Titolo originale | Elle |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 130 minuti |
Regia di | Paul Verhoeven (II) |
Attori | Isabelle Huppert, Laurent Lafitte, Anne Consigny, Charles Berling, Virginie Efira Christian Berkel, Judith Magre, Jonas Bloquet, Alice Isaaz, Vimala Pons, Lucas Prisor, Raphaël Lenglet. |
Uscita | giovedì 23 marzo 2017 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,03 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 27 marzo 2017
Isabelle Huppert in un film ad alta tensione dove la vittima prende in mano la situazione e comincia a seguire a sua volta il suo molestatore. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 2 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, 11 candidature e vinto 2 Cesar, 2 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, ha vinto un premio ai Spirit Awards, In Italia al Box Office Elle ha incassato 1 milioni di euro .
Elle è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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CONSIGLIATO SÌ
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Michelle è la proprietaria di una società che produce videogiochi ed è una donna capace di giudizi taglienti sia in ambito lavorativo che nella vita privata. Vittima di un stupro nella sua abitazione non denuncia l'accaduto e continua la sua vita come se nulla fosse accaduto. Fino a quando lo stupratore non torna a manifestarsi e la donna inizia con lui un gioco pericoloso.
Paul Verhoeven ha ragione quando dice che era indispensabile girare il film in un Paese che non fossero gli Stati Uniti perché nessuna attrice americana avrebbe accettato un ruolo così amorale. Ma ha avuto ancor più ragione quando ha rinunciato al titolo del racconto a cui il film si ispira ("Oh..." di Philippe Djian) per scegliere Elle.
Perché è proprio su Lei (leggi Isabelle Huppert) e sulla sua interpretazione che si regge un film che ha più di un elemento disfunzionale nella sua struttura. A partire dall'identità dello stupratore (facilmente prevedibile) per passare poi ad alcune reazioni ed interazioni tra la vittima e il violentatore che vorrebbero sembrare ambigue ma finiscono con il risultare ridicole per finire con un neo padre oltre il limite della stupidità.
C'è però, come si diceva, a sostenere il film nel suo complesso, un'attrice tanto minuta fisicamente quanto forte e dominante sullo schermo. Sono i suoi sguardi, le sue reazioni misurate ma percettibili, il suo gestire un rapporto con un passato che progressivamente si rivela nella sua dolorosa evidenza, la consapevolezza di un corpo che non ha subito alcuna offesa dal trascorrere degli anni che danno senso a un film che si situa, a volte forse contro la stessa volontà del regista, in equilibrio instabile tra il dramma e la commedia. È come se Verhoeven avesse trovato un soggetto che gli consentiva di proseguire una personale lettura sulla presenza della violenza nella nostra realtà ma che avesse deciso di sperimentarsi sul terreno della commedia 'alla francese' che non è per nulla (è sufficiente scorrere la sua filmografia) nelle sue corde.
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Interpretazione superlativa quella di Isabelle Huppert in ELLE, l'ultimo film dell'ineffabile Verhoeven (Basic Instinct et alia). Una storia molto dura che si apre con uno stupro - reiterato per altro, più volte, nel corso del racconto filmico - poi lo stupro diviene 'altro', un qualcosa di diverso, diversamente interpretato dagli 'attori', vittima e carnefice e...viceve [...] Vai alla recensione »
Ho visto il film in lingua originale e non credo lo vedrò in lingua italiana. Nel complesso questo film è un terribile tentativo di raccontare una vicenda complessa, senza averne gli strumenti per farlo, né come regista, né come improvvisato narratore di storie per le quali la regia dimostra di non essere all'altezza.
Michelle Leblanche è una donna in carriera cinica e pragmatica. Lo stupro che subirà in casa, più che un intollerabile oltraggio fisico ed intimo da denunciare le sembrerà, invece, quasi, tutto sommato, un sopportabile incidente domestico. i suoi amici Anna , Patrick etc. etc. altrettanto egocentrici ed anaffettivi vivono la loro vita.
“Elle” ha la forza magnetica della perdizione, il gusto nauseante dell’insania ed è un centro propulsivo di morbosità ma è un film libero, un film cui piace sfuggire alle catalogazioni di genere: un thriller con altissimi momenti da commedia e fastidiose scene splatter. Merito, oltre che del regista, è ovviamente della sempre “scomoda” e imperscrutabile Huppert che, con la sua elegante e dannatamente [...] Vai alla recensione »
Tre motivi per vederlo: c'è la Huppert; è un film che parla in modo NON americano della società e non ci sono armi, eserciti, epidemie, guerre, supereroi; devi pensare per capirlo per bene. In effetti uscendo devi cercare di capirlo, scordandoti forse della fiammeggiante interpretazione della Huppert e del suo personaggio caratterizzato e aderito su di lei come una tuta di [...] Vai alla recensione »
Mi spiace ma tutti gli elogi che leggo a sto film proprio non li capisco. Un film che semplicemente non ha senso: una sequele di situazioni improbabili che anzichè angosciare sfociano nella mediocrità e nella banalità. Scene che non hanno un costrutto ma buttate lì a caso. Personaggi tipici di una soap opera melo-drammatica.
In effetti, Elle è proprio la rappresentazione di una fascia borghese con i vizi e virtù (forse le virtù si vedono meno…). Il film s’ispira al racconto “Oh…” di Philippe Dijan. La storia in sintesi narra di Michelle, una donna imprenditrice di successo proprietaria di una società che produce video-giochi, viene aggredita sessualmente nella [...] Vai alla recensione »
Ho visto il film in versione doppiata e mi sono riproposto di rivederlo, armandomi di una mega dose di santa pazienza, in V.O.. Potrò forse riconsiderare il mio giudizio non benevolo nei confronti di questo lavoro di Verhoven. Tanta, troppa, carne al fuoco, una camionata di storie accatastate alla bell'e meglio a formare un polpettone indigesto che avrebbe avuto senso [...] Vai alla recensione »
Un film decisamente notevole che attrae con energia lo spettatore. L’attesa di come il tutto potrà svilupparsi per giungere alla soluzione finale tanto misteriosa e, di certo, imprevedibile rende la pellicola molto interessante. E come se ciò non bastasse ci si accompagna la mirabile regia di Verhoeven ed una attrice pluripremiata come la Huppert.
Si comincia con uno stupro, di cui si odono solo le urla. Michèle Leblanc, la protagonista, lasciata riversa sul pavimento, si rialza impassibile, raccoglie i cocci della colluttazione, si ripulisce dal sangue con un bagno e ricomincia la sua vita di imprenditrice di successo. Da questo incipit sorprendente si potrebbe, inseguendo le domande che esso immediatamente solleva, dipanare una trama [...] Vai alla recensione »
Eccessivo, non solo per i toni, costantemente, noiosamente, sopra le righe, ma anche per la quantità di situazioni e personaggi esasperati con i quali il regista ha voluto complicare una trama, per altro ampiamente scontata, rendendola non solo improbabile e inverosimile ma, quel che è peggio, a tratti involontariamente grottesca. Psicologicamente ha la profondità di un fumetto [...] Vai alla recensione »
Le stelle sono 4 a Isabelle Huppert (sarebbero 5 o 6 se la sceneggiatura la supportasse meglio) e una alla regia. Si gioca un po' (troppo) sullo stereotipo stantio del francese perverso e libertino e man mano che il film va avanti sembra di assistere a una proiezione distopica e fantascientifica, non a un dramma ambientato in un contesto borghese contemporaneo.
Algida e cinica manager di mezza età, con un passato oscuro ed un'infanzia traumatica, viene improvvisamente violentata da un misterioso assalitore travisato nella bella casa in cui vive da sola. La sua reazione, apparentemente fredda e distaccata, è solo l'inizio di un gioco al rimpiattino fatto di perversioni sessuali e di rituali sadomasochistici che la porteranno a scoprire l'identità dell'unica [...] Vai alla recensione »
Il regista olandese Paul Verhoeven ritorna proprio in questi giorni nelle sale cinematografiche con il suo ultimo thriller "Elle", dove la protagonista femminile del titolo è la sempre eccezionale Isabelle Huppert. Ella è una donna manager a capo di una casa produttrice di videogiochi: separata, con un figlio ventenne piuttosto inetto e debole di carattere, intelligente [...] Vai alla recensione »
Michelle Leblanc e' una ricca donna d'affari. Dirige una affermata azienda che crea videogiochi. Ha un carattere duro, fiero, indipendente. Quando, all'interno della sua bella casa, subisce una violenza da parte di uno sconosciuto con un passamontagna calato sul viso, decide di non denunciare il fatto alla polizia, ma si mette lei stessa alla ricerca del possibile colpe [...] Vai alla recensione »
Uno sguardo attento alla donna, la sua tendenza spiccata ad essere vittima e carnefice, complicata e tortuosa anche nel definire le chiare sfumature tra bene e male, e per questo sempre profonda ed intelligente. Quanto si sarà divertito Paul a costruire un film dallo stampo francese ed uterino, una pellicola che spazia dal noir alla mai invasiva tinta horror, con una attrice protagonista felicissima [...] Vai alla recensione »
Un anonimo insulso e compassato broker bancario, giovane e prestante, dotato di una bella moglie “tutta casa (letto non si sa) e chiesa”, indossa occasionalmente un passamontagna e si lancia addosso ad una preda femminile prescelta: gli è necessaria la violenza per eccitarsi, irrompere a casa della vittima, colpirla ferirla e infine possederla, con qualche successiva comunicazione [...] Vai alla recensione »
Uno dei peggiori film degli ultimi dieci/venti anni, nel quale l'unica cosa che si salva è, forse, l'interpretazione di Isabelle Huppert. Una vicenda senza senso, di cui non si capisce la necessità che fosse raccontata, infarcita di personaggi da sottoporre tutti, nel migliore dei casi, a TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) e fra i quali il più "normale" [...] Vai alla recensione »
Elle è un film che sceglie di guardare la relazione fra gli individui minandone alla base certezze e rassicurazioni. Saltano per aria borghesia e fede, figure retoriche e voti, immagini sacre e immagini etiche. Il significato vero della realtà di Verhoeven non è banalmente né il nonsense né il grottesco, bensì la negazione a priori di ciò che ormai [...] Vai alla recensione »
Rumore di cocci rotti, tentativi di resistere ad una forza sovrastante, una conclusione scontata e frustrante sotto lo sguardo attento, ma glacialmente indifferente del gatto di casa: inizia così il film, con lo stupro di Michelle (Isabelle Huppert) nella sua casa borghese perpetrato da un uomo mascherato come Diabolik. La raccolta dei cocci, il bagno caldo, il cambio di serrature e chiavi [...] Vai alla recensione »
Forse a causa della critica positiva e dei premi cinematografici ricevuti, sono andata al cinema con delle aspettative elevate che non hanno trovato rispondenza se non nell’ottima storia originale, che tiene incollati fino alla fine e nell’interpretazione della Huppert. La pellicola risulta triste, anticata, spesso sfuocata, sicuramente così voluta per focalizzarsi sul protagonista [...] Vai alla recensione »
Lei sempre al centro dell'attenzione,incorreggibile donna sempre sensuale in ogni atteggiamento,accattivante e sempre padrona dell'altro sesso,non nasconde mai la sua vera indole,tra il perverso e il misterioso,pronta a qualsiasi esperienza che la possa soddisfare,libera da qualsiasi pregiudizio non guarda chi è,ma quello che può ottenere.
Premetto che ho visto il film per Isabelle Huppert e fino ai titoli di coda non sapevo che fosse un film di Paul Veroeven. L'ho visto in francese senza sottotitoli ma per me non è un problema. Mi sono deciso a scrivere per via della mediocre recensione di Giancarlo Zappoli che ovviamente ha dei preconcetti nei confronti di Verhoeven. Un film che comincia con un colpo allo stomaco ma necessario per [...] Vai alla recensione »
Paul Verhoeven, cineasta olandese di americana adozione, famoso al grande pubblico per lavori quali Robocop, Basic Instict, Atto di forza e L'uomo senza ombra, elabora e traspone liberamente il romanzo "Oh..." di Philip Djian, variando il titolo in Elle e assoldando un'attrice di grande calibro, qual è Isabelle Huppert. In un'intervista ha dichiarato di aver voluto uscire dai confini a stelle e strisce [...] Vai alla recensione »
Nella vita non bisogna escludere nulla, ma nonostante il precedente di "Black Book" mi colpisce vedere in concorso a Cannes un film di Verhoeven, che spopolava con "Basic Istinct" durante il mio ultimo anno di Liceo. Nonostante la -vera o presunta- differenza tra un blockbuster americanoed un'opera "d'autore", il sesso - quello [...] Vai alla recensione »
Paul Verhoeven torna, a dieci anni da Black Book, e lo fa ottenendo un ottimo risultato e senza rinunciare alle sue ossessioni. Oltre che dalla notevole colonna sonora di Anne Dudley, il regista è ben servito dalla discreta sceneggiatura di David Birke. Vero che non spicca per originalità: le vicissitudini dei personaggi che ruotano attorno alla protagonista non tolgono né aggiungono nulla al genere [...] Vai alla recensione »
. Si propone una donna certamente capace di grande autonoma: imprenditrioce, madre, figlia, amante, moglie.. Capace di affrontare qualsiasi situazione subisce anche uno stupro brutale che sa metabolizzare con impareggiabile freddezza. Un modello da imitare quindi? Per certi versi certamente ma come la mettiamo con il background famigliare della nostra [...] Vai alla recensione »
Leggo giudizi contrastanti su questo film ma in ogni recensione gioca il fattore interno di ognuno di noi, il tema che può sovrastare sul resto. "Elle" di Paul Verhoeven, seguendo la sua vena erotica nel cinema dopo "Basic Instinct" e "Showgirls" e dopo il successo al Festival di Cannes, avendo fatto incetta di premi, tra cui il Golden Globe come miglior film straniero, [...] Vai alla recensione »
Un film in cui non si salva nulla, neanche volendo. Troppe tematiche delicate che si inrecciano senza che nessuna di queste venga approfondita in modo soddisfacente. Come i personaggi appena abbozzati. Superficiale e al limite del grottesco. Da evitare.
Un film senza nessun pregio, compresa la recitazione della Huppert che alla fine viene a noia per quel suo essere perennemente fredda, insensibile, maligna, sessulamente malata e frustrata. I personaggi sono caricature di se stessi, impegnati nella pratica del sesso senza alcun coinvolgimento se non quello superficiale, problematico e violento. La protagonista non è folle, la follia non [...] Vai alla recensione »
Uno stupro a domicilio non sembra scalfire la monella Michèle che cerca senza tanto penare di scoprire l'artefice del suo involontario piacere perverso...Beh! Una famiglia con dei problemi quella della Leblanc, una storia amplia e articolata raccontata senza mai focalizzare un punto della storia che cerca di sorprendere senza riuscirci, la Huppert è brava e intrigante e regge la scena [...] Vai alla recensione »
Pare il sequel de "La pianista" di Haneke: stessa progettualità filmica, stessa protagonista, stessi pregi (pochi) e soprattutto difetti. Tutto ruota attorno alla solita malsana Huppert, ormai anagraficamente improponibile come oggetto del desiderio maschile, e alla voglia di stupire e scandalizzare ad ogni costo. Ma come nel prototipo di Haneke le idee sono confuse, i temi (parecchi) [...] Vai alla recensione »
Incuriosita dall recensioni lette in occasioni del lancio del film, approfittando della programmazione su sky, sottopongo la famiglia alla visione… Con tutta la benevolenza possibile, il giudizio collettivo finale è stato "bah"! Isabelle Huppert algida (e antipatica) come sempre, o come non mai. La sceneggiatura (e la regia) oscllano tra il ridicolo e il grottesco.
Direi proprio di no. Quando all'inizio vedi Oscar o altri premi allora ti aspetti un grande film. In realtà a mio avviso si tratta di un film senza capo ne coda dove pensi che sia finito ma in realtà c'è ancora minestra da mangiare. Certo il tema trattato è importante e serio, ma in questo modo secondo me si rischia la parodia e non è bello.
Non basta prendere le immaginarie vicissitudini di un gruppo di malati di mente per poter dire di avere fatto un film che indaga l'animo umano. Se il tuo protagonista è psicotico, lo devi calare in una realtà oggettiva, in cui le personalità patologiche siano rare, od almeno in minoranza. In questo film, invece, non se ne salva uno.
Sono uscito e mi sono questo: perché deve esistere questo film? non ho trovato la risposta! Non giudico le performance dei attori ma la narrazione del film che non porta a conclusione banale (se veramente esiste una conclusione). Non mi ha lasciato noente a parte di sentirmi essere fregato dalla critica! Chapeau!
Posso valutare positivamente il cast, la protagonista è molto efficace nel suo personaggio, per il resto non trovo nulla di interessante né di coinvolgente in questo film. La storia nasce in modo esplosivo come un inquietante noir gettando sin da subito, con immagini forti di uno stupro, un fitto alone di mistero. Ci si aspetta allora di assistere ad un intreccio psicologico con indagini [...] Vai alla recensione »
Che caos, ci sta un po di tutto, thriller, commedia, dramma, relazioni aperte, perversione, morbosita, minestrone, provocazione, vita improbabile, pressioni, hei regista, che mal di testa! in sintesi non si sa che scrivere, visto in una maniera e divertente, in un'altra decisamente e un no comment. L'unica cosa che ho notato fuori dal cinema era sul volto dei presenti un evidente sorriso del [...] Vai alla recensione »
Critici e premi Oscar hanno perso ogni credibilità , lodando questo pasticcio che ruba citazioni a mano bassa senza un minimo di storia propria, attori espressivi come amebe, tempi persi, video statico...voglio indietro i soldi del biglietto!!! ma per avere un parere autentico, cosa bisogna fare?
Thriller psicologico che da ampio spazio a autoerotismi, scene di sesso esplicito dove l'esigenza di compensare la banalità della storia ha indotto il regista ad abbondare in ogni tipo o quasi di oscenità varie. Probabilmente proporre un film pornografico al pubblico sarebbe stato più onesto. Senza trascurare l'ovvio messaggio misogino che traspare da questa misera pellicola. [...] Vai alla recensione »
prima parte straodinaria, protagonista sublime, ottimi attori, finalmente doppiaggio all'altezza, seconda parte spiazziante, per poi riannodare le fila in dirittura d'arrivo. Un grande film 'europeo', peccato il finale troppo 'tranquilizzante'.
Un film anomalo, malato , perverso. Non si capisce dove il regista vada a parare. Non capisco l' entusiasmo che l' opera ha generato e neppure l' attrazione ossessiva di tutti i personaggi per una Isabelle Huppert per niente attraente e desiderabile. Deludente
Se l'obiettivo di questo film era modellare una Huppert sulla falsariga de "la pianista" di Haneke, è stato ampiamente fallito, Verhoeven non è Haneke. La morbosità delle presunte perversioni erotiche della protagonista e del "cattivissimo" maniaco che la tormenta, è pari quasi a zero. Sembra che l'unico filo conduttore dei rapporti intimi [...] Vai alla recensione »
Un po' deluso dalla sceneggiatura,indecisa,ho apprezzato invece la musa Huppert,sebbene sia stata più intensa in altre occasioni (Il buio nella mente,La pianista,ecc.). Chi sia lo stupratore non è difficile individuarlo,ma non è la cosa che sembri premere di più a Verhoeven. Il regista è in trasferta,ma il gusto del cinema d'oltralpe [...] Vai alla recensione »
Il regista olandese Paul Verhoeven ed il produttore tunisino Saïd Ben Saïd hanno cercato di fare un film francese ad Hollywood. Non ci sono riusciti, ovviamente, quindi lo hanno fatto in Francia. Dico che è un film francese perché: 1) se ne frega del messaggio etico da veicolare, racconta la sua storia che piaccia o no e che è comunque significativa; 2) i personaggi [...] Vai alla recensione »
Sicuramente non è un film banale e questo è già un punto a suo favore. Forse è lento ma è comunque intrigante e coinvolgente nella sua perversa situazione. Da vedere.
Disgustoso e noioso sono le espressioni più appropriate per un sintetico commento
Quella che segue è una simil-trascrizione di un mio video dedicato alla categoria "Miglior film straniero" della cerimonia dei Golden Globe 2017. Se siete interessati visitate: youtube.com/watch?v=3dynqd9d2d8&t=0s Secondo film in lingua francese in gara ai Golden Globe oltre a Divines, Elle è invece diretto dall’olandese Paul Verhoeven, che invece di film alle [...] Vai alla recensione »
Rifondazione del cinema d'autore. È chiaramente a questo compito che Paul Verhoeven lavora con il suo dinamitardo Elle. Da decenni, ormai, esiste un genere che finge di non essere un genere: di volta in volta lo possiamo chiamare cinema d'autore, cinema d'essai, film da festival, e così via. Allo stesso modo esistono - per fortuna - numerosi registi che non si accomodano al facile plauso del gusto medio; ma bastano i tanti altri che imbastiscono contenuti piatti e prevedibili al solo scopo di rassicurare i propri spettatori (spesso più conservatori del pubblico da blockbuster da cui pensano di distinguersi) per rovinare la festa.
Ecco perché ci voleva Verhoeven, il regista che sabotò Hollywood con decostruzioni erotiche e violente dei generi americani tra anni Ottanta e Novanta, per applicare la stessa rivoluzione a un certo, stanco cinema borghese contemporaneo. Ed ecco perché ci voleva una interprete della sottigliezza beffarda, della finezza crudele, della iconoclastia felpata di Isabelle Huppert per incarnare (letteralmente) il personaggio più ambiguo, appassionante e contraddittorio del cinema di questi anni.
Come se stesse defibrillando lo spettatore privo di sensi, Verhoeven con Elle lo sottopone a una serie di docce fredde e calde: gli sottrae ogni punto di riferimento morale, lo sbatte contro lo stipite della propria identificazione socioculturale, gli pianta un dito nell'occhio solo per divertirsi, mette un piede attraverso la porta ogni volta che scioccati saremmo tentati di chiuderla, ci fa ridere appena ci siamo convinti che bisogna stare seri e viceversa...insomma mette in centrifuga le nostre attese e reazioni pilotate.
Già a partire dall'inizio, in cui dei rumori suggeriscono qualcosa, Elle dichiara la propria appartenenza al thriller, genere che aveva conosciuto una fortissima popolarità tra gli anni '80 e i '90 grazie alla forte spinta propulsiva di De Palma e delle sue trovate che modernizzavano e rilucidavano classici film di suspense hitchcockiani e grazie ad una serie di fortunati adattamenti da romanzi di autori come Grisham e Follett. Il genere è poi lentamente decaduto nei 2000, schiacciato da una nuova generazione di horror che li hanno sostituiti sul terreno della tensione e da una nuova idea di cinema di grande incasso che ha ucciso il film dal budget medio.
Ci voleva quindi questo film di Paul Verhoeven per rispolverare il thriller all'europea. Una donna al centro di tanti tipi di violenza diversa, un aggressore, dei dipendenti sessisti e un mondo intorno a lei che sembra meritare il disprezzo (e lo sguardo di Isabelle Huppert di quello non è mai avaro). Comincia con una scena di violenza ma avrà le svolte meno attese questo film che ha impressionato tutti a Cannes e continuato a vincere premi fino ad arrivare ai Golden Globes.
Eppure anche prima di Elle il cinema degli anni '10 ha dimostrato di avere ancora un po' di tempo da concedere al thriller, trasformandolo in un genere capace di rielaborare le paure sociali che, viste al microscopio, hanno terribili ricadute personali.
In principio è un gatto. Un gatto placido e sovrano in primo piano. Un gatto che osserva impassibile l'aggressione della sua padrona. Ironia, ferocia, sofisticatezza, il tono del film è dato. Niente accade accidentalmente nel thriller aspro e abrasivo di Paul Verhoeven. Proprio come un felino, l'eroina non (re)agisce mai in maniera prevedibile a quello che accade. Anzi, più apprendiamo qualcosa su elle e meno la comprendiamo. Ma impariamo molto e in fretta.
Lei si chiama Michèle, vive da sola in una grande casa borghese nella provincia parigina, dirige con autorità e autorevolezza una casa editrice di video giochi, ha un ex marito, un'amante, il marito della sua socia e migliore amica, un figlio babbeo, una madre immatura che oscilla tra botox ed escort boy, e un padre mostruoso che in un passato lontano ha assassinato ventisette persone.
Nel romanzo di Philippe Djian ("Oh..."), di cui Elle è l'adattamento Michèle è la narratrice, lei racconta e si racconta. Verhoeven riduce al silenzio la voce off impedendo allo spettatore l'accesso ai suoi sentimenti. Perché più del libro, il film si appoggia sull'insondabilità, muovendosi sul confine che separa innocenza e colpevolezza, normalità e follia. Michèle ordina del sushi dopo la violenza carnale invece di chiamare la polizia, Michèle non tarda ad avere una relazione sordida col suo carnefice, che saluta ogni mattina con disinvoltura prima di andare al lavoro. Nessuno errore, nessuna conseguenza, Verhoeven non fa l'apologia dell'abuso, è piuttosto interessato alla descrizione e al gioco di dominazione tra due singolarità estreme.
È sempre difficile descrivere la performance di un'attrice, dire il perché e il come di una presenza. La forza di Isabelle Huppert è di donarsi completamente, in tutti i ruoli, scrupolosamente scelti, custodendo un enigma. Nelle sue interpretazioni c'è un fervore trattenuto, inquieto che la tiene a distanza. Ma è quel touche froide ad attirare irresistibilmente lo spettatore. Immobile, muta, quasi minerale, Isabelle Huppert è un'artista preziosa, magnetica che polarizza gli sguardi. Regina delle nevi o leggenda vivente, i cliché si sprecano ma la sua immagine resta intatta. Immagine di "grande attrice" che lei domina totalmente. Lei è onnipotente e onnipresente. Cinema, televisione, teatro, festival, cerimonie, è una riserva spettacolare, una campionessa del controllo pronta a prendersi tutti i rischi, un'attrice trapezista che ama rilanciare a ogni ruolo, tuffandosi nel vuoto.
Bionda, rossa, dea, star, amante, strega, intellettuale, madre, puttana, Isabelle Huppert ha incarnato tutte le maniere dell'attrice e della donna. Plurale e unica: una donna e tutte le donne, sullo schermo o sulle tavole del palcoscenico.
L'attrice più prolifica del cinema francese, a ventotto anni aveva già grandi ruoli alle spalle (Violette Noziére, Loulou, Si salvi chi può (la vita)). Chabrol, Pialat, Godard sono solo alcuni degli autori sedotti dal suo erotismo diafano che rievoca le giovani donne (semi)nude ed enigmatiche di Balthus. Figura maggiore dello schermo (da Cimino a Godard, da Chabrol a Haneke) e del palcoscenico (da Wilson a Warlikowski), la Huppert ha offerto un corpo all'alienazione, sovente glaciale, folle o criminale, sempre trasgressivo, ma in pieno centro, in piena luce. Rappresentare la follia al lavoro è il compito che le viene affidato all'alba della carriera con La merlettaia di Claude Goretta. Comincia lì il lento cammino dalla nevrosi alla psicosi, dalla vita sociale all'istituto psichiatrico di alcuni dei suoi personaggi. Certificare tutti gli stati della disfunzione psichica diventa uno degli assi forti della sua carriera. Con Chabrol la follia si fa più equivoca, maligna, sollecita, sfumando nelle regole del gioco sociale (Violette Nozière, Il buio nella mente, Grazie per la cioccolata), con Werner Schroeter si adorna di orpelli lirici (Malina, Deux), con Krzysztof Warlikowski si rende spazialmente tangibile sulla scena che diventa una vera e propria architettura della psicosi (Un tramway). Impossibile capire se Elle è veramente folle o solamente lucida, Chabrol ha confuso per sempre il confine tra l'una e l'altra.
Non è semplice parlare di Elle, perché la sua debolezza maggiore ruota attorno a un confine molto sottile e difficile da spiegare. Partiamo con le cose semplici, premettendo che alcuni spoiler sono necessari: la storia è quella di una imprenditrice di nome Michèle Leblanc (interpretata da Isabelle Huppert), donna forte, sicura di sé, indipendente, piuttosto ruvida nei rapporti interpersonali e ironica, [...] Vai alla recensione »
Lo sconosciuto mascherato come fosse Diabolik è penetrato in casa, l'assale, la colpisce con pugili e calci, la getta sul pavimento, la sovrasta, la immobilizza, le strappa il vestito, le calze, le mutande e la sodomizza. Marty, il bel gattone grigio, osserva, immobile e incuriosito la scena di massima violenza, come noi spettatori, che senza emozione ci chiediamo, ma lei urla per il dolore, il terrore, [...] Vai alla recensione »
Dieci mesi dopo il passaggio al festival di Cannes, arriva in sala uno dei film più sorprendenti dell'anno. Che non è, diciamolo subito, il racconto di uno stupro o su un rapporto carnefice-vittima. Anzi perfino il titolo è in parte fuorviante: se il personaggio di Isabelle Huppert è sempre al centro della scena, infatti, è come polo d'attrazione attorno a cui ruotano una serie di rapporti, che sono [...] Vai alla recensione »
Stesa sul pavimento, una donna tenta di liberarsi da un uomo che le sta sopra con tutta la sua forza. Mentre la stanza si riempie del rumore di mobili caduti e oggetti infranti, la macchina da presa abbandona i due corpi in lotta e mostra in primo piano lo sguardo di un gatto, scuro testimone distaccato e surreale dello stupro. Questo fa Paul Verhoeven con Elle (Francia, Germania e Belgio, 2016, 130'): [...] Vai alla recensione »
Mistero senza fine perverso e senza il paravento di un pudore ipocrita. Una sinfonia che distrugge le apparenze, che ribalta le prospettive, che rende quasi interscambiabili vittima e carnefice, che gioca al massacro sul fisico e sull'inconscio, che attira in una vischiosa ragnatela sadomasochista, che non ha paura di far gridare allo scandalo trattando lo stupro e il femminicidio secondo logiche narrative [...] Vai alla recensione »
Se Paul Verhoeven, l'uomo al quale dobbiamo Basic Instinct, uno dei film più irriverenti e scandalosi della storia del cinema mondiale, si fosse rassegnato ai numerosi No che ha ricevuto dai produttori americani, Elle, il suo ultimo film, in concorso al 69° Festival di Cannes , vincitore di due Golden Globe e candidato all'Oscar per la miglior attrice, non sarebbe mai venuto alla luce.
Serviva un regista macho come l'olandese Paul Verhoeven per tirare fuori Isabelle Huppert dalla sua "comfort zone" (da un'idea di Jonathan Franzen: osservava il termostato del riscaldamento e immaginava il suo contrario, una "zona disagio" poi servita per intitolare una raccolta di saggi). La "comfort zone" sta nei film d'arte con donne masochiste: per esempio "La pianista", congegnato dalla mefitica [...] Vai alla recensione »
Nel titolo, "lei", c'è l'esclusivo fuoco del film: un racconto su corpo e anima femminili, ma in una irripetibile, ambigua, personalità, allineata, si direbbe, a corpo e anima dell'interprete. Senza la Huppert, sfinge quasi irritante, tante reazioni e omissioni di Michelle, imprenditrice aggredita e stuprata in casa da un uomo mascherato, sarebbero inverosimili.
Come il romanzo cui si ispira, Oh... di Philippe Dijan (Voland editore), Elle si apre su una scena di stupro in un'elegante cornice borghese sotto gli occhi indifferenti del gatto di casa; e come sulla pagina il racconto prende subito una piega imprevista, perché Michele, dopo il fattaccio, invece di disperarsi e chiamare la polizia, con apparente tranquillità si offre un bagno ristoratore.
Quando Lui incontra Lei, il figlio di questo amplesso artistico porta il nome di Elle. Lui è Paul Verhoeven, settantanovenne olandese volante tra Europa e Hollywod, alto e basso, RoboCop (1987) e Basic Instinct (1992). Lei è Isabelle Huppert, divina star francese senza limiti premiata due volte a Cannes (La pianista e Violette Nozière, quando aveva venticinque anni diretta da Chabrol), recentemente [...] Vai alla recensione »
Catherine Tramell ha trovato il suo match. Quasi venticinque anni dopo Basic Instinct, Paul Verhoeven, ci regala un'erede degna della gelida bionda forse serial killer che, con un lieve movimento delle ginocchia, sedusse per sempre Michael Douglas e il pubblico dei multiplex. Per il suo primo film francese (il produttore di origine tunisina è Said Ben Said, che ha già lavorato con Cronenberg, Polanski, [...] Vai alla recensione »
Il sangue. "Lo voglio denso e tiepido". È la rossa linfa vitale il vero protagonista di Elle, il provocatorio e folgorante film di Paul Verhoeven che nessuno negli Usa ha voluto produrre nè interpretare. "Troppo eversivo, non sono pronti, poi in questo periodo men che meno...". Assicura Paul Verhoeven, magnifico 79enne da Amsterdam ma da anni "americano", che negli ultimi tempi è tornato a girare il [...] Vai alla recensione »
Racconta Paul Verhoeven che il suo prossimo film lo girerà in Italia, in Toscana, nel Medioevo. Il titolo, per ora provvisorio, sarà Blessed Virgins, l'ispirazione viene da una vicenda accaduta nel Seicento in un monastero di Pescia che il regista ha trovato nel saggio di Judith C. Brown, Immodest Acts - The life of a lesbian nun in Renaissance Italy sulla storia della mistica lesbica Benedetta Carlini. Pe [...] Vai alla recensione »
Oscurità e potenza dei "basic instinct". Non stiamo parlando, però, del thriller di culto anche se il regista non a caso è lo stesso: "Elle", infatti, rimette in pista l'olandese Paul Verhoeven che dopo il sottovalutato "Black Book" (2006) sembrava avviato a distaccarsi dal mestiere esercitato ai massimi livelli al di qua e al di là dell'Oceano. Per la prima volta attivo in Francia, grazie al produttore [...] Vai alla recensione »
Già dalla scena iniziale si intuisce che quello che lo spettatore sta per vedere non sarà un film convenzionale. Michèle viene aggredita in casa da un uomo mascherato che la violenta, davanti allo sguardo indifferente del suo gatto. Una esperienza traumatica che destabilizzerebbe chiunque. Non lei, che reagisce in modo anomalo, glaciale, facendo (quasi) finta di nulla.