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Ultimo aggiornamento venerdì 23 febbraio 2024
Secondo capitolo per la trilogia dedicata a "Dune" di Frank Herbert da Denis Villeneuve. Dune - Parte 2 è 2° in classifica al Box Office. domenica 17 marzo ha incassato € 318.987,00 e registrato 37.758 presenze.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Paul Atreides e sua madre Jessica si trovano tra i Fremen insieme al leader di un loro clan, Stilgar, e alla guerriera Chani. Dovranno però imparare a farsi accettare dall'intero popolo Fremen e soprattutto Paul, che Stilgar crede essere l'atteso Messia di Dune promesso dalle Bene Gesserit, dovrà concretizzare la propria profezia, per guadagnare uno sterminato e micidiale esercito e con esso avere la possibilità di vendicare suo padre, il Duca Leto. Ma la profezia che vede Paul non è solo un sogno di vittoria bensì un massacro di inaudite proporzioni, una guerra santa che incendierà l'intera galassia. Il barone Harkonnen intanto continua a tramare per prendere il controllo dell'impero e, di fronte ai fallimenti di Rabban contro i Fremen, decide di affidarsi a un altro più letale rampollo: Feyd-Rautha, che le Bene Gesserit ritengono possa dare alla luce la loro attesa bambina suprema.
Torna ancora più sontuosa e imponente la saga fantascientifica di Denis Villeneuve, tratta dai romanzi di Frank Herbert. Questa volta lo spettacolo del cinema si libera dal peso delle pagine dello scrittore, in una messa in scena di rara potenza.
Se nel primo capitolo il regista canadese era stato piuttosto fedele al testo di Herbert, pur tagliandone ampie parti - per altro le stesse che già aveva dovuto tagliare David Lynch - in Dune - Parte due opera invece scelte più drastiche, ma decisamente felici. Cade per esempio una delle sottotrame più inutili del libro, quella in cui Gurney Halleck, che Paul ritroverà come contrabbandiere, vuole vendicarsi di Jessica perché la considera la traditrice del Duca.
Ancora più netta è poi la trasformazione del personaggio di Alia Atreides, la sorella di Paul che riceve le visioni delle acque della vita dei Fremen mentre è ancora nel grembo della madre. Le Bene Gesserit la considereranno un abominio, ma la bambina che nel libro arrivava alla corte dell'imperatore dove nessuno la vuole ma dove inspiegabilmente nessuno neppure la rimuove, qui semplicemente ancora non ha modo di nascere. Il tempo del film è infatti ridotto, Paul non sta con i Fremen per anni, non fa un primo figlio con Chani (destinato nel libro a morire per mano delle truppe imperiali) e dunque non può essere Alia, per fortuna, ad avvelenare il Barone Harkonnen in quella che era la scena più anticlimatica del tomo di Herbert.
Villeneuve trova altre strade, più cinematografiche, e dà molto più spazio al conflitto, che Herbert invece liquidava in ampie ellissi, interessato agli intrighi di corte anziché alle manovre belliche. Eppure è solo nel mostrare la guerra che è davvero possibile dare fin d'ora corpo al lato oscuro della profezia che perseguita Paul, ossia quella guerra sterminata che farà di lui il peggior assassino della Storia dell'Umanità. Herbert infatti promette un Messia superumano ma non ne fa un salvatore, anzi la sua ascesa è una catastrofe senza precedenti, che se pure pone le basi per una sorta di rinascimento, passa però per una Guerra santa come non se ne sono mai viste.
Il destino è impietoso e, per quanto Paul voglia scegliere l'amore con Chani e scongiurare i propri incubi, non avrà modo di farlo: bere le acque della vita gli sottrarrà il controllo di sé, altererà la sua stessa personalità e lo porterà a farsi guidare da Alia, che qui come dicevamo è ancora solo un feto ma è già una entità telepatica capace di vedere il futuro.
La messa in scena delle battaglie in Dune - Parte due è davvero grande cinema, dove le forme gigeriane delle macchine di morte degli Harkonnen (ancora più evidenti nelle architetture del loro depauperato pianeta, dove persino il sole è alterato a tal punto da illuminare in bianco e nero) si scontrano con la guerriglia color sabbia dei Fremen. L'imperialismo tecnologico soccombe al sabotaggio, alle mine e alle imboscate, rivelandosi incapace di domare il popolo ribelle in una chiara critica delle operazioni americane in Medio Oriente.
Solo quando gli esasperati Harkonnen passeranno a praticare bombardamenti a tappeto otterranno alcune vittorie, giudicate però senza onore dai Fremen, perché combattute non faccia a faccia. Il disprezzo per la tecnologia è del resto uno dei temi che attraversa la saga di Dune, una remota fantascienza dove le Intelligenze Artificiali sono state soppresse secoli addietro - una moratoria che oggigiorno non appare così scriteriata.
Se si vuole trovare un limite all'operazione di Villeneuve, questa è probabilmente nel personaggio di Chani, reso qui indipendente e combattivo contro la profezia delle Bene Gesserit, cosa che sulla carta probabilmente funzionava bene, ma che su schermo obbliga Zendaya a recitare imbronciata per lunghe sezioni del film.
Anche il montaggio dei combattimenti all'arma bianca, pure così importante, continua a essere molto frammentato, senza essere violentemente nervoso, ma almeno nel duello finale tra Paul e Feyd-Rautha riesce a funzionare discretamente, senz'altro meglio che nel combattimento conclusivo del film precedente.
Visivamente soverchiante con imponenti architetture brutaliste, titanici vermi della sabbia, grandiose navi spaziali ed esplosioni che riempiono lo schermo di fuoco, il film lascia invece perplessi sul fronte sonoro, dove la colonna di Hans Zimmer, pur in molti tratti suggestiva e mistica, si riduce in battaglia al suo ormai abusato pompare di aggressivi bassi, che francamente hanno fatto il loro tempo già da qualche anno e risultano ormai più fastidiosi che impressionanti.
Ma sono dettagli, così come si potrebbe imputare a Villeneuve di mancare di un estro davvero visionario quando Paul apre le proprie "porte della percezione" con le acque della vita. A fronte però di uno spettacolo di davvero rara e convincente solennità, tutto si perdona. Dune - Parte due è il meglio che il grande cinema spettacolare hollywoodiano oggi possa produrre.
A distanza di tre anni dal primo episodio, finalmente anche in Italia esce il secondo capitolo della spettacolare saga di fantascienza nata dalla penna di Frank Herbert e diretta da Denis Villeneuve. Durante l’attesa, ho letto i romanzi, che, se da un lato hanno privato la visione della sorpresa, mi hanno aiutato a comprendere la trama. Il regista cerca di rimanere fedele ai romanzi e il cast [...] Vai alla recensione »
Il film non è un sequel ma la seconda parte di Dune (uscito nel 2021), doveva uscire lo scorso anno ma problemi di distribuzione hanno determinato il rinvio. La prima parte era un buon film (gli ho dato 4 stelle) ma aveva il difetto di interrompere bruscamente la storia narrata nel primo romanzo della saga di Dune scritta da Frank Herbert, lasciando in sospeso la domanda: ma come va a [...] Vai alla recensione »
Un secondo capitolo che non solo riesce a superare il primo, già capolavoro, ma raggiunge livelli nuovi e inesplorati dell'arte. Un'opera folle, una storia assurda, che tuttavia si prende estremamente sul serio, dove scherno e ironia sono lasciate da parte per addentrarsi nelle brutali logiche di potere dell'Imperium galattico tra antiche casate, nobili arroganti e ordini religiosi [...] Vai alla recensione »
Dopo un posticipo di circa tre mesi e a quasi due anni e mezzo dal primo capitolo, eccoci con DUNE Parte due di Denis Villeneuve.Una volta accolti dai Fremen, popolo originario del pianeta desertico Arrakis, Paul Atreides e sua madre Jessica cercano di integrarsi con loro per farsi accettare in vista di una possibile guerra con gli Harkonnen che sono responsabili, insieme all’imperatore Shaddam IV [...] Vai alla recensione »
C'era una volta Star Wars, quello del 1977, che peraltro prese spunto proprio dai romanzi di Frank Herbert, per ammissione dello stesso George Lucas. Adesso, inteso 2024, c'e' DUNE! Villenueve, riesce nell'ennesima scommessa (stravinta) di resuscitare e rendere al meglio sul grande schermo il capolavoro di Frank Herbert, appunto. Ci era gia' riuscito con Blade Runner 2049, sfida [...] Vai alla recensione »
Scorre via senza fatica: gran prova di cinema di (puro) intrattenimento. Effetti sonori assordanti e prove attoriali paragonabili a quelle dei pupazzi dei muppets. Non ricordo tutti i dettagli del ciclo di Dune, ma ma l'adattamento mi pare molto libero.
DUNE - PARTE DUE... Alla fine del commento fatto sul primo film, speravo in un sequel un po' più dinamico e avvincente del precedente. Questa speranza veniva dal fatto che, trattandosi di una trilogia, di solito si utilizza il primo capitolo per impostare le basi della storia per poi accendersi nel secondo. Ebbene questo film conferma fortunatamente questa regola infatti, pur confermando i ritmi lenti [...] Vai alla recensione »
Pompato.Mi è sembrata una commedia teatrale. Effetti speciali? Quasi tutto raccontato( dialogato)per conciliare il sonno agli spettatori. Troppo pompato dalla pubblicità.
Deludente,trama spezzettata, senza Filo, troppi attori tutti assieme scollegati tra loro,ad un certo punto mi sembrava di vedere un film horror enon di sci fi un'agonia di quasi tre ore.. peccato
Dai grandi si pretende sempre il massimo. Come dicono i cuochi in tv, "hai alzato la soglia"...E Villeneuve ci ha sempre cucinato delle grandi opere e stavolta non fallisce maci sono dei piccoli però. La prima cosa da accennare è la coerenza con il testo originale. E' sempre necessaria? E' un metro di valutazione? Dipende...Ad esempio nella serie tv "Gli anelli del potere" ogni sequenza fa gridare [...] Vai alla recensione »
Per quanto mi riguarda ho sentimenti contrastanti. Dal punto di vista visivo in molti momenti sono rimasto impressionato dalle scenografie. Proprio in queste si vede l'intenzione di ricreare il più possibile la visione descritta da Herbert nel romanzo. Trovo la recensione che mi hai mandato corretta e più o meno simile alla mia.
Racconto basato sul dialogo con poche azioni considerevoli. I dialoghi funzionano meglio in teatro.
Capiamoci bene: come si giudica una produzione così esageratamente grande? Non credo con le categorie della filmografia d’autore. Qui nei credits ci sono forse quattromila nomi, tra o quattro location ai quattro angoli del pianeta, una cast che fin dalle premesse si qualifica come azzeccatissimo, un suono travolgente, una postproduzione da vertigini e una fotografia patinatissima. [...] Vai alla recensione »
Sono arrivato a metà film abbastanza soddisfatto e a tre quarti curioso, ma alla fine sono uscito arrabbiato. Il racconto costruisce trame compesse e inserisce nuovi personaggi, ma nel finale tutto accade in modo sconclusionato, frettoloso, slegato. La grande battaglia che si attendeva come scontro epico tra il bene e il male è una delle più deludenti mai viste.
Tralasciando il fatto che sia altro rispetto al libro, un film notevole dal punto di vista scenografico e che con i bassi perenni affascina e ci fa vibrare con i personaggi. In alcuni tratti purtroppo, le scene sono tagliate e si passa senza soluzione di continuità a tutt’altra situazione (vedi la prova delle 2 notti che Paul dovrà passare solo nel deserto, di cui si vede solo l’inizio e che passa [...] Vai alla recensione »
Lontane le atmosfere del primo film, in questo sequel di Villeneuve si perdono molte delle peculiarità che avevano connotato il primo film. Originalità dei personaggi e delle ambientazioni, atmosfere et similia.Purtroppo un seguito deludente ma i botteghini lo reclamavano.
Non perdetelo, è entusiasmante, veramente un capolavoro!
Scuderia Disney, 2010. Tutto comincia sul piccolo schermo con Bella Thorne (A tutto ritmo), ‘quella accanto’ a Zendaya Coleman, quattordici anni e un talento mostruoso. Canta, balla e recita la commedia alla perfezione. Da quel momento niente potrà fermare la sua ascesa vertiginosa, una prodezza che infrange la barriera del suono. Come Madonna e Cher, Prince o Beyoncé, rinuncia al cognome - ambizione o premonizione? – e diventa Zendaya e basta. Iperattiva e temeraria costruisce la sua leggenda sotto i nostri occhi. Le regole le ha imparate dai suoi ‘miti’, prevedono due paracaduti di soccorso e la lezione più importante dello show-business: l’arte di reinventarsi. Di fatto, i suoi progetti sono un tourbillon di eclettismo: modella, cantante (un album di electro R&B che porta il suo nome), autrice, attrice, designer (con Tommy Hilfiger), influencer, attivista, musa Lancôme e Bulgari dopo Valentino e Vuitton … È talmente impegnata che le interviste concesse alla stampa al momento durano quattro minuti (tutti presi se provate a chiedere). Non è un caso che si dichiari una fan di Oprah Winfrey, la donna che si è fatta da sola, raccogliendo intorno a sé e dietro al suo nome di battesimo una comunità affiatata di fan. La strategia di Zendaya? Un mix intrigante di assunzione del rischio e controllo.
Introversa e timida, Miss Coleman monta sulla scena e scopre di avere dei superpoteri. A “Vogue” giura di aver sempre ignorato il mantra preferito dai millennial (“Non puoi avere tutto…”) e di andare dritta per la sua strada, convinta che ogni vetta è raggiungibile se ci si impegna abbastanza. Il suo entourage conferma lo spirito stacanovista. Potrà sembrare naïf o pretenzioso, ma venendo da un’artista all’incrocio tra Germania, Scozia e Africa, con più di cento-ottantaquattro milioni di follower su Instagram, è un gesto politico. Figlia di due insegnanti, è cresciuta a Oakland, in California, patria delle Pantere Nere e luogo di nascita di Kamala Harris. Un caso? Fiera delle sue origini tedesche-scozzese (la mamma) e africane (il papà), si impegna a promuovere una versione più inclusiva del sogno americano, fondata sul rispetto, sull’audacia e sulle cover dei magazine dove ricorda alle sue coetanee che: “You have the power!”. Nel 2010 cerca la sua chance e fa un provino per Disney Channel. Cinque anni dopo, chiede ed ottiene un maggiore controllo artistico sulla produzione della serie K.C. Agente Segreto, trasformando la sua spia in erba in un genio della matematica e in una cintura nera di karate. In barba alle smancerie, rifiuta di cantare e ballare, vuole solo recitare, vuole che la sua famiglia sia interpretata da attori neri e chiama le cose col loro nome. Intanto evolve nell’universo Disney Channel, fa tendenza col suo stile e viene corteggiata da Hollywood, che nel 2017 le offre il ruolo di M.J. nella nuova saga di Spider-Man.
Tre avventure e un uomo ragno dopo (Tom Holland), Zendaya è un’immensa star, con rigore e senza le buffonate di Britney Spears o di Miley Cyrus e di tutta la schiera di fanciulle di cui abbiamo già dimenticato il nome. Diversamente da loro, lascia la Disney senza sbattere la porta. Non rinnega niente Zendaya e si lega a HBO, trascendendo il suo pedigree immacolato in una serie cruda e radicale, bella come un sogno e complessa come un incubo (Euphoria). Al centro della narrazione, l’attrice segue il suo istinto e Sam Levinson. Figlio sensibile di Barry Levinson, mette in orbita Zendaya e soffia un vento nuovo sulla ricerca dell’identità adolescente. Zendaya è Rue Bennett, diciasettenne scampata a un’overdose, che ritorna a scuola con le umiliazioni e le tentazioni che covano nei suoi corridoi. Ma Zendaya è soprattutto una rivelazione, il magnifico spettro che oscilla tra estasi e desolazione. Malcolm & Marie, due anni dopo, suggella la fruttuosa collaborazione di Levinson con la donna che lui chiama “Z”. Qualche anno fa l’avremmo probabilmente definita la sua musa, un modo educato per sminuire il ruolo delle attrici nel processo creativo dei loro pigmalioni. Ma l’autore è più intelligente di così. Bianco, etero e una giovinezza delicata alle spalle, Sam Levinson affronta i temi dell’inclusività che preoccupano Hollywood e la società. Il suo Malcolm & Marie è eminentemente contemporaneo.
Zendaya esplode in un film fatto su misura. Recita con una naturalezza e un candore che nascono dalla fiducia assoluta che ha riposto nel suo regista. La sua bellezza, il suo aspetto, la sua aura, trascendono ogni sua parola. Si affida alla m.d.p. e per estensione si offre a noi, come un dono. In lei, Levinson ha trovato il corpo (attoriale) che può esprimere i suoi pensieri con un gesto. Un silenzio greve mentre prepara un mac & cheese, una lacrima furtiva mentre guarda il suo compagno o un sorriso ritrovato dicono meglio e dicono più forte di qualsiasi discorso. Levinson filma ogni ‘cambiamento climatico’ del suo volto, proiettando l’infinità dei sentimenti attraverso primi piani bergmaniani. Chiaramente erede delle eroine di Mankiewicz, Marie è molto simile alla Maria de La contessa scalza. Bella in modo irrealistico, inaccessibile e falsamente serena, vuole dimostrare di essere libera, ma questa libertà conduce solo alla tragedia e alla tristezza. Più il film procede, più ci rendiamo conto che la sua ragion d’essere è quella di disegnare arabeschi poetici e lirici intorno a una verità insondabile: il cuore di Marie. Dietro Zendaya appaiono i fantasmi di Gene Tierney, Ava Gardner e Marilyn. È nata una stella.
Un passaggio funambolico nel circo di The Greatest Showman – ‘tiene sulla corda’ Zac Efron nel numero più bello - e Zendaya diventa il sogno segreto di Paul Atreides (Timothée Chalamet). Magnifica ossessione nel primo ‘capitolo’ di Dune, incrocia il suo destino nel deserto e incarna Chani Kynes, guerriera Fremen del pianeta Arrakis. Binomio che osa, Zendaya e Chalamet giocano coi codici e si stagliano nell’iper-spettacolo di Denis Villeneuve, tra furia e stasi contemplativa. Puri (s)oggetti di cinema sono i guerrieri di un nuovo mondo e di una nuova Hollywood. È la vita, la paura e la collera che vibra nelle loro performance. In Dune - Parte 2 avremo finalmente modo di vedere crescere la partecipazione di Zendaya a quest’opera d’arte ipnotizzante. Sollevata da un vento di spezie l’attrice sarà ancora una volta ambasciatrice di libertà e icona di bellezza per le donne della Terra e di altrove. Per credere basta guardare le immagini dell’anteprima londinese. Con un’armatura metallica e un gioco di trasparenze intorno al seno, al ventre e ai glutei, Zendaya ha prolungato la fiction sul red carpet, facendosi più cyborg della sua principessa di sabbia. Il costume cromato, è una tuta degli archivi Mugler (Haute Couture Autunno-Inverno 1995-1996), si ispira alla Maria (Brigitte Helm) di Metropolis e sfida il consueto dresscode femminile, diventando virale. Un momento di moda per alcuni, un “manifesto cyborg” per chi legge Donna Haraway, filosofa americana che pensa il cyborg come metafora di un’utopia post-gender. È un mito, naturalmente, una di quelle storie che ci raccontiamo per definire le possibilità e i limiti dell’essere umano. Disneysmo, cyberfemminismo, fashionismo, Zendaya può essere tutto, creatura ibrida dotata di identità multiple e un nome solo che nella lingua di suo padre significa “rendere grazie”. E noi ringraziamo.
Quanti prodotti culturali detengono il titolo di “capolavoro della fantascienza letteraria”, “videogioco che ha fatto la storia” e “mitologico film non realizzato”? – ogni definizione sotto virgolette, naturalmente. E pensare che tutto è nato da un viaggio compiuto a fine anni ’50 per scrivere un articolo (“They Stopped the Moving Sands”, poi mai pubblicato) sul tentativo del Dipartimento dell’Agricoltura statunitense di fermare lo spostamento dei cordoni di sabbia della costa oceanica piantando delle graminacee. Il giornalista era Frank Herbert, la zona le Oregon Dunes e il libro che ne scaturì fu, appunto, "Dune".
Da qui è facile: il “capolavoro della fantascienza letteraria” è proprio il primo "Dune" del 1965, cui seguirono nei successivi venti anni altri cinque capitoli, tutti scritti dall’autore originale (saga poi proseguita dal figlio Brian e da Kevin J. Anderson con il solito armamentario di prequel, sequel e midquel); il “videogioco che ha fatto la storia” è invece Dune II: The Battle for Arrakis, realizzato dai Westwood Studios nel 1992 e che ha ridefinito per sempre l’architettura e il gameplay degli strategici in tempo reale; “mitologico film non realizzato”, infine, è il tentativo della cordata francese guidata da Alejandro Jodorowsky di adattare a metà anni ‘70 il libro di Herbert, sforzo prometeico e melanconico nel mettere insieme Giger e Moebius, Pink Floyd e Dan O’Bannon, Salvador Dalí, Orson Welles, Mick Jagger – che fallì, sì, come il Napoleon di Kubrick e il Mastorna di Fellini, ma tanto di questo lavoro è poi idealmente confluito in Alien, L’Incal e La casta dei Meta-Baroni.
Il box office nazionale - altroché se conta - continua a sorridere a "Dune: parte due", unico blockbuster attualmente in grado di distanziare i film autoriali che nell'ultimo periodo si sono fatti baldanzosamente avanti. Purtroppo, però, il suo prodigioso impatto visivo e sonoro è mitigato secondo noi da una narrazione cerebrale e farraginosa che, insieme all'esasperato misticismo, lo rendono a tratti [...] Vai alla recensione »
Dove eravamo rimasti? Senza soluzione di continuità, Denis Villeneuve ci riporta sul pianeta di sabbia subito dopo la terribile battaglia che ha visto la sconfitta del duca Leto e il massacro del suo esercito da parte degli Harkonnen. Dune - Parte 2 inizia dove si era concluso il primo episodio, con Paul Atreides e sua madre - la Bene Gesserit Jessica -, a conquistare la fiducia dei Fremen.
Il primo (bellissimo) "Dune" ci ha fornito la mappa del mondo creato da Denis Villeneuve a partire dalla saga di Frank Herbert. II secondo intreccia fitto, in tre ore che volano, politica - con le donne a tramare dietro le quinte sotto i burqa (gran duello fra Rebecca Ferguson incinta e la venerata vegliarda Charlotte Rampling) - e azione (nel deserto).
Si riparte da qui. La casata degli Atreides è stata sterminata in una notte, al sorgere del sole nella polvere del deserto ci sono i loro corpi da bruciare e la casata nemica Harkonnen è salita al potere sul pianeta Dune. E l'imperatore non ha detto nulla. Ora detengono loro il controllo della Spezia, fondamentale per i viaggi spaziali. Tra i corpi arsi ne manca però uno, quello di Paul (Timothée Chalamet), [...] Vai alla recensione »
Prima di lanciarsi in una recensione di una qualsiasi trasposizione cinematografica di "Dune", occorre sempre ricordare che il lunghissimo e intricato romanzo omonimo di Frank Herbert è praticamente in-filmabile. O meglio, si può trasportare sullo schermo, a patto di avere una chiara visione interiorizzata dell'opera, riuscendo quindi a riassumere, sintetizzare, individuare i passaggi chiave e infine [...] Vai alla recensione »
È proprio così: «la bellezza e l'orrore». La maestosa magnificenza dell'orizzonte del nulla e la brutalità affilata e «banale» del sangue e delle lame. Là dove tutto è rito, cerimonia, iniziazione, Denis Villeneuve continua a diffondere il verbo: e con implacabile (e strisciante) forza seduttiva (la «reverenda madre» del suo cinema) nutre il battito visionario di un kolossal sì epico e romantico, ma [...] Vai alla recensione »
Gigantesco, spettacolare, con "grandi ragni da guerra" che sembrano disegnati da H.R. Giger (Hans Ruedi, il disegnatore svizzero di Alien - la creatura). I misteriosi vermi del deserto che costringono a passi di danza - è il tum tum tum regolare che li attira - ma possono essere cavalcati da coraggiosi guerrieri (e guerriere), oppure usati come mezzi di trasporto, in caso di esodo.
Appena uscito, è già in testa alla classifica dei film più visti, «Dune 2», e su questo, quantomeno nel breve periodo, non c'erano dubbi. Ce ne potevano essere, piuttosto, su autonomia e tenuta epica di quello che nelle trilogie spettacolari è l'episodio di raccordo, la cui teorica centralità drammatica è in genere soverchiata dagli estremi. La 2ª parte (costata 200 milioni di dollari) riparte da dove [...] Vai alla recensione »
I fan-resilienti del romanzo scritto da Frank Herbert, e del primo film originale, uscito esattamente 40 anni fa, diretto da David Lynch, dovranno decisamente ricredersi, o quanto meno essere incuriositi dal sequel corale (Parte due) firmato ancora da Denis Villeneuve. Un'operazione, iniziata nel 2021 con "Dune", e che ora torna a esplorare il mitico viaggio di Paul Atreides, che qui si unisce a Chani [...] Vai alla recensione »
Sul pianeta Arrakis, il giovane Paul Atreides (Timothée Chalamet) si unisce ai nativi fremen e trama la sua vendetta sulla casata degli Harkonnen e sull'imperatore Shaddam IV (Christopher Walken). Dune. Parte 2 conferma la sensazione che Denis Villeneuve abbia avuto visioni alimentate dalla spezia per tutta la sua vita. Il regista ha detto più volte che la lettura del romanzo di Frank Herbert, da ragazzo, [...] Vai alla recensione »
Uno degli aspetti più interessanti di Dune - Parte due, in perfetta continuità col primo capitolo, è l'afflato da arthouse sci-fi. Non una sorpresa, soprattutto alla luce di Blade Runner 2049 e, più in generale, della filmografia di Denis Villeneuve, ma la lieta conferma della fertile ambizione che permea il cinema del regista e sceneggiatore canadese.
È straniante pensare che Denis Villeneuve possa aver avuto nel passato una carriera diversa dal regista di fantascienza. Fin dai tempi di Arrival, infatti, Villeneuve ha coniugato il suo sguardo autoriale con la passione per il genere coltivata da sempre, misurandoli con pietre miliari (Blade Runner), con opere letterarie complesse da trasporre (Arrival e Dune, il romanzo) o con fallimenti epocali [...] Vai alla recensione »
Il mitico viaggio di Paul Atreides unitosi a Chani e ai Fremen sul sentiero della vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia. Di fronte alla scelta tra l'amore della sua vita e il destino dell'universo conosciuto, Paul intraprende una missione per impedire un terribile futuro che solo lui è in grado di prevedere. Arriva, ancora una volta diretto dal canadese Denis Villeneuve, [...] Vai alla recensione »
Paul Atreides è vivo e lotta insieme a noi. O meglio ai Fremen. L'avversario è il barone Harkonnen contro il quale la vendetta è tosta. Ma l'uomo è traditore e la donna si concede sempre al più forte. Questo però è il tema del terzo capitolo di prossima programmazione. La parte 2, altamente spettacolare per la fotografia eccellente, è povera nella sceneggiatura.
Come nei serial anni Trenta di John Whitney (solo con un budget da quasi duecento milioni di dollari) Dune: Part Two inizia esattamente dove ci aveva lasciati il primo capitolo dell'adattamento del libro di Frank Herbert, in mezzo alle distese sabbiose di Arrakis, in cui Paul Atreides (Timothée Chalamet), e sua madre, la Bene Gesserit Jessica (Rebecca Ferguson), hanno trovato scampo dopo l'omicidio [...] Vai alla recensione »
Con il capitolo due la storia si completa, ma siamo sicuri che la faccenda si fermi lì? Ambientato nel 10191 in un universo intergalattico a struttura medioevale, il numero uno raccontava il cosmico scontro per il controllo di Dune alias Arrakis, pianeta arido e inabitabile ma ambitissimo in quanto unico produttore di una speciale spezia dalla doppia funzione di carburante spaziale e di potentissima [...] Vai alla recensione »
Torna l'eroe scrocchiazeppi Paul Atreides (Timothée Chalamet) ancora sul pianeta desertico Arrakis inquadrato come mare ondoso color caramello, morbido come una mousse. Non era così scontato si completasse il dittico Dune (aiutarono 434 milioni di dollari incassati dalla prima parte in un 2021 sotto Covid). Indigeni frementi (i Fremen) vedono Paul come il Messia mentre l'Imperatore (un mestissimo Christophe [...] Vai alla recensione »
È uno dei film più attesi dell'anno: con "Dune - Parte Due" il regista canadese Denis Villeneuve (già autore del primo capitolo presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2021) adatta per il grande schermo la seconda parte del primo, iconico, romanzo del Ciclo di Dune di Frank Herbert. L'inizio è potente. Dopo che la Casa degli Atreides è stata annientata dagli Harkonnen guidata [...] Vai alla recensione »
Dove eravamo rimasti? L'ultima volta di Paul Atreides in Italia (e nel mondo) le cose non sono andate come la roboante epicità della proposta avrebbe meritato e richiesto. Era il 2021, ricordate? C'erano un paio di stupide guerre in meno e una pandemia in più, il futuro delle sale cinematografiche era appeso a un filo - problematico persino respirare - si lavorava a capienza ridotta e, date le circostanze, [...] Vai alla recensione »
A posteriori, il primo film - che s'apriva sulla frase «i sogni sono messaggi dal profondo» - è quasi un prologo, fondativo di un immaginario prima che di un'azione, la dettagliata pittura di un fondale, l'attento racconto di un antefatto. «Potere sulla Spezia significa potere su tutto» avverte l'incipit della Parte due, riprendendo il discorso esattamente dove l'aveva interrotto Paul e sua madre Jessica, [...] Vai alla recensione »
Diciamolo subito. Il più grande film islamico e "scomodo" del XXI secolo lo ha realizzato Denis Villeneuve. Sì, perché Dune. Parte II non è un film di fantascienza/fantasy, o comunque non solo. È un film di guerra. Anzi, di guerriglia. Che parla delle divisioni del mondo e delle macerie di oggi. Come se Villeneuve e il suo co-sceneggiatore Jon Spaihts avessero assorbito il classico di Frank Herbert, [...] Vai alla recensione »
A tre anni di distanza dal film vincitore di sei Oscar presentato a Venezia 78, Denis Villeneuve ci riporta sul pianeta sabbioso di Arrakis nel nuovo Dune - Parte due, in sala a partire dal 28 febbraio (distribuito da Warner Bros. Pictures). Un capitolo fondamentale nell'adattamento del 'Ciclo' di Frank Herbert, che continuerà con il già annunciato Dune Messiah.
Denis Villeneuve è tornato, e con lui Dune - Parte Due, a maggior gloria della saga di Paul Atreides, che stavolta si becca una cinquina di nomi alternativi. A incarnarlo, sulla scorta del bestseller di Frank Herbert, è sempre Timothée Chalamet, e lo fa assai bene, e plauso meritano, più degli altri, Zendaya con gli occhi blu di Chani e Javier Bardem quale Stilgar.