Winning Time: L'ascesa della dinastia dei Lakers

Film 2022 | Drammatico, Sportivo

Regia di Tanya Hamilton, Payman Benz, Salli Richardson-Whitfield, Jonah Hill, Adam McKay. Una serie con Mike Epps, Andy Hirsch, Edwin Hodge, Donnell Rawlings, Danny Burstein. Cast completo Titolo originale: Winning Time: The Rise of the Lakers Dynasty. Genere Drammatico, Sportivo - USA, 2022, STAGIONI: 2 - EPISODI: 17

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Ultimo aggiornamento venerdì 21 luglio 2023

La serie tv prodotta da HBO vede protagonisti Magic Johnson e i Lakers che, negli anni '80, hanno dato vita a una delle dinastie NBA più vincenti di sempre.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO N.D.
Serie sportiva che coniuga il drama con un tono ironico/satirico.
a cura della redazione
lunedì 13 dicembre 2021
a cura della redazione
lunedì 13 dicembre 2021

Con l'arrivo ai Lakers del giovane campione Earvin "Magic" Johnson nel 1979, inizia quello che è chiamato lo Showtime, indicando uno stile di gioco altamente veloce e spettacolare. Nella sfida ai Boston Celtic e al suo campione Larry Bird si cementa una straordinaria storia di antagonismo capace di salvare la lega di basket che all'epoca rischiava il fallimento e che viene considerata l'età dell'oro dell'NBA. I Los Angeles Lakers diventano leggende del basket, scatenando il loro famoso stile run-and-gun su una lega impreparata alla loro velocità e ferocia e diventando lo show più accattivante del mondo sportivo e riuscendo a penetrare il mondo dell'intrattenimento in generale.
Il decennio dei Lakers è spettacolare: le decisioni (a volte folli) del milionario Jerry Buss, proprietario della squadra, l'arrivo di Magic Johnson, i colpi di testa di Jerry West, le scelte di gioco di Pat Riley e la nascita di una vera e propria dinastia sportiva. Uno spettacolo in cui scena e retroscena si intrecciano: il gioco, la fama, la discriminazione razziale fino all'annuncio della sieropositività di Magic.

Episodi: 7
Regia di Tanya Hamilton, Payman Benz, Salli Richardson-Whitfield, Jonah Hill, Adam McKay.

Una serie energica, dalla forza stilistica sfrontata e con un montaggio ricchissimo

Recensione di Andrea Fornasiero

I Lakers hanno vinto il loro primo importante campionato, superando persino la sostituzione in corsa del coach Jack McKinney del quale ha preso il posto l'inesperto vice Paul Westhead. La nuova stagione però non si apre sotto una buona stella: Magic Johnson incappa infatti in un grave infortunio al ginocchio e Westhead si convince che solo il suo rigido sistema di gioco può salvare la squadra dalla sconfitta. La sua tattica impiega del tempo a ingranare e anche quando dà i primi risultati non replica lo spettacolo sul campo che ci si aspetta dai Lakers, inoltre complica il rientro di Magic, che non sopporta di essere così limitato nelle azioni. Nel mentre Jerry Buss è distratto da un ritorno di fiamma per il suo primo amore, con il quale sogna di convogliare a rapide nozze...

Una seconda stagione breve, di soli sette episodi, racconta diversi campionati di basket americano degli anni 80 e conclude Winning Time: L'ascesa della dinastia dei Lakers, senza arrivare però fino al traguardo previsto del 1991.

Un progetto insomma abortito questo di HBO, la seconda stagione non ha del resto replicato la fortuna di pubblico della prima e la cancellazione è arrivata puntuale, interrompendo l'arco narrativo ma riuscendo comunque a raccontare la rivoluzione del mondo del basket apportata in questo periodo: la cosiddetta era dello Showtime. La serie è infatti tratta dal libro di non-fiction "Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s" di Jeff Pearlman, che si spingeva fino al 1991, mettendo la parola fine alla storia con le rivolte in seguito al pestaggio di Rodney King e con la confessione pubblica di Magic Johnson malato di HIV.

Il progetto è arrivato al regista e produttore Adam McKay già nel 2015 e nel 2019 è stato approvato da HBO per una serie Tv, che ha però incontrato due principali ostacoli. Prima di tutto le polemiche e le proteste da parte dei personaggi che ritrae: in particolare Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar e Jerry West si sono detti contrariati (West ha anche minacciato azioni legali), trasformando Winning Time in una sorta di omaggio non richiesto ai Lakers.

Inoltre le recensioni (e di conseguenza l'accesso ai premi) non sono mai state calorose, questo perché, anche se la serie si sforza di includere personaggi femminili, come la figlia di Buss e la manager interpretata da Gaby Hoffman, racconta un mondo quasi esclusivamente maschile, ancora una volta con uomini di successo in crisi di vario tipo, secondo uno schema che la critica americana giudica ormai vecchio. Si tratta però di un giudizio ingeneroso, che non tiene conto della forza stilistica di Winning Time, molto vicina allo stile arrembante di McKay, con un montaggio ricchissimo, rapido come i passaggi sul campo da basket, nervoso e a tratti persino analogico. Per esempio nella seconda puntata, diretta da Jonah Hill, mentre un personaggio dice che stanno venendo fregati viene inserita l'immagine di due cani che copulano.

Questa sfrontatezza arriva anche a frequenti rotture della quarta parete, con un tono ben diverso da quelle di House of Cards, vicine ai film di McKay come La grande scommessa e Vice - L'uomo nell'ombra, dove i personaggi dialogano ammiccanti con il pubblico in parentesi digressive, che contestualizzano i fatti o spiegano le loro intenzioni. Il che è per altro appropriato all'adattamento di un libro di non-fiction, ricco di dichiarazioni e interviste ai protagonisti di quel periodo. Il tutto con un accumulo quasi furioso di diversi formati, di una diversa grana dell'immagine e pure di materiali di repertorio, che a volte si fondono in modo quasi subliminale con le scene girate oggi. Per esempio, in questa seconda stagione, c'è una lunga sequenza in un club dove si esibisce Loleatta Holloway, cantando "Love Sensation", e si vede l'artista in riprese del periodo in 4:3, giustapposta a scene con gli attori della serie. Non mancano nemmeno cartelli e inserti grafici, che sottolineano quando certi eventi particolarmente assurdi sono realmente accaduti, un po' come in Pain & Gain di Michael Bay, oppure riportano punteggi di gioco, magari su immagini in fermofotogramma.

La serie è così energica da richiedere interpretazioni altrettanto immediate, spesso volutamente sopra le righe, come quella di John C. Reilly nei panni di Buss con un ridicolo toupé, o di Magic Johnson con i suoi frequenti sorrisi rivolti alla macchina da presa. Questa regola comunque non vale per tutti i personaggi e vengono ritagliati momenti più naturalisti e drammatici per Kareem Abdul-Jabbar e per la figlia di Buss, così come per il futuro allenatore del team Pat Riley, interpreto da Adrian Brody. Tale commistione richiede un grande gioco di squadra del cast, costantemente chiamato a sacrificarsi per lasciare spazio ai compagni così come devono fare i giocatori in campo. E proprio le scene sul campo da basket sono l'elemento più dirompente di Winning Time, dove è davvero incredibile quanto la macchina da presa si muova agile nel riprendere le ricostruzione delle azioni in partita, arrivando al fianco dei giocatori. Qui non solo la serie non ha nulla da invidiare al cinema, ma lo stacca spesso di più punti, in uno sforzo tecnico davvero prodigioso, che avrebbe meritato di continuare per qualche altra stagione.

Episodi: 10
Regia di Tanya Hamilton, Payman Benz, Salli Richardson-Whitfield, Jonah Hill, Adam McKay.

L'età dell'oro dei Lakers

Recensione di Andrea Fornasiero

Il milionario del mercato immobiliare Jerry Buss, amico di Hugh Hefner e frequentatore della Playboy Mansion, investe nel basket e compra la squadra dei Los Angeles Lakers con l'intento di cambiare l'immagine di questo sport, renderlo più spettacolare e competere allo stesso livello dei dominatori del campionato, i Boston Celtics di Red Auerbach. Tra i giocatori del college si assicura Earvin "Magic" Johnson, mentre Auerbach punta su Larry Bird: i due diverranno acerrimi rivali sul campo da basket e rinvigoriranno i campionati con la loro competizione e la loro brillante visione di gioco.
Sogno nel cassetto di Adam McKay, produttore e regista del pilot, la serie non ha mancato di suscitare controversie ma è stata anche accolta, nella prima stagione, dai favori del pubblico. Innervata da uno stile di ripresa e soprattutto di montaggio molto veloce, oltretutto con continue rotture della quarta parete, evita il tono agiografico e abbraccia spesso la satira.
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RECENSIONI DELLA CRITICA
giovedì 23 giugno 2022
Francesco Alò
Il Messaggero

Fa ridere anche la serie tv presente su Now Tv Winning Time: L'ascesa della dinastia Lakers, epopea sportiva della squadra di basket di Los Angeles capace di vincere 5 titoli Nba negli anni 80. Gli eroi dei dieci episodi, creati da Max Borenstein e Jim Hecht, sono il proprietario Jerry Buss (ottimo John C.Reilly), Earvin Magic Johnson e un Kareem Abdul-Jabbar più attratto dal cinema (farà l'attore [...] Vai alla recensione »

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venerdì 4 agosto 2023
 

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lunedì 14 febbraio 2022
 

Magic Johnson e i Lakers hanno dato vita a una delle dinastie NBA più vincenti di sempre. Ecco la loro storia. Guarda il trailer »

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