Dove lo hanno trovato grandi registi come Spike Lee, Terrence Malick e Roman Polanski? Per quelli che hanno almeno un gusto cinematografico sa che questi tre nomi, in un modo o nell'altro, hanno segnato la storia della settima arte in modo considerevole. Eppure, oltre a questa coincidenza, hanno qualcos'altro in comune: il mitico Adrien Brody. Si temeva di vederlo "alleggerito" nel montaggio de La sottile linea rossa e anche se così è stato, è riuscito comunque ad emergere, ricchissimo di una recitazione che non lascia nulla al caso, dagli sguardi vacui alle labbra serrate per trattenere un urlo. Un attore che era destinato a diventare una star, anche se forse alcuni lo davano ormai per scontato.
Un ribelle esordiente su piccolo schermo
Figlio della fotoreporter ungherese Sylvia Plachy e di un insegnante di storia in pensione, Adrien Brody cresce a Woodhaven, un quartiere degradato del Queens e come tutti gli adolescenti di quel borgo cresce irrequieto e ribelle. A salvarlo da una brutta strada, la passione per la recitazione che lo spingerà, incoraggiato dalla madre, a iscriversi alla LaGuardia High School for Performing Arts (la nota scuola del serial Fame) e poi all'American Academy of Dramatic Arts. A soli dodici anni, è già sul piccolo schermo accanto a Mary Tyler Moore nel Mary Tyler Moore Show, icona televisiva degli anni '70, poi passa alla sit-com Anne McGuire.
Esordio su grande schermo con celebri cineasti
A diciannove anni si trasferisce a Los Angeles in cerca di fortuna, e fa il suo debutto sul grande schermo nel 1988 nel film tv western Home at Last di David Devries. L'anno successivo, entra nel cast di New York Stories, pellicola diretta a sei mani da Woody Allen, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese. Sarà mica un segno del destino, quello di vedere accostato il suo nome a quello di enormi registi? Ancora non si sa, ma nel 1992 un grave incidente di moto rischia di troncargli la carriera. Fortunatamente in una manciata di mesi recupera il tempo perso e nel 1993 torna sul grande schermo diretto da Steven Soderbergh in Piccolo grande Aaron accanto a Karen Allen e Elizabeth McGovern. Notato dalla critica passa a una serie di film indipendenti, alternandoli a quale pellicola commerciale come il disneyano Angeli (1994) di William Dear.
Lavorando con Terrence Malick e Spike Lee
Scelto da William Friedkin per affiancare Shannen Doherty e Antonio Sabato Jr. nella pellicola tv Jailbreakers (1994, inedita in Italia), continua la sua carriera senza però emergere veramente. A nulla vale apparire anche nudo in pellicole come L'ultima volta che mi sono suicidato (1997) di Stephen Kay, poi arriva Terrence Malick con La sottile linea rossa (1998). Brody, entrato nel cast, recita con i più grandi attori in circolazione: da Sean Penn a Nick Nolte, da George Clooney a Woody Harrelson. E nonostante il suo ruolo sia quello del protagonista, il soldato Fife, nel montaggio gran parte delle sue scene vengono tagliate. Eppure, qualcosa si smuove. Spike Lee, su invito di Malick, che gli aveva mandato una cassetta con il provino di Brody, lo sceglie per interpretare Ritchie, il punk travestito ed erroneamente ritenuto un serial killer in S.O.S. - Summer Of Sam (1999).
Ingresso ad Hollywood e Premio Oscar per Il pianista
Finalmente entrato nel circuito di Hollywood, continua la sua carriera con Liberty Heights (1999) di Barry Levinson, interpretando il fratello maggiore di Ben Foster che si prende una cotta per una ragazza di colore, ma soprattutto con Bread and Roses (2000) di Ken Loach, dove dimostra e sottolinea la sua versatilità da attore: da Hollywood ai film indipendenti europei, il passo è molto breve. Considerato per Pearl Harbor (2001), sceglie invece i drammatici Intrigo della collana (2001) e Harrison's Flowers (2001), fino a quando Roman Polanski non lo sceglierà per la più brillante delle sue interpretazioni: quella di Wladyslaw Szpilman, il giovane e talentuoso pianista ebreo che cerca di sfuggire all'Olocausto ne Il pianista (2002). Arriva immancabile l'Oscar per il miglior attore protagonista, nonché una vagonata di premi internazionali come il César.
Gli impegni recenti
Amico intimo di Asia Argento, Benicio Del Toro, nonché del defunto rapper nero Tupac, compagno di Michelle Dupont, fra il 2004 e il 2005, apparirà o sarà protagonista di pellicole dal vago sapore fantastico, come testimoniano The Village (2004) di M. Night Shyamalan, accanto a Joaquin Phoenix e Bryce Dallas Howard, e King Kong (2005) di Peter Jackson, con Jack Black e Naomi Watts. Ma anche in pellicole indipendenti, ma degne di spessore come Hollywoodland (2006) di Allen Coulter, Manolete (2007) di Menno Meyjes, Cadillac Records (2008) di Darnell Martin, ma soprattutto Il treno per il Darjeeling (2007).
Nel 2009 è in Giallo di Dario Argento, dove recita al fianco della sua ex fiamma Elsa Pataky e nel thriller fantascientifico Splice diretto da Vincenzo Natali. L'anno successivo veste i panni del mercenario Royce, a capo di un gruppo di combattenti d'élite in Predators, l'atteso reboot della saga degli anni '80 con Schwarzenegger, e del professore protagonista del film Detachment - Il distacco. Tornerà a lavorare per Wes Anderson in Grand Budapest Hotel (2014) e The French Dispatch (2021) e affiancherà poi Jackie Chan e John Cusack ne La battaglia degli imperi - Dragon Blade (2015). Nel 2022 sarà poi nel biopic Blonde, diretto da Andrew Dominik e nel 2023 tornerà a lavorare per Wes Anderson in Asteroid City.
Il bello di Adrien Brody è il fatto che riesce a portare sullo schermo personaggi con delle caratteristiche esistenziali apparentemente abusate (come la tossicità o la violenza) con una forza mai vista e usata prima. Usando inoltre una meravigliosa meticolosità e passione che diventano benzina e kerosene del suo lavoro d'attore.