova; una messinscena che sembra ispirarsi al poliziottesco anni Settanta e al western (vedi la musica “morriconiana”) ma invece ricorda da vicino i codici dello sceneggiato televisivo; l’accento milanese fluttuante di Francesco Montanari che incarna Torregiani con partecipazione ma anche un certo manierismo; una ricostruzione d’ambiente eccessivamente impostata. Ciò che invece funziona è la caratterizzazione di Torregiani non come “eroe borghese” ma come bastian contrario insofferente e indisciplinato, in questo più anarcoide che “uomo d’ordine”. Recensione ❯
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Un'opera nera che affronta un tema poco discusso: anche gli uomini possono essere vittime di abusi. Drammatico, Italia2021. Durata 106 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Giulio, marito e padre modello, si ritrova improvvisamente si ritrova senza casa e con una richiesta di divorzio, allontanato forzatamente dai figli, con false accuse di violenza e droga. Espandi ▽
Annalisa e Giulio si sono lasciati. Nel peggiore dei modi, nel peggiore dei mondi, regolato da un sistema giuridico che non fa che rivelare ai coniugi la violenza intrinseca della loro separazione. E in quella violenza, Giulio rifiuta di riconoscersi inciampando sull'ordine restrittivo per vedere le sue bambine o capire soltanto dov'è finito l'amore. Ma il sentimento, o quello che ne resta, si scontra con la realtà brutale di una coppia in crisi. Sarà Giulio a pagare con gli alimenti il prezzo più alto. Recensione ❯
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Omaggio nel segno della classicità e della passione dove Rubini si mette al servizio della storia. Drammatico, Italia2021. Durata 142 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Sergio Rubini firma un ritratto della famiglia di artisti De Filippo. Espandi ▽
Napoli, inizi del ‘900. Eduardo, Peppino e Titina vivono assieme alla madre Luisa De Filippo. Il padre naturale Eduardo Scarpetta, che è il più famoso attore e drammaturgo di quel periodo, si spaccia come loro zio, li trascura completamente ed è spesso severo nei loro confronti. Gli ha però trasmesso l’amore per il teatro e li ha fatti recitare fin da piccoli. Alla sua morte, nel 1925, non gli ha lasciato nulla; l’eredità infatti è stata spartita dalla famiglia legittima. Suo figlio Vincenzo, dopo aver ereditato la compagnia, cerca di avere tra gli attori sia Eduardo che Peppino. Con il primo nascono subito i contrasti, l’altro invece per un po’ recita per lui. Il grande desiderio dei De Filippo, malgrado i loro contrasti, è quello di fondare un trio con un repertorio tutto loro. E una notte di Natale, del 1931, il sogno comincia si avvera al Cinema Teatro Kursaal. Accompagnato dalle musiche di Nicola Piovani, il film ripercorre le fasi più importanti della loro infanzia e adolescenza e segue il binario parallelo del palcoscenico che s’incrocia con la vita privata. Il disagio di quello che è diventerà uno dei più grandi drammaturghi del Novecento, è pienamente nelle corde di Rubini nel modo di filmare l’appartenenza dei personaggi ai luoghi. Poi si fa da parte. Le luci dello spettacolo sono tutte per i protagonisti dove emerge tutta la tecnica di Giancarlo Giannini nei panni di Eduardo Scarpetta. Recensione ❯
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