Titolo originale | Los amantes astronautas |
Titolo internazionale | The Astronaut Lovers |
Anno | 2024 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Argentina, Spagna |
Durata | 116 minuti |
Al cinema | 12 sale cinematografiche |
Regia di | Marco Berger |
Attori | Javier Orán, Lautaro Bettoni, Mora Arenillas, Ivan Masliah, Ailín Salas Agustín Frías, Melina Furgiuela, Camila del Campo. |
Uscita | giovedì 20 giugno 2024 |
Distribuzione | Circuito Cinema |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 17 giugno 2024
Un film che racconta il nascere di un amore gay tra due giovani: un amore fatuo o è grande amore?
CONSIGLIATO SÌ
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In Argentina, il giovane spagnolo Pedro si prepara a un'estate di mare e spensieratezza con un gruppo di amici. Qui ritrova Maxi, un amico d'infanzia ormai cresciuto che si è da poco lasciato con Sabrina. Tra lo scherzo e la complicità, con la voglia di far ingelosire l'ex-fidanzata, Maxi si avvicina sempre di più a Pedro, che non fa mistero di essere gay. Tra i due si instaura progressivamente un rapporto che, come un astronauta, si avventura alla scoperta di cosa c'è oltre l'amicizia.
Fluida e giocosa, la relazione alla base di L'amante dell'astronauta rifiuta le norme e le categorie e caratterizza un film che è un inno alla sperimentazione e all'apertura giovanile, nel contesto queer ma non solo.
Lo realizza il regista e sceneggiatore argentino Marco Berger, che in materia è una garanzia: ha infatti trascorso l'ultimo decennio a modellare un cinema di minime variazioni, che esplora ogni sfaccettatura dell'amore e dell'attrazione omosessuale, in particolare maschile. Perfino a rischio della ripetitività, ma sempre con ammirevole dedizione, fin dai tempi di Absent che gli valse attenzione internazionale e un Teddy Award a Berlino, e ancor prima di Plan B, del quale la sua ultima opera riprende alcuni elementi.
Avvicinarsi per gioco, per curiosità, per uno scherzo agli amici, o per far ingelosire una ragazza. In nome di tutte queste cose e magari per nessuna di loro, forse solo per un colpo di fulmine che non si ha il vocabolario per descrivere. E questo nonostante il film sia molto parlato, facendo su e giù con i tanti dialoghi lungo quel crinale che separa realismo e affettazione. Un mare di parole e di discorsi che servono a offuscare il desiderio, a farci i conti in quel modo caotico ma necessario che è tipico dell'età.
Berger non manca mai di serietà nell'osservare il fenomeno, con l'occhio indagatore di chi comunque ha firmato un'opera leggera, o quantomeno più di altre nella sua filmografia. Nel giocare anche con i cliché (la lunga estate calda, il flirt gay con l'eterosessuale convinto) si è sforzato di infondervi gioia e semplicità, lui che la credibilità del cinema di ricerca se l'è guadagnata con rigore in tempi non sospetti. Navigando tra lo Xavier Dolan più limpido e il naturalismo di Weekend di Andrew Haigh, è un altro tuffo in profondità nella magia dell'attrazione (fisica ma anche emotiva e spirituale), quando due persone vengono trascinate in quel vortice di tensione irresistibile che sembra farci vivere a galassie di distanza.
Ho visto il film il 12 giugno in anteprima al nuovo olympia a Roma: Berger ha fatto almeno 3, se non 4, film con una sceneggiatura simile (setting in una casa durante le vacanze, gruppo di amici alcuni gayfriendly altri un po' meno, una persona gay ed un etero confuso, di li con stratagemmi scontati i film procedono verso un finale a "lieto fine", ossia bacino tra i due).
Domanda: chi non ha mai visto nulla di Marco Berger, il cui cinema in Italia è - al netto dei festival e di un paio di release home video perse nell'oblio - in larga misura inedito e sconosciuto, può legittimamente cominciare da qui, dal suo ultimissimo film (vincitore al 25° BAFICI del premio per la migliore interpretazione maschile, ex aequo a entrambi i protagonisti) e dal primissimo a trovare in [...] Vai alla recensione »
È l'Éric Rohmer di Buenos Aires, Marco Berger. La limpidezza del gesto, il paradigma della semplicità, l'attenzione ai comportamenti, la leggerezza del tocco, i budget contenuti, l'autenticità restituita con naturalezza. Come tutti i grandi autori, Berger fa sempre lo stesso film: a cambiare sono i corpi in campo ma non ciò che pensano e provano. E l'intimità - non l'intimismo - non è una posa, perché [...] Vai alla recensione »