Titolo originale | Kuru Otlar Üstüne |
Titolo internazionale | About Dry Grasses |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Turchia, Francia, Germania, Svezia |
Durata | 197 minuti |
Regia di | Nuri Bilge Ceylan |
Attori | Deniz Celiloglu, Merve Dizdar, Musab Ekici, Ece Bagci, Erdem Senocak Yüksel Aksu, Münir Can Cindoruk, Cengiz Bozkurt, Emrah Özdemir, Elif Ürse, Nalan Kuruçim. |
Uscita | giovedì 20 giugno 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Movies Inspired |
MYmonetro | 4,05 su 27 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 17 giugno 2024
Un giovane insegnante spera di poter cambiare presto vita ma si ritrova a continuare a vivere in un piccolo villaggio. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai Lumiere Awards, In Italia al Box Office Racconto di due stagioni ha incassato 48,2 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
|
Samet è un insegnante di educazione artistica di scuola media che sta per finire il suo incarico in un paese sperduto nell'Est dell'Anatolia. Alcuni eventi che accadono nel corso dell'anno lo spingono a desiderare di andarsene non appena gli sarà consentito. L'attenzione nei confronti di Nuray, una collega vittima di un attentato che l'ha costretta a una protesi a una gamba, potrebbe fargli cambiare idea.
Nuri Bilge Ceylan alla proiezione ufficiale al festival di Cannes si è sentito in dovere di scusarsi per la lunghezza dei suoi film. È stato un atto di cortesia nei confronti del pubblico ma il regista è consapevole che nella durata anche fuori misura sta la forza del suo cinema.
Questo però
non è che uno dei temi che stanno al centro della riflessione che utilizza la figura dell'insegnante come
sensore di una società in cui i confini tra positività e negatività si fanno sempre più labili. Come difendersi
da accuse infondate quando chi ha avuto l'incarico di direttore si barrica dietro il rispetto delle procedure?
Ma anche come rapportarsi al collega e amico più intimo quando entrambi sono attratti dalla stessa
persona? Come sviluppare il rapporto con lei che ha vissuto un'esperienza traumatica e ha più che mai
bisogno di fare domande dirette che ricevano risposte sincere? Ceylan lavora con estrema raffinatezza su
lunghi dialoghi ripresi spesso con un'inquadratura fissa (il che comporta una notevole duttilità nel
mantenere vivo il ritmo degli scambi di battute da parte degli attori) e si permette anche, a un certo punto,
di ricordarci che stiamo vedendo un film per poi riportarci direttamente nel cuore della vicenda.
Come il
suo protagonista nella sequenza iniziale il regista avanza passo dopo passo nella nevicata di sentimenti,
reazioni, parole che innerva il suo film. Lo fa con la stessa consapevolezza di Samet che sa di vivere in una
condizione esistenziale e sociale paragonabile a quella meteorologica e climatica di quell'area dell'Anatolia.
Ci sono solo inverni ed estati. Le altre due stagioni non esistono più, ed è necessario per tutti (anche per chi
si sta aprendo alla vita adulta) prenderne atto con tutta la fatica che questo può comportare.
Il regista, gli attori e le maestranze del film sono ottimi e il film ha molti spunti d'interesse, ma il personaggio del protagonista è peggiore di molti cattivi dei film, è impossibile stare dalla sua parte, mentre il film lo fa. Eticamente davvero troppo ambiguo, per non dire peggio.
La vita intera parve, a un tratto, sprofondata nel disgusto, come se un enorme rospo, appoggiato con il suo ventre enorme sui colli, avesse avvolto in una bava urticante la città. All'arrivo della primavera [...], il contagio era ormai divenuto orbitale, il rischio della possessione del Male totale. Non rimase che scegliere se essere incubi o succubi».
Il turco Ceylan dimostra che i registi possono cambiare. E non solo in peggio. Ricordiamo la sofferenza patita vedendo i suoi primi film: la Turchia più remota innevata, un giovanotto con i calzini che non si alzava mai dal divano di un parente un pochino più sveglio, un imputato che veniva portato in giro dai poliziotti: "dove hai seppellito il cadavere?", Lui indicava un punto, scavavano, non c'era [...] Vai alla recensione »
Un uomo avanza lento attraverso il vuoto senza forma né confini di una piana innevata. Così inizia Racconto di due stagioni (Turchia, Francia, Germania e Svezia, 2023, 197'). Samet (Deniz Celiloglu), questo è il suo nome, insegna nella scuola media di un villaggio perduto tra le montagne del Kurdistan turco. Le vacanze invernali sono finite e lui è appena tornato da Istanbul, dove ha sempre vissuto [...] Vai alla recensione »
Si sta di fronte a questo capolavoro del regista turco Ceylan come se la durata di 197 minuti fosse percepita alla pari di un corto. Tale è la capacità di far immergere lo spettatore nella vita di un insegnante d'arte in un remoto villaggio dell'Anatolia che sogna di torna- re a Istanbul. L'incontro con Nuray, collega con un trauma alle spalle, sembrerebbe aiutarlo, ma l'animo umano è imperscrutabile. [...] Vai alla recensione »
In un villaggio dell'Anatolia circondato dalla neve, un uomo ancor giovane conduce una vita rassegnata. È Samet, fa l'inse- gnante, ma sembra in attesa di qualcos'altro che non arriva - magari un segnale che la sua passione per la fotografia non è sterile. Incrocia due figure fem- minili, destinate a turbarlo: la studentessa Sevim, che lo ac- cusa di averla molestata, e Nu- ray, collega militante dalla [...] Vai alla recensione »
Dopo il successo di film quali Regno d'inverno (2014) - per cui ha vinto la Palma d'oro - e L'albero dei frutti selvatici (2018), il regista turco Nuri Bilge Ceylan ha presentato sempre a Cannes l'anno scorso il suo nono film: Racconto di due stagioni, che finalmente esce ora nelle sale italiane. Come aveva fatto nei precedenti, anche in questo lungometraggio, Ceylan prosegue una importante riflessione [...] Vai alla recensione »
Niente è semplice nei film di Nuri Bilge Ceylan, che non smette di esaminare la società turca come fosse un gigante malato e disilluso. Continuan- do il lavoro sull'uomo e il paesaggio, il regista squaderna un dramma a bassa intensità. Fa freddo nell'animo umano, come fa freddo in questo inverno senza fine in cui si trascina Samet, insegnante che sogna Istanbul e vive da libero pensatore in un covo [...] Vai alla recensione »
È uno dei grandissimi del cinema contemporaneo, uno dei rari di cui si può ben dire che non abbia mai sbagliato un film. È il turco Nuri Bilge Ceylan del quale arriva in sala il nono lungometraggio in una carriera quasi trentennale iniziata come fotografo, il bellissimo "Racconto di due stagioni", che lo scorso anno aveva ricevuto il premio di miglior attrice alla sua protagonista Merve Dizdar al Festival [...] Vai alla recensione »
Con il prof di una scuola di campagna tra le nevi turche, l'allieva 13enne invidiosa accusatrice di molestie e un'amica mutilata da un attentato si entra in un progressivo e implacabile discorso su verità e tradimento, indipendenza femminile e maschilismo, società e ribellione. A Cannes (premio miglior attrice a Merve Dizdar) Ceylan si scusò col pubblico per i 195 minuti di durata, ma il passo lento, [...] Vai alla recensione »
Basterebbe il titolo a evocare due film precedenti del turco Nuri Bilge Ceylan, tra i più grandi cineasti odierni: C'era una volta in Anatolia e Racconto d'inverno, che nel 2014 vinse la Palma d'oro. L'Anatolia ha due sole stagioni: l'inverno e l'estate. Il regista ambienta il film in un villaggio ghiacciato, bianco e sferzato dai venti. Ci vive Samet, insegnante di arti plastiche che sogna di fuggirsene [...] Vai alla recensione »
Finito a insegnare arte in un villaggio dell'Anatolia orientale, Samet (Deniz Celiloglu) è il ritratto perfetto del professore frustrato. Le sue lamentazioni, sorprendentemente familiari (evidentemente la frustrazione è la stessa a tutte le latitudini), partono da spunti disparati, ma approdano sempre alla constatazione di dispensare vanamente la propria conoscenza a studenti privi di curiosità e sensibilit [...] Vai alla recensione »
Un giovane uomo, Samet, ha soffocato sotto la neve di un piccolo villaggio dell'Anatolia sogni, aspirazioni, capacità di fuggire e costruire. Da quattro anni "fa il professore", cercando d'insegnare. Divide l'appartamento con un collega, Kenan, le serate in un negozio-antro a parlare di politica, le giornate con i colleghi, a scuola. È una Turchia maschile nell'esperienza messa in scena, e nell'immagine [...] Vai alla recensione »
Esistono film dalla regolare durata di un'ora e mezza che sembrano infiniti. Esiste poi il cinema di Nuri Bilge Ceylan che ne utilizza almeno il doppio ma lo fa apparire necessario, come un lungo e denso flusso di nutrimento per gli occhi, l'intelligenza e la coscienza. Non fa eccezione il suo nuovo capolavoro - e il termine è quanto mai pesato - presentato in concorso a Cannes 2023 e finalmente anche [...] Vai alla recensione »
Nel nuovo film di Nuri Bilge Ceylan tutti hanno perso qualcosa, più o meno definitivamente, ma ci vuole un po' per capirlo. Il grande regista turco infatti non racconta storie. Allestisce misteri. Dandoci molti strumenti (anche emotivi) per interpretarli, ma non tutti. Il resto del lavoro spetta a noi e ognuno può trarre le sue conclusioni. Magari smarrendosi lungo la via per ritrovarsi ogni volta [...] Vai alla recensione »
Titoli di testa come biglietto da visita. Con Ceylan non puoi sbagliarti: sempre lo stesso font, spartano ma elegante, a mo' di firma. Solo Woody Allen ha dimostrato altrettanta pervicacia calligrafica. Un fan comfort, indubbiamente, ma anche una dichiarazione artistica: faccio sempre lo stesso film. Sarà vero? Sì e no. La filmografia del bardo turco è senz'altro unitaria, ma non per questo uniforme. Di [...] Vai alla recensione »
Un campo lungo innevato ci porta dentro il nuovo film di Nuri Bilge Ceylan. Storia di un insegnante che non vede l'ora di andarsene da quel luogo sperduto in Anatolia. Di una ragazzina che lo accusa di "comportamenti inappropriati". Di una ex militante, insegnante anche lei, presa tra due fuochi amorosi. Straordinaria la capacità del regista turco di costruire immagini potenti, dentro le quali uomini [...] Vai alla recensione »
Il regista turco sforna un altro dei suoi drammi cecoviani. Ha scelto di nuovo i paesaggi dell'Anatolia occidentale e an- cora una volta pone l'enfasi sulla fotografia e sul ritratto. Anche se aggiunge un tocco atipico, un momento meta e brechtiano, quando ci ricorda che stiamo vedendo un film. A prima vista sembra l'ennesimo dramma scolastico in cui un insegnante è accusato di aver abusato di una [...] Vai alla recensione »
Sempre più concavo, il cinema di Nuri Bilge Ceylan, sempre più raccolto in una introflessione che accoglie in sé drammi antichi e ipotesi di una modernità impossibile, collocandoli in una tensione morale che scaturisce dalle delusioni della vita quotidiana. Lo scenario innevato di un villaggio dell'Anatolia orientale accoglie il dramma di Samet, il giovane insegnante di provincia protagonista di Les [...] Vai alla recensione »
Il bianco totale. Questo è il senso cromatico che pervade l'ultimo film di Nuri Bilge Ceylan, indubbiamente il più importante regista turco, di nuovo in Concorso a Cannes 2023 con About Dry Grass (il titolo originale è Kuru Otlar Üstüne), opera che si presenta come pietra miliare della sua pur rilevante filmografia, nonché film che stacca di qualche livello tutti gli altri finora visti in concorso [...] Vai alla recensione »
A risollevare le sorti di Cannes è About Dry Grasses, il ritorno in Concorso di Nuri Bilge Ceylan: un film turco che si legge come un romanzo russo, un'esperienza totalizzante di tre ore che non solo prenota la Palma, ma riguadagna al cinema un posto al centro del villaggio, quale compendio filosofico, trattato politico, indagine psicologica, analisi sociale.
Alla fine dei 197 minuti di About Dry Grasses si ha la netta impressione di aver assistito a un'opera dalla drammaturgia perfetta e a qualcosa di raro, prezioso: un romanzo di grande respiro, un testo stratificatissimo scritto da Nuri Bilge Ceylan assieme a sua moglie (e sua consueta collaboratrice) Ebru Ceylan, e allo scenaggiatore Akin Aksu ossia lo stesso "trio" che aveva firmato anche il precedente [...] Vai alla recensione »
Perché i film di Ceylan sono così lunghi, i suoi dialoghi così corposi, le sue immagini così larghe, anche negli interni dove i suoi personaggi immancabilmente conversano, mangiano, bevono té? Bisognerebbe provare a vedere i suoi stessi film con tempi meno dilatati, dialoghi ridotti all'osso, scene espunte al montaggio, e capire se funzionano comunque; se, cioè, il suo cinema - che è cinema d'autore [...] Vai alla recensione »
Il campo lungo con il paesaggio innevato. E poi stacco, verso il finale, l'estate. Si succedono le stagioni in un tempo che si è fermato in un villaggio dell'Anatolia nel nuovo film di Nuri Bilge Ceylan. Non è più lo spazio di un poliziesco di C'era una volta in Anatolia e neanche il rifugio di un hotel dove esplodono le tensioni sentimentali di coppia di Il regno d"inverno con cui il cineasta ha vinto [...] Vai alla recensione »
Le erbe secche, nuovo fluviale lavoro del turco Nuri Bilge Ceylan, è un film serissimo. Né ci si potrebbe aspettare altrimenti da un autore che fa film enormi e ponderosi, sempre intorno alle tre ore, in cui riflette sul destino dell'uomo e sulla situazione politica del suo paese. Del resto Ceylan è un vincitore della Palma d'oro (2014, Il regno d'inverno) ed è un regista da prendere assolutamente [...] Vai alla recensione »
Il nuovo e nono lungometraggio rischia seriamente di allungare la striscia laureata del turco Nuri Bilge Ceylan, già ricompensato a Cannes, tra gli altri riconoscimenti, di due Grand Prix (Uzak, 2003, e C'era una volta in Anatolia, 2011) e una Palma d'Oro (Winter Sleep, 2014). Vada come vada, invero poco importa: About Dry Grasses ha l'ardire di riportare al centro - qualunque esso sia: filosofico, [...] Vai alla recensione »
Dopo aver presentato a Cannes, tra gli altri suoi film di successo, Regno d'inverno (2014) - per cui ha vinto la Palma d'oro - e L'albero dei frutti selvatici (2018), Nuri Bilge Ceylan torna ancora una volta sulla Croisette con About Dry Grass, nel quale prosegue la sua analisi sulle varie sfaccettature della moralità umana. Siamo in pieno inverno in un paesino dell'Anatolia orientale - un luogo che [...] Vai alla recensione »