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Rupert Everett

Rupert Everett (Rupert James Hector Everett). Data di nascita 29 maggio 1959 a Norfolk (Gran Bretagna). Rupert Everett ha oggi 64 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.

Gay è il mio nome di battesimo

A cura di Fabio Secchi Frau

Rupert Everett ha smesso di girare un po' a vuoto, soprattutto da quando i rotocalchi inglesi hanno finito di sguazzare nella sua (peraltro mai nascosta) omosessualità. E questo non ha fatto altro che giovare alla sua carriera che magicamente ha riconquistato la stessa fama e prorompenza degli esordi. È il primo sex symbol dichiaratamente gay, quello le cui foto nudo in mezzo all'edera (su modello di una vecchia fotografia di Eleonora Duse) o in pose plastiche assieme a un teschio non possono mai mancare nei computer di ogni omosessuale maschio che si rispetti. È quello più fashion, il migliore amico delle star (Madonna è la sua Grace Adler, ovvero la migliore amica di un gay), ma anche quello più coinvolto in campagne sociali e/o politiche. Dannatamente bello, fisico prestante, tremendamente fascinoso anche ora che invecchia ha uno sguardo che colpisce e un sorriso che stende, tutte doti che utilizza pienamente per memorabili interpretazioni. E anche quando si limita a doppiare principi azzurri che nessuna Cenerentola o Biancaneve vorrebbe mai incontrare in una fiaba per via della troppa vanità o della troppa voglia di emergere, riesce a farsi adorare. Per questi motivi, Rupert Everett è da considerarsi uno degli indimenticabili volti della storia del cinema.

Origini reali e formazione ribelle
Discendente della famiglia reale di Carlo II Stuart, Re di Inghilterra e di Scozia, Everett è figlio di un ufficiale dell'esercito britannico, nonché mediatore di borsa e uomo d'affari. Nasce, per cui, in una famiglia agiata, dando fin da piccolo segni di una certa arroganza che poi lo porteranno a trasformarsi in un giovane ribelle. All'età di 7 anni, viene spedito all'Ampleforth College, istituto diretto dai monaci Benedettini, dove impara a suonare il pianoforte con il segreto sogno di diventare, un giorno, una rockstar internazionale. Poi però, a 15 anni cambia meta e vira sul mestiere di attore, iscrivendosi alla Central School of Speech and Drama di Londra, ma dopo solo due anni di frequenza viene espulso per dei diverbi piuttosto animati con i suoi insegnanti. Non si dà per vinto, si unisce a una compagnia teatrale di avanguardia al Glasgow Citizen's Theater, dove recita in spettacoli quali "Don Juan" e "Heartbreak House". Nel contempo, inizia anche a lavorare come modello a Milano e, per far quadrare i conti, persino come escort.

TV e cinema
I primi ruoli sono soprattutto televisivi come dimostra il film tv The Manhood of Edward Robinson (1981).
Nel 1982, il nome di Rupert Everett emerge dalle pagine relative allo spettacolo: la sua interpretazione teatrale della piece "Another Country", dove recita con Colin Firth (che diventerà un suo grande amico) è memorabile e finalmente esordisce anche sul grande schermo con un piccolo ruolo nel film di James Scott A Shocking Accident (1982), prendendo parte successivamente alla miniserie tv The Far Pavilions (1984) con Christopher Lee. Lo status da star lo acquisisce grazie alla trasposizione cinematografia della piece che l'ha reso più famoso: Another Country - La scelta (1984), per il quale sarà nominato ai BAFTA come migliore promessa cinematografica.
Disgraziatamente, le sue scelte lavorative non lo portano a confermare le attese che la stampa inglese ed estera hanno su di lui. Cominciano e si fanno sempre più accesi gli scontri con la stampa così, dopo aver recitato con Julie Andrews e Max von Sydow in Duet for One (1986), verso la fine degli Anni Ottanta, lascia la recitazione per dedicarsi alla musica, registrando due album con scarsissimo successo. Non giova al suo lato artistico il fatto di aver rifiutato il ruolo che poi è andato a Daniel Day-Lewis in Camera con vista (1985) di James Ivory.

Un periodo nel cinema italiano
Importanti sono le sue escursioni nel cinema italiano, prima sotto la direzione di Francesco Rosi in Cronaca di una morte annunciata (1987), poi in Gli occhiali d'oro(1987) con Philippe Noiret e Stefania Sandrelli. Poi, nel 1989, dopo l'ennesimo scontro con i media, dichiara apertamente la sua omosessualità con un annuncio shock che avrebbe potuto causare la fine della sua carriera. Al contrario, invece, la rivaluta agli occhi di tutti. Rupert Everett diventa un idolo per molti, tanto è vero che, a conferma del suo status, l'autore di fumetti Tiziano Sclavi, sceglierà proprio le sue fattezze per disegnare il protagonista dei suoi fumetti horror Dylan Dog, l'indagatore dell'incubo.

Carriera in ascesa
Le proposte cinematografiche cominciano a fioccare su di lui: recita con Ugo Tognazzi in Tolérance (1989), è accanto a Christopher Walken in Cortesie per gli ospiti (1991), è scelto da Robert Altman per entrare nel grande cast (Julia Roberts, Marcello Mastroianni, Tim Robbins e Sophia Loren) di Prêt-à-porter(1994) e affianca Faye Dunaway in Dunston - Licenza di ridere (1996).
Ma l'apice del successo lo sfiora ancora una volta nel 1997 grazie alla commedia Il matrimonio del mio migliore amico con Julia Roberts e Cameron Diaz, nel ruolo dell'amico e complice gay della protagonista, perdutamente innamorata del suo migliore amico eterosessuale ormai prossimo alle nozze. È la parte che più di ogni altra gli offre nomination e onoreficienze: BAFTA, Golden Globe, Mtv Movie Award. E all'indomani del suo successo, fa scalpore una sua intervista a Sky, dove a un giornalista che gli chiese cosa ne pensasse di essere in continuazione descritto come apertamente gay, Everett rispose: «Gay è il mio nome di battesimo».
Con la fine degli Anni Novanta, miete ancora successi, anche in piccoli ma significativi ruoli come ne Shakespeare in Love (1998) con Gwyneth Paltrow e Sogno di una notte di mezza estate (1999) con Michelle Pfeiffer e Kevin Kline. Una candidatura ai Golden Globe e all'European Film Award come miglior attore lo aspetta grazie a Un marito ideale (1999), poi torna accanto a Julie Andrews in Insieme per caso (2002) e interpreta il visconte Sébastien de Valmont nella miniserie Les liaisons dangereuses (2003) con Catherine Deneuve e Nastassja Kinski. Non mancano, malauguratamente, anche pellicole mediocri come Codice Homer (2004) con Sharon Stone.

Lavori recenti
Ma il ruolo forse più significativo e più bello della sua carriera, lo aspetta al doppiaggio quando deve prestare la voce al principe Azzurro, nevrotico e vanaglorioso eroe delle fiabe di Shrek 2 (2004). Perfettamente a suo agio assieme agli altri doppiatori (Eddie Murphy, Julie Andrews, Cameron Diaz, Antonio Banderas, Mike Myers, John Cleese, Jennifer Saunders) ritroverà il suo alter ego animato anche nel seguito Shrek Terzo (2007), rimanendo pur sempre nel genere fantasy con Stardust (2007) con Peter O'Toole, Michelle Pfeiffer e Robert De Niro. Nel 2012 viene diretto da Tanya Wexler nel film Hysteria, nel quale recita accanto a Maggie Gyllenhaal e Hugh Dancy, e nel 2015 affianca Sarah Gadon, Bel Powley ed Emily Watson in Una notte con la regina di Julian Jarrold. Nel 2016 lo vedremo invece nei panni dell'ornitologo nel film di Tim Burton Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali.

Curiosità canore
Migliore amico della pop star e icona Madonna è stato lui a convincere il regista John Schlesinger di inserire la canzone che loro cantano assieme "American Pie" nel film che hanno interpretato Sai che c'è di nuovo?, poi rivelatosi un flop. Ma non solo duetti con Madonna, non è da dimenticare quello con Robbie Williams in "They Can't Take That Away from Me". Anche scrittore, collabora da anni con la rivista Vanity Fair ed è l'autore di romanzi come "Hello Darling, Are You Working?" (1991), "The Hairdressers of St. Tropez" (1995) e "Guilt Without Sex - A Jewish Bestseller" (2007).
Dandy egocentrico e raffinato, gioca ambiziosamente e senza problemi con la sua più che dichiarata sessualità, riuscendo con intelligenza a ritagliarsi spazi interpretativi tutti suoi, grazie ai quali fa centro in cuori femminili e gay. Per ottenere successo, ha sfruttato l'appeal di cui è vanitosamente conscio, puntando a fare lo snob perverso: vizietto che non ha fatto altro che intrigare le platee e mandare in tilt il box office a suon di narcisismi e cinismi vari.

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