Un agente di una misteriosa organizzazione deve rubare una valigetta sul treno che collega Tokyo e Kyoto. Espandi ▽
Un ingorgo di personaggi popola una vicenda con unità di azione, di luogo e di tempo, ma dove tutti si parlano addosso fino allo sfinimento. Peccato che poi il punto di forza di Leitch, ossia i combattimenti corpo a corpo, risulti sacrificato all'instancabile parlantina dei protagonisti e ai flashback, che cercano di dimostrare quando ingegnoso sia l'intreccio. Fortemente autocompiaciuto, Bullet Train non ha l'asciuttezza di un vero B-Movie e, sovrappopolato di star, ha una sola scena d'azione degna della fama di Leitch: quella con l'interprete meno noto (fuori dall'America Latina per lo meno), ossia il portoricano Bad Bunny. Il resto è tutto buttato in caciara e senza tensione, soffocata da scambi di battute poco ispirate. Una delusione occasionalmente rallegrata dalle cover giapponesi di brani pop, come “Stayin' Alive” e “Holding Out for a Hero”, ma sarebbe stato meglio se gli autori avessero ascoltato più Elvis Presley: “A little less conversation, a little more action, please”. Recensione ❯
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Dal romanzo di Paolo Cognetti, un film sull'amicizia e sul grande potere attrattivo della montagna. Drammatico, Italia, Francia, Belgio2022. Durata 147 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Decenni di amicizia tra un giovane che proviene dalla città e un pastore. Espandi ▽
Van Groenigen e Vandermeersch, nell'adattare il romanzo omonimo del Premio Strega Paolo Cognetti, sorprendono lo spettatore sin da quando si spengono le luci in sala. Hanno infatti deciso di adottare un formato di proiezione ristretto che ricorda un po' i documentari di montagna di un tempo che fu quando, per avere un'attrezzatura leggera al seguito, si girava in 16 millimetri. Da tempo ormai le cime, innevate e non, si vedono offrire tutta l'ampiezza dello schermo che fa risaltare la loro imponenza. Qui invece l'impressione che si ha da subito, grazie anche alla voce narrante, è quella della descrizione della nascita e dell'evoluzione di un'amicizia a cui le montagne fanno non da sfondo ma da elemento fondamentale di unione che diviene, ad un certo punto, divaricazione. Si tratta dell'incontro tra due visioni della vita che l'ambiente naturale finisce con il determinare in modo quasi cogente. Recensione ❯
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Il cinema di Guadagnino si espone in una forma matura, mai così lucida. E la violenza incontra l'amore assoluto. Drammatico, Horror - Italia, USA2022. Durata 130 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il primo film che Guadagnino gira in America, un teen d'autore, tratto dal libro di Camille DeAngelis. Espandi ▽
Verso la metà degli anni 80, Maren vive con il padre in Virginia ed è un'adolescente come tante. La sua vera natura costringe però il padre ad abbandonarla e a lasciarla al suo destino. Rimasta sola, Maren parte alla ricerca della madre che non ha mai conosciuto e lungo il tragitto conosce persone come lei, vagabondi ed emarginati nella società americana dell'era Reagan, tra cui Lee, di poco più grande, sbandato e affascinante, con il quale Maren prosegue il suo viaggio. Stato dopo stato, dal Maryland al Nebraska, incontro dopo incontro, Maren e Lee trovano la propria strada, incerti e spaventati di fronte all'irrompere del desiderio che li guida. Primo film in terra americana per Luca Guadagnino, che attraversa le grandi pianure del Midwest per seguire la dolce deriva di due dropout divisi fra la necessità di accettare la propria natura e la paura di combatterla. Il cinema del regista, è qui esposto in una forma matura, fin troppo ragionata, mai così lucida. Recensione ❯
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Una partita dentro la partita, fatta di ondate di malinconia e sferzate di dolore. Animazione, Commedia, Drammatico - Giappone2022. Durata 124 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Dopo essersi iscritto alla Shohoku High School, Hanamichi si interessa a una ragazza di nome Haruko che ama il gioco del basket. Espandi ▽
Ryota Miyagi è in seconda liceo, alto 1,68 cm e naturalmente play della Shohoku. Poi ci sono gli altri: Takenori Akagi, C, capitano e roccia su cui è costruita la tenuta della squadra; Hisashi Mitsui, SG, stella delle medie; Kaede Rukawa, SF, il predestinato che sa di esserlo e non lo nasconde; Hanamichi Sakuragi, PF, l'anima del quintetto. Questa è la squadra di basket del liceo Shohoku, questa è la storia, soprattutto, di Ryota, nativo di Okinawa, che dopo la morte del fratello maggiore Sota in un indicente in mare, decide di dedicarsi al basket.
Il mito di "Slam Dunk" è ancora vivo e vegeto in Giappone come in tutto il resto del mondo, per un manga che ha fatto parte della vita di molti di noi. Inoue ci mostra sul grande schermo, azione dopo azione, canestro dopo canestro, la partita che ha deciso le carriere del quintetto, cioè la sfida contro il liceo Sannoh. Partendo dall'iperrealismo del suo tratto, capace di rendere su carta movenze e schemi di una partita di basket come mai si era prima visto in un manga o in un qualunque altro fumetto, Inoue - con il fondamentale apporto di Yasuyuki Ebara - ammassa animazione tradizionale e CGI per cesellare ogni superficie, corpo, movimento che appare sullo schermo, fondendo in un unico fluido e splendente quadro le spiagge di Okinawa e la canotta fradicia di Mitsui, il parquet delle palestre e il viso tumefatto di Ryota. Recensione ❯
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Il secondo capitolo dedicato alla maschera del Re del Terrore, questa volta interpretata dall'attore internazionale Giacomo Gianniotti. Espandi ▽
È notte su Clerville. Diabolik entra in un edificio e riesce a rubare una preziosa corona. L'ispettore e i suoi uomini riescono a trovare il suo rifugio dentro una montagna. Diabolik riesce a scappare ma nella fuga abbandona Eva che, per sottrarsi alle forze dell'ordine, si tuffa nel fiume. Ginko è convinto che il criminale prima o poi si farà vivo così fa sorvegliare giorno e notte il suo laboratorio in cui c'è tutta la preziosa refurtiva rubata negli anni. A mettersi in contatto con lui sarà invece Eva Kant che si vuole vendicare dopo essere stata tradita e gli propone un accordo per catturare Diabolik. Nel frattempo l'ispettore deve anche affrontare l'arrivo in città di Altea, Duchessa di Vallenberg.
La caccia continua. Sul finale e sui titoli di coda del film, c'è già l'apertura al nuovo episodio che concluderà la trilogia. In realtà Diabolik - Ginko all'attacco non è un sequel di Diabolik ma un nuovo episodio.
Con la musica di Pivio & Aldo De Scalzi il film riesce a tratti a ritrovare la seduzione di Diabolik. Alla fine è sempre questione di atmosfera. Recensione ❯
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Tra reale e rappresentato, il film di Grabsky racconta Hopper attraverso le più diverse angolazioni. Documentario, Gran Bretagna2022. Durata 94 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il pittore che più di ogni altro ha saputo raccontare la geografia delle emozioni, la solitudine, il silenzio e l'attesa. Espandi ▽
Le opere pittoriche di Edward Hopper hanno sempre rappresentato un momento particolare della storia dell'arte. Il film di Phil Grabsky inizia proprio da qui: dal contesto storico in cui un talento americano sviluppa i primi passi nel mondo dell'arte. Nei primi del Novecento, quando il giovane studente americano inizia a dipingere le sue tele di piccole dimensioni, e a creare illustrazioni che narravano il quotidiano, le avanguardie artistiche si stavano facendo strada attraverso sperimentazioni e forti rotture formali ed estetiche.
Una storia d'amore americana va in profondità nell'analisi di Hopper, analizzandone gli aspetti più privati. Grabsky fa intervenire professionisti dell'arte che raccontano di Hopper attraverso le più diverse angolazioni.
Piccole tracce di bellezza, di paesaggi americani, di riflessioni visive e introspezioni dell'anima, soprattutto femminile; i tetti, gli abbaini, i campi, le pompe di benzina, i bar semi vuoti, i colori accesi degli abiti delle donne, gli sguardi e pose immobili rivolte all'esterno.... questi sono i frammenti che Hopper ha, traccia dopo traccia, lasciato nel suo percorso, da pittore rigoroso di un quotidiano immobilizzato. Recensione ❯
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La storia vera di Jason Derek Brown, un abile truffature diventato uno degli uomini più ricercati d'America. Espandi ▽
Con un solido esordio alla regia, il giovane statunitense Matthew Gentile esamina un paradosso a stelle e strisce che fin da bambino lo ha affascinato: la figura di un “con man” capace di guadagnarsi la fiducia del prossimo con un sorriso e delle storie fantasiose. Più forte anche dell’indizio nel titolo, però, la storia di Jason Derek Brown stupisce per come sa virare all’improvviso verso una violenza insensata che spegne qualunque celebrazione del ladro gentiluomo. Prendendo a piene mani dal genere true crime che vive un momento particolarmente felice, il film racconta di misfatti seriali e di indagini federali, con l’agente tutto d’un pezzo interpretato da Ryan Philippe sicuro che l’inesorabile morsa della legge stia per stringersi attorno a Brown. Eppure le istituzioni in American Murderer rimangono sempre un passo indietro, e l’unico vero tribunale da affrontare nel momento decisivo è quello della famiglia, la cui presenza conferisce al riuscito e anticlimatico ultimo atto un senso di patetismo misto a imbarazzo, per una parabola negativa che nessuno sa davvero spiegarsi. Recensione ❯
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Una schiava si ritrova ad essere catapultata dal XIX secolo al 1973. Espandi ▽
Alice desidera la libertà ma è costretta a vivere da schiava in una piantagione rurale della Georgia sotto il suo proprietario brutale e disturbato Paul. Dopo un violento scontro con Paul, fugge attraverso i boschi vicini e si imbatte in un'autostrada, scoprendo presto che l'anno è in realtà il 1973. Salvata sul ciglio della strada da un attivista politico disilluso di nome Frank, Alice comprende rapidamente le bugie che l'hanno tenuta in schiavitù e la promessa della liberazione nera. Recensione ❯
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Una famiglia alle prese con una casa infestata e psicosi familiari. Espandi ▽
Dopo che una giovane coppia si trasferisce in una remota fattoria con il figlio neonato, le lotte della donna con la psicosi postpartum iniziano a intensificarsi... mentre la casa rivela i suoi stessi segreti. Recensione ❯
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Un'opera prima che mostra le radici culturali del regista e riflette sul tema della genitorialità. Drammatico, Mongolia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una storia sull'infanzia e la genitorialità, ambientata tra gli incantevoli paesaggi della Mongolia. Espandi ▽
Tulgaa è da tempo andato a vivere in città lasciando il villaggio nella campagna della Mongolia. Una telefonata lo avverte che il patrigno sta per morire e lui lo raggiunge. Dopo il decesso mantiene la promessa fattagli di portare a termine il lavoro di fienagione. Nei campi lo raggiungerà Tuntuulei, un ragazzino decenne che vive con i nonni. I due, poco a poco, impareranno a conoscersi.
Amarsaikhan Baljinnyam, alla sua opera prima, offre l'occasione di conoscere nel profondo un mondo che raramente compare sui nostri schermi.
Baljinnyam, grazie ai due personaggi protagonisti, riesce a mostrare la propria terra e le sue radici culturali ma anche a riflettere sul tema della genitorialità. Lo spettatore è portato a chiedersi che cosa ne sarà del rapporto sempre più strettamente affettivo tra i due. La risposta che Baljinnyam ci dà non è di tipo consolatorio perché vuole lasciarci uno spazio di lettura libera. Cosa accadrà dopo lo decideremo noi. Recensione ❯
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La strega cattiva Erla rende la vita difficile a Hui Buh e a sua nipote, la piccola strega Ofelia. Dopo che sua madre è stata catturata, cerca l'aiuto di Hui Buh con un prezioso libro di incantesimi. Espandi ▽
La strega cattiva Erla rende la vita difficile a Hui Buh e a sua nipote, la piccola strega Ofelia. Dopo che sua madre è stata catturata, cerca l'aiuto di Hui Buh con un prezioso libro di incantesimi. Recensione ❯
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Il racconto di un rapporto madre-figli che non apporta nulla al tema. Un passo indietro rispetto al film precedente della regista. Drammatico, Francia2022. Durata 116 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il ritratto di una famiglia che si trasferì dall'Africa a Parigi alla fine degli anni '80. Espandi ▽
Assistiamo alla descrizione di un rapporto madre-figli che non apporta nessun elemento nuovo alla tematica già trattata sul grande schermo. Di rapporti difficili tra madre e figli, magari con l’elemento aggiuntivo dell’immigrazione, il cinema ce ne ha già mostrati raggiungendo anche livelli di intensità sia sul piano della narrazione che su quello estetico. Purtroppo in questa occasione quei livelli restano distanti in una storia che è un po’ didascalicamente tripartita sui protagonisti focalizzando l’attenzione sui due figli, di cui uno più grande di qualche anno rispetto all’altro, che non riescono a comprendere la ricerca di libertà della madre in particolare sul piano delle relazioni con uomini non importa se di origine africana o francesi. Il passare degli anni, che avrebbe potuto coinvolgere anche il mondo circostante con le sue variazioni sul piano sociale e politico è finalizzato solo a far crescere i due fratelli consolidandone il legame ma nulla di più. Bisognerà attendere, fiduciosi, Léonor Séraille al terzo film. Recensione ❯
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Una fiaba carceraria dal tono sognante e surreale, metafora di un'umanità spaventata dalla propria stessa natura. Commedia, Italia, Ucraina2022. Durata 88 Minuti.
Il cielo in una cella: tra coming of age surreale e fiaba carceraria, l'opera seconda di Andrea Magnani. Espandi ▽
Giacinto è nato in carcere dalla madre e dal padre entrambi condannati. Cresciuto al riparo dal mondo, protetto dalle mura della prigione e dalle cure di Jack, il burbero ma affettuoso capo delle guardie, è diventato un ragazzo innocente e sensibile. Abbandonato dai genitori, da adolescente è costretto a trasferirsi in una casa d'accoglienza per orfani, ma incapace di adattarsi al mondo di fuori farà di tutto per tornare in carcere: prima provando a farsi arrestare non appena diventa maggiorenne, poi diventando anche lui una guardia carceraria. L'amicizia con l'ergastolana Rocky mette a rischio il suo rapporto con Jack: ma proprio un inatteso regalo di quest'ultima permetterà a Giacinto di trovare finalmente il modo di uscire dalla sua prigione, sia fisica, sia mentale...
L'opera seconda di Magnini ritrova un personaggio simile al malinconico disadattato protagonista del precedente Easy, questa volta non più chiamato a trovare se stesso nel corso di un classico road movie, ma al contrario in un film fondato sull'idea di chiusura e protezione.
Il ritratto del povero Giacinto, sognatore disadattato che non sa trovare un posto nel mondo e finisce per ottenere grazie alla corsa una liberazione che in realtà non vorrebbe, funziona come immagine di un'umanità spaventata dalla propria stessa natura. Recensione ❯
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Una commedia guidata dalla presenza lunare di Debbouze e fondata sul classismo della società francese. Commedia, Francia2022. Durata 112 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Un'esilarante, toccante e genuina commedia familiare in cui un ragazzino imparerà a sue spese che ci sono cose che il denaro non può comprare. Espandi ▽
Sami, venditore ambulante della periferia di Parigi, diventa il “regalo di compleanno” del figlio di un imprenditore milionario, che lo fa portare nel suo palazzo per usarlo come giocattolo. Lusingato dal denaro offertogli, Sami accetta, ma non s che tutti i suoi amici sono in sciopero proprio contro l’imprenditore e che un video che riprendeva la sua umiliazione comincia a girare in rete. In The New Toy c’è uno spirito da commedia classica, o forse sarebbe meglio dire da “cinéma de papa”, riprendendo la definizione con cui negli anni ’50 i critici dei «Cahiers du cinéma» e futuri registi della Nouvelle Vague definivano i film dell’industria cinematografica francese dell’epoca. Film, ça va sans dire, ben confezionati, ben intenzionati, vecchi nelle idee e molto spesso anche nello stile. Nulla che non si possa adattare, nonostante i 70 e passa anni di distanza, alla commedia del regista e sceneggiatore James Huth, che è il remake di un celebre film degli anni 70, Professione… giocattolo (1976), diretto da Francis Veber e interpretato da Pierre Richard. Recensione ❯
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Un film che nasce vecchio, lontano dal fumetto ma anche dai livelli dei due Venom, ai quali vorrebbe ispirarsi. Azione, Fantasy, Horror - USA2022. Durata 108 Minuti.
Uno dei personaggi più enigmatici e tormentati della Marvel, l'antieroe Michael Morbius, arriva sul grande schermo interpretato dall'attore Premio Oscar® Jared Leto. Espandi ▽
Secondo personaggio del Sony Spider-Verse, “il vampiro vivente” vorrebbe seguire le orme di Venom, ma se pur il film è altrettanto semplice e breve, manca completamente di ironia e risulta ancora più indigesto. Morbius è un film che nasce vecchissimo, sembra un supereroe dark di serie B di decenni fa, con una trama ridotta all'osso che per altro poco ha a che vedere con il fumetto. Il Morbius ideato da Roy Thomas e Gil Kane nel 1971 aveva poteri leggermente diversi e soprattutto non ha mai avuto una sorta di fratello. Il film invece non resiste alla più abusata delle formule: mettere il superprotagonista contro una versione specchiata e distorta di se stesso, qui nel modo più plateale possibile. Chi ne esce peggio è il regista Daniel Espinosa, che fin qui si era guadagnato un certo credito ora malamente sperperato in un progetto dalla regia davvero anonima. Speriamo non succeda lo stesso con il prossimo film dello Spider-Verse Sony, Kraven the Hunter, firmato dall'ottimo J.C. Chandor. Recensione ❯
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