Dostoevskij

Film 2024 | Drammatico

Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo. Una serie Da vedere 2024 con Filippo Timi, Gabriel Montesi, Carlotta Gamba, Federico Vanni, Simon Rizzoni. Cast completo Genere Drammatico - Italia, 2024, - MYmonetro 3,89 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. STAGIONI: 1 - EPISODI: 6

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Ultimo aggiornamento domenica 18 febbraio 2024

Un poliziotto è alla caccia di uno spietato omicida seriale, soprannominato Dostoevskij.

Consigliato assolutamente sì!
3,89/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,67
PUBBLICO 5,00
ASSOLUTAMENTE SÌ
I fratelli D'Innocenzo vanno controcorrente e affrontano la serialità senza falsi pudori. Lo spettatore scaverà nel proprio abisso.
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 18 febbraio 2024
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 18 febbraio 2024

Enzo Vitello è un poliziotto che vive profondi tormenti causati soprattutto dal difficile rapporto con la figlia Ambra da lui abbandonata da tempo e pericolosamente avviata sulla via della tossicodipendenza. Il suo lavoro lo obbliga a confrontarsi con un serial killer, che lui e i suoi colleghi hanno soprannominato Dostoevskij perché dopo gli omicidi lascia messaggi con riflessioni sul senso della vita. Apparentemente non esistono moventi per le uccisioni e le vittime non offrono elementi per creare collegamenti tra di loro. Enzo assume su di sé la responsabilità di catturare Dostoevskij quasi come un'ossessione dettata forse da una inconfessabile vicinanza di pensiero.

I fratelli D'Innocenzo affrontano la serialità senza falsi pudori e con la consapevolezza di stare andando controcorrente.

Al Festival di Cannes 2023 è stato presentato un documentario, Room 999 diretto da Lubna Playoust, che riproponeva ciò che Wim Wenders aveva fatto 40 anni prima con Chambre 666. Cioè chiedere ad alcuni registi presenti al festival di dire liberamente la loro sul futuro del cinema e della comunicazione audiovisiva in generale.

Albert Serra in quell'occasione ha sottolineato come oggi le sceneggiature delle serie non vengano lette ma piuttosto 'analizzate'. Aggiungeva che se entro la terza pagina e, a seguire, entro la sesta non fossero accaduti due avvenimenti di impatto le suddette sceneggiature non avrebbe passato il vaglio delle piattaforme o delle Pay tv. Di fronte a questo passaggio dei D'Innocenzo alla serialità c'è da apprezzare che, sia loro che la produzione, non si siano piegati a queste forche caudine della novelization globalizzata offrendo, a chi voglia coglierla, un'opportunità differente.

Se si guarda alla sinossi si potrebbe pensare che gli elementi di base per una detection tradizionale ci siano. In effetti ci sono ma vengono trattati in maniera non solo autoriale (chi conosce il cinema dei fratelli ci ritrova le atmosfere e i temi che sono a loro più vicini) ma anche con l'intento di chiedere a chi guarda di scavare nell'abisso (più o meno profondo) delle coscienze. Certamente in quella del protagonista Enzo ma anche degli altri personaggi, principali e non. La dote che sin dal loro primo film hanno manifestato è quella di penetrare nel degrado degli animi, dei pensieri, dei luoghi, degli spazi non per il compiacimento dell'orrido (sono distanti anni luce dalla saga di Saw basata invece solo su quello). Le loro discese nel sottosuolo (in questo sono dostoevskiani da sempre) sono finalizzate ad un discorso fondamentalmente morale che si avvale della descrizione di un'umanità tanto spietatamente realistica da trasfigurarsi in simbolica.

Nel buio delle coscienze (la notte è l'elemento dominante), nelle sofferenze subìte o inflitte si trova la materia prima di un pavesiano mestiere di vivere che il killer porta all'ennesima potenza sia sul piano dell'azione che su quello della riflessione. I D'Innocenzo sceneggiatori non si limitano però a 'mostrare'. Vogliono capire le pulsioni, anche le più socialmente abbiette, dei loro personaggi facendole progressivamente emergere. Non occorrono cliffhanger che facciano attendere l'episodio successivo. Quando ci sono (perché ci sono) non sono finalizzati alla classica strategia dell'attesa ma piuttosto all'esigenza di alimentare la narrazione con nuovi elementi inattesi.

Filippo Timi si carica sulle spalle Enzo Vitello e ci costringe ad accompagnarlo, con il peso delle sue ossessioni e con i tempi necessari per leggergli dentro, in un percorso che, grazie alle scelte di una regia capace di leggere e far emergere ogni singolo dettaglio, non può essere abbandonato. Carlotta Gamba (già figlia con un alone di mistero in America latina) mostra come si possa passare dal personaggio di Beatrice in Dante di Pupi Avati a un'Ambra chiusa in se stessa ma anche capace di esplosioni che mescolano rabbia e dolore. Tutti gli interpreti, da quelli più importanti ai minori, aderiscono con efficacia al progetto che offre l'occasione per verificare come i D'Innocenzo proseguano, senza ripensamenti o compromessi, nella descrizione di vite perdute forse dal giorno della venuta al mondo oppure a causa di pulsioni, di deprivazioni sociali e culturali o, anche, di cattivi maestri. Sono Manolo, Mirko, Bruno, Massimo, Enzo e Dostoevskij, vittime e carnefici di se stessi.

Sei d'accordo con Giancarlo Zappoli?
Una messinscena ricca di atmosfera e visivamente bellissima. L'intenso Filippo Timi "tiene" lo schermo per tutta la durata della serie.
Recensione di Paola Casella
domenica 18 febbraio 2024

Enzo Vitello è un poliziotto con molti demoni da esorcizzare, una figlia, Ambra, cha ha abbandonato anni prima e che si rifiuta di rivolgergli la parola, e un arcinemico: il serial killer soprannominato Dostoevskij perché lascia accanto alle sue vittime la descrizione scritta degli ultimi istanti di vita delle persone che ha ucciso. Trovare Dostoevskij è impresa difficile perché non c'è nessun nesso apparente fra le sue vittime, nessuna modalità di uccisione reiterata e nessun movente. Ma catturarlo è un'ossessione per Enzo, che ha a che fare con la percezione di se stesso come di "non una persona buona". Per raggiungere il suo scopo il poliziotto attraversa paesaggi desolati e incontra figure solitarie lungo un percorso pieno di false piste e segnali fuorvianti, mentre una nuova recluta, Fabio Buonocore, puntuale e meticoloso, pare intento a mettere in ridicolo i suoi sforzi. In parallelo, Enzo cerca di ritrovare un dialogo con Ambra, preda di un cocktail pericoloso di droghe, farmaci e delinquenza.

Dostoevskij è la prima serie in cui si cimentano i gemelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, occupandosi di soggetto, sceneggiatura e regia.

Fin dalla prima scena sono evidenti il loro impegno e l'attenzione ai dettagli, e il fantasma dello scrittore russo che dà il titolo alla serie permea il loro lavoro, che va a stanare demoni, memorie del sottosuolo, delitti e castighi, umiliati e offesi. E la messinscena è ricca di atmosfera e visivamente bellissima. Ma ci sono due problemi. Il primo riguarda il formato della serialità, perché la vicenda raccontata dai D'Innocenzo, nonostante abbia tutte le carte in regola per beneficiare dei meccanismi narrativi della detection, non riesce a costruire quei "traini" che dovrebbero trasportare gli spettatori di puntata in puntata, e diluisce la tensione necessaria per sopravvivere alle varie puntate di un whodunit.

Questo rischia di valere anche per la visione sul grande schermo prevista dalla distribuzione per Dostoevskij: due film da sala che avevano come centro narrativo le lungaggini nel cercare di catturare un serial killer, ovvero Zodiac e Memories of Murder, si "limitavano" l'uno a 157, l'altro a 131 minuti, mentre Dostoevskij si dilunga per cinque ore, insistendo su ogni immagine e creando un effetto ipnotico che però fatica a tener viva la curiosità di scoprire chi è il colpevole. L'autorialità della regia non dovrebbe andare a scapito dei meccanismi del racconto seriale: ad esempio nel passato recente Anna o We Are Who We Are, pur rimanendo fortemente autoriali, conservavano un rispetto formale delle scansioni richieste dalla drammaturgia televisiva di lunga durata. Per non parlare di una serie seminale come Twin Peaks.

Dostoevskij invece sembra procedere per accumulo: di tagli di montaggio, angolazioni di ripresa, primissimi piani, virtuosismi formali, non luoghi "hoppereschi", fluidi corporei, sonorità stranianti, incessante voce fuori campo (già letale in The Killer di Fincher), dialoghi letterari, frasi ad effetto e particolari raccapriccianti. Un immaginario che sembra attingere ai capisaldi d'oltreoceano (oltre a Lynch, i Coen di Blood Simple, il Wenders di Paris, Texas o serie come True Detective) nonostante la vicenda sia ambientata nel Lazio, e racconta un corpo di polizia molto lontano dalle nostre forze dell'ordine (che probabilmente non usano vocaboli come "temperatura emotiva" e "stronzone").

In positivo ci sono invece l'ottima mano di regia dei D'Innocenzo al netto dell'accumulo e del grand-guignol, la recitazione intensa di Filippo Timi che "tiene" lo schermo per tutta la durata della serie, alcuni cammei (in primis quello di Leonardo Lidi nei panni di un Cannavaciuolo di periferia con molti demoni dostoevskijani), la bella fotografia di Matteo Cocco, le scenografie di Roberto De Angelis e l'inquietante tappeto sonoro di Michael Wall e Antonio Barba.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 19 febbraio 2024
lucagin

I Fratelli D’Innocenzo scrivono un romanzo di 270 minuti (solo sommando i loro tre film precedenti si arriva a tale minutaggio), riassumendo ciò che hanno (dis?)imparato dal cinema. Al comando della storia un poliziotto arreso, sua figlia, minorenne ma già troppo grande, un assassino ribattezzato Dostoevskij, un paesaggio che sembra essere stato trovato in un incubo (e invece, dicono, di Lazio si tratta). [...] Vai alla recensione »

venerdì 23 febbraio 2024
Cineglovo

Se Francis Coppola guardasse questa serie o film o fate voi cambierebbe titolo al suo capolavoro. Dostoevskij è un film di orrore e morte, pericoloso e inconcepibile se non dalle nuove generazioni. 

venerdì 23 febbraio 2024
GiorgiaPiricci

Sia serie che film, Dostoevskij non è solo il punto più alto della filmografia dei Fratelli D’Innocenzo, e con distacco. Ma è un prodotto in grado di ridefinire un genere, gareggiando con la Storia del Cinema. Cito Ciakclub perché se a una prima visione spiazzante questo film dei fratelli d'Innocenzo è l'ennesima dimostrazione di quanto sia vivo il [...] Vai alla recensione »

FOCUS
INCONTRI
domenica 18 febbraio 2024
Giancarlo Zappoli

I fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo affrontano l’esperienza della serialità conservando intatto lo spirito che ha animato i loro film. La serie Sky Original Dostoevskij ideata, scritta e diretta dai fratelli D’Innocenzo, sarà presentata oggi in anteprima mondiale alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, nella sezione Berlinale Special, poi arriverà prossimamente al cinema con Vision Distribution. La storia è ambientata in un lasso di terra scarno e inospitale, dove il poliziotto Enzo Vitello, uomo dal buio passato, è ossessionato da “Dostoevskij”, killer seriale che uccide con una peculiarità: accanto al corpo l'omicida lascia sempre una lettera con la propria desolante e chiarissima visione del mondo, della vita e dell’oscurità che Vitello sente risuonare al suo interno.

Avete girato, in modo ormai abbastanza inusuale, in Super 16 millimetri...
Il cinema è fatto di atmosfera più che di tutti gli altri elementi cioè di quello che non è verbalizzabile. Volevamo delle immagini che avessero dentro una malinconia. A Sky inizialmente erano sorpresi ma hanno deciso di fidarsi. Temevano anche di dover usare luci addizionali mentre abbiamo tolto l'illuminazione. A noi piace essere fuori moda. Questo non vuol dire essere fanatici. I film precedenti li abbiamo girati in digitale.

Il passaggio alla serialità come è avvenuto?
Subito dopo aver visto Nils Hartmann, ci propose di fare una serie per Sky. Noi ci lavorammo, aveva già un titolo, Il proprietario, ed era un horror . Avevamo però ancora bisogno di rimanere un po’ nell’ambito delle due ore. Quando siamo tornati all’idea della serie abbiamo pensato inizialmente e fondamentalmente a come volevamo chiuderla. Volevamo che il nero fosse davvero nero e che ogni elemento di scena fosse letto come se ci si trovasse in prossimità di lasciarlo per sempre.

Come è stato il rapporto con Sky?
La libertà che ci è stata data non ha eguali. Hanno compreso quello che volevamo fare e c’è stata una grande coerenza da parte di tutti. Nel bene e nel male la serie è nostra e non ci sono stati interventi da parte della produzione per chiederci cambiamenti, né in fase di scrittura né in quella di montaggio.

Il passaggio dalle due ore alle sei e quindi anche ad un rapporto molto più  prolungato con attori e maestranze sul set, quanti cambiamenti vi ha richiesto?
Noi ci siamo formati su autori di racconti e romanzi brevi ma abbiamo poi saputo apprezzare anche libri di mille pagine. Le nostre sceneggiature sono molto precise tanto che sui nostri set gli attori sono bravi a sembrare naturali ma non improvvisano nulla. Però volevamo essere ’impauriti’ per rimanere creativi. Abbiamo quindi cambiato tutta la troupe. Come quando a scuola arrivavano nuovi compagni. Un esempio: il direttore della fotografia non aveva mai girato in pellicola, così come noi. Abbiamo così costruito insieme un processo di ricerca.

Il titolo c’era già dall’inizio? Non rischiate che si pensi che si tratti di un film biografico sul grande autore russo?
Amavamo Dostoevskij già da ragazzi. Lo trovavamo più vicino di tanti autori contemporanei. Per quanto riguarda il rischio che si faccia confusione l’idea ci piace. Amiamo la confusione.
 

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
venerdì 1 marzo 2024
Mattia Carzaniga
Rolling Stone

Che poi alla fine ogni detective, true o meno che sia, indaga solo su una cosa, su "questa assurda malattia di vivere", come si sente in questa serie qua, che c'accompagna tutti, e che certamente percorre il cinema dei Fratelli D'Innocenzo, fino a questo nuovo corpo, perché quello è: Dostoevskij, in anteprima all'ultima Berlinale, a giugno in sala e poi su Sky e NOW.

lunedì 19 febbraio 2024
Boris Sollazzo
The Hollywood Reporter

La recensione di Dostoevskij è uno di quei compiti che un po' ti schiacciano, quasi quanto farlo deve aver meravigliosamente terrorizzato i fratelli D'Innocenzo. Perché un'idea così complessa e potente, così fragile e dolente come il suo protagonista, così lacerante e delicata, così piena di male fisico e d'animo ma anche di luce soffocata è di quelle che impegnano ogni cellula di te, ogni neurone. [...] Vai alla recensione »

lunedì 19 febbraio 2024
Davide Turrini
Il Fatto Quotidiano

"Non vogliamo che il nostro spettatore stia sul divano a scaccolarsi". In questa frase è racchiusa tutta la sublime e (apparentemente) volgare ribellione poetica firmata Damiano e Fabio D'Innocenzo che alla Berlinale 2024 portano in prima mondiale Dostoevskij. Serie Sky in sei puntate, anche se loro stessi si confondono (o non si confondono) definendolo "il film" che come sempre nei loro lavori (Favolacce, [...] Vai alla recensione »

lunedì 19 febbraio 2024
Gianmaria Tammaro
The Hollywood Reporter Roma

Dostoevskij, la serie tv creata, scritta e diretta dai fratelli D'Innocenzo, rappresenta un punto di rottura con la produzione televisiva italiana e, più in generale, con una certa tradizione cinematografica. Non ci sono altri titoli come questo, e con buone probabilità non ce ne saranno altri in futuro. È un vero e proprio manifesto della visione artistica e creativa dei D'Innocenzo.

lunedì 19 febbraio 2024
Claudia Catalli
Wired

Lasciate ogni speranza, o voi ch'entrate. Dostoevskij, la prima serie firmata dai fratelli D'Innocenzo e targata Sky Original è una discesa negli inferi con un titanico Filippo Timi intento a far luce, o forse ombra, su una catena di delitti senza castigo. I suoi occhi sono "di bragia", è lui il Caronte che accompagna lo spettatore dentro un incubo chiamato Dostoevskij.

domenica 18 febbraio 2024
Sergio Sozzo
Sentieri Selvaggi

E' una serie epistolare, questa dei fratelli D'Innocenzo: lascia lettere sulla scena del delitto il serial killer soprannominato Dostoevskij a cui dà la caccia lo "sbirro maledetto" Enzo Vitello (Filippo Timi, impagabile), il quale diventa chiaramente via via sempre più legato alla corrispondenza con l'assassino ("scrivimi ancora, ti capisco e ti leggo", gli lascia scritto in risposta), e altri messaggi [...] Vai alla recensione »

domenica 18 febbraio 2024
Gian Luca Pisacane
La Rivista del Cinematografo

Una vita, forse due. Una speranza, ormai sopita. Una violenza, inarrestabile. Un poliziotto, un assassino. Un padre, una figlia. L'Italia, l'America Latina. Una colonscopia, il cinema. E potremmo andare avanti. Le parole, la scrittura, i fogli vicino ai cadaveri: Dostoevskij, la serie di Damiano e Fabio D'Innocenzo. Il richiamo letterario è immediato, quasi feroce.

domenica 18 febbraio 2024
Raffaele Meale
Quinlan

Giacere sul pavimento, con flaconi di pillole su un tavolo e una lettera d'addio in cui si chiede scusa a parenti, amici, colleghi. Ma può capitare che il più convinto dei suicidi non sia in grado di morire, letteralmente: può capitare che il corpo non segua le direttive della mente, che non si abbandoni all'oblio, che persista nel respirare, nel vivere, o forse più correttamente nel sopravvivere. Vai alla recensione »

domenica 18 febbraio 2024
Eugenio Grenna
Cinematographe

Dostoevskij si apre su un suicidio: c'è un uomo a terra e una lunga serie di farmaci messi in fila maniacalmente sul tavolo di una sala da pranzo spoglia e desolata - oltreché desolante - e forse una morte, che è già avvenuta, in un tempo che ci è dato conoscere e osservare soltanto in seguito, tuttavia, ancora sospesa tra il mondo dei vivi - che sono già morti, eppure non lo sanno - e quello dei morti [...] Vai alla recensione »

NEWS
BERLINALE
domenica 18 febbraio 2024
Giancarlo Zappoli

Una regia capace di leggere e far emergere ogni singolo dettaglio. Presto al cinema. Vai all'articolo »

TRAILER
venerdì 2 febbraio 2024
 

In anteprima alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, la serie arriverà prossimamente al cinema. Guarda il trailer »

NEWS
giovedì 6 ottobre 2022
 

I fratelli D’Innocenzo hanno appena battuto il primo ciak di Dostoevskij, la loro prima serie tv. Prossimamente in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW. Vai all'articolo»

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