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Ultimo aggiornamento giovedì 6 aprile 2023
La storia in un lungo arco di tempo di una redazione di un quotidiano americano. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, 3 candidature a BAFTA, 3 candidature a Satellite Awards, 2 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a ADG Awards, In Italia al Box Office The French Dispatch ha incassato 2,2 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Arthur Howitzer Jr., figlio del fondatore e proprietario del quotidiano "The Evening Sun" di Liberty (Kansas), ha convinto anni prima il padre a finanziare un supplemento domenicale e ha installato la redazione a Ennui-sur-Blasé. Espatriata in Francia, "Picnic" diventa "The French Dispatch" e copre 'con stile' la cronaca del paese. Perché intorno alla sua scrivania, Horowitzer Jr. ha raccolto i migliori giornalisti del suo tempo. Archeologi del quotidiano, 'inseguono' su campo il soggetto che gli è stato assegnato: una contestazione studentesca che volge in idillio, l'indagine di un commissario sulla pista dei rapitori di suo figlio, un artista psicotico e galeotto innamorato della sua secondina, il necrologio di Arthur Howitzer Jr, che ha posato la penna. E l'ultimo numero sarà un'antologia di articoli, i migliori, dedicata a lui. Si stampi.
Benvenuti nel nuovo conte di Wes Anderson, che trasloca in Francia (il film è girato a Angoulême) con un bastimento carico di attori e un flusso ininterrotto di dialoghi.
Parole che diventano la musica ammaliante di un film che è gourmandise per gli occhi. Ogni inquadratura meriterebbe che ci fermassimo per cogliere tutti i dettagli che riempiono lo spazio e l'universo personale di un autore per cui il cinema è soprattutto arte pittorica.
The French Dispatch è una collezione di storie 'adattate' dalla gazzetta diffusa nella città immaginaria di Ennui-sur-Blasé. Un album di 'figurine' e figuranti nobili ma fissi. Come in un vero giornale, i registri (cronaca nera, necrologi, società, cultura, cucina...) si succedono compulsivamente, inciampando sul colore, il bianco e nero, il romanzo grafico. L'iperattività del racconto, la sua messa in scena, la composizione dei quadri, la costruzione dei décor, qualche volta si fa estenuante, riducendo la storia a un pretesto, perché The French Dispatch spinge il patchwork più lontano, con le sue piccole storie incastonate, concepite come tanti capitoli visivi, meticolosamente realizzati a colori o a disegni animati.
Film inesauribile, che richiede senza dubbio più visioni per riconoscere anche solo i volti delle star (americane e francesi) che appaiono il tempo di un primo piano, The French Dispatch è l'omaggio di Wes Anderson a un mestiere che assomiglia a quello che fu il giornalismo e a un paese che assomiglia alla Francia. Piantata come una 'casa di bambola' al cuore di Ennui-sur-Blasé, la sede del giornale ospita una legione di attori (Tilda Swinton, Bill Murray, Owen Wilson, Benicio del Toro, Léa Seydoux, Mathieu Amalric, Lyna Khoudri, Edward Norton, Elisabeth Moss, Frances McDormand, Timothée Chalamet e ancora) venuti dalle due sponde dell'Atlantico anche solo per una replica, una battuta, per essere un frammento o un bagliore dentro un film costruito alla gloria della carta stampata e del cinema analogico.
Impossibile davvero elencarli tutti, come intravederli sullo schermo e in quella parata funebre e malinconica che apre (e chiude) sulla morte del suo flemmatico direttore. Dopo l'elegia mitteleuropea di Grand Budapest Hotel, Wes Anderson edifica le sue scenografie e consacra il suo film al "The New Yorker", periodico americano fondato nel 1925 e articolato in reportage, critica, saggi, narrativa, satira, commenti sociali e politici, vignette e poesia, e alle sue grandi firme, James Baldwin, Joseph Mitchell, Lillian Ross.
L'edificio di Anderson è saturo di accessori, costumi e meraviglie non commestibili esposte come nella vetrina di una pasticceria d'antan. Impossibili da afferrare o da 'assumere' perché l'autore sembra aver rotto la relazione con la materia del mondo. Resta la minuzia estetica di un orafo maniacale che pratica la leggerezza di superficie e oppone alla barbarie che gronda sul mondo, il fragile e prezioso baluardo della poesia. E in fondo, The French Dispatch è un altro monumento alla grazia, una boule de neige souvenir di Angoulême che cita più che trasformare il cinema di Wes Anderson.
Ispirandosi ad articoli e firme storiche dell’amato periodico statunitense «The New Yorker» (come si vede dalle copertine nei titoli di coda), ma spostando l’azione in Francia, l’ultima pellicola di Anderson è (anche e non soltanto) un sentito omaggio a qualcosa che sta scomparendo (o è già scomparso), a una cultura passata di moda, a un certo modo [...] Vai alla recensione »
Quando si esce da un luna park, in testa continuano a mulinare immagini, suoni, odori diversi e ci si sente un po' confusi, ma in fondo felici, in modo infantile. Così ci si sente dopo la visione di The French Dispatch. Che è, sì, anche, un omaggio al giornalismo di altri tempi, uno sguardo nostalgico rivolto a un XX secolo (preso senza i suoi terribili conflitti), alla Parigi di un tempo in particolare, [...] Vai alla recensione »
Un cast eccezionale, una scenografia preziosa e innovatrice, atmosfere che rappresentano e trasfigurano uno spazio tempo particolare (la Francia di metà del ventesimo secolo), proponendo un insieme di quadri, icone e simboli dalla forte valenza pittorica, personaggi come figurine animate (con un approccio simile a quello del grande film di Scorsese "Hugo Cabret") che interagiscono [...] Vai alla recensione »
Fa sinceramente tristezza cogliere l'imbarazzante, per non dire vergognosa distanza tra l'inarrivabile, preziosissima genialità espressa ad ogni livello da quest'opera e la superficialità dello sguardo ostentata con sbrigativa supponenza da tanti partecipanti a questo forum. Superficialità perdonabile in chi ha forse infilato la visione di The French Dispatch tra un [...] Vai alla recensione »
Beh diciamo che in più di 20 anni di produzione Wes Anderson, raggiunge il suo culmine, non in bellezza e trasporto del fim, ma della sua visione del mondo. Film cervellotico, teatrele fin troppo intelletuale nelle scelte, adatto ad un pubblico di appasionati del genere e non di chi è andato al cinema per caso!. Tutti i tempi della poetica Adnersoniana, sono presenti e costanti.
Sinceramente non so se ci troviamo di fronte ad un capolavoro, comunque sia a me il film è piaciuto molto! Sembra che alcuni siano rimasti delusi, altri si siano addormentati, altri addirittura siano fuggiti via a metà film... Mi dispiace per loro (lo dico senza alcun sarcasmo), io sono rimasto incollato alla poltrona -e con un sorriso affascinato "fotografato" in faccia- dall'in [...] Vai alla recensione »
The French Dispatch è la dimostrazione definitiva che Wes Anderson non è più solo quello delle inquadrature simmetriche. Non solo. Sempre di più, come già aveva mostrato nei suoi ultimi film, Anderson tende a sfruttare la profondità di campo nello stesso modo in cui utilizza gli assi orizzontali e verticali della sua inquadratura, portando così potenzialmente [...] Vai alla recensione »
Wes Anderson, colorito e fantasioso regista dei nostri tempi. Il cui cinema è sempre sopra le righe, mai convenzionale, appassionato ed appassionante. Dopo il successo di The Great Budapest Hotel ne riprende lo stile, con una pellicola dinamica, dai colori accesi, che si spinge anche oltre diventando ad un certo punto anche un cartone animato. La storia è quella di una redazione di un giornale americano [...] Vai alla recensione »
Un cast eccezionale, una scenografia preziosa e innovatrice, atmosfere che rappresentano e trasfigurano uno spazio tempo particolare (la Francia di metà del ventesimo secolo), proponendo un insieme di quadri, icone e simboli dalla forte valenza pittorica, personaggi come figurine animate (con un approccio simile a quello del grande film di Scorsese "Hugo Cabret") che interagiscono [...] Vai alla recensione »
Se nei film precendenti la forma contava più della sostanza ma quest'ultima comunque c'era, dalla trama ai personaggi, in questa nuova fatica la forma ha preso completamente il sopravvento. Sembra di andare ad una mostra di arte astratta, cosa d'altronde confermata dall'unico episodio di sostanza di tutto il film con protagonista Benicio del Toro e Lea Seydoux, in cui del contenuto [...] Vai alla recensione »
Sono un grande fan di Wes Anderson, ma questo è il suo unico film brutto, mi ha deluso l'unico episodio carino è quello con Lea Sedoux bravissima ,molto bravi anche AdriAN bRODY e Beninicio del Toro.Il resto nil nulla di trama,dialoghi e quel brio e simpatia che lascivano i suoi film.Passo Falso di Wes Anderson che ci ha incantato con i suoi film , ma qui siamo ad una parata di grandi [...] Vai alla recensione »
Le due stelle sono solo per le immagini. Del film non so cosa dire: tutto questo continuo movimento di attori per arrivare a dire che cosa? Anderson sta tirando troppo la corda e temo che il tutto non significhi assolutamente nulla. Non più parole in libertà di futuristica memoria, ma immagini in libertà senza alcun senso.
Cast eccezionale, fotografia eccellente. E basta. Sceneggiatura delirante, senza senso, ma non colpisce, non diverte, anzi, annoia a morte. Film assolutamente inutile e sciocco. Delusissima.
Di questo film mi sento di salvare solo l'apparato visivo con la bellissima fotografia. Per il resto sono convinto che se non si ha nulla da dire è meglio rimanere in silenzio. Qui invece di parole ce ne sono anche troppe. Purtroppo la pellicola deraglia rapidamente verso il noioso delirio di un autore tanto eccentrico quanto inutile. Grazie a Dio dopo poche ore ho già rimosso la [...] Vai alla recensione »
Un polpettone senza capo nè coda, infarcito di citazioni sconclusionate, ad uso e consumo di chi lo ha prodottto.Vorrebbere intellettuale ma non ci riesce.Stupisce l'adesione al progeto da parte di attori di assoluto livello.Da evitare.
Probabilmente affogherò nel dubbio della mia incompetenza, eppure mi ritrovo sicuro nel giudicare questo film un ottimo prodotto pubblicitario, un mix di trovate fine a se stesse e una freddezza inconcludente di fondo. Un film di plastica, senza poesia in attesa di un respiro di sollievo ai titoli di coda.
Film irritante e deludente. Noioso. Un flusso ininterrotto di dialoghi (privi di contenuto). Una parata di grandissimi attori (senza senso).
Grande spreco di risorse e e talento, nonchè di denaro e tempo dello spettatore. Un divertissement, ma solo per il regista...
Sono uscita a metà film. Sicuramente no ho capito un acca ma è un film orribile punto e basta.
Mai annoiato così per un film... ho abbandonato la sala. Tempi lunghi e noiosi. trama inesistente Fortunatamente ho avuto il coraggio di andar via. metà sala dormiva,tempo buttato
Forse troppo ripiena di dialoghi e voci narranti a ritmo sostenuto, e di svariati cambi d'inquadratura altrettanto rapidi, perchè possa dirsi leggera, questa commedia, strutturata dal sempre riconoscibilissimo Wes Anderson in distinte parti, ma rientranti in un filo narrativo unico, si fa apprezzare (e c'era da scommetterci) per la meravigliosa fotografia e per il grande cast, che in [...] Vai alla recensione »
Diffidate dalle recensioni negative, chi non sa apprezzare questo film non sa apprezzare il grande Cinema. Wes Anderson si conferma un grande maestro contemporaneo, questo film è talmente pieno di dettagli che verrà sicuramente studiato in tutte le scuole di cinema. Ogni singola inquadratura è studiata nei minimi dettagli è presenta idee mai viste prima nella storia del cinema.
Con Wes Anderson, come con tutti i registi che hanno una poetica riconoscibile, si rischia, a ogni film, di riscrivere, almeno in parte, le stesse cose, a meno che non si decida di dare per scontati una serie di aspetti e caratteristiche che, stante anche il riscontro ottenuto dalla sua filmografia, probabilmente sono già a conoscenza di chi ci legge.
Nella città francese di Ennui-sur-Blasé ha sede la redazione del The French Dispatch, supplemento settimanale del quotidiano statunitense Evening Sun di Liberty, Kansas, che si occupa di cronaca e cultura generale. Alla morte del suo fondatore e direttore, la redazione, che riunisce i più grandi giornalisti dell'epoca, decide di pubblicare un'edizione commemorativa composta dai migliori articoli pubblicati [...] Vai alla recensione »
Per dirla alla francese, il nuovo film di Wes Anderson è un "pot-pourri" nel quale il regista americano, classe 1969, pigia suggestioni, riferimenti, citazioni, colori, abiti, arredi e toni malinconici a lui cari. Non sorprende che il festival di Cannes l'abbia voluto ad ogni costo, tenendolo in freezer per un anno intero d'accordo con la Fox-Disney: "The French Dispatch" in fondo è un atto d'amore [...] Vai alla recensione »
Con The French Dispatch, attualmente al cinema, Wes Anderson pare aver smarrito la sua capacità di affabulare. Nel film troneggia un'inventiva a tratti inarrivabile ma dal formalismo stancante. Il creatore di mondi cui si devono titoli splendidi come "I Tenenbaum", "Moonrise Kingdom" e "Grand Budapest Hotel" è vittima di un paradosso: da un lato ha confezionato quella che è l'esperienza più immersiva [...] Vai alla recensione »
Non è solo "un film di Wes Anderson". Neanche "l' ultimo film di Wes Anderson". E' uno strepitoso- sublime- spassosissimo film di Wes Anderson. Va detto subito, in giro ci sono recensioni tiepidine, e anche dopo la proiezione a Cannes si erano sentiti commenti poco entusiasti ( sarà stato il gelo delle sale, o i complicati sottotitoli, o la quantità di dettagli che il regista riesce a ficcare in un [...] Vai alla recensione »
Coralità di adorabili loser, formidabile mix di arguzia & innocenza, cifra linguistica e stilistica inconfondibili. Così è, da sempre, il genio di Wes Anderson che oggi, però, necessita di precauzioni per evitare che quel "fa sempre lo stesso film" lo trasformi in un autore le cui strabilianti invenzioni degradano in convenzioni. Ecco perché ogni giudizio affrettato su The French Dispatch va "protetto" [...] Vai alla recensione »
Al fatidico scoccare del decimo lungometraggio di finzione realizzato, non ci si dovrebbe certo stupire del fatto che Wes Anderson continui a fare cinema alla Wes Anderson. Un modus operandi in cui lo stile divenga parte organica del contesto, veicolo principe di ciò che l'autore intende esprimere. Ovviamente nemmeno The French Dispatch - fatica per l'appunto numero dieci del cineasta texano - deroga [...] Vai alla recensione »
Nel mondo iperrealistico cui Wes Anderson ci ha abituati, il paesino immaginario di Ennui-sur-Blasé (in realtà Angoulême) confina da vicino con "Grand Budapest Hotel" e "L'isola dei cani", per restare agli ultimi film. Un paese dove non sembra accadere nulla come testimonia il nome (una sorta di "Noia per sfinimento") se non le classiche storie paradossali, con un humour sotteso finemente, che Anderson [...] Vai alla recensione »
A ciascuno il suo Anderson. Di fronte a una filmografia ricca di gusti e umori divaganti e un circo di personaggi fuori di misura e testa, è scontato che le possibili reazioni siano solo due: si ama alla follia lo stralunato regista texano oppure lo si evita. Stavolta si tratta di un inno all' amore degli americani per la Francia e un omaggio al New Yorker, mito primario del giornalismo d' élite d' [...] Vai alla recensione »
«Era la stampa, bellezza», per parafrasare la mitica battuta di Humphrey Bogart nell' Ultima minaccia (1952). Questo è il senso dell' ultimo frenetico film di Wes Anderson, The French Dispatch, in concorso a Cannes 2021 dove non si fece particolarmente notare (zero premi). Si comincia con la morte di Arthur Howitzer (Bill Murray, ispirato ad Harold Ross del New Yorker), direttore burbero della redazione [...] Vai alla recensione »
Pochi registi riescono a fare meglio di Wes Anderson quando si tratta di riunire tanti attori di livello assoluto in un'unica pellicola. Come le precedenti, anche la sua decima fatica The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun (o più semplicemente The French Dispatch) è un vero e proprio album delle figurine, un all-star game cinematografico a cui le celebrità hollywoodiane sembrano fare [...] Vai alla recensione »
Collezionare le cose, dar loro un nome, catalogarle, disporle in serie secondo criteri estetici o sentimentali, seguendo pure connessioni mnemoniche oppure in libertà assoluta... è un modo di imporre il proprio controllo sul mondo. La tassonomia come dominio progressivo dell'esistente, insomma. Una fatica pressoché illimitata. Ed è, ricordo, un'inclinazione perversa dell'infanzia, quando nominare e [...] Vai alla recensione »
Come definire quel peculiare universo poetico che è il cinema di Wes Anderson: irreale, iperreale, surreale, fiabesco? Di certo i suoi film riproducono con ossessiva cura del dettaglio una copia immaginaria del nostro mondo, ruotando in chiave di sommessa malinconia e imperturbabile umorismo sul mistero dell' esistenza. Girata in un bianco e nero che a tratti trasmuta in colore, The French Dispatch [...] Vai alla recensione »
Quando un regista ripropone il proprio mondo in maniera lampante come ha fatto Wes Anderson nelnuovo film, le reazioni sono inevitabilmente due. C' è chi si incanta perché, come dicono certuni, "c' è tutto il suo cinema", perché colgono costanti e varianti; e c' è chi ne esce con un leggero senso di spiacevole sazietà. The French dispatch è il nome di una rivista americana di stanza a Parigi, ma il [...] Vai alla recensione »
C'era una volta Max Fischer, che in Rushmore scarabocchiava la Tour Eiffel sul quaderno, ascoltava Yves Montand e sfoderava baschetti e «c'est la vie»: la Francia di Ennui-sur-Blasé, immaginaria località sede del "French Dispatch", è sempre quella vera come la finzione che i personaggi di Wes Anderson sognano dall'inizio della sua filmografia. Una patria putativa inconoscibile, un patchwork di suggestioni, [...] Vai alla recensione »
Tanto per cominciare The French Dispatch non si chiama così. Il titolo autentico è lunghetto e sarebbe The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun. Le parole sono importanti; questa precisazione non va presa alla leggera ma, perdonate se potete, alla lettera. Omaggio in chiave antologica congegnato, intessuto, pittoricamente plasmato da Wes Anderson (Grand Budapest Hotel) in onore (memoria?) [...] Vai alla recensione »
Se questa recensione fosse written and directed by Wes Anderson (magari pubblicata proprio sul The French Dispatch) ciascuno dei prossimi paragrafi sarebbe scritto con un colore differente e magari ogni riga all'interno dei paragrafi avrebbe un diverso carattere, qualcuna doppia, un'altra a specchio. Ma se questa recensione non soltanto fosse scritta da Anderson, ma si trattasse dell'ultima opera dello [...] Vai alla recensione »
Wes Anderson, americano a Parigi, trapianta in una Francia versione plastico 1:1 (la fittizia cittadina di Ennui-sur-Blasé) la redazione di un settimanale del Kansas: tre episodi/articoli (il primo dei quali ripesca un progetto abbandonato del regista, The Rosenthaler Suite) di raffinata, esasperata stilizzazione, in cui i giornalisti forestieri osservano curiosi - senza comprenderli - il Sessantotto, [...] Vai alla recensione »
In termini di estetica, con Wes Anderson e il New Yorker il livello è sempre molto alto. Così erano le aspettative per quello che il regista statunitense ha definito "una lettera d'amore ai giornalisti". Il film prende la forma dell'ultimo numero del French Dispatch, un giornale americano che ha sede nella cittadina inventata di Ennui, lungo il fiume Blasé, un avamposto statunitense in Europa.
In un continuo radicalizzarsi del suo stile Wes Anderson è arrivato con The French Dispatch ad un nuovo apice di stilizzazione. Tuttavia invece di corrispondere ad un apice anche filmico, questo film di incredibile precisione, dettaglio e declinazione del suo stile è il peggiore della sua carriera, il più noioso e ancora peggio, l'unico in cui si ha l'impressione che a nessuno stiano a cuore i personaggi [...] Vai alla recensione »
Ennui, noia, così si chiama la cittadina dove lo statunitense Arthur Howitzer Jr., in vacanza dal Kansas, ha installato la redazione d'oltreoceano del The French Dispatch, il supplemento settimanale del quotidiano di Liberty (in Kansas, per l'appunto) Evening Sun. Fin dall'incipit il decimo lungometraggio diretto da Wes Anderson sembra voler porre in modo netto una dichiarazione d'intenti: non è più [...] Vai alla recensione »
The French Dispatch è il supplemento domenicale del Liberty, Kansas Evening Sun, una rivista dalla storia gloriosa che è stata vissuta, pensata e plasmata dal suo fondatore, Arthur Howitzer Jr. Al French Dispatch lavorano i giornalisti migliori, i più creativi, geniali anche quando non scrivono. Il French Dispatch si occupa di tutto: di arte, di viaggi, di cucina, di società, di politica.
Stravaganza, eccentricità, bizzarria. Sono tre termini, generalmente usati come sinonimi, che nel ventaglio in cui si dispiega la visionarietà di Wes Anderson ritrovano la corretta gradazione. L' universo del regista è fatto di scenografie, costumi, arredi che, vivificati dall' occhio mobile dell' obiettivo e dal ritmo del montaggio, divengono coreografie capaci di ipnotizzare lo spettatore.
Nella città francese immaginaria di Ennui-sur-Blasé si stampa il supplemento settimanale del quotidiano americano Evening sun di Liberty, Kansas. Quando il proprietario muore, viene pubblicato una specie di best of degli articoli apparsi negli anni, tre di questi diventano oggetto del film. Niente di nuovo sul fronte Wes Anderson, dalle sue ossessioni stilistiche alla sua ironia astratta della realtà. [...] Vai alla recensione »
Una lettera d'amore al giornalismo e ai giornalisti: è stato definito così «The French Dispatch», nuovo film di Wes Anderson presentato in concorso al Festival di Cannes. Al centro ci sono vicende e personaggi legati alla redazione parigina del quotidiano French Dispatch, ma la storia segue tre distinte linee narrative che danno vita a una raccolta di storie semi indipendenti, che corrispondono a [...] Vai alla recensione »
Owen Wilson, Bill Murray, Tilda Swinton, Benicio Del Toro, Saoirse Ronan, Frances McDormand, Timothée Chalamet, Edward Norton, Willem Dafoe, Mathieu Amalric, Christoph Waltz, Adrien Brody, Henry Winkler, Elisabeth Moss, Léa Seidoux, Jeffrey Wright, Liev Schreiber, e so di averne dimenticato parecchi: difficile dire chi NON ha reclutato Wes Anderson, in ruoli chiave o in fulminei cameos per il suo "The [...] Vai alla recensione »
Nella biografia di Wes Anderson c'è una cosa che non torna, ed è il luogo di nascita, Houston, Texas, la meno texana delle città del Texas, ma pur sempre Texas. E se Anderson non è esattamente figlio di vaccari - sua madre è archeologa, suo padre pubblicitario, i suoi fratelli uno fisico e l'altro artista - è pur sempre un ragazzo americano che dall'America profonda è arrivato a New York, a Parigi, [...] Vai alla recensione »
Che Wes Anderson fosse un fan del New Yorker era chiaro almeno dai tempi dei Tenenbaum . Nel film che lo ha lanciato era già evidente l' influenza della narrativa breve tipica, un tempo, del celebre settimanale, soprattutto di James Thurber e, ovviamente, dei racconti di Salinger. Ma anche degli illustratori, come Saul Steinberg o lo stesso Thurber.
L' ultimo Wes Anderson è una commedia sovrappopolata composta da necrologio, guida turistica e tre articoli. Il tutto narrato a velocità smodata da Anjelica Huston. Il morto è il direttore di The French Dispatch rotocalco «che ha portato il mondo in Kansas». Laconico (lo fa Bill Murray), zero famiglia, niente amici e senza nemmeno la brandina dove dormire in redazione come Walter Matthau in Prima [...] Vai alla recensione »
Scritto e diretto da Wes Anderson, nel cast all star Benicio Del Toro, Adrien Brody, Tilda Swinton, Léa Seydoux, Frances McDormand, Timothée Chalamet, Lyna Khoudri, Jeffrey Wright, Mathieu Amalric, Stephen Park, Bill Murray, Owen Wilson, Christoph Waltz, Edward Norton, Jason Schwartzman, Anjelica Huston, The French Dispatch è in concorso a Cannes 74.