daria72
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venerdì 22 settembre 2023
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la poesia di una terra lontana
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Un film che sa parlare a tutti con una delicatezza rara. Una storia commovente ambientata in una terra incantevole. Assolutamente da non perdere.
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gabriella
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sabato 30 settembre 2023
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semplicità che illumina d''immenso
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L'ultima luna di settembre si aggiunge a quei film essenziali, a quel rapporto uomo natura fatto di silenzi, di sguardi e spazi emotivi, così come sono stati "Lunana " e "Utama", ambientati rispettivamente in Tibet e in Bolivia, mentre qui l’ ambientazione è in Mongolia.
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L'ultima luna di settembre si aggiunge a quei film essenziali, a quel rapporto uomo natura fatto di silenzi, di sguardi e spazi emotivi, così come sono stati "Lunana " e "Utama", ambientati rispettivamente in Tibet e in Bolivia, mentre qui l’ ambientazione è in Mongolia. Il tema ricorrente è la contrapposizione di due mondi lontani, l'appartenenza alle proprie radici e tradizioni, in un contemplativo silenzio in una natura senza orizzonti e la città, la teconogia, e l' occasione di riscatto. Tulgaa fa ritorno dopo molti anni nel villaggio natale nella steppa mongola per assistere il padre ( non biologico)morente e che decide di rimanere qualche giorno nella iurta paterna per completare un lavoro di fienagione. Conosce Tuntuulej insolente ragazzino orfano di padre che vive con i nonni perchè la madre lavora in città, inutile dire che superato l'attrito iniziale tra i due nascerà un rapporto intenso e significativo. La genitorialità è l’elemento dominante , sia l'uomo che il ragazzo non hanno conosciuto il loro vero padre, ma scopriranno che i legami veri, quelli autentici, non sono necessariamente vincoli di sangue, ma qualcosa di ben più profondo, entrambi hanno bisogno di abbracci, di tenerezza, della leggerezza del gioco, di una galoppata a cavallo, di stare insieme, comprendersi e sapere che qualcuno si prenderà cura di te. (Amarsaikhan Baljinnyam, (regista oltre che protagonista) sfugge dalla facile retorica della città insidiosa e del ritorno alla natura come cura, ( niente è incontaminato, basta pensare ai due ubriaconi),insistendo invece sull’ importanza delle relazioni, unico vero riempimento e nutrimento dell’animo umano, Solo comprendendo questo Tulgaa potrà riconoscere la sua appartenenza al luogo, indipendentemente ci viva o meno. Sono due mondi che si incontrano e si regalano amore vicendevolmente, un legame dell’anima indissolubile, qualcosa che cambierà le loro vite, nel bene e nel male, e per la quale vale la pena piangere, anche se, come dice Tulgaa, gli uomini non piangono .
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luciano minerva
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sabato 13 gennaio 2024
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temi universali da un villaggio mongolo
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Una lunga canna di bambù a fare da antenna in cima a un’altura, il cellulare appeso alla canna, la tiene un uomo in piedi su un cavallo, accanto a un carretto con un uomo vecchio malato. Dall’altra parte nessuno risponde. Un uomo sulla panchina di una città ascolta il messaggio di una donna in segreteria: Non ti ho mai detto che ho un figlio. Se non te la senti, capirò. E subito dopo riceve la telefonata dalla cima della montagna. Tuo padre sta male. Vieni subito. I temi del film sono tutti qui nei primi minuti del film, in una sintesi mirabile, con il ritorno di Tulgà dalla capitale al villaggio di montagna, la morte del padre, che si scopre essere adottivo, con la richiesta di perdono per essere stato troppo severo.
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Una lunga canna di bambù a fare da antenna in cima a un’altura, il cellulare appeso alla canna, la tiene un uomo in piedi su un cavallo, accanto a un carretto con un uomo vecchio malato. Dall’altra parte nessuno risponde. Un uomo sulla panchina di una città ascolta il messaggio di una donna in segreteria: Non ti ho mai detto che ho un figlio. Se non te la senti, capirò. E subito dopo riceve la telefonata dalla cima della montagna. Tuo padre sta male. Vieni subito. I temi del film sono tutti qui nei primi minuti del film, in una sintesi mirabile, con il ritorno di Tulgà dalla capitale al villaggio di montagna, la morte del padre, che si scopre essere adottivo, con la richiesta di perdono per essere stato troppo severo. Tulgà si ferma fino all’ultima luna di settembre per dare il suo contributo alla piccola comunità contadina per la fienagione. Qui si stabilisce la relazione di reciproca fiducia tra il protagonista, e Tuntuulei un ragazzino di dieci anni cresciuto troppo presto, analfabeta, pastore e custode di cavalli, in casa dei nonni per la lontananza della madre, che vive nella capitale, e un padre sconosciuto. “Quel ragazzo è un bastardo” è il pensiero della comunità e la somiglianza delle due condizioni e storie di vita avvicina i due. Il film si snoda fra il racconto della quotidianità del villaggio, i racconti accanto al fuoco, le danze e i canti popolari, lo spirito dei luoghi e della natura, i panorami sconfinati della campagna mongola e la relazione sempre più stretta fra Tulgà e Tuntuulei, fino al desiderio manifesto del piccolo di sceglierlo come padre adottivo ideale. Pochi giorni di affetto vero che probabilmente cambieranno la vita di entrambi. Temi universali dal microcosmo di un villaggio mongolo: la paternità, la capacità di dare e ricevere amore, il bisogno di famiglia e le incertezze e i dubbi che vi si collegano (Hai una fidanzata? Sì. La sposerai? Non lo so. Perché?), la distanza siderale fra mondo rurale e urbano, la solitudine interiore e l’impossibilità di tradurre tutto in parole e comunicazione, in un film in cui i molti silenzi sono resi significativi dall’espressività dei personaggi, in una fotografia di eccezione. Protagonista e regista Amarsaikhan Baljiinnam, star del cinema orientale.
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