Storia di mia moglie

Film 2020 | Drammatico, +13 169 min.

Regia di Ildikó Enyedi. Un film Da vedere 2020 con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini, Jasmine Trinca. Cast completo Titolo originale: The Story of My Wife. Genere Drammatico, - Germania, Ungheria, Italia, 2020, durata 169 minuti. Uscita cinema giovedì 14 aprile 2022 distribuito da Altre Storie. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,07 su 20 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 13 aprile 2022

Un capitano di mare fa una scommessa in un caffè con un amico che sposerà la prima donna che entra. In Italia al Box Office Storia di mia moglie ha incassato 47 mila euro .

Consigliato sì!
3,07/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 2,71
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Un trattato sui rapporti fra uomini e donne che si attraggono ma che continuano a non capirsi.
Recensione di Paola Casella
mercoledì 14 luglio 2021
Recensione di Paola Casella
mercoledì 14 luglio 2021

Anni Venti. Il capitano di lungo corso Jakob Storr ha il controllo totale della propria nave ma non della propria vita. In particolare a sfuggirgli è sua moglie Lizzy, una donna francese incontrata per caso (ammesso che il caso esista): il capitano Storr si voleva sposare, credendo di dare così maggiore stabilità alla propria vita, e si è proposto alla prima donna che è entrata in un caffè. Lizzy è una creatura affascinante ma del tutto inafferrabile per un uomo come Storr, che ha fatto della virilità la sua corazza, e che considera disonorevole e sconveniente il comportamento allegro della moglie. Ed è divorato dalla gelosia e la frustrazione davanti a quella donna che balla, beve, fuma e non si fa dire da nessuno come vivere.

"È inutile aspettare che la vita si adatti a te: sei tu che devi adattarti a lei", gli dirà Lizzy. Ma Jakob è incapace di lasciarsi andare alla consapevolezza che "la vita non è fatta altro che di giocose metamorfosi e non ha senso cercare qualcosa di rassicurante, un piano sensato, un obiettivo più alto: perché non c'è", come scrive Milàn Fust, l'autore ungherese di "La storia di mia moglie", romanzo da cui è tratto il film diretto dalla sua connazionale Ildiko Enyedi. La regista e sceneggiatrice aveva già firmato Corpo e anima, Orso d'Oro al Festival di Berlino nel 2017, e sembra avere una particolare propensione per le grandi storie d'amore.

La storia di mia moglie è smaccatamente sentimentale, ma è anche un trattato sui rapporti fra uomini e donne che si attraggono irresistibilmente ma continuano a non capirsi, nonché sulla tendenza di certe persone a rifiutare l'aspetto fragile e volubile dell'esistenza.

La messinscena è sontuosa, magnificamente fotografata da Marcell Rév e abbigliata dai bellissimi costumi di Andrea Flesch, e i due protagonisti, l'attore olandese Gijs Naber e soprattutto l'attrice francese Léa Seydoux, sono fisicamente ed emotivamente perfetti nei ruoli di Jakob e Lizzy. Il paragone inevitabile è con Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick e soprattutto con il "Doppio Sogno" di Arthur Schnitzler, il romanzo breve del 1925 cui era ispirato.

Le sette lezioni di vita che punteggiano il racconto di La storia di mia moglie portano Jakob dal pragmatismo iniziale alla presa di coscienza finale con un passo lento e rigoroso che fa parte della visione artistica di Enyedi, ma anche di quell'epoca lontana evocata come un fantasma: un'epoca improntata al maschile, e in realtà rediretta dalle donne attraverso la sensualità e il mistero. Lizzy provoca e sfida suo marito e non rivela mai i suoi sentimenti per lui, né i suoi possibili tradimenti. Ciò che rivendica, senza fare battaglie e dietro lo schermo di un'apparente arrendevolezza, è la propria autonomia di essere umano, mentre la millantata onestà di lui si traduce spesso in collera, intransigenza e sfiducia.

La regia di Enyedi è fluida come il mare che il capitano attraversa, come l'acqua sotto i ponti di Parigi e di Amburgo e come il nostro destino inconoscibile. A porte chiuse però tutto si raggela, diventa immobile e claustrofobico, la compostezza formale prende il sopravvento interrotta solo dal movimento sensuale del corpo di Lizzy, che si sottrae alle costrizioni intorno a lei. Ma anche dietro la confezione algida, che riflette invece la personalità di Jakob, si agita quel fuoco incandescente che il capitano fatica a trattenere, e che è la vita nella sua essenza incendiaria, in grado di mandare in cenere ogni umano progetto. Eppure Jakob ha fiducia nella pioggia, sapendo che prima o poi arriverà a spegnere l'incendio.

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FOCUS
FOCUS
martedì 12 luglio 2022
Pino Farinotti

La regista ungherese Ildikó Enyedi nel 2021 ha realizzato il film. Storia di mia moglie, opera di qualità, con Léa Seydoux, Sergio Rubini e Jasmine TrincaEnyedi ha lavorato sul contenuto del libro di Milán Füst soprattutto sui dialoghi, aggiornandoli. La regista si è sempre impegnata aderendo soprattutto alla propria vocazione e intenzione. Da artista colta ha sempre privilegiato la letteratura rispettando l’intenzione primaria dello scrittore, intervenendo con misura; è legittimo dire che il titolo può appartenere, in parte cospicua, alla regista oltre che allo scrittore. La stessa autrice ha “confessato” di essersi permessa una licenza evocando lo scrittore austriaco Arthur Schnitzler, e il suo romanzo “Doppio sogno”, diventato poi il film Eyes Wide Shut a firma di Stanley Kubrick.

Il cinema “colto” ha onorato Ildikò Enyedi, che ha vinto la Caméra d’or al Festival di Cannes nel 1989 per Il mio XX secolo, e l’Orso d’oro al Festival di Berlino 2017 con Corpo e anima, che è anche stato candidato all’Oscar come miglior film straniero. Dunque è bene prestarle attenzione.

É di recente uscita il “master” letterario di Milán Füst, edito da Adelphi. Mi sembra dunque un esercizio opportuno raccontare dalla radice “La storia di mia moglie”. Le due discipline procedono parallele. Per sua natura la carta può approfondire, completare la vicenda. Il libro è sempre una bella premessa. Sta all’utente completare il “dittico”.

Füst (1888-1967) ungherese, nato da famiglia nobile ebrea, ha studiato economia e legge e ha insegnato economia a Budapest. Decisivo è l’incontro nel 1908 con lo scrittore Erné Osvàt che lo introduce nell’ambiente letterario.
Füst diventerà uno dei più importanti autori del suo Paese. “La storia di mia moglie” è il suo romanzo più famoso, pubblicato nel 1942. Ma solo nel 1958 si impose, quando fu pubblicato da Gallimard in Francia. Col successo arrivarono le traduzioni in molte lingue. Quel titolo valse allo scrittore la candidatura al Premio Nobel nel 1965. Assegnato all’islandese Halldór Laxness.

La storia. Jacques è un omone alla… Orson Welles, è capitano di lungo corso e nella vita ne ha viste di tutti i colori. Paesi, culture, costumi, donne. Quando incontra Lizzy potrebbe essere l’amore della vita. Ma Jacques, che conosce molto, non riesce a conoscere in profondità quella donna particolare. E lo racconta.   

“Io mi trovo in continuo pericolo di vita, e tanto più a quel tempo, e non soltanto quando navigavo in alto mare. All’epoca ero in contatto con certi filibustieri levantini abbastanza pericolosi, figuriamoci quindi se potevo occuparmi di simili sciocchezze, se mia moglie mi avrebbe amato, se mi sarebbe stata fedele mentre ero lontano da casa. Ad ogni modo le donne non sono mai fedeli, meno di tutte le mogli dei comandanti delle navi, questo fa parte del gioco…”.
“Così le comprai un mucchio di braccialetti e di collane e me la sposai. Perché a noi marinai non piace fare la corte troppo a lungo”.

Jacques è dominato dalla moglie, e reagisce col possesso e la gelosia. Sentimenti che peggiorano le cose, tanto che Lizzy fugge. Passa il tempo e il destino porta i due ad abitare nello stesso palazzo. La donna vive nella stanza accanto. Sono separati da una parete. Ma Jacques, tormentato, sempre con Lizzy nella memoria e nel cuore, non riesce a bussare a quella porta.
Il libro è in sostanza anche una proposta sentimentale, senza pudori, che diventa un trattato sui rapporti fra uomini e donne che si attraggono, ma che non si capiscono. Quando “capirsi” sarebbe indispensabile, soprattutto rispetto ai difetti e alle debolezze dei partner. Sarebbe un esercizio utile anche a fronte delle complicazioni dell’esistenza.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
venerdì 22 aprile 2022
Valerio Caprara
Il Mattino

Per scommessa il capitano Jacob dichiara a un amico che sposerà la prima donna che entrerà nella caffetteria di Malta dove sono seduti. Per sua fortuna -e a dirla tutta anche per quella degli spettatori- a entrare è Lizzy ovvero Léa Seydoux, deliziosa attrice francese che col sorriso celestiale, i capelli ramati e l'intensa sensualità sotto pelle sembra uscita dalle pagine di un romanzo di Scott Fitzgerald. [...] Vai alla recensione »

venerdì 15 aprile 2022
Leonardo Lodato
La Sicilia

Storia intrigante, epica e struggente al tempo stesso, magnificamente orchestrata, con personaggi di grande spessore psicologico e sensualità e interpreti raffinati: la francese Léa Seydoux e l'attore olandese Gijs Naber. "Storia di mia moglie" è un film, a parere di chi scrive, bergmaniano per eccellenza nel raccontare come "Storie di un matrimonio" del maestro svedese la crisi di una coppia sposata [...] Vai alla recensione »

venerdì 15 aprile 2022
Frédéric Strauss
Télérama

La coppia, la fusione di due esseri, l'amore, le differenze tra i sessi: l'ungherese Ildikó Enyedi ha una curiosità vorace per uomini e donne. L'aveva già mostrato nell'audace Corpo e anima Orso d'oro a Berlino nel 2017. Quel riconoscimento ha permesso a questa regista discreta di cimentarsi in un film ambizioso, adattamento di un romanzo di culto del suo connazionale Milan Fust.

venerdì 15 aprile 2022
Marco Contino
Il Mattino di Padova

Jakob Stör (Gijs Naber) è un capitano di mare tutto d'un pezzo che, negli anni Venti, solca gli oceani da un porto all'altro. Un giorno, quasi per scommessa, colto da un desiderio di stabilità, assicura all'amico Kodor (Sergio Rubini), incontrato al bar, che sposerà la prima donna che entrerà dalla porta del locale. Il caso vuole sia Lizzy (Léa Seydoux), parigina misteriosa e inafferrabile, che si [...] Vai alla recensione »

giovedì 14 aprile 2022
Alberto Crespi
La Repubblica

Dopo l'ottimo Corpo e anima, Orso d'oro a Berlino 2017, la grande ungherese Ildiko Enyedi si lascia sedurre dal dubbio fascino della coproduzione europea. Ungheria, Francia, Germania e Italia si uniscono per un filmone in costume con protagonista olandese (Gijs Naber) e star francese (Léa Seydoux). Un capitano di vascello un po' alla Conrad scommette con un amico al bar che sposerà la prima donna che [...] Vai alla recensione »

giovedì 14 aprile 2022
Giovanna Asia Savino
Cineclandestino

Presentato alla 74° edizione del Festival di Cannes dove era in concorso per la Palma d'Oro, Storia di mia moglie, l'ottavo lungometraggio diretto dalla regista ungherese Ildikó Enyedi, il primo in lingua inglese, è l'adattamento cinematografico del romanzo La storia di mia moglie, scritto da Milán Füst nel 1942, edito in Italia dalla casa editrice Adelphi.

giovedì 14 aprile 2022
Marina Visentin
Cult Week

Dopo l'Orso d'Oro alla Berlinale 2017 conquistato con il bizzarro e pregevole Corpo e anima, la regista ungherese Ildikò Enyedi ritorna con Storia di mia moglie, protagonista Jakob Storr (Gijs Naber), capitano di lungo corso più abituato a trattare con mare, vento e pioggia che con gli altri esseri umani. Chiuso nella sua corazza di distaccata cortesia, sembra capace di parlare davvero solo con la [...] Vai alla recensione »

giovedì 14 aprile 2022
Riccardo Baiocco
Sentieri Selvaggi

A guidare la scommessa di Storia di mia moglie della regista ungherese Ildikó Enyedi, già vincitrice dell'Orso d'Oro nel 2017 con Corpo e anima, non è una banconota come per il marinaio cantato da Jim Morrison. È un truffaldino Sergio Rubini a sbattergli in faccia il guanto di sfida e a incrinare l'atteggiamento di chi basta a sé stesso del capitano olandese Jakob Störr.

giovedì 14 aprile 2022
Stefano Giani
Il Giornale

Seduto al bar con la mefistofelica coscienza della vita un capitano di marina scommette: «Sposerò la prima donna che entra». Per sua fortuna è Léa Seydoux ma il marinaio si ritrova a Paris centre ville. Quello che scatta è il racconto appassionato e sofferto di quella moglie sfuggente che sa come vivere e della quale soffre dubbi di tradimenti subiti.

giovedì 14 aprile 2022
Alessandra Levantesi
La Stampa

Titolo appropriato quello del romanzo (Adelphi) di Milan Fust cui si ispira il film, in quanto Lizzy è vista attraverso gli occhi del marito e io narrante Jacob, tanto abile capitano di nave, quanto uomo incapace di decifrare il cuore di una donna. La gelosia di lui, la sfuggente natura di lei: destinati a restare estranei l'uno all'altra, Jacob e Lizzy mandano inesorabilmente a rotoli il loro matrimonio. [...] Vai alla recensione »

giovedì 14 aprile 2022
Silvana Silvestri
Il Manifesto

L'ambientazione è immersa fin da subito in una patina letteraria, romantica, dove si staglia la figura di Jacob Störr (Gijs Naber), capitano olandese di marina mercantile. È la versione cinematografica di «La storia di mia moglie» di Milan Füst (1988-1967), celebre scrittore ungherese dalla vita complicata, candidato per questo romanzo al Nobel per la letteratura nel 1965, un romanzo amato dalla regista [...] Vai alla recensione »

martedì 12 aprile 2022
Marco Minniti
Asbury Movies

Dopo l'exploit di Corpo e anima, dramma giocato sul confine tra realtà e sogno che nel 2017 le portò l'Orso d'Oro a Berlino, con Storia di mia moglie la regista ungherese Ildikó Enyedi fa il suo esordio nel cinema in lingua inglese. Un esordio che in realtà coinvolge professionalità provenienti da ben quattro paesi (Francia, Germania, Italia e Ungheria) e che adatta per il grande schermo il romanzo [...] Vai alla recensione »

martedì 12 aprile 2022
Giulio Sangiorgio
Film TV

Anni 20, da Parigi ad Amburgo, Europa comunque cosmopolita. «Sposerò la prima donna che entra nel ristorante», dice capitano di lungo corso (Gijs Naber) al sodale filibustiere (un Sergio Rubini quota italiana da eurocoproduzione). Gran botta di culo (forse): è Léa Seydoux. Cioè un'attrice che a Cannes, dove il film era in Concorso, s'è abituata a rappresentare un ideale, di donna e di Francia (France, [...] Vai alla recensione »

martedì 20 luglio 2021
Giulio Sangiorgio
Film TV

Anni 20, Parigi, Amburgo, comunque Europa cosmopolita (in abiti da co-produzione europea). Capitano di lungo corso scommette con sodale filibustiere: «Sposo la prima che entra nel ristorante». Botta di culo (forse): è Léa Seydoux (a Cannes anche con France, The French Dispatch, Tromperie, tutti ruoli che hanno a che fare con un'ideale di donna o di Francia).

venerdì 16 luglio 2021
Massimo Causo
Duels.it

Per una irrazionalista conclamata come Ildikó Enyedi, i sette capitoli e un epilogo che compongono The Story of My Wife (in Concorso a Cannes 74) sono materiale pregiato per scandagliare un'altra storia d'amore asincrono, perfettamente in linea con tutto il suo cinema. Per la prima volta la fonte è letteraria, dato che alla base c'è il più celebre romanzo pubblicato nel 1943 dal grande scrittore ungherese [...] Vai alla recensione »

giovedì 15 luglio 2021
Andrea Chimento
Il Sole-24 Ore

Infine, sempre in competizione, è stato presentato anche «The Story of My Wife» della regista ungherese Ildikó Enyedi.Tratto dal romanzo omonimo di Milán Füst, il film racconta di un capitano di una nave mercantile che, per scommessa, chiederà di sposarlo alla prima donna che entra nel locale in cui si trova.Melodrammone d'altri tempi, «The Story of My Wife» è un film in cui il peso delle quasi tre [...] Vai alla recensione »

giovedì 15 luglio 2021
Adriano De Grandis
Il Gazzettino

Un capitano di mare scommette di sposare la prima donna che entrerà nel caffè dove è seduto. La sorte gli propone Lizzy, ma la storia non sarà così semplice. Estenuante mélo che la regista ungherese fa durare per quasi tre ore, in un mortale affaticamento per lo spettatore. La storia si lascia seguire senza scosse, costringendo anche il mistero a destare sostanzialmente indifferenza, nonostante la [...] Vai alla recensione »

giovedì 15 luglio 2021
Roberto Manassero
Cineforum

Il nuovo film della regista ungherese Ildikó Enyedi dopo l'Orso d'oro a Berlino per Corpo e anima (2017) è la trasposizione del romanzo ungherese del 1942 Storia di mia moglie di Milán Füst (in Italia pubblicato da Adelphi), ambientato negli anni '20 tra Parigi e Amburgo, con protagonista un capitano di navi cargo, l'olandese Jakob Störr (Gijs Naber), ossessionato dall'idea dell'infedeltà della moglie [...] Vai alla recensione »

mercoledì 14 luglio 2021
Federico Pontiggia
La Rivista del Cinematografo

Reduce dall'orso d'Oro a Berlino 2017 con corpo e anima, la brava regista ungherese Ildikó Enyedi approda in Concorso a Cannes 74 con il suo primo film in lingua inglese, adattamento del romanzo (1942) del connazionale Milán Füst: The Story of My Wife. Sinteticamente, il (melo)dramma esplora negli Anni Venti del secolo scorso con atmosfere mitteleuropee e alla bisogna mediterranee, se non levantine, [...] Vai alla recensione »

NEWS
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mercoledì 6 aprile 2022
 

Presentato in concorso a Cannes, nello straordinario cast internazionale anche Sergio Rubini e Jasmine Trinca. Dal 14 aprile al cinema. Guarda l'inizio »

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martedì 5 aprile 2022
 

Regia di Ildikò Enyedi. Un film con Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini, Jasmine Trinca. Da giovedì 14 aprile al cinema. Guarda il trailer »

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